Televisione e terzo reich: strumenti di propaganda

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Un documentario sulla storia della televisione durante il terzo reich. A recuperarlo è stato il regista Michael Kloft, già autore di altre opere ambientate nello stesso periodo storico, e il video è disponibile online. Scopo di questa produzione, come si legge nella sua presentazione, è quello di dimostrare che la “marcia trionfale” della televisione nella vita pubblica non è iniziata negli Stati Uniti durante gli Anni Cinquanta, ma risale a due decadi precedenti. Adesso Spiegel TV ha recuperato il materiale filmico (che tra l’altro comprende immagini del congresso di Norimberga del ’36 del partito nazionalsocialista e la visita di Mussolini a Berlino del ’37), interviste a personaggi come Albert Speer, Robert Ley e Heinrich George e ha preso in considerazione diversi generi. Infatti:

The entertainment programs are particularly curious. Cabaret artists are featured – alongside singers extolling the virtues of the “brown columns of the SA and SS.” This documentary by Michael Kloft will reveal a rare and intriguing view of the Third Reich, one far removed from the propagandistic presentations of Leni Riefenstahl & Co. and the weekly cinema newsreel, yet no less ideologically slanted. This is Nazi Germany expressed in an aesthetic medium that we ourselves have only really known since the ‘fifties.

Anarchia, movimenti sociali e affinità: un testo di Richard Day

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Gramsci è morto - Dall'egemonia all'affinitàIl testo che segue si intitola Seattle, l’anarchismo e i mass media ed è l’introduzione del libro Gramsci è morto – Dall’egemonia all’affinità del sociologo Richard J.F. Day (Eleuthera, 2008, traduzione di Roberto Ambrosoli) attraverso cui l’autore “esamina a livello globale – con un occhio attento al «laboratorio Italia» – le tante e originali forme di organizzazione autonoma, dando una nuova lettura dell’anarchismo”.

Per la maggior parte dei nordamericani, le proteste anti-OMC di Seattle, alla fine degli anni Novanta, hanno segnato il punto in cui una nuova militanza è prepotentemente emersa alla superficie di una struttura politica liberal-democratica altrimenti serena. A quel tempo vivevo a Vancouver, British Columbia, e all’ultimo momento avevo deciso di non andare a Seattle. Una delle solite proteste, mi dicevo, e per di più avrei dovuto fare cinque ore di autobus, tra andare e tornare. Comunque, a un certo punto della giornata ho acceso la televisione, tanto per vedere cosa stava succedendo, e sono rimasto affascinato e sorpreso dalle ormai famose immagini dei giganteschi cortei, dei blocchi stradali, delle squadre anti-sommossa sparse dappertutto, delle nubi di gas lacrimogeno che annebbiavano la scena. Su quello che sembrava lo spettacolo di un altro mondo si è sentita la voce di un reporter locale che si trovava lì in strada:

Inviato: «Qui ci sono delle persone che vanno avanti e indietro… beh, non proprio avanti e indietro, sembrano organizzati. Non so chi sono, sono tutti vestiti di nero, con cappucci neri e bandiere nere… bandiere nere e basta, senza niente sopra».
Presentatore: «Bandiere senza niente sopra?».
Inviato: «Proprio così, tutte nere».
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La storia di Alceste Campanile – Prima parte

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Alceste CampanileSuddivisa in due post, la storia di Alceste Campanile è andata incrociandosi a quella di Carlo Saronio su cui si basa il prossimo libro in uscita a novembre, “Pentiti di niente” (più avanti ulteriori informazioni, al momento si è ancora in fase di impaginazione). Tangenziale alla vicenda dell’ingegnere milanese sequestrato a Milano nel 1975, vi si intreccia a causa delle parole di sedicenti collaboratori di giustizia, ma si scoprirà – almeno questo – che la fine del militante di Lotta Continua di Reggio Emilia con il caso Saronio davvero non c’entrava nulla.

L’omicidio di Alceste Campanile, avvenuto il 12 giugno 1975, è rimasto per quasi venticinque anni un mistero che a un certo punto si è innestato sul caso del sequestro e dell’assassinio di Carlo Saronio. Oggi è un mistero che, a meno di risultanze processuali che cambino le carte in tavola in appello e in cassazione, sembra essere stato chiarito e non c’entrare nulla con la sorte dell’ingegnere milanese. Anche se sulla vicenda specifica rimangono dubbi. Dubbi sulla matrice dell’omicidio: per la giustizia, frutto di un litigio improvviso con un reo confesso che se n’è addossato la responsabilità; per la famiglia, che sottolinea una serie di lacune nell’indagine, originato e consumatosi negli ambienti dell’estrema sinistra reggiana.

Ma come accade che i due casi a un certo punto si incrocino? Per capirlo occorre ripercorrere la vicenda dall’inizio. Siamo nel cuore dell’Emilia Romagna, provincia di Reggio, sono le undici di sera, l’estate è ormai incombente, e una coppia sta percorrendo in auto la strada provinciale che da Montecchio porta a Sant’Ilario. Lei a un certo punto chiede al marito di fermarsi, non si sente bene e meglio che scenda e faccia quattro passi. Ma appena la donna mette piede nel campo a lato della carreggiata, si imbatte in una specie di fagotto: è il corpo di un uomo, un giovane, che giace supino ed è sdraiato sopra il braccio destro ritorto dietro la schiena. Sopra la camicia indossa un giubbotto di tela leggera e su di esso è chiaramente visibile una macchia di sangue provocata da un proiettile che gli si è piantato in un polmone. Porta anche un paio di occhiali da sole che si sono spostati sulla fronte: sotto di essi c’è un secondo foro, largo, un foro d’uscita perché qualcuno gli ha sparato alla nuca.
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L’arte “viscerale” dell’australiano Mark Powell

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Mark PowellMondi dell’altrove in miniatura dove l’arte si fa (letteralmente) viscerale, per citare un altro appassionato al genere, Andrea Bonazzi. Quelli che si vedono rappresentati per immagini sono micro universi dai dettagli straordinari, accuratissimi e maniacali: li ricostruisce dalla solitudine delle “lunari periferie sud orientali” di Melbourne – o almeno così viene raccontato – l’artista australiano Mark Powell: sono rievocazioni di una vita di prigionia dalle atmosfere medievali scandita da miseria, tortura ed esseri mostruosi, tanto da sembrare vicende e personaggi contenuti in istoriazioni di qualche edificio dell’età di mezzo. Su Flickr Powell ha raccolto altri scatti che ritraggono questi mondi e li ha suddivisi in diversi set.

Somalia: ancora nessuna notizia dei giornalisti rapiti

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Accade ancora a Mogadiscio. Ne parla (tra i pochissimi ad aver riportato l’informazione) Reporter Senza Frontiere. Sono tre giornalisti: una reporter canadese e due fotografi, uno australiano e un altro somalo. Con loro c’è anche l’autista. E ancora se ne ignorano i motivi.

Amanda Lindhout, basée à Bagdad, et Nigel Brennan étaient arrivés en Somalie le 20 août. Accompagnés de leur collègue somalien Abdifatah Mohammed Elmi, qui leur sert d’interprète, et de leur chauffeur, les journalistes ont quitté leur hôtel de Mogadiscio dans la matinée du 23 août pour se rendre au camp de réfugiés d’Afgoye, à une vingtaine de kilomètres à l’ouest de la capitale somalienne. D’après les informations de l’Union nationale des journalistes somaliens (NUSOJ), l’organisation partenaire de Reporters sans frontières en Somalie, l’équipe de reportage est tombée dans une embuscade à son retour à Mogadiscio, au kilomètre 13. Le personnel de l’hôtel a donné l’alerte, ne voyant pas revenir les journalistes comme prévu.

Comportamento umano e percezione: come la vedono gli analisti

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Psychology of Intelligence AnalysisUna raccolta di articoli e saggi usciti tra il 1978 e il 1986 a cui si aggiungono testi più recenti e aggiornamenti su informazione, psicologia cognitiva e percezione. Il libro si intitola Psychology of Intelligence Analysis, è stato scritto da Richards J. Heuer Junior ed è interamente online (qui si può scaricare il pdf) dal sito della CIA, proprio quella il cui acronimo sta per Central Intelligence Agency. Il linguaggio è effettivamente semplice (nella prefazione si dice infatti che è stato svolto un lavoro di editing per trasformare rapporti a uso esclusivo degli analisti in letture più divulgative) e risulta in alcuni passaggi particolare capire come si lavora sul comportamento umano per tentare di modificarlo (anche se nel volume di parla di miglioramento).

H.P. Lovecraft e la lapide da non fotografare

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H.P. Lovecraft's graveMentre c’è chi si chiede se le prime immagini di Topolino siano ancora effettivamente protette da diritto d’autore malgrado il Sonny Bono Copyright Act, BoingBoing riporta la storia di un divieto piuttosto particolare. Praticamente accade questo: la scrittrice Caitlin R. Kiernan va con un amico allo Swan Point Cemetery di Providence, dove è sepolto H.P. Lovecraft, ne fotografa la tomba (come pare sia stato fatto da moltissime altre persone) e pubblica l’immagine. Ma viene contattata dai responsabili della sicurezza del mausoleo che le dicono di levare gli scatti: il regolamento del cimitero lo vieterebbe. Lei tra lo stupito e l’annoiato protesta e non ottempera. E allora sono insulti e minacce. Strana storia davvero.

Tra fumetti e fantascienza: i germi del cambiamento

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Seeds of ChangeSi inizia con una prima segnalazione: 10 Great Webcomics You Should Not Share With Your Kids. Parola di Patrick Orndorff per la rubrica Geekdad di Wired. E poi la seconda. Sembra da condividere eccome invece l’antologia di fantascienza in uscita in queste settimane e curata da John Joseph Adams. Si intitola Seeds of Change. Qui la presentazione in cui si legge:

Imagine the moment when the present ends, and the future begins – when the world we knew is no more and a brave new world is thrust upon us. Gathering stories by nine of today’s most incisive minds, “Seeds of Change” confronts the pivotal issues facing our society today: racism, global warming, peak oil, technological advancement, and political revolution.

Biblioteca digitale europea tra disponibilità di opere e diritto d’autore

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Via Giulio Mozzi arriva la segnalazione dell’articolo L’Europe aura sa bibliothèque numérique, comparso su Le Monde.

Un prototipo della futura biblioteca sarà reso disponibile in novembre. Gestito dalla Biblioteca nazionale dei Paesi Bassi (Koninklijke Bibliotheek), il portale, battezzato «Europeana», permetterà in un primo tempo l’accesso a circa due milioni di documenti (libri, quadri, fotografie, opere musicali, film) tratti dalle istituzioni culturali dei Ventisette. Il numero dovrà superare i sei milioni nel 2010, quando la messa i rete delle collezioni digitalizzate di tutta l’Unione diventerà operativa al cento per cento […]. Il portale europeo permetterà inizialmente di accedere alle opere di pubblico dominio. Una delle principali difficoltà del progetto, constata la Commissione, sarà quella di rendere disponibili opere sottoposte al diritto d’autore. Sono in corso discussioni per trovare delle soluzioni, che potrebbero prendere la forma di accordi sulle condizioni di diffusione o di link verso siti gestiti dai titolari dei diritti.

Qui il comunicato stampa e qui invece un post in proposito su BooksBlog.it. Infine il sito ufficiale della Europeana.

Evangelisti e la cultura “altra”, in attesa del silenzio

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Storia informale dei centri sociali bolognesi intitolata Una cultura “altra”, in attesa del silenzio (nel link a fianco nella sua stesura originale, sul giornale cartaceo ne è uscita una versione più breve) e raccontata da Valerio Evangelisti sul Manifesto del 13 agosto e su Carmilla. Che scrive:

Fino a poco tempo fa, tutti questi centri sociali erano spesso in lite tra loro. La politica della terra bruciata di Cofferati – fatta di demolizioni e di chiusure d’autorità, lasciando fosse insensate dove c’era qualcosa di vivente – li ha quasi costretti a compattarsi. Non davano fastidio solo per le attività culturali, di cui la giunta comunale se ne frega altamente, ma anche per il loro attivismo politico antagonista. Manifestazioni contro i CPT, antirazziste, antifasciste, contro la guerra, contro la discriminazione sessuale. Troppo, per un municipio che vagheggia grandi opere in centro e periferie silenziose. Dunque si butti giù, si demolisca. Poco importa che i centri sociali paiano – faticosamente – prefigurare ciò che dovrebbe essere la sinistra. Noi si è una variante moderata della destra. O no?
Partano dunque le ruspe, e torme di vigili urbani finalmente armati come si deve. Attualmente i centri sociali garantiscono concerti, presentazioni di libri, spettacoli teatrali, rassegne di cinema quasi ogni giorno. Non se ne può più. Il cittadino medio bolognese ne ha le scatole piene. Non riesce nemmeno a contare, causa il rumore, quanto denaro ha estorto oggi a uno studente per un posto letto. Bisogna finirla. Non ci è riuscito Guazzaloca? Non ci sono riusciti i fascisti? Ci riuscirà Cofferati. Prima o poi, si spera, regnerà su Bologna il silenzio totale. Così confortevole.