“A Hijacking”: una storia danese che racconta la Somalia e i sequestri delle navi da parte dei pirati

Standard

A Hijacking è un film di Tobias Lindholm (che ne è anche lo sceneggiatore) con Pilou Asbæk, Søren Malling e Dar Salim che racconta di un cargo danese sequestrato dai pirati somali. Per una volta una visione non statunitense di ciò che accade nel Corno d’Africa.

(Via BoingBoing)

“È come sangue e non va via”: la recensione di Booksblog, esseri umani “incastrati in un evento irreversibile”

Standard

E' come sangue e non va viaBooksblog ha pubblicato nei giorni scorsi una recensione di È come sangue e non va via, l’ebook uscito a inizio agosto per I siciliani giovani di Riccardo Orioles:

Erano giovani coppia in partenza per le vacanze, stranieri di passaggio, diretti in altre località del Belpaese, persone comuni, studenti, lavoratori della stazione, c’erano tassisti, promessi sposi, militari in licenza, persone pronte a ritornare, almeno per qualche settimana, nelle loro terre d’origine, quelle regioni del sud che tanto avevano dato in termini di forze fattrici allo sviluppo del centro-nord. E invece rimasero incastrati in un evento irreversibile non solo per gli 85 che non ne uscirono vivi, ma anche per tutti quegli altri nuclei che inevitabilmente, si ritrovarono a dover fare i conti con la tragedia anche dopo, soprattutto dopo.

Continua qui.

“Walter Koessler Project”: su Tumblr oltre 700 scatti inediti dalle trincee tedesche della prima guerra mondiale

Standard

Walter Koessler Project

Una serie di foto inedite dalle trincee tedesche della prima guerra mondiale. È il Walter Koessler Project, dal nome del bisnonno di Dean Putney, che fu un fotografo indipendente che viveva in Germania e che andò a vivere a Los Angeles dopo la fine del conflitto. Nell’album sopravvissuto al tempo e in via di digitalizzazione da parte del bisnipote sono sopravvissuti oltre 700 scatti finora mai pubblicati.

Walter Koessler Project

(Via BoingBoing)

A 33 anni dalla strage di Bologna perché c’è bisogno di parlare delle vittime, persone e non numeri o fantasmi

Standard

E' come sangue e non va viaQuesto testo è l’introduzione all’ebook È come sangue e non va via – 2 agosto 1980: la strage, le vittime e la memoria uscito per la rivista I Siciliani Giovani diretta da Riccardo Orioles. Dal sito della rivista il testo è scaricabile gratuitamente in versione completa.

Questo è un Paese in cui non sempre le vittime, neanche quelle di un reato imprescrittibile come una strage, sono persone da tutelare. Il 14 aprile 2012 la sentenza del processo di secondo grado per la bomba di piazza della Loggia, esplosa a Brescia il 28 maggio 1974, ha condannato le parti civili al pagamento delle spese processuali. Una simile disposizione, pur conforme a quanto previsto dai codici, è apparsa discutibile quanto meno sul piano morale e qualche giorno dopo è arrivato l’annuncio che il governo Monti si sarebbe fatto carico delle spese. Analogamente, nel 2005 la corte di Cassazione aveva confermato l’assoluzione per gli imputati dell’attentato milanese di piazza Fontana, la madre di tutte stragi, avvenuto il 12 dicembre 1969, imputando le spese processuali ai familiari delle vittime.

Tuttavia, al di là di quanto si stabilisce in un’aula di tribunale, è al Paese che si deve guardare. E ciò che si vede è che, ancora prima della tutela e del rispetto, a mancare è un ricordo condiviso, collettivo, corale verso chi non sopravvisse a quella lunghissima stagione che va sotto il nome di anni di piombo. A proposito della citata bomba di piazza della Loggia ci fu chi scrisse: “Le vittime della strage di Brescia sono state trattate, in punto di raccolta e di conservazione delle prove oggettive, con meno attenzione e meno pietà di un ubriaco accoltellato in una rissa di osteria”. Queste parole sono di un giudice istruttore, Giovanni Arcai, che venne silurato quando il figlio Andrea fu accusato e poi assolto dall’imputazione di concorso nell’eccidio del 1974.
Continue reading

Tutela dell’informazione: secondo Marcy Wheel occorre proteggere gli “atti di giornalismo” più che i media

Standard

Lsdi pubblica un interessante pezzo che sposta il tema della tutela degli operatori dei media raccontando che occorre proteggere gli atti di giornalismo, non solo i mezzi di informazione. Si tratta dell’intervento di Marcy Wheel sul suo blog, intervento che si può riassumere così:

La protezione dell’atto di giornalismo – scrive in un articolo che vi proponiamo qui di seguito – potrebbe avere diversi vantaggi rispetto all’ipotesi di una protezione dei “mezzi di informazione” in generale. In primo luogo, puntando sulla protezione dell’atto di giornalismo, si includono quei giornalisti indipendenti che sono indiscutibilmente impegnati nel giornalismo (superando la questione dei blogger di cui ho parlato, ma anche di coloro che lavorano in modo indipendente su progetti di libri e potenzialmente – anche se questo sarebbe una questione su cui ci sarebbe ancora molto da discutere – a editori come WikiLeaks), ma nello stesso tempo si escludono quei personaggi dell’informazione che sono impegnati nel mondo dello spettacolo, della propaganda aziendale o della disinformazione governativa.

Ma proteggere l’atto di giornalismo piuttosto che i “mezzi di informazione” – aggiunge Wheel – dovrebbe anche servire ad escludere un altro gruppo che dovrebbe avere una protezione limitata. Nella definizione del DOJ infatti sono inclusi non solo i giornalisti che lavorano per i mezzi di informazione, ma anche i manager.

Continua qui.

“È come sangue e non va via”: le vittime e la memoria della strage del 2 agosto 1980 in un ebook dei Siciliani Giovani

Standard

E' come sangue e non va viaEsce per I siciliani giovani diretto da Riccardo Orioles l’ebook È come sangue e non va via – 2 agosto 1980: la strage, le vittime e la memoria, testo che va ad aggiungersi a un già nutrito panorama di pubblicazioni elettroniche. Disponibile in tre formati (pdf, mobi ed epub), lo scritto si presenta così:

Anche quella di cui si parla in questo libro è una ferita della storia. Ma lo scopo, questa volta, non è raccontare le vittime delle istituzioni, ma le persone comuni – erano ottantacinque – che il 2 agosto 1980 entrarono in una stazione per non uscirne più. E raccontare anche dei duecento feriti che si sono rialzati conservando a vita, dentro e fuori, le cicatrici impresse da quei fatti.

Per scaricare gratuitamente il libro si veda qui.

Le Cellule Rivoluzionarie tedesche: Guido Ambrosino racconta il gruppo e la loro “guerriglia popolare”

Standard

Cellule RivoluzionarieLa storia delle tedesche Cellule Rivoluzionarie e della loro “guerriglia diffusa” la racconta il giornalista Guido Ambrosino sul sito del Manfesto Bologna scrivendo:

“Vogliamo una ‘guerriglia popolare'”, dicevano le Revolutionäre Zellen. Certo la più “popolare” delle loro azioni avvenne nel 1975, quando a Berlino si inserirono in un movimento di protesta contro l’aumento delle tariffe dei mezzi di trasporto pubblici stampando e mettendo in circolazione 120 mila carnet di ticket della metropolitana perfettamente contraffatti, che trovarono calorosa accoglienza nelle “comuni” studentesche.

Alle RZ vengono attribuiti 186 sabotaggi, danneggiamenti, attentati dimostrativi sull’arco di vent’anni, fino al 1993. Queste azioni, dicevano le RZ, “si giustificano solo se portano avanti il movimento”. O meglio, i movimenti: contro le centrali nucleari, per le case occupate, a sostegno degli immigrati, contro il “patriarcato”. “Attacchi alle istituzioni centrali dello Stato – scrivevano le Rz nel 1981 – ci sembrano politicamente impraticabili: non possiamo porre la questione del potere. Non siamo in guerra, ma all’inizio di una lunga lotta per convincere la gente”.

Continua qui.

“The anti-slavery alphabet”: un sussidiario contro la schiavitù datato 1846 della Philadelphia Female Anti-Slavery Society

Standard

The anti-slavery alphabet

Un alfabeto del dicembre 1846 contro la schiavitù. Lo scrissero Hannah e Mary Townsend della Philadelphia Female Anti-Slavery Society e lo pubblico la Merrihew & Thompson.

The anti-slavery alphabet

(Via Neatorama)