Declaration of Internet freedom: per una rete (e una società) all’insegna di libertà, apertura e innovazione

Standard

Declaration of Internet freedom

È la declaration of Internet freedom, che nel preambolo esordisce così:

Crediamo che la rete Internet libera e aperta possa portare a un mondo migliore. Per mantenerla tale, chiediamo a comunità, industrie e Paesi di riconoscere questi principi [che] conducano a maggiori creatività, innovazione e apertura sociale.

I principi sono questi:

  • Espressione: nessuna censura su Internet
  • Accesso: promuovere l’accesso universale a reti veloci e convenienti
  • Apertura: mantenere Internet una rete aperta in cui ognuno è libero di connettersi, comunicare, scrivere, leggere, guardare, parlare, ascoltare, imparare, creare e innovare
  • Innovazione: proteggere la libertà di innovare e creare senza dover chiedere permessi. Non bloccare le nuove tecnologie e non punire gli innovatori per le azioni dei propri utenti
  • Privacy: proteggere la privacy e difendere la capacità di ognuno di controllare come vengono utilizzati i propri dati e i dispositivi in uso

Continua qui, dove ci sono anche le informazioni su come organizzazioni e persone singole possono sottoscrivere la dichiarazione. Lo hanno già fatto molte realtà tra cui American Civil Liberties Union, Amnesty International, Electronic Frontier Foundation, Free Press, Global Voices, Hackers & Founders, Media Literacy Project, Open Knowledge Foundation, Reporters Without Borders e molti altri.

“Pirateria” e “proprietà intellettuale”: espressioni controverse per una guerra all’innovazione

Standard

Piracy: The Intellectual Property Wars from Gutenberg to GatesPiracy: The Intellectual Property Wars from Gutenberg to Gates è un libro scritto da Adrian Johns e uscito a inizio anno per la University Of Chicago Press. Nella recensione pubblicata da Electronic Frontier Foundation, si dà subito un’avvertenza al lettore: guardarsi qualcosa sulla (controversa) storia della proprietà intellettuale. Poi, contando sull’organizzazione cronologica del volume, Fred von Lohmann prosegue scrivendo:

Se volete un consiglio, iniziate dal capitolo 13 sull’ascesa delle radio nella Gran Bretagna degli anni Venti. È una storia incredibilmente attuale perché la radio compare all’ombra dei brevetti [e] pone un rompicapo a un governo che temeva che gli “sperimentatori” avrebbero distrutto le cose deregolamentando programmi e inondando l’etere […]. In molti hanno riconosciuto alcuni paralleli con le attuali controversie su “jailbreaking” dell’iPhone, innovazione dell’utente e futuro di Internet.

L’anteprima del libro è disponibile su GoogleBooks.

(Via BoingBoing.net)

“When Copyright Goes Bad”: derive protezionistiche in epoca digitale

Standard

Un mini-documentario di quattordici minuti, opera di Ben Cato Clough e Luke Upchurch, intitolato When Copyright Goes Bad:

Questo è un film che racconta come il copyright sia diventato uno dei più importanti argomenti per i consumatori in epoca digitale, perché le lobby aziendali rischiano di criminalizzare le azioni di centinaia di persone e che cosa il futuro riserva alla lotta per leggi più eque. When Copyright Goes Bad è un’introduzione alla [sua] rinegoziazione.

Nel corso del video, compaiono rappresentanti di realtà a favore delle libertà digitali come Electronic Frontier Foundation, Open Rights Group e Public Enemy. Maggiori informazioni qui.

(Via BoingBoing)