Per la quinta puntata di “A parole, in breve” il libro “Solo Dio può giudicarla”

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Solo Dio può giudicarla di Achille MelchiondaLa quinta puntata di A parole, in breve, programmata per giovedì prossimo alle 20.20 da GNUFunk Radio, si occupa del libro Solo Dio può giudicarla di Achille Melchionda (Pendragon, 2009):

Una rispettata pediatra bolognese uccide il padre e la sorella malati per tentare poi di raggiungerli: follia, come sostiene la perizia psichiatrica, o scelta razionale e consapevole, come afferma l’imputata? Attraverso i documenti e le testimonianze, l’autore ricostruisce un fatto di cronaca scioccante analizzando con attenzione e imparzialità i sentimenti, i pensieri, le paure che si agitano nella mente di una lucida assassina. Un controverso caso di eutanasia che ha sconvolto l’opinione pubblica negli anni Settanta, suscitando un dibattito ancora oggi di scottante attualità.

Il brano che accompagna la recensione si intitola Explode In Blue, è contenuto nell’album Mind Of Blue dei Dada Weatherman ed è rilasciato con una licenza Creative Commons BY-SA.

Per ascoltare e scaricare in formato mp3 la puntata si può andare su Archive.org.

Quando le indagini su piazza della Loggia vennero manipolate

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Domani di Maurizio ChiericiNei giorni scorsi, il Fatto Quotidiano riportava – unico tra le testate nazionali, se si esclude Radio Radicale, che ne ha pubblicato su web la registrazione integrale – la cronaca di un’udienza di fine anno del processo per la strage di piazza della Loggia, avvenuta a Brescia il 28 maggio 1974. A firmare quella cronaca è Elisabetta Reguitti, che ascolta in aula la deposizione di Angiolino Papa.

Papa venne arrestato nel gennaio 1975 nell’ambito di un’indagine su Ermanno Buzzi per la morte di Silvio Ferrari, un neofascista ventiduenne vicino agli ambienti milanesi della Fenice di Giancarlo Rognoni e Nico Azzi e morto nel maggio 1974 mentre trasportava una bomba sulla sua Vespa. Ermanno Buzzi, invece, era un criminale comune di orientamento neonazista e con aspirazioni dandy. Nel 1979, in una sorta di sillogismo giudiziario che dall’indagine Ferrari portò a piazza della Loggia, sia Papa che Buzzi saranno condannati rispettivamente a dieci anni e all’ergastolo per la strage di Brescia. Buzzi poi, nel 1981, verrà assassinato nel carcere di Novara da Mario Tuti e Pierluigi Concutelli e l’anno successivo i suoi coimputati – Papa compreso – saranno assolti dalle accuse per i fatti di Brescia con una sentenza divenuta definitiva.

Sul finire del 2009, dunque, Papa è tornato a raccontare dei metodi investigativi tutt’altro che ortodossi usati per incastrarlo. E racconta di Francesco Delfino, l’ufficiale dei carabinieri che si occupò delle indagini per la strage di Brescia fino al 1977, quando venne trasferito prima a Milano per passare l’anno successivo al Sismi sotto la cui egida rimase fino alla seconda metà degli anni Ottanta. Di questo periodo si ricorda la sua frase «si ha suicidato», riferita nel 1997 alla commissione stragi: si riferiva alla morte del banchiere Roberto Calvi, avvenuta a Londra il 17 giugno 1982, quando Delfino era capo centro Europa, e con quella bizzarra forma grammaticale – affermò – voleva dire che dubitava dell’ipotesi del suicidio.
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Power to the poster: da Adbusters un progetto per diritti umani e ambiente

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Power To The Poster

Il potere ai poster. Si intitola così un progetto lanciato dagli attivisti canadesi della rivista elettronica Adbusters. Con quale scopo? Lo racconta L’Internazionale:

L’idea è quella di liberare l’immaginario collettivo dagli stereotipi di cui è ricco e lanciare delle campagne di comunicazione per sostenere le grandi cause come i diritti umani e la difesa dell’ambiente. Il tutto attraverso un design gratuito e libero dall’idea di profitto. Sul sito della campagna è possibile scaricare gratuitamente decine di poster, pronti per essere stampati e attaccati sui muri, in casa o nelle strade.

Le istruzioni per partecipare sono qui.

Da Radio Radicale le parole di Craxi. Per rileggere il craxismo dalle fonti

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Bettino? Foto di SmeerchA dieci anni dalla morte di Bettino Craxi (l’anniversario ricorrerà il prossimo 19 gennaio), Radio Radicale ha pubblicato uno speciale corredato da tutte le schede audio e video (oltre trecento) nelle quali l’ex leader del PSI prende la parola direttamente.

Un itinerario nel nostro archivio per conoscere direttamente, senza intermediari, la vicenda e le idee di una delle figure più discusse del ‘900 italiano. Dalla sua ascesa, alla sua attività come Capo del Governo, ai suoi rapporti con il Pci e le altri correnti socialiste e i Radicali, passando per la stagione di Mani pulite, al duro scontro sul cambio di nome e simbolo del PSI, alla fuga in Tunisia e le sue accuse al sistema politico negli ultimissimi giorni prima della morte. È qui che i microfoni di Radio Radicale lo raggiungono per due interviste uniche e di straordinaria importanza per il dibattito odierno sulla figura del leader socialista. Tutti i file resteranno disponibili gratuitamente, nell’ambito del servizio pubblico che Radio Radicale svolge anche su internet.

Gratuitamente e con licenza Creative Commons BY, i file messi a disposizione degli utenti. Rispetto ad apologie, tentativi di mistificazioni, intitolazioni di vie e letture più o meno corrette della storia del craxismo, poter pescare direttamente da quegli anni è un utile esercizio da coniugare insieme al senno del poi. E dire che, no, grazie: studiare la storia dell’esponente politico è un conto (doveroso, peraltro), celebrarlo come un eroe della patria un altro e se ne può fare a meno.

Reportage dall’Afghanistan: le fotografie di Piero Marsili Libelli

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Reportage dall'Afghanistan di Piero Marsili Libelli

Piero Marsili Libelli è un fotoreporter romano che ha viaggiato per oltre mezzo mondo documentando i fatti e le storie in cui imbatteva. Le sue immagini sono davvero notevoli e per averne un’idea si dia un’occhiata alle gallerie che ha pubblicato sul suo sito. E navighi anche all’interno del set di Flickr che raccoglie le fotografie realizzate in Afghanistan tra l’ottobre 2008 e il dicembre 2009.

Torture della CIA: in italiano la documentazione che le attesta

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memorandum del Dipartimento della giustizia UsaLavoro interessante e meritorio quello effettuato da Lsdi e Giornalismo e democrazia con la pubblicazione integrale (in italiano) dei memorandum sulle torture della CIA reso pubblico da Obama. Dall’introduzione di Raffaele Fiengo in merito all’accesso ai documenti pubblici:

La situazione italiana è pessima. Non solo sui grandi drammi, le stragi e il segreto di Stato. Da una parte la pubblica amministrazione è, quasi per natura, poco trasparente e non ottempera a questi obblighi nemmeno quando ci sono. Se faticosamente si stabilisce che gli uffici stampa pubblici debbono essere coperti da giornalisti neppure allora ciò si traduce immediatamente in un lavoro volto alla conoscenza da parte dei cittadini. La vocazione al ruolo di portavoce è assai forte.

Molti anni fa, dovevo fare per un settimanale una inchiesta sui treni sporchi. Chiesi invano di avere una copia dei capitolati di appalto con gli specifici obblighi delle imprese di pulizia. Un muro, anche se erano ovviamente strapubblici. Finii per rubarne una copia da un cassetto della Stazione Termini. Scoprii così che ogni treno doveva essere pulito da cima a fondo, compresa la lucidatura degli ottoni, prima di ogni partenza. Nella realtà, riscontrata con i miei occhi, le cose funzionavano così: un signore, all’uscita della stazione accanto ai binari, contava le vetture dei treni che passavano in partenza e tutti venivano dati per puliti e lucidati con relativo pagamento milionario. (Questa storia, ahimè, finì miseramente perché l’inchiesta di dodici pagine fu ridotta a tre in tipografia per intervento del proprietario-direttore su richiesta delle Ferrovie). Non si tratta di vicende solo del passato. Un mese fa su un vagone letto di prima classe in arrivo a Milano da Parigi sono state trovate molte zecche.

Il giornalismo italiano è più dedito alle opinioni che ai fatti. E non ha, salvo eccezioni, l’abitudine di lavorare sui documenti. Spesso supplisce, su questo terreno, con qualche magistrato amico, con funzionari e gole profonde e il tutto confluisce normalmente nell’informazione schierata. Le imprese editoriali non coltivano l’indipendenza. Nella migliore delle ipotesi cercano una equidistanza quantitativa. Non chiedono ai loro giornalisti di fornire gli elementi per il processo di formazione dell’opinione pubblica.

Anche per indicare una strada presentiamo questi testi. Sono informazioni materiali, scomode e fastidiose, imbarazzanti. Toccano un campo delicato, la sicurezza nazionale.

Per il download diretto dei documenti, tutti in formato pdf:

La traduzione dei memorandum è stata curata da Valentina Barbieri, Matteo Bosco Bortolaso, Barbara Di Fresco, Andrea Fama e Anna Martini.

Ciberspazio e diritto: rivista scientifica si amplia alle investigazioni digitali

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Rivista Scientifica Ciberspazio e DirittoAnnuncia il giurista Giovanni Ziccardi, mente da cui nasce la Legal Drama Society di cui si era già parlato e docente universitario, la nascita di una nuova sezione della Rivista Scientifica Ciberspazio e Diritto, pubblicata in collaborazione con l’editore modenese Mucchi:

Sono davvero lieto di informare che da quest’anno la Rivista Scientifica Ciberspazio e Diritto si occuperà anche sistematicamente, ogni tre mesi, delle questioni relative alla computer forensics e alle investigazioni digitali.

Per un’ulteriore (e più estesa) presentazione della rivista, si veda qui. Qui invece una bozza della nuova copertina.

Voli militari: una storia di disastri dell’aria

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Englisches Flugzeug, Beaurevoir 29.11.17Se si prende solo l’ultimo bimestre del 2009, i casi sono stati due. Il più recente ha riguardato un F16 statunitense che, lo scorso 9 dicembre, ha effettuato un atterraggio d’emergenza all’aeroporto di Fiumicino dopo essere partito dalla base militare di Aviano. Se a seguito di questo episodio non si è verificata alcuna conseguenza, il 23 novembre invece il bilancio di un incidente è stato di cinque vittime: questa volta siamo a Pisa e i morti sono l’equipaggio di un C-130 dell’aeronautica italiana schiantatosi sulla linea ferroviaria Pisa-Collesalvetti-Cecina.

Stiamo parlando di disastri dell’aria causati da mezzi militari. Se probabilmente il fatto più noto rimane l’abbattimento del DC9 dell’Itavia, scomparso dai radar che ne seguivano la rotta nei cieli sopra Ustica il 27 giugno 1980 trascinando con sé le ottantuno persone a bordo, ci sono diversi altri episodi. Per esempio, poco tempo fa, ha compiuto diciannove anni il disastro dell’istituto tecnico commerciale Salvemini di Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna.
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Information Guerrilla: «Noi, guerriglieri dell’informazione»

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Information Guerrilla

Il pezzo che segue lo ha diffuso Roberto Vignoli ed è stato scritto da Roberto Laghi a proposito dei dossieraggi effettuati dalla coppia Pollari-Pompa ai danni di una serie di professionisti e organi d’informazione. Nel caso specifico, si tratta di Information Guerrilla. A latere – ma neanche più di tanto – risultano efficaci anche due articoli scritti da Giuseppe Genna per Carmilla: Le expertise di Luttwak e Luttwak, la voce del padrone. Buona lettura.

Dopo le rivelazioni del Fatto Quotidiano sull’attacco di Luttwak a Informationguerrilla [http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2415191&title=2415191], per chi volesse sapere qualcosa in più sul sito d’informazione alternativa da me curato dal 2002 al 2007, pubblico un articolo inedito (scritto per il numero zero di una rivista poi abortita) dell’amico e braccio destro “infoguerrigliero” Roberto Laghi. Dedicato a tutti i collaboratori e lettori di Information Guerrilla. Che, prima o poi, come la fenice, chissà che non risorga dalle sue ceneri.
rv

Noi, guerriglieri dell’informazione
di Roberto Laghi

Non si inizia mai da zero. Non si dà nessun post- senza alcun pre- (nonostante, come cantavano i CCCP, “qualcuno è post senza essere mai stato niente”). E poiché in questo spazio vogliamo parlare di informazione dal basso in rete, è necessario fare un passo indietro per dare conto dei suoi momenti importanti, fondativi. Raccontare lo scenario di oggi presuppone la conoscenza di ciò che era ieri, con la consapevolezza dell’evoluzione degli strumenti di comunicazione e partecipazione. Implica una riflessione sull’importanza della memoria – conoscenza di contesti e percorsi oltre che di fatti -, tensione personale che va a innestarsi su un tessuto civile collettivo in grado di mantenere il ricordo e di collegarlo al presente. Questo articolo parla di un sito, un importante punto di riferimento per la rete dal 2001 in avanti.
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Dall’Ovra alla riforma del 2007: storia di apparati dello Stato

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Come funzionano i servizi segreti di Aldo GiannuliDi certo Aldo Giannuli un effetto lo ottiene, con il libro Come funzionano i servizi segreti – Dalla tradizione dello spionaggio alle guerre non convenzionali del prossimo futuro, pubblicato poche settimane fa per Ponte alle Grazie. L’effetto primo è quello di sfogliare le pagine dei giornali e guardare il piccolo schermo televisivo con (se possibile) maggior scetticismo di prima.

Il motivo è presto detto e lo spiega bene l’autore nelle pagine del volume: il peso che gli apparati di intelligence hanno avuto e hanno tutt’oggi sul sistema dell’informazione mainstream è molto più esteso di quanto non si possa pensare. Che questo peso sia però poco recepito a livello di opinione pubblica trova una duplice spiegazione: da un lato, si deve guardare nell’intrinseca natura di un struttura di sicurezza, che deve far parlare poco di sé; dall’altro, invece, l’azione dei servizi segreti rimane un ambito poco sondato perché gli storici e gli accademici se ne sono occupati in via marginale.

Sbagliando, precisa Giannuli. È infatti opinione diffusa che non sia possibile conoscere modalità operative e analitiche dei servizi proprio per la loro compartimentazione rispetto al resto della società. Ma questa impenetrabilità è solo apparente: se la pubblicistica è infatti poco fitta (un’opera di analogo spessore è I servizi segreti in Italia. Dal fascismo alla seconda Repubblica di Giuseppe de Lutiis, uscita per Editori Riuniti nel 1998 e non più in commercio), c’è altra documentazione che si può studiare. In primis gli atti giudiziari che, ripercorrendo singole vicende, come lo stragismo degli anni di piombo, indicano in modo piuttosto dettagliato come i servizi abbiano giocato il proprio ruolo. Un ruolo non sempre a garanzia dei cittadini.
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