Wikipedia e la mappatura mondiale dei contributi

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Mapping the Geographies of Wikipedia Content

La geografia dei contenuti di Wikipedia è stata tracciata da Andrew Blum e pubblicata su blog Zerogeography. I dati per l’elaborazione risalgono allo scorso agosto e agli estremi dei paesi “contributori” ci sono gli Stati Uniti (90 mila articoli) e Anguilla (quattro). Una cartina di tornasole utile per comprendere (o avere ulteriore conferma) del divario digitale declinato sotto molteplici aspetti.

Uranio impoverito: nuova battaglia a favore delle vittime

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Sul blog VittimeUranio.com viene annunciata, dopo la prima sentenza di undici mesi fa, una nuova condanna per il ministero della difesa:

A meno di un anno dalla storica sentenza di Firenze un altro tribunale, quello civile di Roma, condanna il Ministero della Difesa a risarcire i familiari di un militare vittima da possibile contaminazione da uranio impoverito. Questa volta la cifra stabilita dal giudice è di un milione e quattrocentomila euro per il danno non patrimoniale subito. La sentenza del Tribunale toscano, del dicembre 2008, aveva invece condannato il Ministero a risarcire con 545mila euro il paracadutista Gianbattista Marica, scomparso un mese dopo. Si tratta sicuramente di un altro passo avanti sulla strada della verità e della giustizia, almeno sul fronte civile.

Intanto, mentre procede la vicenda giudiziaria legata alla questione, per avere maggiori informazioni si può scaricare il libro scritto da Falco Accame (qui il link diretto al pdf, 444KB).

Mimmo Lombezzi e il racconto di piccoli branchi che crescono

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Mimmo Lombezzi racconta dalle “colonne” del blog Antefatto la storia di piccoli branchi [che] crescono:

Ieri sera mia figlia Giulia (21 anni) è andata a far due passi “in Colonne”, cioè alle Colonne di S. Lorenzo, nel pieno centro di Milano con un amico che conosco da anni. Si chiama “Ahmed” [1], è italo-marocchino, si mantiene agli studi lavorando ed è un ottimo disegnatore.

È l’una di notte, Giulia e Ahmed stanno per rientrare e nella piazza, quasi deserta, ci sono solo tre ragazzi (uno di colore) seduti su una panchina. Uno dei tre apostrofa Ahmed: “Ehi, quella lì è la tua ragazza?”. “No. È solo un’amica” risponde Ahmed che prosegue e raggiunge uno dei bagni chimici che si trovano sulla piazza. A quel punto il tizio si alza dalla panchina e tempesta di colpi la porta del bagno. Ahmed esce e gli chiede: “Che cazzo fai?”. Quello risponde: “Ho da spiegarti due cose” poi – seguendo una tecnica già collaudata in altre aggressioni, come quella tragica di Verona – gli chiede una sigaretta. Ahmed risponde che non ne ha. L’altro gli strappa quella che ha in mano, e visto che Ahmed non si scompone, gli da uno schiaffo.

Ahmed mantiene la calma e questo irrita i ragazzi. Giulia si interpone, cerca di trascinar via l’amico, dice ai ragazzi “siete matti?” e quelli rispondono: “vieni qui che ce n’è anche per te”. Giulia e Ahmed si allontanano e in Corso di Porta Ticinese, commentano ad alta voce quello che è accaduto: “Possibile” si chiede Ahmed “che uno venga schiaffeggiato solo perché è gay?”. Quattro adolescenti sdraiati su un prato gli urlano “ricchione!”. Ahmed risponde: “Cosa hai detto?” poi, nonostante la rabbia, decide di tornare a casa per non coinvolgere mia figlia in una rissa. Mi chiedo cosa sarebbe successo se Ahmed avesse accettato la provocazione.

Stamattina, davanti a un caffè, Giulia mi racconta un mondo che le sembra incredibile, che conosceva solo dai giornali o dai film, che non avrebbe mai immaginato di vedere dal vero. Milano diventerà come Roma? Anni di battute da telecaserma o da talk-shock hanno seminato il terreno: ciò che conta è trovare un “diverso” da pestare per passar la serata.

[1] Il nome è cambiato

Online (e liberi) gli archivi fotografici canadesi della prima guerra mondiale

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Canadian General Hospital

Dopo l’Australian War Memorial (con relativo set Flickr) e L’indipendent con le sue trecento fotografie di cui si era parlato tempo addietro, è la volta (a dire la verità, lo è dal 2008) dei Library and Archives Canada – Bibliothèque et Archives Canada (LAC/BAC) di mettere a disposizione in rete il proprio patrimonio di immagini (sempre su Flickr) risalenti agli anni della prima guerra mondiale. In questo caso, a differenza dei precedenti citati, non si vuole tanto dare un nome agli sconosciuti che vi sono ritratti, ma presentare un archivio finora non ancora disponibile e descritto con queste parole:

L’obiettivo del progetto è quello di esplorare nuovi fronti per migliorare l’accesso e accrescere l’interazione con il patrimonio documentario canadese. Il LAC/BAC è entusiasta delle possibilità che le comunità sociali di condivisione dei contenuti multimediali offrono ai canadesi di discutere e di contestualizzare un’importante selezione della nostra storia collettiva.

Peraltro, anche per questo archivio, è stata scelta una licenza Creative Commons.

Open Media Foundation: per produrre e insegnare a produrre contenuti liberi

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Open Media Foundation

Annuncia il blog di Creative Commons la nascita di Open Media Foundation che:

riprende da dove finiscono questi due gruppi [Deproduction e Civic Pixel] concentrandosi su servizi (produzione video, creazione di siti web e pacchetti grafici), educazione e strumenti accessibili. Uno degli aspetti più accattivanti di OMF è la “scalabilità”: quasi tutti i contenuti che producono sono Creative Commons o liberi [con altre licenze], consentendo loro di essere “adottati” facilmente e legalmente.

Per rendersi conto di ciò che sta partendo, si dia un’occhiata a Denver Open Media.

Biondillo su Nazione Indiana: la strana bambola e i tacchini allevati in batteria

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Gianni Biondillo, su Nazione Indiana, pubblica il post Brenda, R.I.P. in cui, tra l’altro, dice:

Viene facile oggi costruire la trama del dolore. Finzionare la tua vita, la tua morte. Facile e perciò ancora più ignobile. Ché l’abitudine a narrare le esistenze ormai ci impone di trovare sempre i legami, gli intrecci, i nodi nel pettine. Sembra già fatta, la storia, già pronta la trama. La politica che gioca sporco nelle stanze da letto del potere, i ricattatori nei secoli fedeli, la morte del protettore cocainomane, il tuo computer immerso nell’acqua per distruggere le prove, i filmati compromettenti, da tracciare, inseguire, occultare, come in un thriller, i nomi, i nomi che non posso essere resi noti, nomi che pesano, che farebbero tremare il Palazzo, la tua morte proprio oggi, nel Transgender day of remembrance. Quanti bagneranno il biscotto nella melma di questo intreccio, quanti, colmi di pietà pelosa, gonfieranno il petto come pavoni, come tacchini allevati in batteria?

Biondillo ha ragione. Sulla vicenda si è scritto e detto molto, prima e dopo i fatti della settimana scorsa, e la percezione che se n’è avuta è quella di una strana bambola, di un ibrido, senza personalità e senza mente, al servizio dei vizi dei potenti. Di certo, per restituirle almeno in parte ciò che le è stato tolto, dato che viva non lo sarà mai più, credo anche che ci si debba augurare che su questo delitto non scenda il silenzio. E/o l’archiviazione, a un certo punto. Perché allora sì che rimarrà nella memoria solo come un argomento da bar con cui darsi di gomito, lo scandalo di una strana bambola usata e gettata via da chissà chi e per chissà quale motivo.

BelgradeRaw: scoprire una città oltre gli stereotipi a mezzo stampa

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Belgrade RawUna città spettacolare, una nazione da scoprire ben oltre gli stereotipi veicolati nel corso del precedente decennio e non solo. E ora anche un sito, Belgrade Raw, che è questo:

Una mostra collettiva di sei fotografi che fanno vedere una Belgrado differente. Non ci occupiamo di roba turistica e glam, ma ci concentiamo sulle persone e sui luoghi reali […]. Il nostro obiettivo è di costruire una migliore, più aperta e onesta immagine della nostra città. Per questo scopo, seguiremo i seguenti passi:

  • questo sito, una vetrina di set fotografici […]. In questo modo si potranno vedere soggetti o temi che reputiamo particolarmente interessanti
  • Flickr group BelgradeRaw, luogo della comunità […]. Carichiamo le nostra immagini, ma invitiamo anche altri grandi fotografi belgrasei che troviamo su Flick. I membri possono partecipare inoltre alle discussioni e commentare le singole fotografie
  • materiale vario stampato, inclusi adesivi, stampe a edizione limitata, opuscoli e un giorno un libro

Quando viene pubblicato sul sito (e sul relativo gruppo Flickr) è rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate.

(Via Ultimo)

Attentato imminente: il giorno dell’innocenza per sempre perduta

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Attentato imminenteAttentato imminente, il libro che racconta la storia del commissario Pasquale Juliano e delle sue indagini su ciò che avvenne prima della strage di piazza Fontana, è arrivato in libreria con qualche giorno di anticipo rispetto alle previsioni. E insieme all’uscita del libro fisico, ecco online la versione elettronica, rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo e scaricabile integralmente da qui. Di seguito il testo che apre il racconto, “Il giorno dell’innocenza per sempre perduta”.

Si era ancora innocenti, all’ora di pranzo del 12 dicembre 1969, quando il telegiornale delle 13.30 aveva raccontato agli italiani che la Grecia dei colonnelli si era ritirata dal consiglio d’Europa dove si discuteva della sua sospensione. E aveva raccontato anche che la vertenza sindacale dei lavoratori dell’editoria sembrava mettersi al bene mentre nulla cambiava per i metalmeccanici, che restavano in stato di agitazione. Intanto – proseguiva la catena delle notizie – a Palermo non si arrestavano le indagini per la strage di viale Lazio, uno dei momenti più feroci della prima guerra di mafia. Ma in mezzo a tutti quegli scorci di vita e fatti, l’edizione del notiziario si concludeva con un soffio dell’innocenza tramontante degli anni Sessanta.

Lucio Battisti, snobbato dalla sinistra perché poco o per nulla impegnato, un fascistoide per qualcuno, come tutti quelli che non si schieravano, continuava a respirare a pieni polmoni la consacrazione del suo successo dopo ostacoli e delusioni. Era stato un anno fortunato, per lui, il migliore di tutti, iniziato in febbraio con il successo al festival di Sanremo dove aveva cantato Un’avventura e proseguito in estate con Acqua azzurra, acqua chiara, pezzo del trionfo al Festivalbar e al Cantagiro. Con una cadenza burina a rivendicare la sua estrazione sabina, e mentre confessava con una punta di imbarazzo al microfono di Lello Bersani che non aveva mai studiato musica, mescolava la timidezza dello sguardo alla caparbietà del suo percorso artistico.
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