Will Eisner: esce “Contratto con Dio – La Trilogia”

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Contratto con Dio - La TrilogiaAndrea Plazzi, mente grigia dietro lo sbarco in Italia delle opere di Will Eisner, scrive che:

Esce oggi nelle librerie “Contratto con Dio – La Trilogia” (Fandango Libri, 512 pagine; 28,00 Euro). Si tratta della prima di una serie di voluminose raccolte che a partire dal 2006 negli USA hanno accorpato buona parte dei romanzi a fumetti di Will Eisner. Il criterio è tematico e in questo caso il filo conduttore è Dropsie Avenue. Questa strada fittizia del South Bronx è ormai quasi mitologica, simbolo di una New York multietnica che è parte integrante della poetica di Eisner a partire dalle storie di questo volume: Contratto con Dio, La forza della vita e Dropsie Avenue. In una difficile e improbabile classifica dei lavori di Eisner, sono forse le più importanti: autentici classici che rendono giustizia fino in fondo al termine “romanzo a fumetti”. La raccolta è un progetto dello stesso Eisner, che l’aveva approvata personalmente lavorandoci fino a pochi giorni prima della scomparsa disegnando appositamente diverse nuove pagine.

Sempre in tema di fumetti, si dia un’occhiata anche a questo articolo pubblicato su Underwire (network di Wired): Watchmen‘s Clockwork Origins Span Comics, Quantum Physics.

Il programma di Licio Gelli: la storia che insegnano loro

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Il programma di Licio GelliDopo la pubblicazione della prefazione di Oscar Marchisio al libro Il programma di Licio Gelli – Una profezia avverata (da oggi in download la versione elettronica del volume), di qui alle prossime settimane verranno pubblicati i capitoli di questo breve libro sul mondo a cavallo tra il prima e il dopo P2.

Questo libro è stato concepito in tempi non sospetti: era nell’estate 2008, si tentava di rompere l’afa estiva con una cedrata e si parlava a tono sostenuto per superare il frastuono dei martelli pneumatici che bucavano l’asfalto e realizzavano i grandi progetti della viabilità cittadina. Oscar Marchisio, l’editore, lo dice e lo ripete che la loggia massonica Propaganda 2 un segno l’ha lasciato. Ed entrambi conveniamo che sarebbe interessante andare a rileggere alcuni fatti degli ultimi trent’anni per capire se effettivamente il piano di rinascita democratica, quello sequestrato a Maria Grazia Gelli nel luglio del 1982, qua e là si sia avverato, malgrado la fine dell’esperienza gelliana. Ma che sarebbe deleterio trasformare Licio Gelli nel Nostradamus dei tempi nostri. La mia insegnante di filosofia delle scuole superiori, a proposito del celebre indovino del XVI secolo, era perentoria: chi formula profezie distribuendole nei secoli a venire è un baciato dalla dea dei numeri e dalla statistica. Dunque, distribuendo le proprie previsioni su un arco di tempo molto vasto, c’è caso che prima o poi qualcosa si avveri. Così come, se si fanno vaticini su un range molto ampio di argomenti, si finirà per trovare qualche coincidenza curiosa.

Ecco, Licio Gelli, al contrario di Nostradamus, non ha scorrazzato nel futuro per centinaia di anni, ma ha esteso i punti del suo piano (ma anche del suo schema r, dove “r” stava per risanamento) su molti fronti: il bipolarismo partitico, il controllo del mezzi di informazione, la riforma della giustizia, la ristrutturazione degli organi politico-amministrativi, il predominio del governo sul parlamento. Tutti argomenti che, vai a ben vedere, non risulteranno nuovi a un lettore neanche troppo assiduo dei giornali perché in questi anni se n’è tornato a parlare spesso.

E ultimamente se n’è tornato a parlare più spesso. Si diceva all’inizio che l’idea di scrivere queste pagine è precedente alla baraonda dell’autunno 2008. Quando il lavoro di documentazione era già a uno stadio avanzato ed era partita la fase della scrittura, ecco che erompe prima sul web e poi sulla stampa cartacea e televisiva una notizia: il ritorno al piccolo schermo di Licio Gelli. Pistoiese, classe 1919, un passato da militante nella guerra di Spagna del 1936 e nella Repubblica sociale italiana post armistizio del 1943, divenne collaborazionista degli occupanti nazisti, doppiogiochista sul fronte della resistenza partigiana e poi sostanzialmente sfuggì alle proprie responsabilità per il suo ruolo ambivalente negli anni di guerra.
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I beni comuni e l’atto della condivisione spiegati in un video

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Un’animazione che dura poco meno di quattro minuti per raccontare cosa sono i “commons”, strumenti attraverso cui tendere alla giustizia e all’equità sociale. Il video è realizzato da un team composto da Laura Hanna, Gavin Browning, Dana Schechter e Molly Schwartz, si ispira a Viral Spiral, il libro di David Bollier di cui si è parlato un po’ di tempo fa (ma a mio avviso rispecchia bene anche i contenuti di Causa Comune di Philippe Aigrain) ed è rilasciato con licenza Creative Commons Attribution 3.0. Questa la sua presentazione:

In un mondo giusto, appartiene a tutti il concetto di prosperità – derivante dal lavoro umano, dalle risorse o dal patrimonio naturale del pianeta – e di conoscenza tramandata di generazione in generazione. Ma nel nostro mondo, che è decisamente ingiusto e imperfetto, la ricchezza collettiva è detenuta sempre più nelle mani di pochi. Esiste però una via migliore – la nozione di bene comune, che comprende terre, risorse e conoscenze – che conferisce senso alla condivisione di ricchezze naturale, culturale e intellettuale.

(Via Creative Commons weblog)

Il caso Battisti e quello che i media non dicono in un libro

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Il caso Cesare BattistiEsce in questi giorni per DeriveApprodi il libro Il caso Cesare Battisti. Quello che i media non dicono che con queste parole viene presentato da Carmilla:

Comprende un saggio firmato dall’editore sulle distorsioni dei processi italiani per terrorismo della fine degli anni ’70 – inizio degli anni ’80, le notissime FAQs di Carmilla e, documento davvero eccezionale per profondità e riflessione, il testo integrale, mai apparso in Italia, della risoluzione con cui il ministro della giustizia brasiliano Tarso Genro (ex sindaco modello di Porto Alegre) ha accordato a Battisti l’asilo politico. Attualmente quella decisione, confermata dal presidente Lula, è sotto esame presso il Tribunale Supremo del Brasile, diviso quasi equamente tra conservatori e progressisti, con un lieve vantaggio per i primi dovuto alla personalità del suo presidente, che di Lula è nemico giurato.

Intanto, visitando il sito dello stesso editore, un altro libro appena uscito sembra interessante: è Morti di scienza. Crimini, scienziati e scoperte scritto dal fisico svizzero Pierre Zweiacker:

La storia della scienza è disseminata di scene del crimine, esattamente come quelle di un romanzo giallo. Ma quelle qui raccontate sono tutte vere. Questo libro mostra come la ricerca scientifica sia il teatro di tragiche passioni, dove tra i ricercatori omicidi e suicidi sono la principale causa di mortalità, ben più degli incidenti sul lavoro. Un’altra storia delle scienze, insieme divertente e crudele, dall’Antichità ai giorni nostri. Un libro per aneddoti e personaggi che per ogni scoperta scientifica ci rivela il suo «dramma» e il rivolo di sangue che l’accompagna.

La storia della medicina in un museo virtuale dalla Wellcome Collection

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Science Museum's History of Medicine websitePartendo dalle immagini che coprono duemila anni di storia della cultura depositate nella Wellcome Collection (con licenza Creative Commons per usi personali e didattici: per maggiori informazioni si veda qui), ha preso vita il museo virtuale della medicina. Che, oltre a fotografie e stampe, mette a disposizione anche testi e percorsi multimediali a introduzione del tema attorno a cui ruota tutta l’iniziativa.

Temi, persone, oggetti, tecniche e tecnologie e timeline le sezioni in cui è suddiviso il sito che qui racconta come la collezione medica nasce e qui di come si è evoluto il concetto di benessere e dolore. Un viaggio interessante, appena partito e al quale si può pensare di contribuire.

(Via BoingBoing.net)

Teatro civile: tra racconto, memoria e consapevolezza

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Un teatro civile per un paese incivile?. È questo il titolo di una tavola rotonda che si terrà il 28 marzo, al Teatro Nebiolo di Tavazzano, in provincia di Lodi. Un confronto tra giornalisti, scrittori, autori teatrali, ricercatori universitari, attori, descritto in questi termini dall’approfondita presentazione dell’evento scritta da Oliviero Ponte di Pino:

Anche se non risponde ai requisiti della ricerca accademica (e magari proprio per questo), l’idea della storia patria che emerge dal teatro civile è certamente rivelatrice: sintomatica almeno dell’atteggiamento di autori e pubblico, e forse anche di qualche carattere nazionale, vero o presunto. Per cominciare a orientarsi in questa “controstoria narrativa”, potrebbe essere opportuno (e questa è un’altra chiave di catalogazione) mettere in parallelo una cronologia della recente storia italiana con la sequenza degli eventi che hanno ispirato i nostri narratori, per vedere su quali momenti e fasi s’addensa il loro interesse. Questa “storia d’Italia civile e teatrale” non segue un percorso organico: rispecchia le curiosità e le necessità dei suoi artefici, e dunque si ricompone per frammenti, zoomate, approfondimenti. Per lo più è fatta – su un costante sottofondo di soprusi e menzogne, o assordanti silenzi – di eventi tragici, a cominciare dalle stragi che hanno segnato l’immaginario collettivo, dagli agg uati e dagli amazzamenti vigliacchi (una costante della storia e del melodramma italici). Spesso sono eventi difficili da interpretare a causa di interessi economici, politici, militari, malavitosi (singolarmente o intrecciati tra loro – magari in un qualche complotto…).

Peraltro, sul sito di ateatro, realtà tutt’altro che esterna nella realizzazione di questo appuntamento, si legge del progetto per la creazione di un centro di documentazione per un teatro civile che muove i suoi passi da queste considerazioni:

Il teatro civile è un teatro di memoria, che nei suoi esiti migliori scava al fondo di vicende poco chiare della storia recente per raccontarle a chi mai ne aveva avuta notizia, a chi le aveva dimenticate, a chi non voleva ascoltarle. Dietro la cornice dorata di una favola siamo tutti disposti a soffermarci, a lasciarci incantare e alla fine a scoprire quello che non volevamo scoprire. Ma il patto tra attore e spettatore, tra il narratore ed il suo pubblico dura pochi istanti, il tempo di una sera a teatro. Poi di nuovo le verità svelate tornano a farsi più deboli, fino a scomparire del tutto. Il centro di documentazione nasce dal desiderio di mantenere la consapevolezza acquisita il più possibile nitida. Per farlo non vuole soffermarsi solo sulla favola, sullo spettacolo finito, ma sul processo lungo e laborioso che porta fino a quel risultato.

ManiArmate: streghe di comodo per fenomeni senza nazione

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Iaia Vantaggiato, su ManiArmate, parla di violenza pubblica, violenza privata e roghi contemporanei di streghe di comodo. Partendo dai fatti di Napoli che hanno visto come vittima un ragazzino di dodici anni, la giornalista del quotidiano Il manifesto pone tre questioni (un delitto sotto gli occhi di tutti, un sopruso dettato dal dominio e l’assenza dell'”elemento straniero”). Soprattutto in merito a quest’ultimo punto, scrive Iaia:

L’uomo non «veniva da fuori» e non aveva intenzione di punire l’intero popolo italiano violentando le «sue» donne. Lo ripeteremo sino alla noia. La violenza non ha nazione e l’accanimento contro qualsiasi gruppo etnico sempre di più evoca gli orrori del nazifascismo e del mito della razza. Potremmo, da domani, parlar male di tutti i napoletani solo perché uno di loro si è macchiato, forse, di un crimine orrendo? La vicenda di Napoli ci consegna la vita distrutta di un bambino. Ma anche l’abbrutimento di un intero paese che prima violenta e poi brucia le proprie streghe.

In merito poi alla violenza sulle donne, segnalano Loredana Lipperini e Sorelle d’Italia la bambola da far girare quotidianamente.

Scienza a due voci: il contributo delle donne dal ‘700 al ‘900

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Forse sono io che lo scopro in ritardo, questo sito, ma Scienza a due voci – Le donne nella scienza italiana dal Settecento al Novecento è un progetto che sembra proprio interessante:

Una ricerca minuziosa, approfondita e insieme appassionata, intenta a ricostruire un quadro più veritiero e autentico della scena scientifica, ha invece portato alla luce una presenza femminile reale, cospicua e diversificata: tanti nomi nuovi, interessanti percorsi scientifici, imprese intellettuali e sociali, vite non sempre facili e lineari, volti e voci pressoché sconosciuti o dimenticati. Con questo sito si vuole dunque riparare alla dimenticanza o alla rimozione della storia: riconoscere alle donne il posto che hanno realmente occupato nella cultura scientifica dell’Italia moderna e contemporanea: ridare spazio a quella voce che è rimasta nascosta ma che ha contribuito con pari dignità al cammino della scienza. Per una scienza, appunto, a due voci.

L’iniziativa, nata all’interno dell’università di Bologna, è dedicata ad Aung San Suu Kyi, l’attivista dei diritti umani insignita premio Nobel per la pace nel 1991.

L’assurdo giuridico: la tradizione dello yoga difesa a colpi di brevetti

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Old School YogaNegli Stati Uniti da tempo ci si stava provando, ma gli indiani devono aver pensato che, se qualcuno deve detenere brevetti (sì, proprio quel titolo che conferisce un monopolio temporaneo sulle invenzioni) sulle posizioni dello yoga, quelli devono essere loro. Così, riferisce il britannico Telegraph:

l’India ha creato un team di diversi guru hindu e di 200 scienziati per individuare tutte le antiche posizioni yoga o asanas. Lo scopo è quello di registrarle per fermare i “pirati dei brevetti” che rubano la “conoscenza tradizionale”.

Il giro d’affari, del resto, non è indifferente. Ancora dalle colonne del giornale inglese si legge che a partire dagli anni sessanta, con l’introduzione dello yoga in Gran Bretagna e negli Stati Uniti a opera di George Harrison dei Beatles, si è creato un circuito che a oggi vale 225 milioni di dollari. Dunque, con il tempo, nei soli USA, sono stati concessi 130 brevetti e sono stati registrati 2300 marchi in tema mentre in oriente le stesse pratiche vengono ancora esercitate come disciplina pubblica che i maestri insegnano nei parchi e in luoghi aperti. E l’obiettivo che si è data la Traditional Knowledge Digital Library indiana è quella di arrivare entro il 2009 ad almeno 1500 brevetti.

Lo sfruttamento delle conoscenze e delle culture tradizionali a scapito di chi questo patrimonio lo possiede non è argomento nuovo. Ne ha approfonditamente parlato Philippe Aigrain per esempio nel suo Causa Comune (qui il link per scaricare il pdf del libro, che è rilasciato con licenza Creative Commons), rilevando come, nel mondo del biologico e dell’agroalimentare, sia guerra aperta in fatto di brevetti e modalità di coltivazione popolare. Nel libro di Philippe si legge per esempio a proposito delle guerre del riso:
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Un bavaglio grande come un manifesto

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Current TV censurata

Se n’è già parlato in giro, ma forse non è male ripetere. Le immagini sopra riportate non si vedranno in giro. Non più. Ecco perché nell’articolo di Isabella Panizza Cutler (e benvenuta così all’edizione italiana di Wired). Per capire chi è Current TV si guardi qui mentre per leggere che altro in tema si dice in rete si dia invece un’occhiata qui. Qualcosa di non molto dissimile era accaduto anche un po’ di tempo fa (allora a Genova, stavolta a Roma), ma per fortuna pare che non tutta la nazione sia paese.