Non ha direttamente a che fare con il copyleft, seppur una parte di questa esperienza potrebbe comprendere anche produzioni libere. Ma con l’avvento di Soundreef, che si propone di gestire diritti d’autore derivanti dalla circolazione di musica nelle catene della grande distribuzione e per la diffusione più in generale, forse inizia a rompersi un monopolio che non ha agevolato chi voleva rilasciare con Creative Commons. Peraltro Soundreef nasce sotto il cappello di Beatpick, che invece della musica sotto CC ha fatto il suo punto focale.
liberta’ di cultura
Neesweek: diciassette fotografie per raccontare gli eventi di un anno
StandardUn anno raccontato in diciassette fotografie. Da Newsweek.
La biblioteca di Cologno Monzese: i DRM Adobe rendono gli ebook ingestibili e illeggibili dai nostri utenti
StandardLa biblioteca di Cologno Monzese non è nuova a iniziative a favore del copyleft e della libertà di cultura (si veda, prima di tutte, la campagna Non pago di leggere contro il prestito librario a pagamento). Adesso è la volta dei libri elettronici protetti con DRM Adobe, che non acquisterà. Ecco cosa scrive la biblioteca sul suo sito:
Come noto, la nostra Biblioteca è impegnata in un progetto di prestito di ebook denominato, Books eBooks, sostenuto da Regione Lombardia. Abbiamo acquistato 41 device di diverse marche sui quali intendiamo trasferire via via libri e documenti elettronici che si renderanno disponibili sul mercato e che noi acquisteremo. Grazie alla mediazione di BookRepublic abbiamo concluso accordi positivi con una serie di medi e piccoli editori che vendono i loro ebook con un sistema di protezione e di filigrana digitale denominato social DRM o watermarking.
Invece con gli editori che proteggono i loro file con i DRM Adobe non è stato possibile, per ora, addivenire ad alcun accordo. Sono rimaste senza soluzione anche alcune semplici questioni tecniche che abbiamo posto ad Adobe Italia e ad altre librerie online, ad esempio: “è prevista la possibilità per le biblioteche, previo accordo con gli editori, di aumentare il numero di device su cui si può trasferire l’ebook?” oppure “come facciamo a convertire legalmente in *epub* o in *mobi* un file *pdf* protetto con DRM Adobe?”. È chiaro che a questo punto l’acquisto di ebook protetti da DRM Adobe è per noi ingestibile. In pratica spenderemmo dei soldi senza poter far leggere sui nostri device i libri elettronici acquistati.
- La protezione con DRM Adobe, mentre non scoraggia la pirateria, impedisce a biblioteche ed utenti che hanno legalmente acquistato le opere di poterle trasferire, previa conversione, su molti device, come ad esempio, Kindle e Irex Iliad.
- La protezione con DRM Adobe, non permettendo di aumentare il numero di device autorizzati (6 secondo Adobe), impedisce anche agli editori di stipulare convenzioni favorevoli alle biblioteche, che avrebbero il risultato di aumentare la domanda di device e di contenuti da parte degli utenti, e quindi di sostenere il mercato.
- La protezione con DRM Adobe si configura quindi come un lucchetto digitale che impedisce il prestito legittimo delle opere e ostacola lo sviluppo di biblioteche digitali pubbliche.
Fino a che queste condizioni non saranno mutate la nostra Biblioteca non acquisterà ebook protetti con DRM Adobe e destinerà il suo budget all’acquisto di opere di altri editori, protette con sistemi meno invasivi, di opere in pubblico dominio e di opere distribuite con licenza Creative Commons.
Ennio Martignago: “Sosteniamo WikiLeaks, non facciamoci obnubilare dal gossip mediatico”
StandardScrive lo psicologo e psicoterapeuta Ennio Martignago:
Lo staff di giornalisti “militanti” capeggiato dallo stesso Julian Assange, che da quando ha cominciato a diventare fastidioso per i servizi segreti statunitensi si è proditoriamente scoperto essere un violentatore ricercato, ha messo le mani su documenti che svelano gli intrecci diplomatico economici che porterebbero a nudo molte fra le principali dinamiche della dittatura mafiosa internazionale nota ai più come “Democrazia”.
È la definitiva fine, per chi ci credesse ancora, dell’età dell’innocenza degli Stati: si aprirà il coperchio della scatola di Pandora e si scoprirà la materia di cui sono fatti gli incubi? Sarà più probabile una persecuzione, l’oscuramento del sito, l’inibizione dei routing, altre persecuzioni giudiziarie, killer di Stato per le strade… Sono disfattista? Non credo proprio.
Che cosa possiamo fare noi altri, maggioranza silenziosa? Non perdiamo di vista WikiLeaks, non facciamoci obnubilare dal gossip mediatico (dal calcio, allo sciacallaggio sui delitti, alla prostituzione delle celebrità…) e continuiamo senza sosta a seguire le vicende, gli aggiornamenti di prima mano! Dentro potrebbero esserci proprio tutti i livelli, da quelli delle mafie, quelle russe, le cinesi e le nostrane, agli affari, dalle Isole Vergini, al Lussemburgo agli accordi dei Marchionne del mondo.
Anche perché, per chi dice per esempio che Report continua a fare un lavoro impeccabile a cui però non segue nulla, almeno sulla vicenda Finmeccanica qualche mareggiata l’ha sollevata. E in proposito si può dare un’occhiata a ciò che pubblica L’Espresso.
(Via Vittorio Pasteris, che peraltro fa giustamente notare che c’è anche chi, in argomento WikiLeaks, ha iniziato a straparlare)
Dopo Brescia, basta con i segreti di Stato: l’appello video di Manlio Milani
StandardLa necessità [è quella] dell’apertura degli archivi e la messa a disposizione di tutti i documenti in essi contenuti, senza differenziazione tra questo e quel documento […]. La legge che abolisce il segreto di Stato sulle stragi e sul terrorismo [deve] finalmente trovare le modalità applicative.
Queste le parole di Manlio Milani, presidente dell’Associazione caduti di Piazza della Loggia. Le pronuncia per sostenere un’affermazione, trasformata in un appello (e in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica, al presidente del consiglio e ministri interessati, ai presidenti di Copasir e delle Commissioni parlamentari d’inchiesta): dopo Brescia, basta con i segreti di Stato. Qui il link per leggere il testo completo dell’appello e sottoscriverlo.
Pentiti di niente: il compagno Saronio, la vittima sacrificale e sacrificabile
StandardNel 1968 Carlo Saronio è ancora uno studente universitario, frequenta la facoltà di ingegneria e non rimane insensibile a ciò che avviene in Francia durante le rivolte studentesche. In quel periodo però si tiene lontano dal fervore che attraversa anche l’Italia e con un gruppo di amici preferisce dedicarsi ad attività filantropiche per le vie di Quarto Oggiaro. Punto di riferimento è la parrocchia e a coordinare i ragazzi c’è un sacerdote, don Giovanni Beltramini, che conosce personalmente Saronio e al quale è legato da un rapporto di amicizia.
Anche se l’esperienza del gruppo di volontariato non dura molto e non va oltre il 1969, Saronio continua a frequentare il parroco e il quartiere e in quel periodo visita per la prima volta l’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, entusiasmandosi per gli studi che qui vengono condotti. Così, pur non essendo ancora prossimo alla laurea, presenta una domanda e viene ammesso a un programma di ricerca sugli enzimi. Qui tornerà anche dopo aver terminato gli studi dedicando – ha detto chi lo ricorda – almeno quattordici ore al giorno al suo lavoro. Impegno e risultati finiranno per attirare su di lui l’attenzione dei superiori, tanto che a un certo punto gli verrà assegnata una borsa di studio: un anno di specializzazione a partire dall’autunno 1973 all’università di Philadelphia.
Ma in quegli anni c’è l’incontro, oltre che con la scienza, anche con la politica, con Potere Operaio e con Carlo Fioroni che frequentava Quarto Oggiaro per promuovere e coordinare la militanza nel quartiere. Chi ha conosciuto Carlo Saronio lo ha sempre descritto come un ragazzo timido e gentile. Dagli amici veniva chiamato il “salice piangente”, per via della curva delle spalle e della schiena e per un’ombra di tristezza che gli attraversava il volto anche quando sorrideva.
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“Mela marcia”: da Agenzia X un libro sulle derive anti-libertarie di Apple
StandardSemba di parlare di una mela avvelenata. Anzi, di una Mela marcia, dal titolo del libro in uscita il 20 ottobre per i tipi di Agenzia X e scritto da quattro autori riuniti sotto l’acronimo di NGN (Ferry Byte, Mirella Castigli, Caterina Coppola e Franco Vite):
Hanno sfondato la porta di casa con la furia devastatrice delle teste di cuoio. Hanno rovistato nell’appartamento del blogger californiano Jason Chen sequestrando computer e archivi. Il tutto per venire a capo del giallo della scomparsa di un segretissimo prototipo di iPhone 4, dimenticato in un bar “per una birra di troppo”.
Nata in un garage con la bandiera dei pirati sventolante, creata da un ex hippy e da un hacker, oggi Apple lancia strali contro i software liberi, promuove crociate antiporno e dichiara dissanguanti guerre di brevetti. Sullo sfondo pulsano la guerra dei formati, del web e delle libertà digitali. Apple non è più l’azienda dei creativi che anni fa ci esortava con il Think Different, ma il peggior nemico dell’underground digitale, come dimostra il blitz contro il blogger di Gizmodo che ha realizzato lo scoop dell’anno: le foto in anteprima dell’iPhone 4G. Mela Marcia parte da questa vicenda per sviscerare cosa si nasconde dietro alla mutazione di Apple: la mania della segretezza, l’astuto ruolo del messia laico Steve Jobs, il potere del marketing aggressivo e il bluff dell’iPad. Il volume è completato dalla storia del giornalismo 2.0 nell’era di blogger coraggiosi e di “gossip merchant”.
Mela marcia è anche un libro interattivo: grazie ai codici QR sparsi nel testo è possibile accedere ad approfondimenti e filmati in rete, tramite uno smartphone e un’applicazione (rigorosamente free).
L’acronimo NGN sta per NessunGrandeNemico.org, che è anche un blog sul quale continueranno gli aggiornamenti sulla vicenda raccontata nel libro. Che – da notare – è rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 2.5 Italia.
Pentiti di niente: “Caro Osvaldo, tu resisti proponendoci i tuoi schemini militari”
StandardFeltrinelli, nel perseguire il progetto che lo porterà alla morte su quel traliccio, mira senza dubbio a un più ampio coinvolgimento dei diversi gruppi extraparlamentari dell’epoca e sembra confermarlo una lettera trovata il giorno dell’esplosione che lo uccide nel covo dei GAP di via Subiaco, a Milano, e datata 27 ottobre 1971: Osvaldo-Feltrinelli scrive a un misterioso Saetta (che solo successivamente risulterà essere Franco Piperno, uno dei fondatori e successivamente leader di POTOP insieme a Toni Negri, Oreste Scalzone, Lanfranco Pace e Valerio Morucci), il quale però non fa in tempo a far pervenire la sua risposta. Ecco quanto contenuto nel messaggio:
Caro Saetta,
fra i tanti argomenti lasciati in sospeso nella nostra recente riunione ve n’è uno, concreto, che a mio avviso val la pena di approfondire in maniera che si giunga alla prossima riunione con una maggiore chiarezza di impostazione e di soluzione. Abbiamo parlato di complementarietà delle nostre forze a Milano, della auspicabilità di un processo di avvicinamento, di integrazione e di coordinamento tanto sul piano operativo, quanto su quello logistico e politico. Intorno a questo problema abbiamo però girato piuttosto a vuoto senza uscire dal generico dal momento che una mia proposta di creare a livello di Milano (e aggiungo ora anche a livello Alta Italia – area metropolitana Nord) una serie di stati maggiori è caduta nel vuoto forse perché non vi ho insistito abbastanza (cosa che mi propongo di fare nella presente lettera), forse, o soprattutto, perché solleva una serie di obiezioni (alcune delle quali mi propongo di esaminare più oltre).
Il corso di cazzotti del Dr. Johnson: nuova serie web dei Licaoni, quelli di “Kiss me Lorena”
StandardChi non conosce I Licaoni? Ma sì, quelli di Kiss me Lorena di cui s’era parlato in passato. Sono assurdi, geniali, dei Monty Python livornesi di cui s’era detto tempo addietro. E adesso se ne escono con il corso di cazzotti del Dr. Johnson di cui ecco gli episodi già diffusi per vie telematiche:
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Video di Riscaldamento
Episodio 0
Episodio 1
Episodio 2
Episodio 2 e mezzo: http://www.youtube.com/watch?v=rLGtLk
Episodio 3
E in ultimo (but not least) I Licaoni sono Creative Commons. Ecco, adesso che avevo finito con la prima stagione di Romanzo Criminale, ho trovato qualcos’altro per attendere la seconda.
Sulle tracce di Felice Pignataro: l’uomo che disegnò i girotondi dei bambini di Scampia
StandardAncora a proposito delle produzioni dal basso e di Nomadica, arriva all’annuncio di Sulle tracce di Felice Pignataro, tributo fotografico di Francesco Di Martino:
“Sono a Scampia, è il 14 Novembre 2009: davanti a me c’è un vecchio campo di calcio, al momento chiuso perché utilizzato come deposito sotterraneo di rifiuti di ogni tipo, l’appalto era gestito da un’azienda che faceva capo ai Casalesi. Qualcuno direbbe, tutto normale tra le vie di Scampia. Ma la mia attenzione cade di nuovo sui tanti graffiti che colorano quest’estesa parete. Chi è l’uomo che a Scampia ha disegnato tanti girotondi di bambini? Quell’uomo si chiamava Felice Pignataro, uno che a Scampia ha lasciato davvero tantissime tracce. Ma chi era Felice?”.
“Sulle tracce di Felice Pignataro”, opera realizzata dal fotografo Francesco Di Martino e dal GRIDAS (Gruppo Risveglio dal Sonno) di Scampia, il documentario “Felice!” di Matteo Antonelli e Rosaria Désirée Klain, fanno parte di un ampio progetto sperimentale, che svilupperemo con la Produzione Dal Basso.
Di tutti i “tasselli” di cui si compone il progetto, libro e dvd compresi, si può leggere qui,