“Moro è stato lasciato morire”, il giudice Imposimato (oggi avvocato di Maria Fida Moro) insiste nella ricerca della verità

Standard

L'urlo di maggio - Foto di Antonella BeccariaDomani, il giornale online diretto da Maurizio Chierici, ha chiuso lo scorso 30 dicembre, quando è stato pubblicato l’ultimo numero. Questo è l’articolo con cui si è chiusa quell’avventura.

Sulle pagine di Domani qualche segreto di Stato rimasto irrisolto lo si è raccontato. È accaduto con la rubrica con cui ho iniziato la collaborazione, nel dicembre 2009, I peggiori protagonisti della nostra vita, e si è continuato anche altrove. C’è una pagina, di questa storia e di queste storie recenti, che rimane aperta e che ha quasi trentaquattro anni. Li compirà il prossimo 16 marzo, anniversario del sequestro di Aldo Moro, il presidente della Dc ucciso cinquantacinque giorni dopo, della strage di via Fani.

A riaprire le pagine di una vicenda rimasta in parte irrisolta è stata nel 2008 una testimonianza di un militare che sostenne di essere stato in via Montalcini 8 tra il 23 aprile e l’8 maggio 1978. Con lui ci sarebbe stato un contingente pronto a fare irruzione nel covo brigatista dove Aldo Moro era tenuto prigioniero, ma – ha raccontato il testimone – alla vigilia dell’eliminazione dello statista sarebbe giunto l’ordine di smobilitare. Quello stesso anno la procura di Roma aprì un fascicolo d’indagine destinato però a non vedere un nuovo processo.

Domani di Maurizio ChiericiDi fronte al gip di Roma, infatti, a novembre si è discusso della sua archiviazione. Anzi, dell’opposizione presentata a metà dell’estate 2011 da Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Cassazione e già giudice che seguì dal 1978 al 1984 l’istruttoria sul caso Moro. Oggi è l’avvocato che rappresenta Maria Fida Moro, che ha firmato a sua volta l’opposizione, e nel documento di 26 pagine c’è una richiesta specifica: che si continui a indagare su quello che accadde in via Montalcini. E soprattutto su ciò che non accadde.
Continue reading

Notte Criminale: l’esercito per liberare Aldo Moro? Imposimato: “Se si archivia l’inchiesta su via Montalcini, andremo a Strasburgo”

Standard

Assassinato Aldo MoroTrentatré anni dopo il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, si è in attesa della decisione del gip di Roma sull’opposizione all’archiviazione di un’indagine aperta nel 2008 dalla procura di Roma. Indagine partita dalla testimonianza di un militare che sostenne di essere stato in via Montalcini 8 tra il 23 aprile e l’8 maggio 1978. Con lui ci sarebbe stato un contingente pronto a fare irruzione nel covo brigatista dove Aldo Moro era tenuto prigioniero, ma – ha raccontato il testimone – alla vigilia dell’eliminazione dello statista sarebbe giunto l’ordine di smobilitare.

L’opposizione è stata presentata a metà dell’estate scorsa da Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Cassazione e già giudice che seguì dal 1978 al 1984 l’istruttoria sul caso Moro. Oggi è l’avvocato che rappresenta Maria Fida Moro, che ha firmato a sua volta l’opposizione, e nel documento di 26 pagine c’è una richiesta specifica: che si continui a indagare su quello che accadde in via Montalcini. E soprattutto su ciò che non accadde.

Nell’aula dove è iniziata la discussione Imposimato ha compiuto due azioni. La prima sollevare un difetto di giurisdizione ordinaria chiedendo che il fascicolo sia preso in carico dalla magistratura penale militare, dato che parte del suo lavoro comprende anche la strage di via Fani del 16 marzo 1978, quando per rapire il politico Dc venne sterminata la sua scorta, composta dai carabinieri Domenico Ricci e Oreste Leonardi e dai poliziotti Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. La seconda invece è un annuncio: se la sua opposizione dovesse essere rigettata, ha già pronto un ricorso in Cassazione. Ricorso che comprende anche la richiesta di rimozione di segreto militare da alcuni dei documenti che riguardano via Fani. Inoltre, oltre alla Suprema Corte, si rivolgerà anche alla giustizia europea, portando la questione a Strasburgo.

Continua su Notte criminale

Stefania Limiti: intervista a un ex carabiniere che sorvegliò il covo di via Montalcini

Standard

Stefania Limiti, l’autrice del libro L’anello della Repubblica sul Noto Servizio di cui si era parlato qui, pubblica sul blog Cado in piedi il post-intervista Caso Moro: le verità nascoste. A rispondere alle domande della giornalista è un ex carabiniere a cui fu ordinato di tenere sotto sorveglianza il covo brigatista di via Montalcini durante i cinquantacinque giorni del sequestro del presidente della Democrazia Cristiana. E commenta in coda Limiti:

L’esperienza del signor Mario può suggerire tante cose ma tutte andrebbero verificate. E’ certo che lascia di stucco: durante i 55 giorni del sequestro di Aldo Moro nessuno sapeva dell’esistenza di un covo-prigione in via Montalcini. Il generale Dalla Chiesa suggerì una sua ipotesi durante un’audizione in parlamento: cioè che da via Montalcini fosse uscita una Renault 4 quella mattina, ma vuota. Ciò che Moro non fosse lì. Comunque, qualcuno sapeva che in quell’appartamento non c’era solo una normale coppia di giovani sposi. Così come era sotto osservazione, da lontano, il covo di via Gradoli: lo ha detto un uomo dell’Anello, spiegando che fu impedito un blitz per liberare Moro.

Continua qui.