- Bernardo Parrella, “Sequestro preventivo” per The Pirate Bay in Italia
Da Wikinotizie: Il più ampio e noto motore di ricerca di file .torrent, The Pirate Bay, ha postato sul suo blog un comunicato rivolto agli italiani in cui annuncia che la procura di Bergamo ha «ordinato il blocco del dominio e dell’IP per tutte le richieste provenienti dall’Italia». Il comunicato rivolge critiche durissime al sostituto procuratore che ha firmato l’ordinanza, Giancarlo Mancusi … già noto nella battaglia contro i .torrent per aver chiuso colombo-bt, uno dei riferimenti italiani per gli utenti BitTorrent. (Leggi l’articolo integrale).
Da Repubblica.it: Il sequestro di The Pirate Bay avvenuto questa settimana, ha caratteri eccezionali e apre rischi inediti per l’internet italiana … Anche se Pirate Bay non contiene file pirata, consente di trovarli (fa come da ponte tra gli utenti che li posseggono) e quindi è accusato di facilitare la pirateria. La vicenda ha sollevato molte polemiche, su vari siti anche internazionali, perché è la prima volta che The Pirate Bay viene bloccato in un Paese. (Leggi l’articolo integrale)
Author: Antonella
Jasmina Tesanovic: «Il “mio vicino” Radovan Karadžic»
StandardSi diceva giusto pochi giorni fa che un criminale di guerra sarà pure stato ricercato ovunque, ma che fino alla cattura ha vissuto a Belgrado, nel posto più ovvio. L’intervista che Jasmina Tesanovic ha concesso a Luigi Milani e che è stata pubblicata su Peacelink.it racconta anche questa storia estendendosi alla sorte di altri personaggi che durante il conflitto nei Balcani si sono macchiati di reati gravissimi. Nel testo, intitolato Il “mio vicino” Radovan Karadžic, si legge infatti che:
Karadžić, psichiatra e poeta, forse è stato persino tuo vicino di casa durante la sua latitanza…
«Non è il primo, a essere stato mio vicino di casa. Biljana Plavšić, presidentessa della RS (Republika Srpska) dopo che Karadžić si era ritirato dalla politica, ora in prigione dopo la condanna dell’Aja, viveva anche lei vicino a me. Il generale più importante di Milošević, Nebojsa Pavkovic, responsabile dei raid in Kosovo – anche lui adesso all’Aja -, e poi un altro personaggio della Republika, Aleksa Buha, che secondo me non è stato arrestato perché ormai lavora per l’Aja. Tutto questo poi succede vicino alla Corte Speciale per i crimini di guerra di Belgrado, dove ho seguito il processo agli Scorpioni, autori del genocidio di Srebrenica in Kosovo… Io non so dove vivesse in realtà Karadžić, pare si spostasse di frequente… so solo che vicino casa mia, in un ristorante dove vado regolarmente a mangiare, a un certo punto hanno proibito l’ingresso a Natasa Kandic, la donna grazie alla quale sono stati istruiti tutti questi processi di guerra. Allora mi sono guardata intorno, e ho visto facce di criminali di guerra sui muri, i loro avvocati seduti ai tavoli. Bene, posti così esistono a Belgrado, i libri di Radovan Karadžić si vendono liberamente… quindi questo personaggio, Dragan Dabic, il suo alter ego, faceva parte della nostra vita quotidiana; probabilmente lui stesso andava alle manifestazioni pubbliche a favore di Radovan Karadžić».
Mogadiscio, la città diventata la “Baghdad d’Africa”
StandardNel Corno d’Africa la guerra prosegue e il bilancio delle vittime pure con l’ultimo, gravissimo episodio che ha colpito un gruppo di donne. Il giornalista Matteo Fagotto firma per PeaceReporter un articolo, Somalia, il vicolo cieco, in cui si fa il punto dei risultati (inesistenti) degli accordi di pace, delle violazioni della tregua e dei giochi politici che non stanno portando ad alcuno sbocco un conflitto che prosegue praticamente dal 1991 senza che sia stato scalfito da nulla, missioni ONU comprese. E scrive l’autore del pezzo:
Nel marasma generale, la crisi umanitaria continua, acuita dal fatto che alcuni recenti attacchi contro operatori di Ong e organizzazioni internazionali hanno costretto le agenzie a ridurre gli aiuti. Le ultime cifre fornite dall’Onu parlano di almeno 8.000 morti dal gennaio 2007, data dell’inizio della rivolta delle Corti, e di un milione di sfollati solo a Mogadiscio. “Non credo più alla pace in questa città”, continua la nostra fonte. “L’unica speranza è che arrivi una forza di pace seria e numerosa”. Al momento a Mogadiscio sono presenti solo 1.500 uomini forniti dall’Unione Africana. Troppo pochi per assicurare la pace nella Baghdad d’Africa.
“Freaks” sotto pubblico dominio disponibile su Archive.org
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Freaks (qui la scheda su IMDB) è uno splendido film del 1932 e sicuramente è anche una pellicola strana: di fronte alle macchine da presa di Tod Browning, il regista, hanno infatti recitato veri “freak”, persone con deformità fisiche, che raccontano in una modalità mista a metà tra il grottesco, l’horror e il dramma, la vita in un circo, una vera e propria corte dei miracoli, svelando ciò che accade quando il pubblico se ne va tornando alla propria normalità e gli artisti invece restano con la propria diversità.
Ora il film è diventato di pubblico dominio e da qualche giorno è disponibile su Archive.org: può infatti essere visto online, in streaming oppure essere scaricato in formato mpeg4. Per cui volesse approfondire le modalità di rilascio, qui il testo pubblicato sul sito di Creative Commons.
La situazione dei rom italiani raccontata su Global Voices
StandardE a proposito di fattacci, Bernardo torna a scrivere su Global Voices di storie italiane. Come nel caso dell’articolo A National Registry for Roma People? e segnala in conclusione:
Finally, just one of the many initiatives supporting the Roma people struggle: Immigrazione Oggi, a video website in nine languages for foreigners living in Italy, launched a “Campaign against prejudice towards Roma people” mostly based on a video [it] showing images of ordinary Roma citizens at work.
I diari di George Orwell riproposti attraverso un blog
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I diari dell’autore del romanzo 1984 pubblicati su web sotto forma di blog. L’iniziativa si chiama Orwell Diaries, è opera dell’Orwell Prize e qui si possono trovare maggiori informazioni. Tra cui:
From 9th August 2008, you will be able to gather your own impression of Orwell’s face from reading his most strongly individual piece of writing: his diaries. The Orwell Prize is delighted to announce that, to mark the 70th anniversary of the diaries, each diary entry will be published on this blog exactly seventy years after it was written, allowing you to follow Orwell’s recuperation in Morocco, his return to the UK, and his opinions on the descent of Europe into war in real time. The diaries end in 1942, three years into the conflict.
Ne viene fuori – prosegue la presentazione – un lato poco noto dello scrittore dedito alla natura, ma emergono anche le riflessioni politiche che poi lo hanno portato a scrivere i suoi celebri romanzi (via BB).
Incubi nucleari: reportage sugli effetti a vent’anni da Chernobyl
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Reportage a doppia firma: quella del fotografo Robert Knoth e della giornalista Antoinette De Jong. Si intitola Nuclear Nightmares: Twenty Years Since Chernobyl, è diventato anche un libro pubblicato con il sostegno di Greenpeace e dell’Unicef Olanda e documenta, a partire dalla primavera 1999, gli effetti delle radiazioni dopo l’esplosione del 1986 in Bielorussia, in Kazakistan, in Ucraina, sugli Urali e in Siberia. Da qui si può partire per vedere la galleria di immagini sopra le quali sono riportate lunghe didascalie che le spiegano. Inoltre qui si possono leggere alcune opinioni dei lettori. Per ulteriori informazioni su quanto fotografato e descritto dai due giornalisti si veda, tra i link riportati in coda alla pubblicazione, Half Life – Living with the effects of nuclear waste di Greenpeace.
Due canali web TV “trasmettono” sotto Creative Commons
Standard- Parker Higgins, New Channels: Free Culture TV and Yes, We’re Open:
Today I’m unveiling two brand new channels to the Miro guide. Without further ado, I present Free Culture TV and Yes, We’re Open! Free Movies, Music Videos and TV. The goal of these channels is to showcase interesting and entertaining material from all over the internet that’s been released under open licenses. Free Culture TV is more specialized, and will contain programming from the Free Culture movement: documentaries, lectures, or short films that address the struggle against a permissions-based society. Yes, We’re Open! will have all kinds of entertainment, from feature length movies to documentaries, shorts, music videos, and anything else you can imagine, all openly licensed.
La marcia più lunga: a Washington per sostenere ambiente e nativi
StandardBernardo Parrella, dopo la parentesi italiana di inizio luglio, è tornato negli Stati Uniti e ha ripreso il suo lavoro per Global Voices. E non solo come coordinatore del team di traduttori, ma anche come autore. Nei giorni scorsi, infatti, sul sito in inglese è uscito il suo reportage USA: Longest Walk 2 for Native Americans rights, marcia che, in un coast to coast pacifista, è arrivata a Washington dopo essere partita in febbraio da San Francisco per portare un manifesto di trenta pagine in cui chiedere al Congresso provvedimenti relativi a cambiamenti climatici, sostenibilità ambientale, protezione dei siti sacri e azioni per l’autodeterminazione e la salute dei nativi americani. E aggiunge Bernardo:
Despite the lack of coverage in the mainstream media (in the US and elsewhere), the event was a successful community effort and revealed an effective use of citizen media. In fact, its main website provides plenty of information, including hundreds of photos and dozens of videos […]. Particularly touching the Voices from the Walk section, with so many posts providing a vivid, first-hand description of daily matters, personal struggles and achievements, along with participants’ interviews, political statements and much more.
Ancora Ciudad Juarez: prova di forza fra stato e bande criminali
StandardAncora Ciudad Juarez, la città messicana del femminicidio che di fatto in materia non sembra limitarsi a un solo genere. Riporta infatti PeaceReporter:
Non si ferma la violenza nel nord del Messico, ai confini con gli Usa. Fonti di polizia di Ciudad Juarez fanno sapere che cinque persone, fra loro Salvador Barreno, direttore di un carcere della città, sarebbero state uccise in quella che sembra sempre più una prova di forza fra lo Stato centrale messicano e le bande criminali legate ai narcotrafficanti. Tra febbraio e marzo il presidente Felipe Calderon aveva inviato nella zona 2.500 nuovi agenti di polizia nella sparanza di porre un freno alle violenze e agli omicidi.
Ciò che sta avvenendo a contorno (o, meglio, a complemento) dei crimini consumati in quella regione del centro americana sempre più terra di nessuno viene raccontato bene in due libri giù segnalati: La città che uccide le donne di Marc Fernandez e Jean-Christophe Rampal e Ginocidio – La violenza contro le donne nell’era globale di Daniela Danna.