@Artventuno: #IlariaAlpi e #MiranHrovatin uccisi 22 anni anni fa. Attendiamo ancora verità e giustizia https://t.co/o043ulorS8
— Antonella Beccaria (@abeccaria) 20 marzo 2016
articolo 21
Articolo21, a 10 anni dall’omicidio di Enzo Baldoni a Baghdad la domanda: “Poteva essere salvato?”
StandardA 10 anni di distanza dell’omicidio di Enzo Baldoni, scrive Enzo Nucci su Articolo21.org
Baldoni poteva essere salvato? Giusi [Bonsignore, moglie del giornalista, nda] afferma che dopo lo scoppio di una mina sotto l’automobile su cui viaggiava (in testa alla colonna di automezzi) il marito ed il suo traduttore, il convoglio della Croce Rossa non si fermò a raccogliere i due uomini ancora vivi, consegnandoli nei fatti nelle mani dei terroristi. Abbandonati al loro destino. Secondo la pesante accusa di Giusi, la Croce Rossa avrebbe taciuto con la famiglia su questa circostanza.”Una omissione molto grave” per la signora Baldoni secondo cui le rassicurazioni fornite dalla Croce Rossa Italiana avrebbero addirittura ostacolato per oltre 3 anni il recupero della salma di Enzo, portato a termine 4 anni fa dai Ros dei Carabinieri. Circostanze (queste denunciare da Giusi Bonsignore) che richiederebbero un approfondimento da parte delle istituzioni, anche per capire se nell’intricata vicenda del recupero del cadavere siano entrati in gioco personaggi di dubbia moralità che magari hanno fatto di necessità virtù.
Continua qui. Inoltre su Radio Città del Capo c’è lo speciale con le cartoline da Baghdad di Baldoni.
“Basta impunità per chi depista le indagini della magistratura”: online l’appello per il reato di depistaggio commesso da pubblici ufficiali
StandardSu Articolo21.org è online la petizione Basta impunità per chi depista le indagini della magistratura e per firmarlo il link è questo:
I depistaggi sono stati lo strumento utilizzato dai responsabili materiali e morali delle vicende stragiste e di terrorismo del nostro Paese per rallentare, se non bloccare, le inchieste e per impedire l’accertamento di fatti delittuosi gravissimi sulle stragi che da piazza Fontana al 1993 hanno insanguinato l’Italia. Un capitolo ancora non completamente scritto, fatto di omissioni, bugie, distruzioni di documenti, emersi giudiziariamente, compiuti da pubblici ufficiali inseriti negli apparati dello Stato.
L’introduzione di un reato specifico che sanzioni penalmente il comportamento omissivo e occultante diviene improcrastinabile. L’attuale ordinamento si è limitato a prevedere, per casi simili, solo i reati di falsa testimonianza, calunnia, omissione o soppressione di atti d’ufficio, senza evidenziare le conseguenze che tali condotte hanno sul piano penale e della verità. Un’impunità non più tollerabile per le conseguenze che quelle condotte hanno causato, e potranno causare, a danno della società e della giustizia.
Per questo chiediamo al presidente del Consiglio Matteo Renzi, e ai presidenti di Camera e Senato, Pietro Grasso e Laura Boldrini, di calendarizzare e votare la proposta di legge n. 559, presentata dall’on. Paolo Bolognesi – all’esame della Commissione Giustizia – che introduce, dopo l’art. 372 del codice penale, il reato di depistaggio per i pubblici ufficiali che occultano la verità all’autorità giudiziaria – totalmente o parzialmente – non solo per i fatti di terrorismo e strage, ma anche per vicende legate all’associazione mafiosa, traffico di droga, traffico illegale di armi e di materiale nucleare, chimico o biologico. Pena la sanzione della reclusione da sei a dieci anni.
È un appello che intendiamo promuovere in tutte le sedi istituzionali, coinvolgendo anche la società civile, perché non possiamo accettare che il nostro Paese continui a regalare ai depistatori in divisa l’immunità penale e morale dalla verità e dalla giustizia.
Gruppo dello zuccherificio: torna a Ravenna la terza edizione del premio per il giornalismo d’inchiesta (giovani, nazione e honoris causa)
StandardAl via la terza edizione del Premio Gruppo dello Zuccherificio per il giornalismo d’inchiesta 2014, realizzato in collaborazione con il Comune di Ravenna, LiberaInformazione, AltrEconomia, I Siciliani Giovani e Articolo 21:
Il bando è aperto per le seguenti categorie:
- Premio Giovani: riservato alle inchieste realizzate da giovani di età inferiore ai 30 anni, su tutto il territorio nazionale. Questa sezione vuole valorizzare la figura dei giovani che si sono distinti nell’ambito del giornalismo d’inchiesta.
- Premio Nazionale: riservato alle inchieste riguardanti l’intero territorio nazionale realizzate da autori che abbiano superato il trentesimo anno d’età.
È previsto inoltre un Premio “Honoris Causa” per chi, nel corso degli anni, abbia dimostrato impegno e dedizione alla realizzazione e/o diffusione dell’attività giornalistica d’inchiesta in Italia.
Qui le modalità di partecipazione.
Quando il Divo finanziava la prima Gladio: la recensione del libro sul Venerdì di Repubblica e su Articolo21 a firma di Nicola Tranfaglia
StandardLa prima recensione del Divo Giulio, scritto con Giacomo Pacini (Nutrimenti Editore), è uscita oggi sul Venerdì di Repubblica con il titolo “Quando il Divo finanziava la prima Gladio”. Qui il pdf (1,1 MB) dell’articolo firmato da Paolo Casicci. E poi, su Articolo21, è andata online una recensione di Nicola Tranfaglia.
Caduti sul lavoro: un sito e un account twitter per raccontare il fenomeno delle “morti bianche”
StandardLe morti bianche diventano un sacrario su web con il sito Caduti sul lavoro, dove sono pubblicati una lista delle vittime, una rassegna stampa e documenti in materia. Ma sono anche un account Twitter e una mailing list per continuare a raccontare una storia collettiva:
1328: milletrecentovenotto morti ogni anno. è la media dei caduti sul lavoro tra il 2003 e il 2005: poco meno di 4,5 morti al giorno. Nel 2006, 1280 “morti bianche”. per il 2007 il contatore, che riprendiamo dal sito di Articolo21.org, si è fermato ben oltre i mille morti. Il dato finale, che avremo fra qualche mese, non sarà diverso dagli anni precedenti. Questo succede in italia, uno dei Paesi più ricchi al mondo. A considerare solo la faccia emersa della tragedia, i dati ufficiali.
Per maggiori informazioni si può chiedere qui.
Imbavagliateci questo: una petizione e un esempio di bocca da chiudere
StandardZittiteci questo. Legge bavaglio: subito una grande manifestazione nazionale: un appello da firmare.
Ed ecco un esempio – tra innumerevoli – di ciò che si rischia di perdere, risorsa indispensabile per chi studia determinati fenomeni politici e sociali: La legge sulle intercettazioni vieta la registrazione dei processi. Vietato lo speciale giustizia di Radio Radicale. Sulle udienze online pare che si sia giunti a un compromesso: il divieto di registrazione, oltre al presidente della corte (com’è già ora), lo potrà richiedere anche il rappresentante della pubblica accusa, ma non le parti. Il che è già qualcosa, ma di certo non abbastanza (e neanche sufficiente), soprattutto in relazione al testo di legge e relativi emendamenti.
Da Pino Maniaci a “Federalismo criminale” per raccontare la realtà
StandardDi Pino Maniaci – si raccontava un po’ di tempo fa – dicevano che esercitasse abusivamente la professione di giornalista perché non iscritto all’ordine, malgrado la solidarietà dei colleghi di tesserino. Non importava che facesse informazione antimafia che ci sarebbe da imparare e per la quale qualcuno si innervosiva. Ora, da Articolo21, fanno sapere che è stato assolto perché “il fatto non sussiste”. Infatti:
Il giudice Giacomo Barbarino ha fatto valere da una parte l’articolo 21 della Costituzione che sancisce la libertà di espressione e, dall’altra, la consistenza del raggio d’azione, piuttosto contenuto, dell’emittente di Maniaci. Un caso questo che già l’ordine dei giornalisti prevede tra quelli che consentono di fare informazione anche senza iscrizione all’albo.
Sempre in tema, ma su estensione nazionale, si dia poi un’occhiata al libro Federalismo criminale. Viaggio nei comuni in cui le mafie governano (Nutrimenti, 2009) del giovane cronista Federalismo criminale. Dalla postfazione del giornalista Roberto Morrione (per questo di nuovo grazie a Paola Esposito):
Le mafie che vivono sotto casa, che depredano le risorse pubbliche, che riducono a deserto i territori. Il federalismo criminale come sistema politico che governa intere parti del nostro territorio. Le storie dei comuni sciolti per mafia raccolte in questo libro raccontano le mani della piovra nelle aule comunali tra omertà, mattanze ed eroi isolati. Tra appalti truccati, centri commerciali, alta velocità, assunzioni e contributi sociali in mano a mafie e politica criminale. Una situazione di indecenza democratica dove la legalità, la sicurezza pubblica, la civile convivenza lasciano il posto alla barbarie, al feudo, a vecchi e nuovi podestà. Le mafie divorano le istituzioni nel silenzio della politica e dell’informazione. Federalismo criminale è la denuncia, eccezionalmente documentata, di come anche nei comuni sciolti per mafia nulla cambi, di come le mafie riescano a ritornare ogni volta padrone. Con i nomi e i cognomi dei protagonisti del malaffare di ieri e di oggi, tra scandali, devastazione ambientale e latitanze dorate.
Che, come argomento e in chiave altrettanto disincantata, si ricollega al libro di Massimiliano Virgilio di cui si parlava qualche giorno fa.