Giuseppucci: da Notte Criminale l’articolo del Messaggero (anno 1980) che racconta il suo delitto

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Delitto Giuseppucci

Continua l’attività di divulgazione che Notte Criminale fa su alcune storie nere italiane. Banda della Magliana in primis. E qui ripropone un articolo pubblicato il 14 settembre 1980 sul Messaggero: è la cronaca dell’omicidio di Franco Giuseppucci, uno dei primi capi dell’organizzazione romana.

Esce “Segreto Criminale”, il libro sulla banda della Magliana secondo Sabrina Minardi

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Segreto Criminale - La vera storia della banda della MaglianaEsce il prossimo 30 settembre il libro Segreto Criminale – La vera storia della banda della Magliana (Newton Compton Editori), scritto dalla giornalita Rai Raffaella Notariale insieme a Sabrina Minardi, la donna di Enrico De Pedis dalle cui deposizioni hanno ripreso il via le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi:

Quali misteri avvolgono ancora la banda della Magliana? Perché, pur macchiatosi di innumerevoli delitti, Enrico De Pedis, il boss della frangia più pericolosa della banda, è stato sepolto nella cripta della basilica vaticana di Sant’Apollinare, tra monsignori e cardinali e con il benestare del Vicario del Papa? Proprio lì vicino il 22 giugno del 1983 scomparve la quindicenne Emanuela Orlandi, e gli inquirenti sono ormai convinti che la banda della Magliana sia coinvolta nel rapimento. Attraverso la voce di Sabrina Minardi, amante di De Pedis, questo libro getta una nuova luce sulla potentissima organizzazione criminale. La “pupa” di Renatino De Pedis, unica confidente del boss per dieci lunghi anni, divenuta per la Procura di Roma una supertestimone per le sue sconcertanti dichiarazioni, svela finalmente la sua scioccante verità sulla banda della Magliana e i suoi rapporti con mafia, camorra, servizi segreti, politici, massoni, imprenditori e alti prelati.

(Via Notte Criminale)

Notte criminale: quelli della Magliana e gli affari della banda mai interrotti

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Il blog Notte criminale pubblica un reportage datato 10 dicembre 2007 pubblicato dall’Unità:

È una storia degli anni Settanta. Un gruppo di ragazzi che teneva in mano la Capitale. Affamati di sangue, soldi, potere. In una foto piena di morti (uccisi da bande rivali, morti in conflitti a fuoco con la polizia) c’è rimasto un ragazzo vivo. Ormai adulto, è Antonio Mancini, «accattone», e sconta la pena ai domiciliari.

A firmare il reportage è Salvatore Maria Righi e in un box, con anni di anticipo rispetto a successivi e recenti approfondimenti, già si diceva: «Macché finita, la banda è viva e continua a fare affari coi prestanome». Qualcuno che potrebbe aver continuato diceva di sé che due papi gli hanno voluto bene.

E rimasero impuniti: trasparenza sul futuro e foschia sul passato

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E rimasero impunitiIl processo di primo grado contro gli imputati dell’omicidio Calvi, dopo novanta udienze succedutesi nell’arco di due anni e al termine di una giornata di camera di consiglio, non è stato in grado di chiarire una serie di punti. Primo tra tutti, il nome di mandanti ed esecutori. Se sembra provato – come è scritto nelle motivazioni – che «l’uccisione di Roberto Calvi è stata deliberata dalla mafia per punirlo e per evitare che rendesse pubblica la sua attività di riciclaggio e rivelasse i suoi rapporti con le persone che fungevano da canale di collegamento con l’organizzazione criminale», non si è andati oltre un’idea verosimile degli ultimi giorni di vita del banchiere.

Ma non l’esatta ricostruzione di quanto accaduto. E nemmeno è stata data una descrizione di quanto Roberto Calvi minacciava di rivelare proprio alla vigilia della sua morte attraverso una ridda di lettere e di colloqui con il suo fido braccio destro di allora, Flavio Carboni. A tanti anni di distanza, in attesa delle sentenze d’appello e di Cassazione, quello del banchiere di Dio continua a essere uno dei fantasmi più frequenti, misteriosi e forse comodi della recente storia italiana.

Il presidente del Banco Ambrosiano è infatti ancora una presenza concreta nella vita italiana. Si pensi che non sono trascorsi che alcuni mesi da quando si discuteva dell’inclusione di Roberto Calvi e di Michele Sindona nel dizionario biografico degli imprenditori della Treccani, almeno nell’opera generale (poi però la crisi dell’editoria e quella più in generale dell’economia hanno fatto mettere in discussione la vita stessa del dizionario, sotto lo spauracchio di un drastico taglio del suo budget). E – nota a margine – nessuno gli ha mai revocato l’onorificenza di cavaliere del lavoro e medaglia d’oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell’arte.
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Calvi, il processo di secondo grado e gli impuniti: a breve la sentenza d’appello

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E rimasero impunitiA proposito di coloro che rimasero impuniti, si può leggere oggi su Calvi [e il suo] processo dimenticato:

Piazzale Clodio, Roma, in un’aula semivuota della palazzina A si svolge da mesi il processo per l’omicidio di Roberto Calvi, l’ex presidente dell’Ambrosiano trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Blackfriars a Londra. Sono trascorsi 28 anni da quel giorno e questa potrebbe essere l’ultima occasione per fare luce sull’oscura fine dell’ultimo “banchiere di Dio”. In primo grado i quattro imputati sono stati tutti assolti dall’accusa di aver ucciso il presidente dell’Ambrosiano che – a dire del pm Luca Tescaroli – sarebbe stato eliminato per vendetta dalla mafia siciliana che nel crac aveva perduto centinaia di miliardi di dollari. Gli imputati sono Pippo Calò, Ernesto Diotallevi, Flavio Carboni e Silvano Victor. Ognuno di loro rappresenta un pezzo della storia criminale di questo paese, la mafia, la Banda della Magliana, la P2. La sentenza d’appello è prevista a giorni ma l’ipotesi che capovolga il verdetto assolutorio di primo grado appare lontana in quest’aula dove si consumano gli ultimi passaggi del processo più dimenticato di questi anni. Anche se ci aiuterebbe a capire quale eredità ha lasciato nell’Italia di oggi quel cadavere penzolante tra i grattacieli della City.

Da alcune fonti la sentenza di secondo grado è prevista entro i primi dieci giorni di maggio (per cui a brevissimo). E leggere dispositivo e motivazioni sarà utile per capire (o avere conferma di?) un pezzo di questo Paese e dei suoi livelli di impunità.

Collegare fatti e persone: alla ricerca di uno strumento

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Schemi e correlazioni storiche e politiche

L’immagine che compare sopra a queste righe è un esempio, una specie di esperimento fatto una domenica mattina sopra un block notes. Riguarda alcuni personaggi coinvolti in alcuni eventi di portata nazionale, come lo scandalo della loggia P2, i contatti con la banda della Magliana e con la criminalità organizzata, il caso Cirillo, Roberto Calvi, il Banco Ambrosiano e alcuni altri fatti. Il rapido esperimento su carta aveva come scopo quello di cercare di vedere come, attraverso alcuni personaggi, determinati eventi siano collegati ad altri. E come altrettanto lo siano gli attori protagonisti (e alcune comparse) tra loro.

Lo scopo, volendo trasportarlo in ambiti diversi da quelli di cellulosa, sarebbe quello di capire se esiste uno strumento informatico che, ricorrendo a semantica e correlazioni, possa generare in automatico grappoli attraverso cui dare una lettura complessiva di determinati fenomeni politici, storici o criminali. Ovviamente la logica poi si potrebbe riversare pari pari su altri ambiti, però quello di interesse nello specifico di questo post è quello citato. Altrettanto ovviamente lo strumento non potrebbe sostituire l’apporto umano e le relative competenze, senza le quali qualsiasi supporto semantico e informatico non avrebbe senso. Ma forse, lavorando su contesti così ampi e articolati, il software – indispensabile che sia libero (libero as in free speech, not as in free beer, come disse Lui) – può venire in aiuto nel cogliere connessioni (o correlazioni) che individuare in altro modo sarebbe arduo. Dunque, che qualcuno sappia, esiste già qualcosa che sia in grado di compiere operazioni del genere? Suggerimenti, proposte, strumenti analoghi? Qualsiasi suggerimento sarebbe prezioso.