Così morì Pasolini: lunga ricostruzione su Micromega

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Così morì Pasolini, lunga retrospettiva di Gianni Borgna e Carlo Lucarelli pubblicata su Micromega, prova a ipotizzare un percorso, un filo logico, che aiuti a comprendere la morte del poeta e scrittore contestualizzandolo all’interno di ricostruzioni contraddittorie, accuse nebulose, eventi storici solo apparentemente slegati, violenza politica e libri a rischio. E si legge:

La nostra è un’ipotesi. Se ne possono fare anche altre. Quel che è certo è che solo così si può spiegare logicamente e razionalmente quel che accadde quella maledetta notte all’Idroscalo. Solo così si può cominciare a dare un volto, se non un nome, agli «ignoti» di cui parlò la sentenza di primo grado.
Se si trattò di un delitto politico in senso lato, di un delitto «semplicemente politico», questi ignoti potrebbero anche essere delle persone che magari volevano soltanto rapinare Pasolini, o «punirlo» per la sua omosessualità e anche, forse, per la sua fede politica. Ma Pasolini, che era forte e coraggioso, si difese e allora il pestaggio degenerò in un massacro. È possibile, ma non del tutto convincente. Non è convincente, in particolare, tutta quella ferocia spinta fino alle estreme conseguenze nei confronti di un uomo che a quei ragazzi poteva persino essere molto utile. Se, invece, si trattò di un delitto politico in senso stretto, di un delitto «complessamente politico», allora è più probabile che i killer fossero dei veri professionisti, che rispondevano a un preciso mandato.

(Via Lipperatura.)

Matt Ficner: il progetto dei pupazzi rock che mettono i brividi

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Matt Ficner è un artista canadese che declina il suo talento in modo eterogeneo: dalla musica alla scrittura, dal design alla scultura fino alla fotografia. E poi gli viene un’idea che, una volta concretizzata, si chiama Dusty Zombies: a Creepy Puppet Project. Quasi più uno sfogo dopo un periodo di superlavoro, ma anche una dimostrazione delle sue qualità creative e delle sue abilità tecniche. E così capita che una canzone degli Scorpions diventi un video in cui a esibirsi sono i non morti che non solo sfoderano proprietà canore, ma suonano facendo di deterioramento fisico virtù. Grottesco e geniale (via BoingBoing).

“Riaprire il fuoco” non diffama gli editori a pagamento

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Ettore Bianciardi, per aver avviato sul blog Riaprire il fuoco insieme a Marcello Baraghini una campagna contro gli editori a pagamento, si era beccato una querela (si veda qua la promessa di rappresaglie legali che aveva preceduto la citazione dell’inverno scorso). La “colpa” che si imputava a Ettore era questa: l’aver fatto notare che se si fa editoria a pagamento occorre dichiararlo subito, fin da quando si promuovono le proprie iniziative, e non dopo, quando ci si trova di fronte a un potenziale autore. Insomma, fatto sta che Ettore si deve cercare un avvocato, investire tempo e soldi per collaborare alla costruzione della propria difesa e presentarsi davanti al giudice. Che però non solo dà torto al querelante, ma dimostra che nelle affermazioni dell’autore bolognese non c’e’ proprio nulla di male. Infatti:

Il Filo, per deontologia professionale, dovrebbe precisare nei propri costosi annunci, che la eventuale (anzi certa) pubblicazione avverrà solo dietro pagamento da parte dell’autore. Non sono solo io a dirlo, da mesi ormai, ma lo conferma, con recente sentenza anche il Tribunale Civile di Bologna. Al Tribunale di Bologna si era rivolta la casa editrice Il Filo, nel gennaio scorso, chiedendo di intimare al sottoscritto la cancellazione dal proprio blog (questo che state leggendo) di tutti gli scritti aventi come oggetto l’attività della casa editrice stessa. La giustificazione di un provvedimento così severo (si può dire cinese?) stava nel fatto che tali scritti erano palesemente falsi e fortemente lesivi dell’immagine e degli interessi de Il Filo. Il Tribunale di Bologna ha respinto il ricorso de Il Filo, sostenendo che la stessa Casa Editrice non è riuscita a dimostrare falsa alcuna delle affermazioni che si trovano su questo blog.

Ettore ha messo a disposizione su web anche l’ordinanza in formato pdf.

Balcani: i mandati degli scorpioni e il racconto della dissidente

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Con l’arresto di Radovan Karadzic, Crimeblog dà spazio a Jasmina Tesanovic, scrittrice e attivista serba, e al suo libro Processo agli scorpioni, cronaca del procedimento contro i responsabili materiali del massacro di Srebrenica di cui si parlava pochi giorni fa (peraltro l’autrice raccontava ben prima degli organi di stampa “ufficiali” che Karadzic continuana a vivere a Belgrado indisturbato). E nel post di Crimeblog si legge:

Quale fu la particolarità del processo agli scorpioni? Che per la prima volta esistevano delle prove video di un massacro con torture. Sì, perché: “Il primo giugno del 2005 avvenne qualcosa che scosse finalmente le coscienze intorpidite: una testimonianza inequivocabile di come si fossero svolte le cose dieci anni prima a Srebrenica. Un filmato di pochi minuti mostrava l’esecuzione a freddo, dopo maltrattamenti e torture, di sei prigionieri musulmani, per lo più minorenni, da parte delle truppe paramilitari serbe chiamate ‘Skorpion'”. Dalla prefazione di Luca Restello.

Il libro della scrittrice serba è davvero un ottimo strumento per capire cosa fu non solo quel tragico episodio, ma qual era il clima più generale, a iniziare dal disinteresse delle forze internazionali schierate in quegli anni nel Balcani.

The Believer 2: alcuni contributi dalla cultura americana

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E ancora per ISBN esce un libro che contiene anche una traduzione che ho curato. Il libro si intitola The Believer 2 – Altri contributi interessanti dalla cultura americana, gli autori sono molteplici e il saggio che ho tradotto è “Artilingua: l’arte di costruire nuovi linguaggi” di Annalee Newitz, già “conosciuta” con Fingiamo di essere morti. Queste le tematiche che affronta il volume:

The Believer è un mensile letterario americano fondato da Heidi Julavits, Vendela Vida e Dave Eggers nel 2003. Il titolo di lavorazione era The Optimist. Nel suo manifesto si dichiara: «La lunghezza non è un problema. Ci concentreremo su autori e opere che ci piacciono. Daremo a persone e a libri il beneficio del dubbio». Nelle pagine del Believer si alternano brevi saggi, interviste, recensioni varie (di bambini, luci, attrezzi, motel, e a volte anche di libri), in cui si parla, tra l’altro, del primo gruppo della storia veramente rock, di una fiera delle action figures, di come non diventare troppo famosi, di giochi di società e di insurrezioni. The Believer continua a raccogliere il meglio delle intelligenze d’America. Inoltre è sempre più ricco di illustrazioni fichissime. Di questo meglio Isbn ha scelto il meglio del meglio, in tre volumi. Questo è il secondo.

Guardian: il G8 e la sospensione della legge

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Nick Davies, giornalista del britannico Guardian, scrive un lungo resoconto a proposito dei fatti del G8 del 2001. L’articolo si intitola The bloody battle of Genoa (ed è corredato da un’intervista audio a una vittima dei pestaggi, Jon Dennis, che si fece anche un paio di giorni di coma) e tra tutto quello che è uscito in questi giorni sui fatti di sette anni fa, tra sentenza di Bolzaneto e richieste di condanna per la Diaz, dare un’occhiata a ciò che all’estero si dice su quei fatti è utile. Fuori da ogni ironia, sarebbe auspicabile che ci fossero risposte alle domande che Leonardo pone nel post Passa la Storia, fai ciao con la manina, ma rimane il fatto che le dichiarazioni di chi le prese senza neanche sapere perché rimangono la fonte principale a cui attingere (almeno fino a ora). E in proposito ecco quanto si conclude oltre Manica:

Fifty-two days after the attack on the Diaz school, 19 men used planes full of passengers as flying bombs and shifted the bedrock of assumptions on which western democracies had based their business. Since then, politicians who would never describe themselves as fascists have allowed the mass tapping of telephones and monitoring of emails, detention without trial, systematic torture, the calibrated drowning of detainees, unlimited house arrest and the targeted killing of suspects, while the procedure of extradition has been replaced by “extraordinary rendition”. This isn’t fascism with jack-booted dictators with foam on their lips. It’s the pragmatism of nicely turned-out politicians. But the result looks very similar. Genoa tells us that when the state feels threatened, the rule of law can be suspended. Anywhere.

Scrittori e gli echi della rete: Gaiman e gli altri

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Roberto Laghi su Booksblog riprende l’articolo di Gaia Bottà a proposito del fatto che Regalare libri fa vendere libri. E racconta l’esperienza di Neil Gaiman raccontando che:

[Gaiman] ha fatto un esperimento di cui ha reso disponibili i risultati: dopo aver fatto scegliere ai suoi lettori quale, tra i suoi libri, pubblicare online, ha riscontrato che le sue vendite in libreria sono aumentate da quando è stato possibile sfogliare e leggere il testo (si tratta di American Gods) su Internet. Non solo una politica di marketing che offre assaggi dei libri, ma spesso un vero e proprio nuovo modo di concepire il mercato librario, il rapporto con i lettori e, soprattutto, la circolazione della conoscenza e delle opere intellettuali. E non c’è bisogno di andare all’estero per vedere come questo approccio paghi, basta dare un’occhiata a quello che i Wu Ming fanno da anni in Italia.

E non si tratta degli unici casi: si vedano le esperienze dello scrittore d’origine canadese Cory Doctorow (qui la sua biografia), di Charles Stross, degli autori italiani contenuti nella Biblioteca Copyleft de iQuindici o di blog come Singloids.com. Solo per citarne alcuni.

Diritto d’autore, SIAE e le sperimentazioni in corso

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L'alternativa del copyleftDal materiale preparato per un corso recentemente concluso e rispondendo ad alcune domande in merito a diritto d’autore, SIAE e Creative Commons, riassumo alcuni punti che affrontano queste tematiche e che sono stati spesso oggetto di domande. La legge sul diritto d’autore dice che il diritto d’autore (morale e patrimoniale) si applica a qualsiasi opera dell’intelletto senza che per il suo riconoscimento sia dovuta qualsiasi altra azione: la registrazione SIAE (così come qualsiasi altra registrazione) non è infatti obbligatoria per il riconoscimento di diritti morali e patrimoniali sull’opera. Infatti l’articolo 2576 del codice civile dice che:

Il titolo originario dell’acquisto del diritto di autore è costituito dalla creazione dell’opera, quale particolare espressione del lavoro intellettuale.

Inoltre, la LDA 633/1941 all’art. 105 aggiunge che:

Gli autori e i produttori delle opere e dei prodotti protetti ai sensi di questa legge o i loro aventi causa devono depositare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri un esemplare o copia dell’opera o del prodotto, nei termini e nelle forme stabilite dal regolamento.

Ma la stessa legga, all’articolo successivo (106), dispone che:

L’omissione del deposito non pregiudica l’acquisto e l’esercizio del diritto di autore sulle opere protette.

Inoltre, per chi volesse procedere al deposito dell’opera, non ha solo l’opzione SIAE. I sistemi (di tipo probatorio: dunque provano solo l’esistenza dell’opera compiendo un’azione di presunzione circa la paternità della stessa) sono i seguenti:
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“I cinesi non muoiono mai”: inchiesta sugli immigrati asiatici in Italia

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I cinesi non muoiono maiPochissimi giorni fa è uscito per i tipi di Chiarelettere un libro dal titolo particolare, I cinesi non muoiono mai, scritto dai giornalisti Raffaele Oriani e Riccardo Staglianò. Già si capisce qual è il focus dell’inchiesta che va Torino a Matera senza tralasciare la provincia – gli immigrati che arrivano dal paese asiatico – e nella scheda di presentazione si aggiunge:

Rappresentano il 5 per cento del totale degli immigrati regolari. Poca cosa. Eppure li vediamo ovunque nelle nostre città. Aprono negozi, bar, ristoranti, interi quartieri sono diventati piccole Chinatown. Un’impresa straniera su sette è cinese. La prima generazione di immigrati oggi ha i figli che frequentano l’università. Ma allora li guardavamo con curiosità, ora con paura. L’Italia è cambiata. Sono accusati di tutto: prostituzione, riciclaggio di denaro sporco, traffico di rifiuti, sfruttamento di bambini. Ma siamo sicuri che sia veramente così? Vale la pena conoscerli da vicino e raccontarli. Dietro una quantità industriale di luoghi comuni (“i cinesi non muoiono mai”, “nei ristoranti servono carne di cane” eccetera), le storie e le testimonianze raccolte in questo libro rivelano un popolo ottimista, che vede un futuro davanti a sé e ha voglia di costruirselo.

Informazione pulita: bollettino n. 1

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Bollettino n. 1 della campagna Informazione Pulita, lanciata da Carlo Gubitosa e presentata a metà della scorsa primavera. E un passagio risulta particolarmente interessante (oltre alla richiesta di supporto per estendere la portata della campagna):

Alcune riflessioni su uno dei tre punti della campagna: la proposta di far decidere ai cittadini come destinare la quota delle proprie tasse destinata alle imprese editoriali. Beppe Lopez nel libro “La casta dei giornalisti” ha calcolato che il “malloppo” che si dividono le imprese editoriali e i giornali di partiti e movimenti politici e’ di almeno 700 milioni di euro. Basta fare due calcoli per capire che questa cifra corrisponde a più di 10 euro a persona, oltre 50 euro a famiglia. Probabilmente frammentare questi soldi non avra’ una effiacia diretta, e magari io sarei il solo a destinare la mia quota ad “Azione Nonviolenta”, che non cambierebbe di molto il suo peso nel panorama mediatico.

Quello che conta però non è chi vogliamo “appesantire”, ma chi vogliamo “alleggerire”: anche se 50 euro non cambieranno niente per la redazione di “Azione Nonviolenta”, sarò ben contento se i miei soldi andranno tutti a loro anziché essere utilizzati dai soliti noti, tra cui Confindustria, che predica il libero mercato privato sul “Sole 24 ore” utilizzando l’assistenzialismo pubblico prigioniero. Evidentemente fa ancora troppa paura un mercato editoriale davvero libero, in cui i sussidi vengono frammentati e indirizzati dai singoli cittadini in base alla qualità dei prodotti in cui si riconoscono culturalmente.

E giusto per poter dare almeno per solo un po’ di visibilità a un’iniziativa editoriale che, tra diverse altre, – Carlo ha ragione – merita, si veda il sito di Azione Nonviolenta e la scheda relativa su Wikipedia.