Vivere la cultura: due giorni a Roma per discutere della situazione e di prospettive

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Vivere la cultura“Giornate del lavoro culturale”, quelle che, dal bianciardiano retrogusto, si terranno a Roma il 24 e il 25 giugno prossimi. Il titolo della manifestazione è Vivere la cultura, è organizzata dal Consorzio Baicr Sistema Cultura e, tra le ragioni del suo essere, trova queste:

Lo sviluppo e il declino di una nazione – dicevano gli economisti di un tempo – dipendono dalla ricchezza che è in grado di creare e riprodurre; ma una parte essenziale di questa ricchezza – dicono gli economisti di oggi – è fatta di capitale sociale e di capitale umano, ovvero di persone e di cultura, intesa in senso lato come patrimonio di conoscenze, saperi, competenze, abilità, che le generazioni si sono trasmesse l’un l’altra nel corso della storia.

Il lavoro culturale rappresenta in Italia l’attività concreta di centinaia di migliaia di persone, moltissimi giovani, che intorno ad esso costruiscono non solo sogni e idee, speranze e illusioni, ma la propria autonomia economica e il proprio progetto di vita ideando percorsi professionali e di ricerca spesso originali.

Per saperne di più è possibile scaricare la brochure dell’evento (pdf, 1,4MB) mentre dal programma pubblicato sul sito è annunciata la partecipazione tra gli altri di Giuseppe Vacca (presidente Fondazione Istituto Gramsci), Fabio Del Giudice (direttore della fiera della piccola e media editoria Più Libri Più Liberi), Riccardo Chiaberge (direttore di Saturno, supplemento culturale del “Fatto Quotidiano”) e Luca De Biase (Il Sole 24 Ore), oltre a molti artisti e operatori del settore.

12 maggio 1977: Giorgiana Masi e le reticenze di Francesco Cossiga

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Giorgiana MasiIeri, 12 maggio, era l’anniversario dell’omicidio di Giorgiana Masi, assassinata a Roma nel 1977 durante una manifestazione in cui si sono applicati i “metodi” dell’allora ministro dell’Interno. Gli stessi che, due mesi prima, aveva applicato anche a Bologna, quando morì Francesco Lorusso. In Piccone di Stato. Francesco Cossiga e i segreti della Repubblica (Nutrimenti) si è parlato di quei fatti e di come (non) volle raccontarli colui che al tempo occupava lo scranno più alto del Viminale. I virgolettati (se non diversamente specificato) sono tutti di Cossiga e si riferiscono alle dichiarazioni che nel corso del tempo rilasciò sull’argomento

Chi ha ucciso Giorgiana Masi? Ebbe modo di affermare Francesco Cossiga:

Ecco, io quello credo che non lo dirò mai [nemmeno] se mi dovessero chiamare davanti all’autorità giudiziaria, perché sarebbe una cosa molto dolorosa.

Si chiedeva in proposito Milena Gabanelli:

Poiché sarebbe doloroso dire chi ha ucciso Giorgiana Masi, l’uomo che più ha invocato la pacificazione nazionale, Cossiga, dice non parlerò neanche davanti alla magistratura. Deduciamo che la morte di una ragazzina innocente non sia stato un incidente, ma ben altro. Forse un ordine per imporre poi le leggi speciali?

E rispose Cossiga:

Eravamo in sei a conoscere la verità, siamo rimasti in cinque perché uno è morto. L’ex capo della polizia [Fernando] Masone venne da me un giorno e mi disse: quando potremo dire la verità stapperemo lo champagne. L’onorevole [Paolo] Cento insisteva per saperla, la verità. L’ho accontentato, da allora non ne ho più parlato.

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E ora il “Filmgate” sull’affaire Mediaset e Mediatrade si chiede di raccontarlo alla procura di Roma

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Filmgate di Paolo NegroDa qualche giorno è uscito per Editori Riuniti Filmgate – Come Berlusconi ha ucciso il cinema italiano, libro-intervista che il giornalista Paolo Negro ha scritto dialogando con il produttore Silvio Sardi a proposito della compravendita di diritti televisivi da parte di Mediaset e Mediatrade, oggetto di un processo. E oggi l’ufficio stampa della casa editrice ha diffuso un comunicato in cui fa sapere che Sardi, ai tempi un insider della vicenda, è stato convocato dalla procura di Roma come persona informata sui fatto. Nella nota si legge infatti:

[Nel volume] si ricostruisce come quel meccanismo di aumento dei prezzi fosse stato “denunciato” proprio [dal produttore] a Paolo Berlusconi, Pier Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri, Fedele Confalonieri, e all’allora top manager Mediaset Roberto Pace. E a tutti non solo furono ripetute le stesse cose, ma fu spiegato nei dettagli, chiarendo anche il ruolo che aveva il consulente Mediaset Daniele Lorenzano (chiamato in causa più volte nel processo). Compaiono quindi documenti, lettere e numeri di contratti. Sardi, che per due anni circa fu anche azionista della società collegata al Giornale per la pubblicazione dell’inserto piemontese del quotidiano, produttore di film come Honolulu Baby, racconta così i meccanismi “che non rispondevano a nessuna logica di mercato”.

E soprattutto fa vedere i contratti di cessione dei diritti televisivi, in cui si dimostra come Mediaset prima rifiutasse di acquisire i diritti a prezzi di mercato e poi li acquistasse da società diverse a prezzi quintuplicati. E ora i magistrati hanno convocato Silvio Sardi, che nei giorni scorsi è stato vittima di minacce e atti di vandalismo, come “persona informata sui fatti”, alla fine del mese di marzo.

Per leggere ancora a proposito del libro, si veda qui.

Misteri d’Italia: a Roma una retrospettiva per fotogrammi sul recente passato

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Misteri d'Italia: retrospettiva a Roma dal 16 al 26 novembre

Crimeblog ha pubblicato un post in cui annuncia Misteri d’Italia: retrospettiva a Roma dal 16 al 26 novembre che si terrà presso il cinema Trevi. Da qui è possibile scaricare il programma della manifestazione [pdf, 507 KB], che si presenta in questi termini:

Nel manifesto di un piccolo film del 1994, Strane storie di Sandro Baldoni, campeggia un’immagine tanto surreale quanto inquietante: quella di un enorme squalo che, come piombato dal cielo, ha la testa conficcata nella carcassa di un vagone dell’Italicus, il tristemente famoso “espresso” Roma-Monaco di Baviera devastato da una bomba il 4 agosto 1974. Per questa come per altre oscure vicende degli ultimi sessant’anni non sono mai stati trovati i responsabili. Una strana storia, dunque, al pari dei fatti relativi a Portella della Ginestra, piazza Fontana, Brescia, Ustica, Bologna o, ancora, ai tentati Golpe De Lorenzo e Borghese, ai “casi” Mattei, Moro, Ambrosoli e all’omicidio di Pier Paolo Pasolini fino alle stragi di mafia degli anni Novanta e al G8 di Genova. Tutte quelle storie, insomma, che appartengono al contesto dei cosiddetti “Misteri d’Italia”; nodi apparentemente inestricabili di un passato/presente che la rassegna intende ripercorrere proiettandone la rappresentazione e una possibile interpretazione nella cornice del grande schermo. Riprendendo il testimone lasciato dalla fortunata retrospettiva Schermi di piombo. Il terrorismo nel cinema italiano, tenutasi […] nella primavera del 2008 […], ancora una volta si è voluto adottare uno sguardo ad ampio raggio, capace di rendere conto del cinema d’autore così come dei casi più rilevanti di quella produzione documentaria e indipendente che, parimenti, ha tentato di fronteggiare, spesso “a caldo”, questioni cruciali all’interno di tale scenario.

Il dettaglio delle proiezioni è disponibile qui e tra di esse Salvatore Giuliano (1961) e Il caso Mattei (1972) di Francesco Rosi, Il sasso in bocca (1970) di Giuseppe Ferrara, Segreti di Stato (2003) di Paolo Benvenuti, Giuseppe Pinelli (1970) di Nelo Risi, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Elio Petri, Colpo di Stato (1968) di Luciano Salce, La pista nera (1972) di Giuseppe Ferrara, I giorni di Brescia (1974) di Luigi Perelli e La polizia accusa: il servizio segreto uccide (1975) di Sergio Martino.

“Un attentato in una banca milanese. Altre esplosioni a Roma”. Voci dal 12 dicembre ’69

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Questo video mi è servito come pezzetto di documentazione per un lavoro di cui si parlerà più avanti. E riguardandolo devo dire che fa un certo effetto ascoltare e vedere la ricostruzione di un fatto in quel momento appena accaduto e dal quale ormai sono trascorsi quasi quarant’anni.

Libertà di cultura e partecipazione: un fine giugno denso di eventi

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Ci si è quasi all’incontro pubblico annunciato un po’ di tempo fa, Giornalismo e media partecipativi: voci, strumenti, prospettive, organizzato da Citizen Media e in programma il prossimo 23 giugno a Roma, presso Sala Walter Tobagi della Federazione Nazionale della Stampa (Corso Vittorio Emanuele II n. 349, 2). Il programma è stato messo a punto (da qui si può scaricare anche in formato pdf) e dieci sono le realtà attive a livello nazionale: Global Voices Italiano, Yurait Social Blog, Agoravox Italia, Fai Notizia, Parallelo 41, You Reporter, CafèBabel, PeaceReporter, CrossingTv e The Populi. Dell’evento se ne parla anche su Lsdi – Libertà di stampa. Diritto all’informazione, che è tra le realtà che hanno collaborato, insieme alla Federazione nazionale della stampa italiana, con le menti ideatrici e organizzatrici dell’incontro: Bernardo Parrella, Eleonora Pantò e Antonio Rossano.

E sempre in tema di eventi, ce n’è un altro terzetto di interessante in questo periodo: nello stesso giorno dell’incontro romano, a Torino ci sarà il 3rd Creative Commons Technology Summit di cui si parla anche sul sito di CreativeCommons.it. Identica città ma qualche giorno prima (il 21 giugno) per torinOpen, iniziativa dell’Arci Torino per la diffusione delle licenze Creative Commons in ambito musicale. Infine di nuovo il 26 giugno, ma stavolta a Prato, per il barcamp Condividere X (fare) Cultura, che si terrà al teatro Magnolfi e che vede tra le sue anime l’instancabile Flavia Marzano.

Giorgiana Masi: 32 anni di memoria senza giustizia

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Accadeva esattamente 32 anni fa, durante una manifestazione per il terzo anniversario della vittoria del no al referendum sul divorzio. La manifestazione era stata indetta malgrado il divieto romano imposto dopo i fatti del precedente il 21 aprile, quando in scontri di piazza era rimasto uccido l’agente Settimio Passamonti.

Il 12 maggio successivo a rimanere sull’asfalto a causa di un colpo d’arma da fuoco fu Giorgiana Masi e c’è chi, anche a molti anni di distanza, ha continuato a buttare fumo con il risultato che non si sa chi sparò. Alessandro Gilioli la chiama memoria senza giustizia, segnalando la manifestazione radicale che si è svolta questa mattina a Ponte Garibaldi, nella capitale. Per capire cosa accadde ancora oggi il libro bianco Cronaca di una strage rimane una delle poche voci che quel fumo tenta di diradarlo. Sul sito di Radio Radicale il video della manifestazione commemorativa di questa mattina.

“Governare con la paura”: quel film non s’ha da proiettare

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Ancora a proposito di Governare con la paura. Prove tecniche di colpo di Stato, un nuovo divieto si aggiunge ad altri recenti. Stavolta lo scenario è romano e il fattaccio non riguarda le abitudini da slow food dei milanesi e nemmeno la programmazione di una pay tv, ma ha comunque toni che meritano di essere raccontati. Lo fa Beppe Cremagnani, uno degli autori – insieme a Enrico Deaglio e Mario Portanova – del cofanetto appena uscito per Melampo Editore con il documentario G8/2001 – Fare un golpe e farla franca, che scrive:

Forse sapete già quello che è successo a Roma in occasione della proiezione del nuovo film inchiesta “Governare con la paura”. Era prevista una serata al cinema Nuova L’Aquila. L’iniziativa, organizzata dal Pd romano, prevedeva la presenza della direttrice de “L’Unità” Concita De Gregorio e di Massimo D’Alema, oltre a quella di Enrico Deaglio e mia. Qualche ora prima della proiezione il Comune di Roma ha avvisato il gestore della sala che la “manifestazione” veniva sospesa.

Il divieto aveva avuto un precedente in mattinata quando un consigliere del Pdl, Giorgio La Porta, aveva presentato una mozione sostenendo che la proiezione era inopportuna perchè “il regista del suddetto film è stato oggetto di una denuncia per aver documentato un tentativo di brogli elettorali e tale tesi è stata totalmente smontata dal Ministero dell’Interno”. La censura si è messa in moto subito.

Di fronte alle proteste del Pd, di altre organizzazioni politiche e di molti cittadini, Alemanno ha provato a fare marcia indietro dicendo che il divieto era frutto di un errore dei funzionari. Comunque il Comune non è ritornato sulla sua decisione e la proiezione è stata annullata. Lascio a voi il giudizio di quale clima si respiri nel nostro paese alla vigilia del 25 aprile.

A Roma è stata vietata la proiezione di un documentario che critica il governo, mentre è stata promossa in pompa magna e con grande dispendio di denaro pubblico la ricorrenza del “Natale di Roma”, festa cara al fascismo, che ai tempi del duce aveva sostituito il primo maggio. Non ho parole.