Mimmo Lombezzi e il racconto di piccoli branchi che crescono

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Mimmo Lombezzi racconta dalle “colonne” del blog Antefatto la storia di piccoli branchi [che] crescono:

Ieri sera mia figlia Giulia (21 anni) è andata a far due passi “in Colonne”, cioè alle Colonne di S. Lorenzo, nel pieno centro di Milano con un amico che conosco da anni. Si chiama “Ahmed” [1], è italo-marocchino, si mantiene agli studi lavorando ed è un ottimo disegnatore.

È l’una di notte, Giulia e Ahmed stanno per rientrare e nella piazza, quasi deserta, ci sono solo tre ragazzi (uno di colore) seduti su una panchina. Uno dei tre apostrofa Ahmed: “Ehi, quella lì è la tua ragazza?”. “No. È solo un’amica” risponde Ahmed che prosegue e raggiunge uno dei bagni chimici che si trovano sulla piazza. A quel punto il tizio si alza dalla panchina e tempesta di colpi la porta del bagno. Ahmed esce e gli chiede: “Che cazzo fai?”. Quello risponde: “Ho da spiegarti due cose” poi – seguendo una tecnica già collaudata in altre aggressioni, come quella tragica di Verona – gli chiede una sigaretta. Ahmed risponde che non ne ha. L’altro gli strappa quella che ha in mano, e visto che Ahmed non si scompone, gli da uno schiaffo.

Ahmed mantiene la calma e questo irrita i ragazzi. Giulia si interpone, cerca di trascinar via l’amico, dice ai ragazzi “siete matti?” e quelli rispondono: “vieni qui che ce n’è anche per te”. Giulia e Ahmed si allontanano e in Corso di Porta Ticinese, commentano ad alta voce quello che è accaduto: “Possibile” si chiede Ahmed “che uno venga schiaffeggiato solo perché è gay?”. Quattro adolescenti sdraiati su un prato gli urlano “ricchione!”. Ahmed risponde: “Cosa hai detto?” poi, nonostante la rabbia, decide di tornare a casa per non coinvolgere mia figlia in una rissa. Mi chiedo cosa sarebbe successo se Ahmed avesse accettato la provocazione.

Stamattina, davanti a un caffè, Giulia mi racconta un mondo che le sembra incredibile, che conosceva solo dai giornali o dai film, che non avrebbe mai immaginato di vedere dal vero. Milano diventerà come Roma? Anni di battute da telecaserma o da talk-shock hanno seminato il terreno: ciò che conta è trovare un “diverso” da pestare per passar la serata.

[1] Il nome è cambiato

Osservatorio Balcani: un dossier sulla popolazione gay nel sud-est europeo

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Gay Pride Belgrade

Racconta Osservatorio Balcani a proposito di LGBTIQ Between the State and the EU:

Il 2009 è stato segnato per la popolazione LGBT e queer nel sud-est Europa da un lato da episodi di violenze e intimidazioni (in particolare durante le principali manifestazioni dai Pride in Serbia e Slovenia al festival queer di Sarajevo), senza prese di posizione da parte di amministrazioni locali e Stati nazionali. Dall’altro, pressioni sovranazionali e aspirazioni all’integrazione europea hanno portato all’avanzamento e/o all’approvazione di proposte legislative di stampo progressista. In questo quadro di sviluppi stonati e contrastanti, la popolazione LGBT e queer dei Balcani si ritrova al crocevia tra visibilità e invisibilità, contesto domestico ostile e speranze europee, progresso formale e paure concrete. OBC raccoglie in questo dossier cronache, interviste e analisi dedicate agli sviluppi dell’universo arcobaleno balcanico, al rapporto con le istituzioni internazionali e al ruolo della cooperazione.

Ecco dunque di seguito il dossier Tra stato ed Europa. LGBT e queer nei Balcani. Per quanto riguarda i casi citati nella presentazione: La notte dei cristalli di Sarajevo, Belgrado sotto assedio e Sassi sul Gay pride. Infine un reportage di Jasmina Tešanović dalla capitale serba in occasione del Gay Pride era stato pubblicato un paio di mesi fa. Si intitolava Belgrado, Milosevic, il gay pride e l’opposizione del passato recente.