Graziella De Palo e Italo Toni: a trent’anni dalla scomparsa

Standard

Italo Toni e Graziella De PaloGiovedì prossimo, 2 settembre, saranno passati esattamente trent’anni. Trent’anni in cui loro non solo non sono mai stati ritrovati. Ma anche trent’anni in cui non è stato possibile nemmeno ricostruire nel dettaglio la storia dei loro ultimi giorni di vita e di lavoro in Libano. Questo “grazie” a depistaggi, al segreto di Stato sull’operato di ufficiali dei servizi organici alla P2 e omissis tuttora esistenti (in relazione alle persone in vita. Tuttavia va poi aggiunto che sono oggi numerosissimi i documenti non ancora desecretati su questa vicenda. Per una sua ricostruzione si veda qui).

La storia è quella di Graziella De Palo e Italo Toni, giornalisti, 24 anni lei e 50 lui, spariti nel nulla da Beirut ovest, sotto il controllo palestinese, una mattina di sei lustri fa. E per ricordare questa vicenda, giovedì a Roma ci saranno le manifestazioni “Graziella e Italo – A trent’anni dalla scomparsa”. Su Facebook, per chi è iscritto, è stato pubblicato il dettaglio degli eventi previsti mentre, ad accesso libero, da qui [pdf, 723KB] si può scaricare il programma completo. Che comprende a Villa Gordiani (via Olevano Romano) lo scoprimento di due targhe toponomastiche con cui si intitolano altrettanti viali ai giornalisti italiani.

Infine va introdotta (e da approfondire più avanti) la costituzione in équipe di un gruppo di cronisti che intende rivisitare l’intera vicenda, anche alla luce di quanto il governo avrà il buon cuore di desecretare (e soprattutto rendere accessibile alla stampa. Le due azioni non sono consecutive né automatiche). Si è ancora all’inizio di questo percorso, ma l’intenzione è quella di riuscire a raccontare un pezzo di storia che ha visto cadere Graziella De Palo e Italo Toni, finiti in un mosaico ben più grande, di respiro internazionale.

Giovannone, il Lawrence d’Arabia nella Beirut palestinese

Standard

Domani di Maurizio ChiericiStefano Giovannone aveva 64 anni quando morì e mezzo secolo della sua vita l’aveva trascorso vestendo abiti militari. Ma alla metà del luglio 1985, quando si spense nella sua abitazione di Roma, la sua carriera – arrestatasi al grado di colonnello – era precipitata ben più in basso rispetto alla considerazione che si era guadagnato in tanti anni di attività sul campo e in particolare dal 1965 al 1981, quando aveva fatto parte dei servizi segreti militari.

Nelle settimane che precedettero la sua morte gli era stata concessa la libertà provvisoria. Per lui, infatti, era stato chiesto (e ottenuto) l’arresto – tramutato poi in domiciliari per ragioni di salute – nell’ambito di un’indagine veneziana e di un’altra romana. Ma non erano le uniche che lo chiamavano direttamente in causa. Andiamo con ordine.

Ai tempo d’oro, il colonnello era noto per un vezzeggiativo, il “Lawrence d’Arabia” italiano, e la sua conoscenza dello scacchiere mediorientale aveva fatto la differenza. Una differenza che ancora in tempi recenti è tornata a emergere. Si pensi per esempio che all’inizio dell’estate 2008, dal carcere parigino di Poissy, dell’ex ufficiale del Sismi parlò il terrorista filopalestinese Ilich Ramirez Sanchez, al secolo Carlos, il venezuelano a capo del gruppo Separat ribattezzato dalla stampa lo “sciacallo” perché, durante una perquisizione, tra i suoi effetti personali venne trovato il quasi omonimo romanzo di Frederick Forsyth.
Continue reading

Journalists Memorial: tributo a cronisti e operatori uccisi dalla seconda guerra mondiale a oggi

Standard

Journalists Memorial

The Journalists Memorial, iniziativa di Doha Centre for Media Freedom, Reporter Senza Frontiere e della città di Bayeux, Francia:

Dozzine di giornalisti vengono uccisi ogni anno nel mondo. Solo in Iraq, ne sono morti più di 200 dall’inizio dell’occupazione statunitense […]. Rendere omaggio al loro coraggio e alla loro professionalità non è un’idea concepita da alcuni giornalisti per altri giornalisti. È un modo per tenere a mente che la difesa della libertà è una questione rilevante per tutti e non c’è democrazia senza notizie che rispettino le persone e si basino sui fatti. Questa lista messa in rete elenca dunque giornalisti e operatori uccisi nel corso del loro lavoro a partire dalla seconda guerra mondiale dando vita a un database unico per dimensione e scopo. Un luogo per ricordare nel timore di dimenticare. Un tributo alla libertà.

Iniziativa meritoria, dunque, a cui però mancano – ha ragione Giancarlo De Palo – due cronisti nella sezione italiana. Per quanto ufficialmente risultino scomparsi dal 2 settembre 1980, sulla loro sorte ci sono ben pochi dubbi. Sono Graziella De Palo e Italo Toni (per la loro vicenda si veda anche qui).

Santovito: gli anni delle stragi all’ombra dei generali P2

Standard

Domani di Maurizio ChiericiIl suo è un nome legato alla storia recente italiana che continua a tornare. Uno degli ultimi ad aver citato Giuseppe Santovito, direttore del Sismi dal gennaio 1978 all’estate 1981, è stato non molto tempo fa il pentito della ‘ndrangheta Francesco Fonti, il quale, divenuto collaboratore di giustizia nel 1994, ha raccontato rotte e affondamenti delle navi dei veleni nei mari italiani e in quelli dell’Africa orientale. Ma ci sarebbe anche un altro episodio cardine che, secondo le dichiarazioni del pentito, lo avrebbe visto in azione in prima persona.

Occorre tornare ai cinquantacinque giorni del sequestro di Aldo Moro, rapito in 16 marzo 1978 dalle Brigate Rosse e ucciso il 9 maggio successivo. Forni, dando la sua versione dai fatti, dice che «tutti sapevano di via Gradoli», inclusi i componenti della banda della Magliana. Lo avrebbe appreso quando fu inviato nella capitale per dare una mano ai democristiani. E sostiene che i servizi segreti non potevano ignorare l’indirizzo della prigione del leader democristiano. In una ricostruzione non difforme da quella di alcuni banditi romani, l’uomo della ‘ndrangheta ricorda di aver riferito al suo boss quanto aveva appreso, ma a quel punto gli fu risposto di lasciare stare, che «a Roma i politici hanno cambiato idea». In questo racconto tutto da verificare, Forni parla anche del defunto generale Santovito, in quel periodo da pochi mesi al vertice dell’intelligence militare, facendo chiaramente intendere che sapeva, ma che non fece nulla nonostante l’allora ministro degli interni Francesco Cossiga lo avesse incluso nel comitato di crisi nato a valle del sequestro.
Continue reading

Quando la professione è quella del depistatore

Standard

Domani di Maurizio ChiericiNegli ultimi anni il nome di Elio Ciolini è finito raramente sui giornali. La comparsa più recente risale all’estate 2005 quando alcuni personaggi legati all’estrema destra italiana sarebbero stati in cerca di contatti a Bruxelles per favorire il finanziamento europeo di non meglio definite attività. E ancora, procedendo a ritroso, nel 2001 l’uomo sembra aver confermato una caratteristica già evidenziata in passato: essere un depistatore. Ex vigile urbano nato a Firenze il 18 agosto 1946, Ciolini dieci anni fa raccontò di essere stato avvicinato in Bolivia da un sedicente estremista di sinistra a caccia di supporto logistico per organizzare alcuni attentati in Italia. Tra gli obiettivi, fece il nome del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, e di quattro città, Roma, Milano, Bologna e Venezia. Inoltre disse che lo sconosciuto avrebbe fatto parte di un’organizzazione terroristica in contatto con la sacra corona unita e con narcotrafficanti latino-americani.

Si indagò, all’inizio del precedente decennio, su queste affermazioni, ma non saltò fuori nessun riscontro. E a parte la sortita subito rientrata del 2005, quello di Elio Ciolini è un nome rimasto per lo più nella memoria di chi ha seguito la storia giudiziaria delle stragi in Italia. In particolare della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

A rievocarlo è stata nei giorni scorsi la mail di un giornalista belga che indaga sulla cosiddetta banda di Patrick Haemers, un criminale morto quarantenne nel 1993 dopo una vita di rapine (la prima risale al 1978 e per portarsi via il corrispondente di 235 mila euro prende in ostaggio 28 persone). Negli anni Ottanta, con la complicità di Philippe Lacroix e di Thierry Smars, si specializza in furgoni portavalori e, nel giro di sette colpi, arraffa 5 milioni di euro, ma nel 1985 uccide due persone e viene arrestato di nuovo.
Continue reading

Caso Toni-De Palo: ma il segreto di Stato verrà tolto davvero?

Standard

Per chi non la conoscesse, alcune informazioni in merito alla vicenda di Graziella De Palo e Italo Toni, i due giornalisti italiani scomparsi il 2 settembre 1980 a Beirut, sono disponibili qui. Tra pochi mesi saranno trascorsi trent’anni e lo scorso autunno l’esecutivo si era detto disposto a togliere il segreto di Stato (qualche altra informazione qui). Qualche giorno fa, però, Giancarlo de Palo, il fratello della cronista, ha annunciato di non avere buone notizie in merito e le si possono apprendere dal video pubblicato sopra. Per il pregresso, si dia un’occhiata anche alla puntata realizzata dalla trasmissione La storia siamo noi.

Caso Toni-De Palo: appello per togliere il segreto di Stato

Standard

Il sito che raccoglie informazioni di dettaglio sulla vicenda è questo. E il blog Reporter pubblica oggi l’appello alle istituzioni: via il segreto di stato su Toni e De Palo. I giornalisti scomparvero a Beirut nel 1980 (qui il testo originale):

L’ordine dei giornalisti delle Marche ha chiesto di togliere il segreto di stato sulla vicenda di Italo Toni e Graziella De Palo, i due giornalisti scomparsi in Libano il 3 settembre 1980, dei quali non si hanno più notizie da quasi 29 anni. La domanda è stata presentata ufficialmente al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio e ai presidenti di Camera e Senato.

I due giornalisti si trovavano a Beirut da una decina di giorni per documentare le condizioni di vita dei profughi palestinesi e la situazione politico-militare della zona. Era il 2 settembre 1980 quando uscirono dal loro albergo per raggiungere con una jeep del Fronte democratico popolare per la liberazione della Palestina al Castello di Beaufort, lungo una delle linee di fuoco.Un’occasione da non lasciarsi sfuggire, anche se certo presenta qualche rischio, tanto che il giorno prima ritennero opportuno comunicare la loro intenzione all’ambasciata italiana. Non fecero più ritorno: da quel momento si persero le loro tracce.

Lui è un professionista di lunga esperienza, profondo conoscitore dei problemi del Medio Oriente e redattore dei Diari, una catena di giornali regionali che l’editore Parretti in quegli anni sta lanciando in Italia; lei una giovane e coraggiosa collaboratrice di Paese Sera e de L’Astrolabio, la testata fondata e diretta da Ferruccio Parri, dalle cui colonne denuncia e documenta i traffici internazionali d’armi che avvengono in violazione degli embargo sanciti dall’ONU contro nazioni dell’area afroasiatica dalle politiche interne repressive o coinvolte in guerriglie o in vere e proprie guerre di aggressione.

Italo e Graziella non fanno più ritorno a casa. Le loro tracce scompaiono dal momento in cui lasciano quell’albergo. Comincia così una storia intricata, colma di misteri e di smentite, che vede coinvolta la nostra diplomazia e i nostri servizi segreti, all’epoca nelle mani del gen. Giuseppe Santovito e manovrati in Medio Oriente dalla misteriosa figura del col. Stefano Giovannone.

Per vederne di più, qui la puntata di La storia siamo noi dedicata alla vicenda.