Stragi: ancora su #SemprePerLaVerità, gli aggiornamenti via Twitter della manifestazione per i 40 anni da Piazza della Loggia

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Ancora sui 40 anni dalla strage di Piazza della Loggia (28 maggio 1974, 8 vittime, 102 feriti) e ancora su #SemprePerLaVerità, ecco gli aggiornamenti in real time via Twitter su programma e manifestazioni. E si è aggiunto anche un sito ad hoc.

#SemprePerLaVerità: nel quarantesimo anniversario della strage di Brescia (28 maggio 1974) una campagna lunga un anno

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Si avvicina il quarantesimo anniversario della bomba di piazza della Loggia, quella che esplose il 28 maggio 1974 uccidendo otto persone e ferendone 102. In vista di questa ricorrenza, la Casa della memoria, il cinema Nuovo Eden e il gruppo indipendente Smk Videofactory hanno creato la campagna #SemprePerLaVerità, con il video per i 40 anni della strage di Brescia (1974-2014), ma non solo:

Per celebrare al meglio l’evento lungo un anno, è stato creato un logo che identificasse il quarantesimo anniversario attraverso il suo slogan più importante, “Sempre per la verità”. Un più ampio progetto di comunicazione costruito per lasciare un’immagine forte e duratura nella memoria dei bresciani e non solo, per non dimenticare i messaggi e i valori veicolati dalle centinaia di eventi che in tutta la città e provincia verranno organizzati nel corso dell’anno.

Il Nuovo Eden ha voluto condividere questo momento con una produzione video ideata e creata ad hoc, che ricordasse i tragici fatti del 1974. Un minuto e mezzo, prima di ciascuna proiezione, dedicato al ricordo, perché la memoria deve essere alla portata di tutti.

Le note di una nota casa di produzione, un flash, lo scoppio. L’immagine, che ritorna nella mente e negli occhi di chi c’era, ma anche di chi è venuto dopo, si dissolve per lasciare spazio alle carte, ai documenti. Pile di faldoni, che ancora nascondono una verità, quella verità che, sempre, si chiede a gran voce. Ed un fiore, una rosa di gerico, che sotto un’acqua lavante, consolatrice, strumentalizzata eppure a suo modo rigeneratrice, si apre. Verso la piazza di oggi, malinconicamente leggera, a ricordarci la costante e necessaria ricerca della verità. Sempre.

Il video è opera del regista Nicola Zambelli e del sound designer Vasco Fondra di Smk Videofactory.

“La tredicesima ora”: a 22 anni da Capaci, il tributo alle vittime delle mafie con la storia di Lea Garofalo e di sua figlia Denise

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Sono trascorsi ventidue anni dalla strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. E non è un caso che stasera, alle 23.05 (Rai3), si torni a parlare di mafie (non cosa nostra in questo caso, ma ‘ndrangheta) e in particolare si parli della vicenda di Lea Garofalo, uccisa a Milano il 24 novembre 2009, e di sua figlia Denise. Che la sua storia e quella di sua madre la racconterà lei stessa in un’intervista in esclusiva rilasciata alla trasmissione La tredicesima ora di Carlo Lucarelli. Ecco come viene presentata la puntata di questa sera:

La storia di due donne coraggiose, una scelta radicale. Due giovani donne, madre e figlia che si sono ribellate alla cultura della mafia: Lea Garofalo e Denise. Lea Garofalo è cresciuta in un contesto criminale. Suo fratello è un boss che gestisce gli affari di una ‘Ndrina a Milano di cui fa parte anche il padre di sua figlia e suo ex compagno, Carlo Cosco. Lea desidera per Denise, che ha avuto a soli 17 anni, una vita diversa dalla sua, senza violenza, menzogna e paura. Nel 2002 decide di collaborare con la giustizia e viene sottoposta, con sua figlia, al regime di protezione.

Lea racconta ai magistrati i loschi affari dell’ex compagno e del suo clan. Dopo aver vissuto in solitudine, sotto false identità, cambiando continuamente residenza, nel 2009 Lea esce definitivamente dal sistema di protezione sfiduciata dalle Istituzioni ed esasperata dalle continue pressioni dei Cosco. Sfugge anche a un tentativo di sequestro ma verrà attirata dal suo ex compagno a Milano con la scusa di voler parlare del futuro della loro figlia Denise.

Il 24 novembre del 2009, dopo essere stata torturata, viene strangolata da Carlo Cosco. Quel che resta del suo corpo, dopo essere stato bruciato, viene sepolto in un terreno vicino Monza. Denise, dopo la scomparsa di Lea, capisce che suo padre, con cui è andata a vivere, le sta mentendo. Con lo stesso coraggio di sua madre si reca da un magistrato rendendo possibile l’apertura delle indagini e il processo contro suo padre e i suoi complici. Da allora continua a vivere sotto protezione.

“Bologna 2 agosto… I giorni della collera”: dal 29 maggio prossimo nelle sale il film sulla strage alla stazione del 1980

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Esce il prossimo 29 maggio il film Bologna 2 agosto… I giorni della collera di Giorgio Molteni e Daniele Santamaria Maurizio. E della pellicola intanto si dice:

Il film ripercorre l’atmosfera di terrore e di follia degli anni di piombo, fino ad arrivare alla strage più efferata dal dopoguerra, quella della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 che causò la morte di 85 vittime innocenti e 200 feriti. Questa strage è una ferita aperta per la società civile e a distanza di oltre trent’anni non sono stati ancora assicurati alla giustizia i mandanti. Il film ripercorrendo lo svolgersi dei fatti vuole far rivivere le emozioni, le angosce, il terrore di quegli anni. Non ha lo scopo di svelare la verità, non spetta agli autori del film, ma vuole raccontare ai giovani i fatti affinché non dimentichino.

Una società civile, in uno Stato davvero democratico, non può fondarsi sul silenzio, sul ricatto, sul depistaggio. Uno Stato giusto dovrebbe colpire coloro che, per salvaguardare il proprio potere, hanno costretto l’Italia a pagare un tributo di sangue e di dolore senza pari. Se questo non è ancora accaduto, c’é da chiedersi quando potremo gridare ad alta voce: “Mai più”.

“Sotto controllo – Edward Snowden e la sorveglianza di massa”: il datagate raccontato nel libro di Glenn Greenwald, uno dei suoi protagonisti

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Sotto controllo - Edward Snowden e la sorveglianza di massaA proposito di datagate, per Rizzoli esce il libro Sotto controllo – Edward Snowden e la sorveglianza di massa firmato dal giornalista Glenn Greenwald che, rispetto a quanto ha già scritto da quasi un anno a questa parte, aggiunge in questo volume una serie di retroscena della vicenda:

Il primo dicembre 2012 Glenn Greenwald, giornalista americano in prima fila nella difesa delle libertà civili, riceve un’email firmata “Cincinnatus”: il suo interlocutore vuole “che le persone possano comunicare in piena sicurezza” e gli propone di dotarsi di un sistema di cifratura senza il quale “chiunque si metta in contatto con lei corre gravi rischi”. Solo così “Cincinnatus” potrà fornirgli informazioni di sicuro interesse.

Qualche mese più tardi quelle informazioni inonderanno la stampa e internet, sconvolgeranno la politica americana, chiameranno in causa Google, Facebook, Yahoo, Microsoft, Apple e scuoteranno le relazioni tra gli Stati Uniti e i principali alleati. “Cincinnatus” è Edward Snowden, un giovane informatico che ha lavorato per la CIA e la NSA, l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale, ed è disposto a rischiare l’ergastolo e forse la vita pur di rivelare al mondo il più gigantesco programma di sorveglianza di massa mai realizzato: la NSA ha obbligato le società telefoniche a fornire i tabulati delle comunicazioni tra i cittadini americani e con l’estero, ha acquisito dati dai server dei giganti dell’informatica e di internet, ha spiato leader politici, funzionari europei, aziende concorrenti di società americane, può entrare in cellulari e computer in tutto il mondo.

Greenwald racconta i primi contatti con Snowden, l’incontro in una stanza d’albergo di Hong Kong e gli scoop con cui, a partire dal 5 giugno 2013, il “Guardian” pubblica le segretissime carte della NSA, la fuga a Mosca e le implicazioni della mole di documenti portati alla luce, che dimostrano una verità ineludibile: “Il governo statunitense ha creato un sistema finalizzato alla totale eliminazione della riservatezza telematica in tutto il pianeta”. Sembra un romanzo di spionaggio, e lo è. Solo che ciò di cui si parla è successo e succede davvero, e riguarda tutti noi.

A fine maggio, inoltre, Greenwald sarà in Italia per raccontarla a voce, questa vicenda.

La tredicesima ora (RaiTre, seconda serata): Lucarelli racconta la storia di Cosimo Rega e del carcere visto dall’interno

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Questa sera, sempre in seconda serata e sempre su RaiTre, torna la trasmissione La tredicesima ora di e con Carlo Lucarelli. E questa sera raccontiamo la storia di Cosimo Rega e della vita all’interno del carcere:

La storia di Cosimo Rega è la storia di un uomo che viene condannato all’ergastolo per omicidio e associazione mafiosa: fine pena mai. I suoi crimini hanno lasciato una scia di dolore che farà male per sempre. Ma alla fine questa storia, con fatica, con sofferenza, senza facili attenuanti, si presenta come un romanzo di formazione.

Cosimo Rega – detto anche Sumino ‘o Falco, piccolo boss della Camorra di Angri, in provincia di Salerno – con la sentenza che gli infligge il carcere a vita perde tutto: la patria potestà, la patria maritale, i diritti politici. Dal fondo della sua condanna comincia un lento e duro percorso di consapevolezza. Rega non è più un boss rispettato, non è più Sumino ‘o Falco, non più il padre di due figli, né il marito di una donna coraggiosa che nonostante le enormi difficoltà gli sarà accanto per tutta la vita, è solo un ergastolano che vivrà per sempre lo squallore del carcere. Dopo un lungo e drammatico peregrinare tra i penitenziari italiani approda alla Casa di Reclusione di Rebibbia di Roma, dove grazie all’incontro con alcune persone – volontari e personale del carcere – e attraverso il lavoro, lo studio e il teatro comincia un percorso di consapevolezza e ripensamento della propria esistenza che lo porterà a rifiutare la cultura della malavita organizzata e a fondarsi una nuova identità. Cosimo sarà scelto come uno degli attori protagonisti del film dei fratelli Taviani “Cesare deve morire” – Orso d’oro nel 2012 al Festival di Berlino – che si chiude con una sua frase: “Da quando ho conosciuto l’arte, questa cella è diventata una prigione”.

Cossiga, l’omicidio di Giorgiana Masi e le sirene delle ambulanze che dovevano sentirsi ovunque, più di quelle dei carabinieri

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Giorgiana MasiQuesto brano è contenuto nel libro Piccone di Stato – Francesco Cossiga e i segreti della Repubblica, Nutrimenti, 2010

Proviamo allora a ripercorrerla la vicenda che ha portato alla morte – anzi, all’omicidio – di Giorgiana Masi. Era il 12 maggio 1977 e il Partito radicale aveva indetto una manifestazione per celebrare il terzo anniversario del referendum sul divorzio e raccogliere firme per l’abrogazione delle leggi sull’ordine pubblico. Dal 21 aprile 1977, dopo gli scontri e una sparatoria che al termine di una manifestazione portò alla morte dell’agente Settimio Passamonti, ventitré anni, nel Lazio era vietato radunarsi in piazza.

Lo aveva deciso il ministro dell’Interno Francesco Cossiga con il supporto del Partito comunista, e quando i Radicali annunciarono la loro intenzione di scendere per strada il 12 maggio gli si fece notare che esisteva un’unica eccezione prevista dal decreto del Viminale: appartenere all’arco costituzionale. A quel punto si innescò un braccio di ferro per impedire il sit-in e vennero distribuiti sul territorio della capitale circa cinquemila agenti tra polizia e carabinieri. Fu un crescendo di tensione e infine, tra le 19 e le 20, si iniziò a sparare. A restare feriti furono un carabiniere e una ragazza, mentre dalle parti di ponte Garibaldi venne uccisa Giorgiana Masi, che avrebbe compiuto diciannove anni il successivo 6 agosto.
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“La tredicesima ora” di Lucarelli: stasera la terza puntata con la storia di Isoke Aikpitanyi e della sua lotta contro la tratta di esseri umani

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Torna su RaiTre questa sera alle 23.05 la trasmissione La tredicesima ora di e con Carlo Lucarelli. La storia e la svolta di questa terza puntata sono quelle di Isoke Aikpitanyi:

Isoke Aikpitanyi è un ragazza nigeriana, di Benin City, che decide di lasciare la sua famiglia per cominciare una nuova vita in un paese europeo. Il suo è il sogno di una vita normale: un lavoro, una casa e anche la possibilità di aiutare la famiglia. Ma la scelta di partire si rivela una trappola. Isoke si ritrova a Torino di notte, sola e spaventata. Ad attenderla, una donna del suo paese dall’aspetto gentile che ben presto si rivela uno dei suoi aguzzini. Isoke deve prostituirsi. Notte e giorno, sette giorni su sette, in stato di gravidanza o subito dopo un aborto. La ragazza subisce una inaudita violenza fisica e psicologica. Isoke e le altre sono ricattate e minacciate di morte insieme alle loro famiglie. Devono restituire i soldi del viaggio e per la permanenza in Italia.

Isoke, dopo anni di sofferenze, decide di ribellarsi e scappare. Con l’aiuto di un italiano, che poi diventerà suo marito, e insieme ad altre persone fonda un’associazione che si occupa di assistere le vittime della tratta. Il progetto “La ragazza di Benin City” sembra portare ad una conclusione a lieto fine, ma come Isoke, sulla strade italiane, ci sono migliaia di donne vittime del traffico di essere umani.

Nelle due puntate precedenti abbiamo raccontato le storie di Yvan Sagnet, che ha dato vita alla rivolta dei braccianti di Nardò (video integrale), e di Catello Maresca, il magistrato che ha stroncato la latitanza durata 16 anni del boss casalese Michele Zagaria (video integrale).

“Storia delle spie”: da Odoya il libro di Paul Simpson che parte dagli anni della guerra fredda e arriva al Datagate

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Storia delle spie di Paul SimpsonEsce oggi un libro che mi ha offerto due opportunità. La prima è di collaborare per la prima volta con una casa editrice che ho sempre stimato, Odoya, per la qualità del suo catalogo. La seconda è di poter introdurre e integrare con un capitolo conclusivo sul Datagate (dato che il testo è uscito in lingua originale nel gennaio 2013) il lavoro di Paul Simpson, uno degli autori del sito Sci-Fi Bulletin. Il libro, che sarà in libreria il prossimo 30 aprile, si intitola Storia delle spie e parte dalla guerra fredda:

Dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi il mondo è cambiato profondamente e con esso anche l’arte dello spionaggio. Paul Simpson ci racconta come le spie abbiano reagito alle nuove minacce internazionali e cosa sia cambiato, sia sul piano tecnologico che su quello strategico in ambito bellico durante gli ultimi cinquant’anni.

Gli affascinanti dettagli delle vere vite delle spie, da quelle più famose a quelle che nell’ombra, da ogni lato della Cortina di ferro fino alle ultime operazioni segrete della guerra al terrore, hanno influito sulle scelte dei governi. Unico nel suo genere, il libro arricchisce questa panoramica sul moderno spionaggio con la descrizione degli aspetti tecnici dell’intelligence e con precisi approfondimenti su operazioni compiute nel corso dei maggiori conflitti internazionali.

Le vicende personali delle singole spie rendono il libro emozionante e da leggere tutto d’un fiato; attraverso congegni, trappole e omicidi, Paul Simpson ci guida alla scoperta delle verità celate dietro agli uomini che hanno nutrito il comune immaginario, da George Smiley a Jason Bourne.

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Studenti bolognesi a Bolzano per “2 agosto 1980: non c’ero, ma so”, presentato al Festival delle Resistenze contemporanee

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Sarà presentato in anteprima domani, 25 aprile, al Festival delle Resistenze contemporanee di Bolzano il lavoro realizzato dagli studenti della 3AM dell’istituto tecnico bolognese Belluzzi-Fioravanti, lavoro realizzato sotto il coordinamento dell’associazione Piantiamolamemoria. È un file audio, progettato e realizzato come una trasmissione radiofonica, e si intitola 2 agosto 1980: non c’ero, ma so: come ragazzi la cui nascita era ancora parecchio là da venire hanno interpretato i fatti della strage alla stazione di Bologna. Dunque, chi fosse a Bolzano domani, faccia un salto all’evento inserito nel programma con il titolo Confronto e sintesi di 5 progetti dedicati alla memoria e ai giovani. L’appuntamento è alle 10 in piazza Matteotti.