Tutela dell’informazione: secondo Marcy Wheel occorre proteggere gli “atti di giornalismo” più che i media

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Lsdi pubblica un interessante pezzo che sposta il tema della tutela degli operatori dei media raccontando che occorre proteggere gli atti di giornalismo, non solo i mezzi di informazione. Si tratta dell’intervento di Marcy Wheel sul suo blog, intervento che si può riassumere così:

La protezione dell’atto di giornalismo – scrive in un articolo che vi proponiamo qui di seguito – potrebbe avere diversi vantaggi rispetto all’ipotesi di una protezione dei “mezzi di informazione” in generale. In primo luogo, puntando sulla protezione dell’atto di giornalismo, si includono quei giornalisti indipendenti che sono indiscutibilmente impegnati nel giornalismo (superando la questione dei blogger di cui ho parlato, ma anche di coloro che lavorano in modo indipendente su progetti di libri e potenzialmente – anche se questo sarebbe una questione su cui ci sarebbe ancora molto da discutere – a editori come WikiLeaks), ma nello stesso tempo si escludono quei personaggi dell’informazione che sono impegnati nel mondo dello spettacolo, della propaganda aziendale o della disinformazione governativa.

Ma proteggere l’atto di giornalismo piuttosto che i “mezzi di informazione” – aggiunge Wheel – dovrebbe anche servire ad escludere un altro gruppo che dovrebbe avere una protezione limitata. Nella definizione del DOJ infatti sono inclusi non solo i giornalisti che lavorano per i mezzi di informazione, ma anche i manager.

Continua qui.

La violenza sessuale e i media: “Quando la vittima diventa un fantasma”

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Le viol dans les mediasUn paio di giorni fa, in vista della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che cade oggi, Lsdi ha pubblicato La violenza sessuale e i media: quando la vittima diventa un fantasma, traduzione del lavoro di due giornalisti francofoni, Audrey Guiller e Nolwenn Weiler, che lo hanno scritto nel volume Le viol dans les médias: un crime presque ordinaire (Le Cherche-midi, ottobre 2011):

I giornalisti parlano di violenza sessuale soprattutto in due casi: quando viene aperta un’inchiesta dopo una denuncia e al momento del processo al presunto aggressore. Ora, gli episodi di violenza sessuale che arrivano in tribunale rappresentano meno della metà del 10% della totalità dei casi. Silenzio su tutti gli altri. Si percepisce la realtà del crimine come se si guardasse dalla parte opposta del binocolo. E il trattamento come fatti di cronaca (nera o giudiziaria) li presenta come una somma di storie individuali. Come degli episodi tristi che accadono agli altri.

Continua qui e qui invece l’originale del capitolo tradotto da Lsdi.

GlobaLeaks: e ora in arrivo la piattaforma per fare “whistleblowing”

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Globaleaks

Ecco che arriva GlobaLeaks, piattaforma libera per fare whistleblowing, presentata domenica scorsa all’End Summer Camp di Venezia (seminario #1110). È destinata a media, organizzazioni non profit, attivisti, corporation e agenzie pubbliche e viene lanciato un appello agli sviluppatori per trovare contributi all’evoluzione del framework. Per seguire gli aggiornamenti, è stato attivato anche un account Twitter.

(Grazie a Claudio per la segnalazione)

Paesi emergenti, media e “pirateria”: storia di un irrigidimento fallito

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Media Piracy in Emerging EconomiesLa pirateria è bella, diceva Carlo Gubitosa nello spettacolare Elogio della pirateria (Altreconomia, 2005) di cui si era parlato ai tempi. Ed aveva ragione, in quel libro. Ora se ne può leggere anche in Media Piracy in Emerging Economies:

È il primo studio indipendente e su larga scala che analizza il fenomeno della pirateria in ambito musicale, cinematografico e software focalizzandosi su Brasile, India, Russia, Sud Africa, Messico e Bolivia. Realizzato basandosi su tre anni di lavoro di trentacinque ricercatori, questo testo racconta due storie globali: una che traccia l’esplosiva crescita della pirateria per quanto riguarda le tecnologie digitali, ormai economiche e ubique nel mondo, e un’altra che segue l’evoluzione delle lobby industriali che hanno ridefinito le leggi e l’irrigidimento della protezione del copyright. Il report sostiene che questi sforzi sono ampiamente falliti e che il problema della pirateria è inteso più come un inefficace approccio all’accesso ai media sui mercati legali.

Particolare la licenza con cui questo lavoro viene rilasciato, che si chiama The Consumer’s Dilemma e che differenzia modalità di accesso e uso discriminando sull’elemento commerciale (è gratuito per i Paesi che non appartengono a Stati Uniti, Europa Orientale, Giappone, Australia e diverse nazioni del Golfo Persico). Per averne una copia cartacea via Lulu.com, questo è l’indirizzo.

Aldo Balzanelli, Repubblica Bologna: pesi mediatici diversi a seconda del tipo di terrorismo

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Ha radione Aldo Balzanelli, alla guida di Repubblica Bologna, quando nota che vari fatti stragisti sono attribuiti al terrorismo di sinistra mentre la matrice sta altrove. E chiedendosi quali siano le ragioni, prova a dare una risposta:

Oggi si scopre che i ragazzi pensano che anche la strage di piazza Fontana, come già quella di Bologna, sia opera delle Brigate Rosse. Mi sono chiesto perchè per i giovani tutto il terrorismo sia stato rosso e una spiegazione, forse, l’ho trovata. Il terrorismo rosso ha avuto una vasta copertura mediatica: servizi, interviste, approfondimenti, inchieste, ricordi, film, persino sceneggiati televisivi. Quello nero molto, molto meno. La ragione è che il terrorismo di destra ha galleggiato molto più di quello di sinistra in un pentolone affollato di servizi segreti, pezzi dello Stato. È sempre stato contaminato da rapporti oscuri con il potere “ufficiale”, con la criminalità organizzata, la massoneria. È sempre stato scomodo, insomma, parlarne, imbarazzante, e in molti dunque hanno preferito tacere, dimenticare, rimuovere. E così i ragazzi, a forza di sentir parlare solo di Brigate Rosse, si son fatti l’idea che anche a mettere le bombe nelle banche, sui treni e nelle stazioni siano stati i nipotini di Renato Curcio.

Per quanto riguarda i fatti del 2 agosto 1980, si veda questo servizio realizzato pochi mesi fa.

“The War on Words”: conferenza su terrorismo e media a Vienna

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The War on WordsPer chi avesse la possibilità di andarci, il 5 e il 6 ottobre prossimi, a Vienna, in programma c’è la conferenza The War on Words – Terrorism, Media and the Law organizzata dall’International Press Institute (IPI) e dal Center for International Legal Studies (CILS) di Salisburgo. Questa la sua presentazione:

In questa due giorni prominenti figure del mondo dei media, del giurisprudenza e dei diritti umani, così come esperti in sicurezza e antiterrorismo, discuteranno dell’impatto che la lotta al terrorismo ha sulle libertà civili, in particolare sulla libertà d’espressione e di stampa. Le sessioni si focalizzeranno sugli sforzi dei governi di estendere e rafforzare i loro poteri e di restringere l’accesso alle informazioni in nome della sicurezza, sul ruolo di cane da guardia dei media e sulla relazione fra libertà d’espressione e tolleranza religiosa. Nell’incontro conclusivo i partecipanti lavoreranno all’impostazione dei princìpi guida per la “dichiarazione di Vienna sul terrorismo, i media e il diritto” che potrà essere usata in giro per il mondo a sostegno della libertà d’espressione e di stampa.

Via mail, in questi giorni, arrivano gli aggiornamenti legati alla conferenza via via che si concretizzano. Tra gli ospiti, è confermata la presenza di Philip Zelikow, che faceva parte del dipartimento di Stato statunitense durante la presidenza di George W. Bush e della commissione sull’11 settembre (cosa ne pensi di argomenti attinenti a quelli trattati ieri si può leggere qui). Inoltre saranno presenti Manfred Nowak (United Nations Special Rapporteur on Torture), Raphael Perl (OSCE Action against Terrorism Unit) e Hamid Mir (della pakistana GEO TV, colui che intervistò per tre volte Osama bin Laden e la terza intervista fu la prima che il capo di Al Qaeda rilasciò dopo gli attentati di otto anni fa).

Per intanto da qui si può scaricare (in formato pdf) il programma della conferenza mentre per partecipare è necessario compilare e inviare un form di registrazione.