“Oltre la morte”. Non è un caso che si intitoli così l’audiodocumentario scritto e realizzato per Antimafia Duemila sull’omicidio di Nino Agostino e Ida Castelluccio. E non è un caso nemmeno che nel sottotitolo si parli di “un delitto fra mafia e Stato”. Il primo caso mancato si deve all’iscrizione incisa sulla lapide di Giacoma Augusta Schiera: “Qui giace la madre dell’agente Antonino Agostino, una mamma in attesa di giustizia anche oltre la morte”. Il secondo, legato al precedente, si spiega nel fatto che quell’omicidio, avvenuto esattamente trent’anni fa, il 5 agosto 1989, è stato compiuto da uomini appartenenti alla criminalità organizzata, ma con complicità che vanno rintracciate all’interno delle istituzioni.
depistaggi
“Depistaggi – Da piazza Fontana alla stazione di Bologna”: il libro che li racconta
StandardQuesto testo è l’introduzione al libro Depistaggi – Da piazza Fontana alla stazione di Bologna di Luna Beggi, Paolo Cianci, Maria Giovanna Drudi, Luca Palestini, Flavio Romani e Amalia Vergari, Castelvecchi Editore, Roma, 2018
A dicembre 2017, alla fine di un anno di lavoro, dissi loro: «Avete ormai quasi scritto un libro, perché non pensare di ultimarlo e pubblicarlo?». Tutto era nato dodici mesi prima, con la fine delle selezioni per accedere ai corsi dell’area non fiction della Bottega Finzioni, la scuola che forma autori per il cinema, la televisione e la radio fondata a Bologna da Carlo Lucarelli. Chi firma oggi il testo del volume faceva parte dei venti allievi che avevano superato le prove di accesso e il successivo gennaio erano iniziate le lezioni.
Per un anno ci siamo frequentati praticamente tutte le settimane, il venerdì e nei fine settimana intensivi. In aula li ho visti lavorare, affiancando i docenti in qualità di responsabile dell’area insieme al regista Francesco Merini, osservandoli mentre si cimentavano in vari aspetti del lavoro autoriale: la ristrutturazione di format tv sull’arte e sulla cultura, la stesura di sceneggiature per trasmissioni di approfondimento oppure l’individuazione di rubriche per l’intrattenimento sul piccolo schermo.
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Caso Toni-De Palo, il segreto di Stato che non scade mai. La lettera dei familiari a Mattarella da un anno senza risposta
Standard@fattoquotidiano: caso Toni-De Palo, segreto di Stato non scade mai. Lettera a Mattarella da un anno senza risposta https://t.co/28gBVjTryh
— Antonella Beccaria (@abeccaria) 12 Febbraio 2016
Depistaggio: il testo per introdurlo bloccato dal luglio 2015 in Senato
StandardNell’ordinamento italiano il reato di depistaggio, la cui introduzione è sostenuta dall’Unione dei Familiari delle Vittime per Stragi e che è stato approvato alla Camera il 24 settembre 2014, non c’è ancora dato che giace dal 31 luglio 2015 in commissione giustizia, al Senato. C’è però ancora – e si può firmare – la petizione al presidente Pietro Grasso per chiedere che non ci si fermi. Ecco perché:
Nonostante la storia d’Italia sia stata insanguinata da numerose stragi, a oggi non esiste il reato di depistaggio per colpire quei poteri che hanno fatto e fanno delle omissioni, dell’occultamento, della distruzione di prove uno strumento chiave per nascondere la verità.
È noto che molte delle inchieste sui principali avvenimenti di strage e di terrorismo hanno subìto rallentamenti, quando non veri e propri arresti, a causa della mancata collaborazione di pubblici ufficiali con l’autorità giudiziaria. Dalla strage di piazza Fontana in poi, le omissioni, le bugie e la distruzione di documenti hanno impedito che si potesse giungere alla scoperta dei responsabili materiali e morali degli attentati che hanno devastato il Paese fino al 1993.
Caso Toni-De Palo, il fratello di Graziella: “A 35 anni dalla scomparsa ancora manca una verità certa”
StandardMessaggio di Giancarlo De Palo, a 35 anni dalla scomparsa di sua sorella Graziella, la giornalista sparita a 24 anni da Beirut il 2 settembre 1980 insieme al giornalista Italo Toni, 50:
Roma, 1 settembre – A 35 anni dalla loro scomparsa, sulla sorte dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni ancora manca una verità certa. Rapiti in Libano e uccisi dall'”Organizzazione per la Liberazione della Palestina” il 2 settembre del 1980, sulla vicenda dei due cronisti nel 1984 Bettino Craxi mise il Segreto di Stato. A oggi, 35 anni dopo, lo Stato italiano ha desecretato alcuni e non tutti i documenti relativi all’omicidio: una vicenda legata a doppio filo con la strage di Bologna e con i rapporti tra servizi segreti italiani e palestinesi. Sullo sfondo, il cosiddetto Lodo Moro, scaduto definitivamente nell’agosto scorso.
La famiglia De Palo chiede quindi alle Istituzioni e al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di permettere la massima trasparenza su una vicenda della storia recente dell’Italia cancellata ad arte dagli annali delle cronache, ma indicativa di oscuri accordi e dinamiche che hanno da sempre caratterizzato la storia del nostro Paese.
“È assurdo – spiega Giancarlo De Palo – che a 35 dalla loro scomparsa ancora non si possa avere una verità certa su come siano andate le cose né piangere sul corpo di mia sorella, morta a soli 24 anni. La nostra famiglia – prosegue De Palo – è stata quasi sempre lasciata sola e alle nostre richieste è stata messa la sordina. Chiediamo quindi che chi sa, sia costretto a dire la verità sulla fine di Graziella e Italo e al governo di sostenerci in modo concreto, in primis adoperandosi finalmente per il rimpatrio dei poveri resti”.
Stragi e terrorismo: il governo rispetti le promesse, la petizione dei familiari delle vittime
StandardLe parole sotto le scrive Paolo Bolognesi, deputato e presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della bomba alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 lanciando la petizione indirizzata a Matteo Renzi perché mantenga le sue promesse sui fatti di strage e terrorismo. Ma non si muove solo in questo ruolo, aderiscono all’iniziativa anche le associazioni delle stragi di Piazza Fontana, Piazza della Loggia, treno Italicus, Rapido 904, via dei Georgofili:
Credevamo di assistere alla svolta di un parlamento, di un governo che dopo decenni si era accorto della sua storia, fatta di centinaia di morti per terrorismo e stragi e di famiglie a cui è stata stravolta la vita e sospeso il diritto alla verità e alla giustizia. Credevamo di essere testimoni del fatto che i “tempi fossero maturi” per cambiare, per invertire il senso di questo perverso e inquietante sistema che nega alle vittime pure i risarcimenti. Ma un cambiamento a metà, non è un cambiamento, bensì un modo per continuare – da parte di chi ne ha interesse – a conservare il vecchio sistema con metodi diversi. Paolo Bolognesi, deputato e presidente dell’Vi chiediamo solo di mantenere le vostre promesse: risarcimento e indennizzo per le vittime, introduzione nel codice penale del reato di depistaggio, e la reale declassificazione delle carte sulle stragi da parte di ministeri e servizi segreti.
“Il caso Ilaria Alpi”: un ebook di Fabio Amendolara che dalla Somalia porta ai depistaggi sulla Basilicata
StandardIl giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Fabio Amendolara si è fatto conoscere in passato per il suo lavoro (si veda il libro di fine 2013 Il segreto di Anna, Editrice Edimavi, sulla morte del commissario Anna Esposito e sul legame con il caso di Elisa Claps). E anche per i problemi sorti dalla caparbietà che dimostra lavorando. Ora è appena uscito in ebook un suo nuovo lavoro, Il caso Ilaria Alpi, e di questo parla:
La giornalista Ilaria Alpi e l’operatore Miran Hrovatin, inviati del Tg3, vengono uccisi a Mogadiscio nel marzo 1994. Non è una rapina, ma una brutale esecuzione. Da allora ci si interroga sul movente di questo duplice omicidio. Ilaria aveva sicuramente scoperto qualcosa di indicibile. Una delle piste porta al traffico internazionale di rifiuti, tossici e nucleari, che dall’Italia potrebbero essere finiti in Somalia. Non appena quest’ipotesi acquista peso, però, compaiono sulla scena alcuni discutibili pentiti che dirottano le indagini sulla Basilicata, in particolare sul piccolo centro di Rotondella (Matera), dove si trova un centro di ricerche nucleari dell’Enea. Si rivelano essere dei depistaggi. E c’è da chiedersi: perché qualcuno si è scomodato per portare la magistratura su false piste?
Al libro sono dedicati un account Twitter, uno Facebook e un blog attraverso cui si continua a seguire la vicenda e si pubblicano anche documenti originali (come in questo caso sul Sisde).
“Basta impunità per chi depista le indagini della magistratura”: online l’appello per il reato di depistaggio commesso da pubblici ufficiali
StandardSu Articolo21.org è online la petizione Basta impunità per chi depista le indagini della magistratura e per firmarlo il link è questo:
I depistaggi sono stati lo strumento utilizzato dai responsabili materiali e morali delle vicende stragiste e di terrorismo del nostro Paese per rallentare, se non bloccare, le inchieste e per impedire l’accertamento di fatti delittuosi gravissimi sulle stragi che da piazza Fontana al 1993 hanno insanguinato l’Italia. Un capitolo ancora non completamente scritto, fatto di omissioni, bugie, distruzioni di documenti, emersi giudiziariamente, compiuti da pubblici ufficiali inseriti negli apparati dello Stato.
L’introduzione di un reato specifico che sanzioni penalmente il comportamento omissivo e occultante diviene improcrastinabile. L’attuale ordinamento si è limitato a prevedere, per casi simili, solo i reati di falsa testimonianza, calunnia, omissione o soppressione di atti d’ufficio, senza evidenziare le conseguenze che tali condotte hanno sul piano penale e della verità. Un’impunità non più tollerabile per le conseguenze che quelle condotte hanno causato, e potranno causare, a danno della società e della giustizia.
Per questo chiediamo al presidente del Consiglio Matteo Renzi, e ai presidenti di Camera e Senato, Pietro Grasso e Laura Boldrini, di calendarizzare e votare la proposta di legge n. 559, presentata dall’on. Paolo Bolognesi – all’esame della Commissione Giustizia – che introduce, dopo l’art. 372 del codice penale, il reato di depistaggio per i pubblici ufficiali che occultano la verità all’autorità giudiziaria – totalmente o parzialmente – non solo per i fatti di terrorismo e strage, ma anche per vicende legate all’associazione mafiosa, traffico di droga, traffico illegale di armi e di materiale nucleare, chimico o biologico. Pena la sanzione della reclusione da sei a dieci anni.
È un appello che intendiamo promuovere in tutte le sedi istituzionali, coinvolgendo anche la società civile, perché non possiamo accettare che il nostro Paese continui a regalare ai depistatori in divisa l’immunità penale e morale dalla verità e dalla giustizia.
Ustica, Itavia contro i ministeri: già nel 2003 in una sentenza venivano spiegati i motivi delle colpe istituzionali
Standard
Qui, su Stragi80.it, la sentenza della terza sezione civile della Suprema Corte di Cassazione depositata il 22 ottobre 2013, quella in cui si parla esplicitamente di depistaggi.
E poi una sentenza del 25 luglio 2003, Aerolinee Itavia Spa contro ministeri della Difesa, dei Trasporti e dell’Interno. Già allora la sezione stralcio sesta bis del tribunale di Roma spiegava bene perché le responsabilità istituzionali nella strage di Ustica erano concrete. Ora giunge il nuovo suggello della Cassazione.
“Il faccendiere” su QN: “Gli anni delle stragi raccontati da un depistatore”
StandardInnanzitutto un augurio al giornalista Gerardo Bombonato perché possa riprendersi presto. E poi la segnalazione della sua recensione “Gli anni delle stragi raccontati da un depistatore” al libro Il faccendiere (Il Saggiatore) uscita sabato 1 giugno sulle pagine Il caffè del week end di QN:
Di tanto in tanto rispuntano. E ci fanno ripiombare nel passato più buio della storia d’Italia: anni delle stragi e delle bombe. Una spy story con tutti gli ingredienti: massoni potenti e logge coperte, servizi segreti e destra eversiva, politici in odore di mafia e Cosa nostra. Basta metterli in fila, ma non se ne viene mai a capo. Nemmeno dopo 30/40 anni. E i burattinai restano nell’ombra. Nove mesi fa viene arrestato in Romania ed estradato in Italia, Elio Ciolini, l’instancabile depistatore della strage di Bologna. Una ‘carriera’ trentennale snodatasi in mezzo mondo con la copertura, di volta in volta, dei servizi francesi, americani, italiani, che ha occupato le cronache dagli Anni 80 in poi. Ciolini ha parlato tanto e di tutto, guadagnandosi la nomea di ‘pataccaro’. Ma non c’è giudice che non sia corso ad ascoltarlo in un carcere o nell’altro. Chi è Ciolini? Come ha fatto a prendere per il naso giudici e barbe finte per tanto tempo? Chi lo manovrava? Su che libro paga era?
Qui il pdf con l’articolo completo. Un’altra segnalazione è uscita tra i Consigli da librai di Ultimabooks.