Referendum, tra vittorie e minacce dal nucleare all’acqua pubblica. Da vedere ora che accadrà

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Acqua bene comune - Foto di ateneinrivolta.org

In una giornata in cui per la seconda volta va dritta (e probabilmente questa è più importante, visti i temi in ballo), sembra utile tornare su alcuni dei temi dei referendum. Per questo Peacereporter segnala qualche approfondimento:

Inoltre adesso occorrerà vedere se alcune delle minacce portate avanti dal fronte del no al secondo quesito sull’acqua negli ultimi giorni della campagna referendaria verranno concretizzate. La minaccia in questione si trova nell’articolo Hera: “Se vince il sì smettiamo di investire”.

Il Fatto Quotidiano: rapido 904, “un intreccio tra mafia, camorra e politica”

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La strage del Rapido 904In procura a Napoli ne sono certi. Per i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia Paolo Itri e Sergio Amato e per il procuratore aggiunto Sandro Pennasilico la strage di Natale del 23 dicembre 1984 fu targata cosa nostra. E della solidità del quadro investigativo ne è convinto anche il gip Carlo Modestino, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare notificata questa mattina in carcere al boss Toto Riina, il leader dei corleonesi accusato di essere il mandante di quella strage.

Il cui obiettivo – stando agli inquirenti partenopei – non sarebbe stato quello di “destabilizzare per stabilizzare” lo status quo politico italiano e internazionale, come nel caso della strategia della tensione degli anni Settanta. Ma avrebbe avuto un altro scopo: intimidire Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che, sulla scia del sangue versato con la cosiddetta “seconda guerra di mafia”, avevano iniziato con le attività investigative che avrebbero portato due anni più tardi al maxiprocesso di Palermo, iniziato il 10 febbraio 1986 e conclusosi il 16 dicembre 1987.

I magistrati assassinati nel 1992 non si fecero però impressionare dall’attentato del 1984 tanto che all’apertura delle udienze, nell’aula bunker dell’Ucciardone, portarono 475 imputati sui quali pendevano 438 capi di imputazione (di cui 120 per omicidio). E a sentenza, pronunciata dopo 35 giorni di camera di consiglio (e le cui motivazioni richiesero 8 mesi di lavoro a Pietro Grasso, dal 2005 procuratore nazionale antimafia), vennero comminati 19 ergastoli e migliaia di anni di carcere.
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“L’innocenza di Giulio”: il processo Andreotti raccontato a teatro da Giulio Cavalli

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Giulio Cavalli, attore sotto scorta per aver fatto i nomi dei malavitosi al nord nel corso dei suoi monologhi teatrali e consigliere regionale della Lombardia, porta in scena uno spettacolo intitolato L’innocenza di Giulio. Processo Andreotti al centro dello “spettacolo”. Ecco di seguito cosa scrive in proposito Il Fatto Quotidiano.

Sette volte presidente del consiglio. Più di mezzo secolo da protagonista della vita politica italiana. Tanti soprannomi. E tanti segreti. Ma una certezza: “Andreotti non è stato assolto”. Così recita il sottotitolo de “L’innocenza di Giulio”, il nuovo spettacolo dell’attore-autore Giulio Cavalli, in prima nazionale questa sera al Teatro della Cooperativa di Milano.

Andreotti si è salvato grazie alla prescrizione. Ma la storia, secondo Cavalli, dice che l’ex leader della Dc si è seduto al tavolo della mafia. E questo va spiegato. Anche con il teatro. In uno spettacolo-monologo in cui testimonianze, deposizioni e lettura degli atti giudiziari si alternano per raccontare il processo per mafia che ha coinvolto una delle figure politiche più controverse della politica italiana. Cavalli, a un certo punto, si farà lui stesso Andreotti. E a mani giunte e Bibbia in mano citerà alcune delle dichiarazioni da lui rese nel corso del dibattimento.
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Delitto senza castigo: Savoia, lo sparo in Corsica e le ammissioni in carcere a Potenza

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Per l’omicidio di Dirk Hamer, Vittorio Emanuele di Savoia se l’era cavata. Ma i fatti non starebbero esattamente come ricostruito nel tribunale francese. Emerge da un’intercettazione di cui si parlò già nel 2006 e che ora è anche un video disponibile in rete. La vicenda viene ricostruita più diffusamente nel libro Delitto senza castigo (Aliberti, 2011. Qui la pagina Facebook sul volume) scritto da Birgit Hamer, sorella della vittima.

Stéphane Hessel: “Indignatevi!”. Un breve libro per dare vita a un'”insurrezione pacifica” che faccia rete

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Indignez-vous di Stéphane HesselPer sapere chi sia Stéphan Hessel si dia un’occhiata alla voce che parla di lui su Wikipedia.fr. Lo scorso ottobre è uscito il suo libro Indignez vous! (pubblicato dalle Indigène Editions di Montpellier) che così si presenta:

«Novantatré anni. La fine non è lontana. Che fortuna poter approfittarne per ricordare ciò che innescò il mio impegno politico: il programma elaborato settant’anni fa dal Consiglio Nazionale della Resistenza». Che fortuna potervi nutrire dell’esperienza di questo grande resistente, consolidatosi dopo le esperienze nei campi di Buchenwald e di Dora, co-redattore della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nel 1948, diventato ambasciatore di Francia e della medaglia della Legion d’onore. Per Stéphan Hessel, il «motivo di base della Resistenza era l’indignazione». Certo, le ragioni di indignarsi nel mondo complesso di oggi possono sembrare meno nette rispetto a quelle dei tempi del nazismo. Ma «cercare e troverete»: la disuguaglianza crescente tra ricchissimi e poverissimi, lo stato del pianeta, il trattamento riservato agli irregolari, agli immigrati, ai rom, la corsa per avere sempre di più, alla competizione, la dittatura dei mercati finanziari fino alla svendita delle conquiste della Resistenza, le pensioni, la sicurezza sociale… Per essere efficace occorre, oggi come ieri, agire mettendosi in rete: Attac, Amnesty, la Federazione internazionale dei diritti dell’uomo… ne sono la dimostrazione. Dunque si può credere a Stéphan Hessel e incrociare il suo cammino quando chiama a una «insurrezione pacifica» (Sylvie Crossman).

E di come questo breve libro (trentadue le pagine) si sia trasformato in un fenomeno (650 mila le copie vendute) lo si può leggere sul Fatto Quotidiano nell’articolo da Parigi di Alessandro Verani intitolato Indignatevi! E il libretto di un 93enne partigiano francese diventa un caso editoriale:

Hessel un rivoluzionario? Non proprio. E non lo è mai stato. Oggi vicino a Martine Aubry, segretario generale del Partito socialista, Hessel, un anziano monsieur pacato e sorridente, è sempre stato un intellettuale dall’animo libero, di sinistra certo, ma senza «eccessi» […]. Sì, è diventato l’idolo di tanti giovani. E si prende una sorta di rivincita personale. «Ha provocato il risveglio di un popolo, finora molto passivo», ha sottolineato il filosofo Edgar Morin, suo amico. «Ha ricordato alla sinistra che deve essere ribelle, umana e ottimista», ha sottolineato Harlem Désir, numero due del Partito socialista. Che, nel frattempo, si sta dividendo sulla candidatura delle prossime presidenziali, previste nel 2012. E appare così terribilmente lontano dalla sua base. La sinistra francese sarà capace di sfruttare l’effetto Hessel?