Corruzione, malaffare e storie di persone che resistono alle lusinghe dell’illegalità

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Onesti e disonesti - Le due Italie che si combattonoÈ uscito per i tipi di Castelvecchi il libro Onesti e disonesti – Le due Italie che si combattono. Una serie di storie che raccontare uno spaccato del Paese:

Sangue infetto, smaltimento illegale dei rifiuti, speculazioni edilizie, depredazione del territorio, corpi femminili usati come merce di scambio. Sono molteplici le forme che assume la corruzione, senza contare quello che accade all’interno dei partiti. Fiumi di denaro mangiati a scapito dei cittadini e della loro vita. Ma non tutti osservano immobili l’assalto alle risorse pubbliche e l’ingordigia di chi ha come unico scopo l’arricchimento personale. Esiste una nazione che non si vede, che si oppone e che per questo ha pagato e, a volte, continua a pagare per il proprio moto di onestà. Ma che non si è arresa al dilagare dell’illegalità.

Morire al Cairo: Giulio Regeni e i desaparecidos in Egitto, “carcere a cielo aperto”

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Morire al Cairo

Tante domande, alla ricerca di risposte. Questo è Morire al Cairo. I misteri dell’uccisione di Giulio Regeni che esce oggi, lunedì 29 agosto, per Castelvecchi editore (collana Stato di eccezione):

Quando Giulio Regeni viene trovato morto, in una mattina di inizio febbraio, è subito evidente che molti conti non tornano. Chi ha fatto scomparire il giovane studioso? Perché è stato torturato? Qual è il coinvolgimento dello Stato egiziano? Il passare dei giorni non contribuisce a creare chiarezza, anzi è fortissima la sensazione di trovarsi di fronte a spiegazioni di comodo. Dove sta la verità? Chi era Regeni, di che cosa si stava occupando in Egitto? Che rapporto ha la sua uccisione con altre violazioni dei diritti umani perpetrate nel Paese?

Alto tradimento: la guerra segreta agli italiani da piazza Fontana alla strage alla stazione di Bologna

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Alto tradimento

Il 21 luglio 2016 è uscito per i tipi di Castelvecchi Editore (collana Stato di eccezione) il libro Alto tradimento – La guerra segreta agli italiani da piazza Fontana alla strage alla stazione di Bologna. Scritto a più mani, è firmato da Giorgio Gazzotti, Gigi Marcucci, Roberto Scardova, Claudio Nunziata e contiene anche un capitolo curato da me. Prefazione di Paolo Bolognesi.

“Animali di periferia”: in un libro di Donatella Alfonso la storia del gruppo XXII ottobre nella Genova del 1970

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Animali di periferiaLa giornalista di Repubblica Donatella Alfonso firma il libro uscito per Castelvecchi con il titolo Animali di periferia. La vera storia della XXII ottobre: l’origine del terrorismo in Italia in cui si racconta questa storia:

Genova, 1970. La bomba di piazza Fontana, il timore di un colpo di Stato e dell’instaurazione di un regime neofascista spinge un piccolo gruppo di giovani sottoproletari, cresciuti in un quartiere della periferia operaia, e qualche ex partigiano che si riconosce nelle delusioni di una Resistenza tradita all’azione concreta. Trasmissioni radio, interferenze sul primo canale della Rai per spingere alla mobilitazione, incendi e sabotaggi ad aziende messe nel mirino, attività illegali per finanziarsi (dalle rapine al rapimento del figlio di una tra le famiglie più in vista della città) sono le strategie cui ricorrono. Alcuni di loro sono iscritti al Pci, altri lo sono stati, altri sentono solo di non essere rappresentati.

Non hanno nome, ma si rifanno ai Gap, i Gruppi di azione partigiana, e alla strategia della guerriglia sudamericana. Pensano a una nuova Resistenza e a una rivoluzione di stampo cubano. Entrano in contatto con progetti e percorsi non del tutto chiari, incrociano altre vite, come quella di Giangiacomo Feltrinelli. Sono solo gli esordi di quella che passerà alla storia come banda XXII Ottobre. Un nome creato dalla stampa, che si riferisce alla data di un biglietto ferroviario trovato nelle tasche di Mario Rossi, il capo della banda. Rossi è l’uomo immortalato in una fotografia con la pistola in mano, puntata verso un inerme fattorino – Alessandro Floris – a seguito di una rapina finita nel sangue: una delle immagini – icona del «male» insito nella violenza politica degli anni Settanta.

A turno questi uomini sono stati indicati come terroristi, criminali comuni, tupamaros di quartiere. Loro preferiscono definirsi solo «animali di periferia, meno addomesticabili e più selvatici». Ma la vicenda di queste persone s’intreccia a quella di chi, vent’anni dopo la Liberazione, pensava che la Resistenza dovesse avere una nuova fiammata: quella della svolta definitiva del Paese in senso rivoluzionario.

(Via BooksBlog)

“Chi ha ucciso Pio La Torre?”: vita e morte di un uomo che “diede fastidio a tutti” nella recensione di E Il Mensile

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Chi ha ucciso Pio La TorreAntonio Marafioti pubblica la sua recensione per E Il Mensile del libro di Paolo Mondani e Armando Sorrentino intitolato Chi ha ucciso Pio La Torre? (Castelvecchi, prefazione di Andrea Camilleri). E usa queste parole:

Gli intrighi noti al segretario siciliano erano davvero tanti e lui non si risparmiò mai nella ricerca di quella verità che ancor oggi sembra lontana dall’essere appurata: Portella della Ginestra, la stagione degli omicidi politici siciliani, l’installazione dei missili a Comiso, la lotta per la legge Rognoni-La Torre per la confisca dei beni alle cosche e l’introduzione del reato di associazione mafiosa. E ancora Cosa nostra e la Democrazia Cristiana di Vito Ciancimino e Salvo Lima, Gladio in Sicilia, l’Anello di Andreotti, La P2 di Licio Gelli, e l’incrocio fra massoneria e capi mafia. Pio La Torre “diede fastidio” proprio a tutti, si mise al centro di un fuoco incrociato che partiva finanche dai fucili Thompson di fabbricazione statunitense.

Furono queste le armi usate per la sua esecuzione e ancora ci si chiede il perché, visto che la mafia aveva a disposizione i ben più potenti e nuovi kalashnikov. Ma quella mafiosa, seppur la più plausibile, non sembrerebbe essere l’unica pista da seguire. Se gli esecutori sono stati rintracciati i mandanti rimangono ancora occulti. Per molti l’attentato a La Torre avrebbe fatto comodo a qualcuno più in alto della cupola di Cosa nostra. È quello che lui chiamava “terrorismo politico mafioso” e che affonda le radici in episodi mai del tutto chiariti, come quello del tentato golpe che Junio Valerio Borghese cercò di organizzare nel dicembre del 1970 con l’aiuto della mafia siciliana.

Continua qui. Invece la scheda del libro si trova qui.

In uscita “Novantadue. L’anno che cambiò l’Italia”, storia di un anno e di un’escalation

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Articolo21 e Sos Impresa pubblicano la presentazione del libro curato da Marcello Ravveduto e intitolato Novantadue. L’anno che cambiò l’Italia. In uscita il prossimo 16 maggio per Castelvecchi Rx, si presenta con queste parole:

Il ’92 non fu un anno qualsiasi [e] non è solo l’anno delle stragi di Falcone e Borsellino, è piuttosto un’escalation: Tangentopoli, il voto proporzionale uninominale, l’affermazione della Lega, l’agonia dei partiti di massa, la voglia di riscatto civile, il terrorismo mafioso, il debito sovrano alle stelle, l’intervento pubblico assistenzialista, il difficile rapporto con l’Europa. La lunga crisi della Repubblica sembra esplodere in tutta la sua urgenza lasciando immaginare che «nulla sarà come prima». Questo libro torna sui fatti accaduti, cercando di andare oltre le macerie materiali e morali accumulate nel corso di un ventennio, per raccontare, fuori dai luoghi comuni, le storie che lo hanno reso un anno «indimenticabile». Senza pregiudizi ideologici, né inutili moralismi, ma con passione civile.

La ribellione civile di Palermo, l’organizzazione dell’attentato di Capaci, la televisione della pietà e del dolore, l’immaginario cinematografico, l’avanzata dei «perfidi» localismi, la distribuzione di plasma infetto, la silenziosa modernizzazione della ‘ndrangheta, il ruolo delle donne nelle scorte dei magistrati antimafia, la sofferenza psicologica di Rita Atria, i grandi pentiti di camorra e l’alba del dominio del clan dei casalesi nell’affare rifiuti, la tangente Enimont e la nuova razza padrona. Il Novantadue è dunque l’inizio di una transizione che ha dato luogo a una lunga stagione di precarietà politica, civile, sociale ed economica, durante la quale il futuro, una chimera, e il passato, un ostacolo da rimuovere, sono stati sostituiti da un immutabile presente.

Continua qui, dove si trova anche l’indice del volume.

(Via Monica Zornetta su Facebook. Monica ha scritto il capitolo “Il salotto della Lega”)

“Propaganda. L’origine della più potente loggia massonica” nel racconto di Lucia Visca

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PropagandaSegnalava ieri Booksblog il recente libro pubblicato da Castelvecchi e scritto dalla giornalista Lucia Visca con il titolo di Propaganda. L’origine della più potente loggia massonica:

Un fiume carsico che attraversa la storia d’Italia. Un filo rosso che nell’arco degli anni congiunge il malaffare praticato nei Palazzi del potere e coinvolge i protagonisti della scena politica e finanziaria: da Francesco Crispi e Adriano Lemmi fino a – si suppone – Gianni Letta e Luigi Bisignani. Stiamo parlando della loggia Propaganda, la società segreta più influente del nostro Paese ma della quale ancora molti aspetti sono avvolti nel mistero. Se gli scandali recenti lasciano pensare che vi sia stata la ricostituzione della P2, è molto probabile che prima di Licio Gelli qualcun altro avesse dato vita alla P1 […]. Quali sono stati i legami fra massoneria e lo sbarco dei Mille e quello degli Alleati in Sicilia nel 1943? Che rapporti ha avuto la Loggia con la mafia? E ancora, oltre a Silvio Berlusconi, quali sono e che fine hanno fatto gli iscritti alle liste della Propaganda nelle sue varie reincarnazioni.

Della stessa autrice era già uscito nel 2010 per lo stesso editore Pier Paolo Pasolini. Una morte violenta di cui si può leggere una recensione di Francesco Scarcella sul sito Mangialibri.