Giornalisti che cambiano: indagine nazionale sulla figura di chi fa informazione in Italia è l’iniziativa lanciata nelle scorse Irpi – Investigative Reporting Project Italy. E per chi volesse c’è ancora tempo per partecipare e contribuire al monitoraggio.
giornalismo investigativo
“Cattive Acque. Storie dalla Valle del Sacco”: a nord della Terra dei Fuochi il racconto di un caso che la ricorda da vicino
StandardCattive Acque. Storie dalla Valle del Sacco è il trailer di un’inchiesta che esce domani, 28 febbraio, per i tipi di Round Robin Editrice. L’autore è il giornalista e filmaker Carlo Ruggiero e questa la sua presentazione:
Nel cuore del Lazio, un caso che ricorda la Terra dei fuochi e l’Ilva di Taranto. Un territorio avvelenato da tempo. Distese di capannoni e discariche di rifiuti interrati. Un fiume che bagna le ferite della gente che si ammala e muore ogni giorno. Siamo nella Valle del Sacco, a pochi chilometri da Roma. Parte da qui l’inchiesta di Carlo Ruggiero […]. È un viaggio sul fiume Sacco, uno dei corsi d’acqua più inquinati d’Italia. Un tempo dalle decine di ruscelli che graffiano la valle si poteva bere acqua fresca con le mani. Ora no. Ora ci sono le fabbriche, e grossi tubi neri che riversano liquami acidi e schiumosi. Il paesaggio adesso è segnato da lunghe colate di cemento, distese di capannoni e discariche di rifiuti interrati. E la gente, da queste parti, si ammala. E troppo spesso muore.
Ulteriore materiale sul libro è disponibile su Facebook, nella pagina creata per Cattive acque. Della Terra dei fuochi invece si parlava qui anche ieri.
“La principale minaccia al giornalismo d’inchiesta? L’indifferenza pubblica”. Ma per Thomas Maier l’antidoto esiste
Standard“Qual è la principale minaccia per il giornalismo d’inchiesta? L’indifferenza pubblica”. Domanda e risposta sono del “veterano” Thomas Maier, cronista pluripremiato ed esponente del gruppo di lavoro Skin and bone dell’International Consortium of Investigative Journalists. Ma aggiunge il giornalista:
I giornalisti che scavano basandosi sui fatti sono il miglior antidoto alla logica “dei nani e delle ballerine” tipico dell’intrattenimento e aiutano davvero i cittadini nel comprendere quali siano gli argomenti davvero importanti.
Continua qui.
The I Files, il canale video per il giornalismo d’inchiesta lanciato dal Center for Investigative Reporting
StandardThe I Files, il canale Youtube del Center for Investigative Reporting (Cir), opera con questo scopo:
selezionare e proporre i migliori video di giornalismo investigativo provenienti da tutto il mondo.
(Via Lsdi)
Il Guardian, il giornalismo investigativo e la privacy: le intrusioni della stampa devono essere nell’interesse pubblico
StandardMario Todeschini Lalli pubblica sul blog, Giornalismo d’altri, il post Privacy e giornalismo investigativo: ecco le regole del Guardian, argomento reso più interessante alla luce di recenti accadimenti. Mario riprende alcune considerazioni di Alan Rusbridger, direttore del Guardian, che declina alcune regole valide per il suo giornale:
Noi non paghiamo per ottenere le nostre storie. Ai cronisti non è consentito di usare investigatori privati senza la mia autorizzazione. Uno dei casi estremamente rari [in cui questo è avvenuto]: ho acconsentito di utilizzare persone esterne al giornale di fronte a evidenze di corruzione nei comportamenti di una multinazionale (…).
In termini generali, penso che tanto più ampia è la possibile intrusione da parte dei giornalisti, tanto più in alto deve essere posta la barra dell’interesse pubblico. Mi piacciono le linee guida proposte dall’ex agente segreto Sir David Omand per il suo ramo d’affari. Penso siano domande che potrebbe utilmente porsi qualunque testata giornalistica.
- Ci deve essere una una ragione sufficiente: l’intrusione deve essere giustificata dalle dimensioni del danno potenziale che potrebbe risultarne.
- Ci deve essere una integrità di motivazione: l’intrusione deve essere giustificata nei termini del bene pubblico che ne deriverebbe.
- I metodi utilizzati devono essere proporzionati alla serietà della vicenda e alla sua rilevanza pubblica, usando il minimo di intrusione possibile.
- Ci deve essere regolare autorizzazione: ogni intrusione deve essere autorizzata a un livello sufficiente alto ed essere tenuta sotto controllo [dall’autorità stessa] in maniera adeguata.
- Ci devono essere ragionevoli prospettive di successo: non è consentita la pesca a strascico.
Il post completo è qui.
Dentro l’inchiesta, un racconto dell’Italia nelle indagini dei reporter da Salvatore Giuliano al giornalismo partecipativo
StandardDentro l’inchiesta – L’Italia nelle indagini dei reporter è un libro uscito un po’ di tempo fa (era lo scorso ottobre) per i tipi delle Edizioni della sera nella collana Cronache moderne. Scritto da Gerardo Adinolfi con prefazione di Sandro Provvisionato, ecco quali temi racconta:
“Dentro l’inchiesta” è un viaggio nel giornalismo investigativo italiano. Dall’indagine sulla morte del bandito Giuliano, alle inchieste di Report. Passando per il periodo della controinformazione, delle stragi, di Ustica, degli scandali Lockheed, Gladio, P2 e Tangentopoli. Fino alle inchieste sull’immigrazione di Fabrizio Gatti, su “L’Espresso”, e di Stefano Liberti, su “il manifesto”. Ai documentari sulle mafie che trovano poco spazio in televisione, alle nuove forme di inchieste de “Le Iene” e “Striscia la Notizia” fino al citizen journalism che si sta sviluppando sul web. Ma cosa è un’inchiesta? Quali sono i rischi, le tecniche? “Dentro l’inchiesta” racconta cosa è, e quali sono stati gli esempi di giornalismo investigativo che più hanno scosso l’opinione pubblica italiana. Attraverso le testimonianze dei reporter che hanno raccontato misteri e scandali del nostro Paese, e che con le loro indagini contribuiscono a soddisfare il bisogno di informazione dei cittadini.
Il libro è anche un blog omonimo e qui si può trovare il booktrailer.
“Il tuono”, settimanale d’inchiesta triestino, chiuso d’imperio e senza preavviso dall’editore
StandardCon l’inizio dell’anno, sembra morire un altro giornale che la cantava chiara. Si tratta del Tuono, settimanale d’inchiesta triestino che, a numero quasi in stampa, s’è visto saltare nonostante (o forse proprio qui sta la causa) le pubbliche denunce di “malaffari politici, mafie ed ingiustizie”. Lo racconta un comunicato diffuso oggi dai giornalisti. Eccolo in versione integrale.
Trieste, 8 gennaio 2011 – L’editore dell’unico settimanale d’inchiesta triestino, “il Tuono”, Daniele Pertot, ne ha cessata la pubblicazione senza preavviso, bloccando la stampa del numero 32 in uscita per oggi (sabato 8 gennaio). Ne erano già state stampate le locandine, che annunciavano inchieste sul malaffare edilizio comunale e sulle morti per amianto nelle caserme della Guardia di Finanza.
Il settimanale, diretto dal giornalista investigativo Paolo G. Parovel e leggibile anche in rete (www.iltuono.it), usciva a 32 pagine dal 1° maggio 2010, su una linea politico-editoriale di rigorosa indipendenza e con l’impegno cavalleresco in testata di “dire la verità, non avere paura ed aiutare i più deboli”. Le sue inchieste documentate, che hanno dato origine a procedimenti penali delle Procure di Trieste e Bologna, denunciavano in particolare cartelli degli appalti, mafie, inquinamenti, abusi edilizi ed urbanistici, speculazioni immobiliari e malagiustizia, omesse assistenze sociali e sanitarie ed altre violazioni della legalità e dei diritti dei cittadini.
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Per Napolitano, il “giornalismo d’inchiesta impedisce gravi danni alla collettività”
StandardDa un lancio di questa mattina dell’Agi, Napolitano: in Italia ci vuole più giornalismo d’inchiesta
(AGI) – Roma, 11 nov. – Giorgio Napolitano chiede che il mondo dell’informazione torni a fare giornalismo d’inchiesta, perché è uno dei modi per impedire gravi danni alla collettività. “Le responsabilità dell’informazione sono tante”, ha detto visitando la sede de “Il Mattino di Padova”, “è importante fare un bilancio sul giornalismo d’inchiesta, è molto importante stare sulla realtà. Da quanto tempo non abbiano grandi inchieste?”. Napolitano ha citato il caso delle alluvioni di questi giorni in Veneto. “È dal ’66 che in Italia non si fa più una grande inchiesta sul dissesto idrogeologico”.
E intanto allora la segnalazione di un blog, Storie che non devono essere raccontate – Il giornalismo minacciato, che è anche il titolo di un convegno in corso a Urbino.
Il giornalismo investigativo, il non profit e il trattamento delle fonti: due articoli su Lsdi
StandardSe un aspetto positivo gli ultimi mesi ce l’hanno avuto, è che si è tornati a parlare sempre più frequentemente anche in Italia di giornalismo investigativo, spesso coniugato al di fuori di logiche editoriali tradizionali, e trattamento delle fonti. In particolare due articoli pubblicati ieri da Lsdi – Libertà di stampa. Diritto all’informazione meritano di essere letti:
- I nuovi investigatori. Il giornalismo d’inchiesta nell’era del no-profit:
- Gola profonda: come assicurare la copertura delle fonti nell’era della sorveglianza totale
Sulla Columbia Journalism Review un articolo di Jill Drew sui “nuovi investigatori”. I gruppi no-profit come California Watch costituiscono ormai “un ecosistema emergente di giornalismo d’inchiesta”, che, secondo alcuni osservatori, sopravviverà soltanto nel mondo delle testate no-profit. In molti, tuttavia, ritengono che sia ancora troppo presto per predire il futuro del giornalismo d’inchiesta in questa chiave. Sono diversi coloro che spiegare la situazione attuale ricorrono alla metafora del “Selvaggio West”
In lingua originale: The New Investigators – Nonprofits are breaking new ground. Can they sustain themselves?
Passare un documento confidenziale a Wikileaks, va bene. Permettere alle redazioni, ai giornalisti, ai blogger, alle Ong di creare i propri Wikileaks, è meglio. È all’insegna di questo giudizio che Jean Marc Manach ha elaborato per Owni.fr una serie di interessanti appunti sulla confidenzialità nell’era delle tecnologie informatiche, consigliando a giornalisti e blogger come fare per assicurare alle proprie fonti la massima copertura anche nell’epoca della sorveglianza totale.
In lingua originale: Gorge profonde: le mode d’emploi
L’Europa orientale e la sicurezza privata: un dossier di Reporting Project
StandardL’Organized Crime and Corruption Reporting Project (Occrp), centro per il giornalismo investigativo che riunisce diverse realtà dislocate nell’Europa orientale, ha presentato un dossier sulla sicurezza privata in quell’area geografica. Viene così riassunta l’inchiesta:
Non esiste luogo che abbia più bisogno di sicurezza. Ma le società che si occupano di proteggere persone, luoghi o proprietà hanno una storia travagliata. Se alcune sono professionali e tentato di battere la concorrenza sleale dei propri governi, altre sono semplicemente strumenti per trafficare in armi. Il settore della sicurezza è nel caos e i suoi costi sono rappresentati da incolumità, denaro e anche vite.
I paesi presi in considerazione sono Serbia (un ambito senza regole), Moldavia (punti di giunzione tra passato e presente), Romania (sistema nuovo, attori vecchi) e Bulgaria (il violento lato pubblico della sicurezza privata).