Tutela dell’informazione: secondo Marcy Wheel occorre proteggere gli “atti di giornalismo” più che i media

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Lsdi pubblica un interessante pezzo che sposta il tema della tutela degli operatori dei media raccontando che occorre proteggere gli atti di giornalismo, non solo i mezzi di informazione. Si tratta dell’intervento di Marcy Wheel sul suo blog, intervento che si può riassumere così:

La protezione dell’atto di giornalismo – scrive in un articolo che vi proponiamo qui di seguito – potrebbe avere diversi vantaggi rispetto all’ipotesi di una protezione dei “mezzi di informazione” in generale. In primo luogo, puntando sulla protezione dell’atto di giornalismo, si includono quei giornalisti indipendenti che sono indiscutibilmente impegnati nel giornalismo (superando la questione dei blogger di cui ho parlato, ma anche di coloro che lavorano in modo indipendente su progetti di libri e potenzialmente – anche se questo sarebbe una questione su cui ci sarebbe ancora molto da discutere – a editori come WikiLeaks), ma nello stesso tempo si escludono quei personaggi dell’informazione che sono impegnati nel mondo dello spettacolo, della propaganda aziendale o della disinformazione governativa.

Ma proteggere l’atto di giornalismo piuttosto che i “mezzi di informazione” – aggiunge Wheel – dovrebbe anche servire ad escludere un altro gruppo che dovrebbe avere una protezione limitata. Nella definizione del DOJ infatti sono inclusi non solo i giornalisti che lavorano per i mezzi di informazione, ma anche i manager.

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Anonymous e le #OpPedoChat: un “antico” cavallo di battaglia che ritorna e che ha contribuito a trasformare il gruppo degli esordi

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Anonymous - Noi siamo legioneA proposito del ritorno di Anonymous alla battaglia contro la pedopornografia, le #OpPedoChat, si tratta di uno dei temi che prima di altri hanno trasformato il gruppo da pesanti mattacchioni partoriti da 4chan a “vigilatisti”. Nelle interviste per il libro Anonymous – Noi siamo legione, è stato detto che “a noi non interessava far finire in galera i pedofili che prendevamo di mira, volevamo metterli alla berlina sul web in modo che tutti sapessero chi fossero e cosa facevano. Poi sono seguiti i primi arresti e ci siamo quasi stupiti”. Riassorbito il lieve stupore di qualche anno fa, hanno continuato fino al pezzo raccontato di seguito.

Nel 2011 – anno della vera inclusione di Anonymous da parte del Time tra i vip planetari – è stato descritto come la realtà di questo tipo:

Ha cambiato il modo di pensare l’hacking, trasformato in una forma di attivismo sociale […]. [Anonymous] è stato uno strumento a supporto delle proteste di Occupy Wall Street, per quanto in passato il suo nome si sia legato a incursioni nefaste come quella che quest’anno ha abbattuto la rete della Sony Playstation. Eppure si è calato nell’ambito della giustizia vigilantista prendendo di mira una massiccia rete di pedopornografia e, pur senza una leadership centrale, la sua reputazione è cresciuta grazie all’impostazione mentale del «ciascuno-può-contribuire». Che i suoi militanti possano davvero minacciare un cartello della droga messicano? Sono realmente in grado di smontare la rete della Sony? Questi sono alcuni dei pericoli insiti in un’organizzazione naturalmente disorganizzata come Anonymous.

E un accenno alla questione narcotraffico è interessante.
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Zahra’s Paradise: da domani in rete un romanzo a fumetti sull’Iran contemporaneo

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Zahra's Paradise

Da domani, venerdì 19 febbraio, inizierà a uscire online il fumetto Zahra’s Paradise sull’attuale situazione politica e sociale in Iran. Le puntate saranno poi raccolte in un libro che verrà pubblicato il prossimo anno. Così lo racconta BoingBoing:

Scritto da Amir, un attivista per i diritti umani, e illustrato da Khalil, Zahra’s Paradise ricostruisce la storia di un blogger iraniano che cerca suo fratello, Mehdi, diciannovenne scomparso da Tehran dopo le proteste del giugno 2009. Quando il blogger e sua madre, Zahra Alavi, iniziano a cercare Mehdi, veniamo trasportati nell’elaborato labirinto della Repubblica Islamica in cui sono svaniti molti dissidenti nel corso degli ultimi decenni. Nonostante i personaggi non siano reali, il contesto e gli eventi invece lo sono.