Punto su processo in #Lussemburgo al "seminatore" di bombe (#Bommeleeër) per attentati avvenuti tra il 1984 e il 1986 pic.twitter.com/jITSJB7nyO
— Antonella Beccaria (@abeccaria) 27 Maggio 2015
Per maggiori informazioni si veda qui.
Punto su processo in #Lussemburgo al "seminatore" di bombe (#Bommeleeër) per attentati avvenuti tra il 1984 e il 1986 pic.twitter.com/jITSJB7nyO
— Antonella Beccaria (@abeccaria) 27 Maggio 2015
Per maggiori informazioni si veda qui.
Roberto Losurdo era già intervenuto su questo blog. Lo aveva fatto raccontando di quando conobbe l’avvocato Giorgio Ambrosoli, che lo difese anni prima di essere ucciso per ordine di Michele Sindona. Nel 1985, poi, Losurdo si trovò allo stadio Heysel dove il 29 maggio 1985 si doveva disputare – e così è stato – la finale di Coppa dei Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool. E finì in tragedia. Oggi, a trent’anni di distanza, ricorda i fatti che lo condussero lì e cosa visse in Belgio.
Sono granata da sempre, come tutti i masochisti. Quasi tutti i bimbetti, nel 1949, tifavano Torino. La Juve, manco esisteva o quasi. Poi il sogno finì a Superga. Nel 1983, la Juve ad Atene, perse la finale della Coppa dei campioni (così si chiamava allora). Mi colpì non tanto la sconfitta, quanto il fatto che ben 5 mila tifosi bianconeri rimasero fuori dallo stadio in quanto sprovvisti di biglietto. Così, quando all’inizio del 1985, si cominciò a riparlare di una possibile finale della Juve a Bruxelles, serpeggiò quel “fiuto” dell’affare già utilizzato in altre occasioni.
La mia amica Antonella Squillaci, responsabile dell’Ufficio Turistico Belga a Milano, mi consigliò di contattare la Signora Puttaert, direttrice dell’Ufficio Turistico di Bruxelles alla Grand Place. In risposta alla mia balbettante lettera in francese, giunse una risposta in perfetto italiano. La signora in questione era in pratica era nativa della Svizzera francese con marito italiano.
Continue reading
Un’intervista del 12 gennaio 1992, pochi mesi prima della strage di Capaci.
Con prefazione di Pino Cacucci, è in uscita per Odoya il libro del giornalista Fabrizio Lorusso intitolato Narcoguerra – Cronache dal Messico dei cartelli della droga:
Dal settembre 2014, 43 studenti della scuola normale di Iguala risultano desaparecidos. Da quando al governo c’è Enrique Peña Nieto, nello stato del Guerrero sono state trovate almeno 246 fosse comuni. “Desaparecido vuol dire che uno o più apparati dello stato, conniventi con bande criminali o gruppi paramilitari, per omissione o per partecipazione attiva, sono coinvolti nel sequestro di persone e nella loro eliminazione” spiega nel volume Fabrizio Lorusso, insegnante italiano che vive in Messico da tredici anni e collabora con numerose testate italiane. Gli studenti che provenivano da una scuola a 120 km da Iguala, avevano la sola colpa di far parte dei movimenti di protesta studenteschi in una zona in cui l’istruzione dei figli dei contadini (la normale di Iguala è una scuola pubblica) è vista come fumo negli occhi da parte dei cartelli dei trafficanti.
Questa una tessera del complesso mosaico dell’attuale situazione in Messico: la cocaina triplo zero (quella trattata da Saviano nel suo ultimo libro) è la farina con cui è impastato il Paese, ma anche i laboratori di meth (la droga di Breaking Bad) stanno spuntando come funghi. Felipe Calderón, presidente conservatore del partito PAN (predecessore di Peña Nieto) nel dicembre 2006 dichiarò guerra al narcotraffico. Da allora a oggi la narcoguerra ha prodotto una cifra stimabile intorno ai centomila morti.
Questo brano è contenuto nel libro Piccone di Stato – Francesco Cossiga e i segreti della Repubblica (Nutrimenti, 2010).
Proviamo a ripercorrerla la vicenda che ha portato alla morte – anzi, all’omicidio – di Giorgiana Masi. Era il 12 maggio 1977 e il Partito radicale aveva indetto una manifestazione per celebrare il terzo anniversario del referendum sul divorzio e raccogliere firme per l’abrogazione delle leggi sull’ordine pubblico. Dal 21 aprile precedente, dopo gli scontri e una sparatoria che al termine di una manifestazione portò alla morte dell’agente Settimio Passamonti, ventitré anni, nel Lazio era vietato radunarsi in piazza.
Lo aveva deciso il ministro dell’Interno Francesco Cossiga con il supporto del Partito comunista, e quando i Radicali annunciarono la loro intenzione di scendere per strada il 12 maggio gli si fece notare che esisteva un’unica eccezione prevista dal decreto del Viminale: appartenere all’arco costituzionale. A quel punto si innescò un braccio di ferro per impedire il sit-in e vennero distribuiti sul territorio della capitale circa cinquemila agenti tra polizia e carabinieri. Fu un crescendo di tensione e infine, tra le 19 e le 20, si iniziò a sparare. A restare feriti furono un carabiniere e una ragazza, mentre dalle parti di ponte Garibaldi venne uccisa Giorgiana Masi, che avrebbe compiuto diciannove anni il successivo 6 agosto.
Continue reading
Il giornalista e scrittore Daniele Biacchessi torna in libreria con I carnefici – Sono un sopravvissuto. Uno che ha visto l’orrore. Uno che non vuole dimenticare (Sperling & Kupfer):
In una tiepida sera di fine estate, nel cortile di una cascina a Monte Sole, un vecchio mostra al nipote un tesoro fatto di vecchie fotografie, mappe militari ingiallite, cartine geografiche, carte processuali segnate dall’uso. Testimonianze e ricordi di una storia avvenuta settant’anni fa, di cui il nonno, nella sua comunità, è diventato il custode. È la storia di una lunga estate di sangue, quella del 1944: per contrastare l’avanzata delle truppe alleate, i tedeschi rinforzano le difese lungo la linea Gotica e intanto pianificano una persecuzione spietata delle brigate partigiane. Il compito è assegnato a una divisione speciale delle SS combattenti, che viene lanciata contro i «banditi» come su un fronte di guerra: i borghi in cui si nascondono i ribelli devono essere rasi al suolo, la popolazione eliminata come complice. Nei piccoli paesi dell’Appenino fra Toscana ed Emilia – Sant’Anna di Stazzema, Bardine, Vinca, Casaglia, Marzabotto – il beffardo suono di un organetto annuncia l’arrivo dei militari della divisione assassina e dà inizio al martirio di centinaia di vecchi, donne e bambini. Il nonno ha ancora negli occhi l’orrore conosciuto nella sua infanzia, ma il suo racconto ha la lucidità di chi per decenni si è dedicato a ricostruire i fatti e individuare le responsabilità dei singoli, a seguire i processi e denunciare i silenzi e le omissioni di giudici e politici. Daniele Biacchessi, impegnato da anni a portare in libreria e in teatro le pagine più drammatiche, oscure e controverse della storia italiana, offre, in questo libro, una narrazione delle stragi naziste che rende la memoria pulsante e viva.
Per saperne di più si veda qui.
Un grazie a Loredana Lipperini per aver parlato di questo blog nella rubrica “Internet Club” su RCult, supplemento domenicale di Repubblica, il 10 maggio 2015.
L’ex magistrato Claudio Nunziata pubblica sul sito della Rete degli archivi per non dimenticare il saggio (in pdf) Alcune chiavi di lettura sull’uso del terrorismo stragista negli anni Settanta e Ottanta:
È difficilmente contestabile che il terrorismo negli anni Settanta-Ottanta è entrato di forza nella storia del nostro Paese incidendo su quel processo di crescita democratica che si era avviato con l’approvazione della Costituzione. E poiché esso si è sviluppato di pari passo con una strategia di disinformazione, la sua memoria non può essere circoscritta alla sola serie storica degli avvenimenti, ma deve tendere a comprenderne anche i retroscena e le dinamiche che lo hanno suscitato, a sceverare le informazioni genuine da quelle manipolate ed essere continuamente aggiornata e arricchita dall’analisi dei nuovi dati di conoscenza disponibili.
L’approfondimento delle conoscenze è l’unico efficace meccanismo di dissuasione per chi per il futuro intenda sabotare la democrazia. La disponibilità di materiali processuali in materia, che il progetto della Rete degli archivi per non dimenticare intende rendere fruibili apre la strada a una memoria più ampia, rivolta a indagare e comprendere la natura delle forze, spesso sommerse, che hanno manovrato le varie leve di questa storia.
Per scaricare il testo questo è link.
È stato presentato lunedì scorso il sito Mappe di memoria – I luoghi delle stragi, del terrorismo, della violenza politica, progetto di documentazione e divulgazione realizzato dalla sinergia di diverse realtà. E qui si è iniziato a mettere insieme materiale sull’Italicus (4 agosto 1974), sulla stazione di Bologna (2 agosto 1980) e sul Rapido 904 (23 dicembre 1984).
Donne della Resistenza bolognese – i luoghi e le forme della presenza. Bello. (via @miicmiic) http://t.co/vDDRGfDhee pic.twitter.com/YAEqcD0iCX
— Antonio Sofi (@webgol) 24 Aprile 2015