Giuliano Turone: ecco perché non si chiudono i conti con gli anni di piombo

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Il caso Battisti di Giuliano TuroneMicromega Online pubblica un’intervista di Rossella Guadagnini a Giuliano Turone dal titolo esplicito: Perché non riusciamo a chiudere i conti con gli anni di piombo. Il punto di partenza è il libro Il caso Battisti. Un terrorista omicida o un perseguitato politico? (Garzanti Libri, 2011) scritto dal magistrato che, insieme a Gherardo Colombo, scoprì il 17 marzo 1981 gli elenchi della P2. Ecco l’incipit dell’intervista:

“Non è che gli italiani non ne vogliano sapere di mettersi alle spalle gli anni di piombo. Ma il fatto è che la maggior parte di loro desidera che la cosa possa avvenire senza umiliare e ferire la sensibilità della vittime. La gestione del ‘caso Battisti’, da parte dei suoi simpatizzanti e da parte dello stesso interessato, si muove invece nella direzione contraria, per esempio quando parla – anche con una certa sguaiataggine – di ‘desiderio di vendetta’ per designare quella che invece è soltanto un’aspettativa di rispetto e giustizia da parte delle vittime di reato […]. È chiaro che non è così che si possono creare le premesse per ‘voltare pagina’ – prosegue Turone – E giustamente Antonio Tabucchi trova ‘offensivo che altri, che non hanno vissuto quello che hanno vissuto gli italiani, chiedano così superficialmente che l’Italia metta una pietra sopra la nostra storia tragica ancora non chiara’. Ma c’è una strada intelligente, civile e dignitosa per arrivare a chiudere i conti con il terrorismo, nel pieno rispetto della sensibilità delle vittime e nell’interesse di tutti”.

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“Il grido della farfalla”: tre giorni a Fusignano (Ravenna) per il meeting dell’informazione libera

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Il grido della Farfalla

Terza edizione per il meeting dell’informazione libera Il grido della Farfalla (cliccando sul titolo e sull’immagine si può scaricare il programma completo in formato pdf, 1,9MB), organizzato dal Gruppo dello zuccherificio dal 7 al 9 luglio a Fusignano (Ravenna).

  • giovedì 7 luglio
    • ore 20.30 – “Dossier: le Mafie in Emilia Romagna”
    • ore 21.15 – “Segni particolari: antimafia” con Pino Maniaci (giornalista e fondatore di Telejato), Gaetano Saffioti (imprenditore calabrese, sotto scorta per essersi opposto alla ‘ndrangheta) e Gaetano Alessi (giornalista, vincitore del Premio Pippo Fava 2011)
  • venerdì 8 luglio
    • ore 20.30 – “Dudal Jam a scuola di pace” con Michele Dotti
    • ore 21.15 “Un Mondo di informazione” con Maso Notarianni (direttore di Peace Reporter e della rivista di Emergency E-il mensile), Michele Dotti (autore de “L’Anticasta, l’Italia che Funziona”) e Giorgio Fornoni (collaboratore di Report e autore di “Ai confini del mondo”)
  • sabato 9 luglio
    • ore 20.30 – “L’Aids non va più di moda”
    • ore 21.15 – “Potere e contropotere” con Anna Vinci (autrice di “La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi”), Loris Mazzetti (capostruttura Rai3 e autore di “Che tempo che fa”) e Giuliano Turone (magistrato, ha scoperto gli elenchi della P2 insieme a Gherardo Colombo)

P2, Anna Vinci intervista Giuliano Turone: “Ci sono molti ambienti che preferiscono glissare”

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Anna Vinci, che ha curato il libro La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi uscito poche settimane fa per Chiarelettere (se n’era parlato qui), ha intervistato il magistrato che, insieme a Gherardo Colombo, scoprì il 17 marzo 1981 gli elenchi della P2, Giuliano Turone. Sul blog Cado in piedi è stata pubblicata la trascrizione dell’intervista. Si dice tra l’altro:

Questa continua tendenza […] a parlare il meno possibile della P2 […] discende proprio dallo scopo che aveva la P2, che è stato ricostruito dalla Commissione parlamentare di inchiesta: era un organismo di potere parallelo, di potere occulto in quanto aveva lo scopo di poter determinare certe scelte rilevanti per la collettività, passando per percorsi trasversali diversi da quelli istituzionali. Infatti, tutta la documentazione che è stata sequestrata nel 1981 insieme ai famosi elenchi, è estremamente rilevante, è copiosa e descrive determinate situazioni su cui la P2 esercitava questo suo potere occulto. Difatti, c’è tutta la documentazione che riguarda Rizzoli, Il Corriere della sera, c’è un po’ di tutto. Evidentemente avendo questa funzione, questa loggia P2, e avendo al suo interno personaggi di così grande rilievo nel nei vari gangli dello Stato italiano, della società italiana è chiaro che ci sono molti ambienti che preferiscono che si glissi, che si dimentichi e quindi si parli il meno possibile, si rimuova insomma.

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La P2 nei diari di Tina Anselmi: “Basta una sola persona che ci governa ricattabile perché la democrazia sia a rischio”

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La P2 nei diari segreti di Tina AnselmiHa più i connotati del documento storico che quelli della ricostruzione il libro uscito poche settimane fa per i tipi di Chiarelettere. Si tratta del volume La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi, curato dalla saggista e scrittrice Anna Vinci, 576 pagine in cui si cerca di rispondere a una domanda che formulò Giuliano Turone, il magistrato che il 17 marzo 1981 scoprì insieme a Gherardo Colombo gli elenchi della loggia massonica di Licio Gelli: «Perché questa volontà pertinace di sottovalutare, di ignorare, persino di scacciare dalla mente il fenomeno P2 e tutte le allarmanti vicende connesse che sono emerse negli ultimi trent’anni?»

Il libro curato da Vinci riunisce più di tre anni e mezzo di appunti presi dal dicembre 1981 al luglio del 1984 dalla presidentessa della commissione parlamentare che indagò sulla P2. Fogli, in alcuni casi, pagine più organiche in altri, per tenere a mente informazioni che riguardano moltissime delle persone che, per un motivo o per un altro, erano entrati in contatto con il sistema gelliano. Tra queste Flavio Carboni, grande “protagonista” di quegli anni e attualmente sotto indagine per la cosiddetta P3, Roberto Calvi, Fabrizio Cicchitto, Giulio Andreotti, Giancarlo Elia Valori. In coda al libro, poi, ci sono lettere scritte da Francesco Cossiga, Michele Sindona e dallo stesso Gelli.
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Documentario franco-tedesco racconta l’anomalia del Caimano e della sua storia

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Lettera43, il quotidiano online diretto da Paolo Madron, pubblica la storia del Caimano alla tedesca, raccontando del documentario franco-tedesco Die Akte Berlusconi, prodotto da Arte.tv e Zdf e realizzato da Maria Rosa Bobbi e Michael Busse. Se il video può essere visto in versione integrale qui (per buona parte in tedesco), l’articolo anticipa che:

«Il tycoon di Mediaset vuole davvero plasmare l’Italia a immagine e somiglianza del piano di “rinascita democratica” della loggia di Licio Gelli Propaganda Due?» L’ipotesi è stata portata avanti per tutti i 52 minuti della pellicola […] che i documentaristi hanno girato, partendo dal presupposto di perseguire una tesi predefinita, sulla base della mole del materiale raccolto. Così, minuto dopo minuto, nel lavoro di Bobbi e Busse, “premiata coppia” che in 30 anni […] ha confezionato 50 documentari su commissione, ha preso corpo un parallelo tra l’Italia odierna del governo Berlusconi e quella disegnata, negli anni ’70, dagli uomini di Gelli, fino a quando, nel 1981, con la pubblicazione delle liste, non esplose lo scandalo P2 […]. Dagli indizi che vogliono la sua carriera di imprenditore costruita grazie ai soldi e alla protezione della mafia all’incontrastato potere di manipolazione dell’opinione pubblica raggiunto con le sue tivù, com’è possibile, si sono chiesti i due filmmaker nella versione franco-tedesca del Caimano, che Berlusconi, nonostante le ripetute violazioni, finora l’abbia sempre fatta franca, superando indenne ben oltre 20 procedimenti giudiziari?

L’articolo merita di essere letto per esteso. Tra gli intervistati nel documentario, invece, il senatore Sergio Flamigni, i magistrati Gherardo Colombo e Mario Ristuccia, il colonnello della guardia di finanza Guido Mario Geremia, don Antonio Gallo, il giornalista Raffaele Fiengo, l’imprenditore Francesco Di Stefano (l’editore di Europa 7, inciampata nel cosiddetto lodo Rete4), il politico Leoluca Orlando, l’architetto del premier Mario Catalano e lo stesso pluricitato nel video Licio Gelli (tornato a parlare poche settimane fa). C’è margine per sperare che una tivù italiana ne acquisti i diritti e lo trasmetta anche nel Belpaese?