“Kamchatka”: un libro di Marcelo Figueras per tornare sul colpo di Stato in Argentina e sulle vie per resistere

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Kamchatka

Ancora echi dall’Argentina attraverso un libro scritto dal giornalista e sceneggiatore Marcelo Figueras e uscito per L’asino d’oro edizioni:

Kamchatka è una parola stramba. Per alcuni non ha nessun significato, per altri suona come un incrociarsi di spade, per altri ancora è il paese in alto a destra nel tabellone del Risiko. Per Harry, è l’ultima parola pronunciata dal padre prima di diventare uno dei tanti desaparecidos. 1976: Harry è un bambino a cui piace inventare storie, giocare con il suo amico Bertuccio, sfidare suo padre a Risiko. Ha un fratello più piccolo, il Nano, e ama i suoi genitori.

La serena quotidianità si interrompe bruscamente: in Argentina c’è il colpo di Stato e la famiglia di Harry deve fuggire da Buenos Aires e assumere una nuova identità. Cosa vuol dire ‘giocare’ a essere qualcun altro per sopravvivere? Divertente, ironico e toccante, Kamchatka suggerisce che l’eroismo risiede nella capacità di cambiare e che tutti hanno bisogno di un posto dove rifugiarsi e resistere prima di affrontare il mondo. Un luogo non segnato su nessuna carta, perché i luoghi veri non lo sono mai.

Qui un estratto del volume e qui, invece, una recensione scritta da Marilù Oliva per Carmilla Online.

“Il rumore della memoria – Quei passaporti per Gelli”: il racconto del desaparecido Basterra e dei documenti destinati al capo della P2

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Il rumore della memoria – Quei passaporti per Gelli contiene il racconto del desaparecido Victor Basterra, così descritto dal Corriere.it::

Basterra, un oppositore del regime che lavorava per la Zecca di stato argentina come «operaio grafico», sapeva […] disegnare banconote e produrre passaporti praticamente perfetti. Gliene consegnarono appunto quattro, con nomi di italiani naturalizzati argentini, da falsificare. Però gli diedero una sola foto, in quattro esemplari, che Basterra identificò subito, senza alcun dubbio. La foto era quella del «maestro venerabile», che a Buenos Aires era più noto che in Italia.

I passaporti falsificati furono consegnati a Gelli, che in quel momento era ricercato dalla giustizia italiana e pare si trovasse a Montevideo […]. Gelli tentò di utilizzare uno dei passaporti nella Confederazione elvetica, per prelevare denaro da uno dei suoi conti svizzeri. Basterra, incontrato all’Esma, proprio nel sotterraneo delle torture, ci ha detto: «[…] Sono stato prigioniero per quattro anni e mezzo e [falsificare passaporti] era l’unico modo che avevo per sperare di ottenere la libertà. Il loro era un sistema perverso: potevi trovare uno che ti dava una pacca sulla spalla e poi ti offriva un whisky, e qualche ora dopo finire nella camera della tortura, sottoposto alla scarica elettrica».

Continua qui.

“Due volte nell’ombra”: il romanzo di Nicola Viceconte sui neonati argentini “rubati” dal regime

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Due volte nell'ombra di Nicola VicecontiDue volte nell’ombra è un romanzo scritto da Nicola Viceconti e pubblicato da Gingko Edizioni con alcuni patrocini. Tra questi, quello delle associazioni 24marzo.it (notizie e riflessioni sui diritti umani, la cooperazione e la solidarietà internazionale) e Rete per l’Identità-Italia (ricerca dei giovani desaparecidos che vivono oggi, forse anche in Italia, con una falsa identità). Il motivo sta nella presentazione del libro:

“Desaparecidos” in spagnolo significa “scomparsi” e si riferisce a tutti coloro che, uomini e donne, anziani e bambini, in diversi paesi dell’America Latina, non solo in Argentina, furono sequestrati dai regimi militari, torturati, mutilati, uccisi e infine gettati nel nulla. Il 24 marzo 1976 le forze armate argentine rovesciarono il governo costituzionale. Impiantarono fino al 1983 un regime di terrore organizzato che fece sparire almeno 30 mila persone, di ogni età e di ogni condizione sociale. Le vittime venivano rinchiuse in luoghi segreti, in prigioni e campi di concentramento, seviziate anche per mesi, spesso drogate e gettate ad affogare nel Rio de la Plata, o caricate su aerei militari per essere scaraventate nell’oceano con il ventre squarciato, per evitare che i corpi tornassero a galla. Centinaia di bambini, assieme ai loro genitori, vennero rapiti, oppure furono fatti nascere nei centri di detenzione dove venivano condotte appositamente le ragazze incinte. Molti furono adottati dai membri delle forze militari, altri abbandonati in istituti o uccisi. Tanti, venduti a coppie sterili vicine al regime. Esistevano delle vere e proprie liste di bambini “rubati”. Venivano registrati come figli legittimi dagli stessi membri delle forze repressive e privati in questo modo della loro vera identità. Ancora oggi, domande come “Sarò figlio di coloro che dicono di essere i miei genitori?”, “Se non sono figlio loro, di chi sono figlio?”, “c’è qualcuno che mi sta cercando?” rappresentano in Argentina un richiamo alla riflessione sociale e individuale. Un’intera generazione espone dubbi sulla propria identità. Il recupero di questa incarna anche la volontà di riappropriazione dell’identità di un intero popolo. “Due vote ombra” racconta di queste adozioni illegali, segue una neonata trafugata dalla dittatura che, da adolescente, si ricongiunge alla sua vera famiglia ed è costretta a mettere in discussione l’intera esistenza.

Il volume contiene una nota di Estela Carlotto, presidentessa dell’associazione “Nonne di Plaza de Mayo”, mentre la prefazione è stata scritta da Manuel Gonçalves Granada, uno dei bambini ritrovato dopo essere stato sottratto dai gerarchi del regime ai genitori desaparecidos.

Peacereporter: scomparso testimone argentino contro la dittatura

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L'auto in cui perse la vita monsignor Horacio Ponce de LeonE si torna a parlare di Argentina con questa notizia data, ancora una volta, da Peacereport, scomparso testimone di un processo contro militare della dittatura:

Cristina Ferandez, presidente argentina, ha ordinato alle forze di sicurezza del paese sudamericano di mettersi alla ricerca di un testimone chiave di un caso che riguarda la dittatura militare. L’uomo risulta scomparso da lunedì scorso [e si chiama] Victor Oscar Martinez, ha 52 anni ed è l’unico testimone della misteriosa morte di monsignor Horacio Ponce de Leon, avvenuta nel 1977.

I due stavano viaggiando a bordo di un auto che si stava dirigendo verso il rappresentante del Vaticano in Argentina per informarlo su presunti crimini perpetrati nei confronti della popolazione dal governo militare dittatoriale. Poco prima di giungere a destinazione l’auto si è schiantata e a causa delle ferite riportaste il vescovo era deceduto. Secondo le dichiarazioni rilasciate da Martinez prima di scomparire il vescovo sarebbe stato minacciato di morte dal colonnello Fernando Saint Amant, che verrà processato per crimini contro l’umanità.

Qualche informazione ulteriore (in spagnolo) su monsignor Ponce de Leon è disponibile qui mentre una versione più estesa della scomparsa attuale si può leggere sulla Nacion.

Processo Massera: muore il reo e non si procede ma “obiettivi e univoci [gli] elementi” dell’accusa

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Ancora da Peacereporter e ancora sull’Argentina, arriva questa notizia a proposito del processo Massera: sentenza di non luogo a procedersi per morte dell’imputato:

Con la sentenza dell’1 febbraio 2010 si chiude in Italia il processo contro l’Ammiraglio Emilio Eduardo Massera, l’ideatore del “Processo di Riorganizzazione Nazionale” instaurato subito dopo il colpo di stato del 24 marzo 1976.

Nella sentenza di non doversi procedere ai sensi dell’articolo 129 del Codice di procedura penale per sopravvenuta morte dell’imputato, la Corte d’assise spiega i motivi per cui non è possibile giungere a una sentenza assolutoria nel merito nei confronti dell’imputato. Dall’esame “della copiosa documentazione” prodotta dall’accusa e dalle parti civili, nonché dalle numerose testimonianze, “sono emersi molteplici, obiettivi e univoci elementi di riscontro dell’ipotesi accusatoria”, da cui si desume che Massera non solo fu l’ideatore del piano di eliminazione dei nemici politici, ma anche uno dei più spietati esecutori di quel piano.

Nel centro di detenzione clandestina istituito presso la Escuela Superior de Mecanica de la Armada (Esma) sono stati condotti anche diversi cittadini italiani tra cui Angela Aieta, Giovanni e Susanna Pegoraro che dopo essere stati torturati sono stati brutalmente uccisi e le loro spoglie mai ritrovate.

Il testo della sentenza si scarica da qui (pdf, 386KB). Massera, oltre dunque che responsabile di quanto addebitatogli e scampato alle conseguenze perché deceduto l’8 novembre 2010 (si dia un’occhiata a quanto hanno detto alcuni testimoni), era anche uno dei nomi inseriti all’interno della lista della P2 (si veda qui per qualche notizia in proposito).

Desaparecidos: Cile e Argentina, tra luoghi della memoria cancellati e menti del terrore

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Nuestra memoria no olvida - Foto di Xanti Revueltas

A proposito di desaparecidos, due notizie da Peacereporter:

  • Cile, la legge contro la memoria
    “Gruppi di pressione affini alle precedenti amministrazioni”. Definendole così, il governo del Cile, il primo di destra dalla fine della dittatura di Augusto Pinochet (1990), ha proposto la soppressione dei finanziamenti diretti a tutte quelle istituzioni impegnate nella difesa dei diritti umani e della memoria, per non dimenticare i desaparecidos e i decenni bui del Cile di Pinochet. Riducendole al rango di “istituzioni collaboratrici con lo Stato”, ha pensato bene di proporre una valutazione specifica per ogni singolo progetto che sarà dunque giudicato meritevoli o meno di soldi pubblici. Se approvata, la Ley de Presupuesto (Finanziaria 2011) metterebbe in serio pericolo la sopravvivenza di luoghi della memoria quali il Parco per la pace “Villa Grimaldi” e Londres 38.
  • Massera ha vissuto trent’anni nel ripudio internazionale
    Massera è stato il cervello politico della giunta di Videla, colui che voleva guadagnarci dallo schema del terrore, è per quello che l’Esma, la più grande macchina di morte, era sotto la sua diretta responsabilità. A differenza degli altri personaggi chiave della dittatura, che erano tutti fedeli alla loro folle causa, fedeli ai loro folli ideali, Massera è stato un politico cinico che ha tentato persino contatti con Montoneros per assicurarsi il futuro politico. Quindi era anche il più pericoloso. L’ideologo del terrore. Dei vari comandanti è stato colui che ha avuto la responsabilità più diretta, anche se tutti erano ben consapevoli di quanto stesse accadendo. Ma sotto il suo direttissimo controllo, sono scomparse più di cinquemila persone. Massera è colui che voleva far diventare il genocidio una politica.

Il fioraio di Peron: due Argentine unite da una storia. E poi la fine del copyright

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Il fioraio di PeronPubblicando con Stampa Alternativa, di questo libro era da un po’ che sentivo parlare e mi incuriosiva parecchio. Ora è in uscita. Si intitola Il fioraio di Peron ed è stato scritto da un autore davvero bravo, Alberto Prunetti (per averne conferma si provi a leggere il suo Potassa e gli articoli per Carmilla). Ecco di che parla:

L’Argentina di ieri e quella di oggi, unite da una Storia che, tra crisi e trasformazioni, resta pervicace nelle sue linee di fondo e in cui il peronismo riemerge periodicamente quale collante politico e culturale di una nazione. Nazione ben strana, del resto, in cui apparente spensieratezza italiana e apparente tragicità spagnola hanno dato luogo a una curiosa sintesi, che differenzia il paese da tutto il resto dell’America Latina. Il romanzo narra episodi in gran parte veri, ma ciò è irrilevante: ciò che è vero al di là di ogni dubbio è il contesto umano e sociale che, nel narrare la vicenda di un fioraio italiano giunto vicino alle sedi del potere, e quella parallela di un erede che ne cerca le tracce, Alberto Prunetti mette in evidenza. Con un linguaggio terso e incisivo, in cui piccoli dettagli, rapide annotazioni, osservazioni di poche righe assurgono a sintomi di un dramma più vasto. Il simbolo più significativo di tutto ciò è la Casa Rosada, così chiamata – impariamo – perché tinta con sangue bovino all’epoca della costruzione. Un colore tenue e piacevole, dunque, che allude a una crudeltà sempre pronta a trasudare, fatta di prepotenza e pulsioni autoritarie. La complessa realtà argentina non poteva essere descritta meglio.

La fine del copyrightE già che si segnalano libri interessanti (anche se in questo caso per altri motivi), sempre per lo stesso editore sta uscendo anche La fine del copyright di Joost Smiers e Marieke van Schijndel:

Quando sono pochi conglomerati internazionali a controllare saldamente il bene comune della comunicazione e della produzione culturale, è a rischio la democrazia stessa. La libertà di comunicare che spetta a ciascuno di noi e il diritto individuale di partecipare alla vita culturale della propria comunità (come sancito nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani) non possono non indebolirsi davanti al diritto esclusivo assegnato dall’odierno copyright a un pugno di manager e investitori, guidati unicamente dai propri interessi ideologici ed economici.

Si processi in Italia Massera per i tre italiani desaparecidos

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Afiche de las Madres de Plaza de Mayo. DesaparecidosDi Emilio Eduardo Massera, ex militare argentino implicato nel golpe del 1976 e piduista, si era parlato poco meno di due anni a proposito dell’ergastolo a Jorge Eduardo Acosta, Alfredo Ignacio Astiz, Jorge Raúl Vildoza, Antonio Vañek e Héctor Antonio Febres, responsabili del sequestro e dell’omicidio di tre cittadini italiani durante la dittatura. Peacereporter oggi scrive che l’ex golpista argentino Massera può essere processato in Italia:

Il perito inviato a Buenos Aires dal tribunale di Roma per stabilire le condizioni di salute mentale dell’ex comandante della Marina Militare argentina e protagonista della giunta militare Videla, Emilio Eduardo Massera, ha stabilito che l’imputato è “pienamente in grado di stare in giudizio”. Quindi, Massera “può essere processato”. L’ex ammiraglio comparirà davanti alla giustizia italiana per rispondere della morte di tre desaparecidos: Angela Maria Aieta, sequestrata il 5 agosto 1976, Giovanni Pegoraro e sua figlia Susanna, entrambi sequestrati il 18 giugno del 1977. È il primo processo in cui lo Stato italiano si è costituito parte civile insieme alle famiglie delle vittime. Massera è accusato di “aver cagionato la loro morte, dopo averne disposto od operato il sequestro, e dopo averli sottoposti a tortura, con le aggravanti di aver commesso i fatti con premeditazione, ed adoperando sevizie e agendo con crudeltà verso le persone”, si legge nelle carte processuali. Altri cinque ufficiali della Marina, co-imputati con Massera, erano stati condannati il 14 marzo 2007 a cinque ergastoli decisi dalla Corte di Assise di Roma. “Nonostante i possibili tentativi manipolativi, più o meno coscienti, attuati attraverso l’estremizzazione, anche in forma eclatante, di sintomi psichici fittizi”, quindi, Emilio Eduardo Massera verrà sottoposto a processo per i crimini effettuati nel quadro del sistema dittatoriale argentino.

De mortuis: oltre le cronache massificate

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C’è chi dice che il cordoglio pubblico sia fuori luogo, anche se il defunto è un porporato. Nei giorni scorsi il nunzio apostolico Pio Laghi è stato salutato come il “cardinale della pace” di “preclare virtù”, ma sono stati in pochi ad aver ricordato invece un passato tutt’altro che luminoso vissuto in America Latina, quando giocava a tennis con i gerarchi della dittatura argentina. Tra questi pochi, ecco alcuni articoli che ne ricostruiscono al figura. Il più completo è De mortuis… scritto da Vania Lucia Gaito, autrice del libro Viaggio nel silenzio (Chiarelettere, 2008) e dell’omonimo blog. Rispetto alla fanfara funebre letta nei giorni scorsi:

Diversamente lo ricordano le Madres de Plaza de Mayo, le donne argentine madri, mogli e sorelle dei 30.000 desaparecidos durante la dittatura militare che terrorizzò l’Argentina dal 1974 al 1980. In quel periodo, monsignor Laghi era già Nunzio Apostolico in Argentina. E giocava a tennis con Emilio Massera, all’epoca a capo della Marina militare argentina, di cui era intimo amico. Il 19 maggio 1997 le Madri, con il patrocinio legale di Sergio Schoklender, presentarono denuncia alle autorità italiane contro Pio Laghi, che, come è scritto nella stessa denuncia, «collaborò attivamente con i membri sanguinari della dittatura militare e portò avanti personalmente una campagna volta ad occultare tanto verso l’interno quanto verso l’esterno del Paese l’orrore, la morte e la distruzione. Monsignor Pio Laghi lavorò attivamente smentendo le innumerevoli denunce dei familiari delle vittime del terrorismo di Stato e i rapporti di organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani».

Altri due interventi in questo senso sono quelli di Paolo Maccioni su Megachip e di Stefano Morciano su Giornalettismo.com. A leggere questi interventi, da un punto di vista concettuale sembra un caso non molto diverso dalle foto di guerra ritoccate.