Giornalismo, Internet e politica: da Lsdi alle elezioni Usa

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Pino Rea di Lsdi (Libertà di Stampa Diritto all’informazione) e Vittorio Pasteris di LaStampa.it lanciano Giornalismo online, questo sconosciuto:

Una ricerca sullo stato del giornalismo online nel nostro paese, sia dal punto di vista editoriale che da quello professionale […]. La prima fase della ricerca si articola attorno a due questionari. Il primo è diretto ai responsabili delle testate online, sia quelle “derivate” dai media tradizionali sia quelle nate esplicitamente per la Rete. Il secondo questionario è diretto invece al popolo dei redattori, collaboratori, appassionati semi-prof che lavorano per o collaborano con quelle testate.

I risultati saranno presentati il prossimo 14 ottobre in un incontro a Roma di cui si darà notizia su Lsdi.

Bernardo Parrella invece sta seguendo personaggi e dibattiti anti-Palin che stanno caratterizzando la campagna elettorale d’oltreoceano. In particolare il post Zakaria: McCain’s VP decision is “fundamentally irresponsible” sta suscitando qualche reazione (alcune anche piuttosto articolate) pro e contro le decisioni repubblicane.

La storia di cinque anarchici del sud

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Cinque anarchici del SudQuella dei cinque anarchici della Baracca è oggi una storia forse quasi dimenticata. Se ne accenna qua e là quando si parla della stagione delle stragi e non si può fare a meno di parlarne in coda ai moti di Reggio Calabria, quando tra il 1970 e il 1971 la città esplose contro la decisione di fare di Catanzaro il capoluogo di regione. L’epilogo della vicenda di quei giovani anarchici si consumò il 26 settembre 1970: Nixon era in visita a Roma, si annunciavano manifestazioni di protesta e i cinque ragazzi stavano viaggiando in automobile alla volta della capitale.

Ma non andavano ai cortei contro il presidente statunitense: in base a quanto dissero prima di partire, avevano con loro un dossier che dimostrava le responsabilità degli estremistri di destra e della criminalità organizzata nell’attentato al Treno del Sole Palermo-Torino avvenuto poche settimane prima, il 22 luglio, che fece sei vittime e 54 feriti. Ma gli anarchici della Baracca a Roma non ci arrivarono: mancavano pochi minuti alle undici e mezza di sera che, a meno di sessanta chilometri dalla meta, la Mini Morris su cui erano venne coinvolta in un incidente. In tre morirono sul colpo, un quarto passeggero non sopravvisse nemmeno il tempo di arrivare al pronto soccorso mentre l’agonia dell’unica ragazza presente durò ventun giorni.

Il libro Cinque anarchici del Sud. Una storia negata di Fabio Cuzzola ricostruisce la storia di questi giovani, che si chiamavano Gianni Aricò, Angelo Casile, Franco Scordo, Luigi Lo Celso e Annalise Borth, e lo fa con una delicatezza e una passione tangibili in ciascuna delle pagine del libro. Parte da un’esigenza, questo lavoro, resa efficacemente nella prefazione da Tonino Perna, che l’ambiente dell’anarchismo di quegli anni lo conosce bene perché ne faceva parte:
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Come un uomo sulla terra: documentario sulle migrazioni

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Come un uomo sulla terraSi intitola Come un uomo sulla terra, è un documentario realizzato da Riccardo Biadene, Andrea Segre, Dagmawi Yimer e prodotto da Asinitas Onlus e ZaLab. Racconta la storia dei migranti prima che prendano il mare per approdare sulle coste di Lampedusa e di altre zone della Sicilia. E racconta di ciò che accade loro quando arrivano in Libia, formalmente impegnata con il governo italiano a intervenire per regolare i flussi verso l’Europa. Questa la sinossi del film:

Dag studiava Giurisprudenza ad Addis Abeba, in Etiopia. A causa della forte repressione politica nel suo paese ha deciso di emigrare. Nell’inverno 2005 ha attraversato via terra il deserto tra Sudan e Libia. In Libia, però, si è imbattuto in una serie di disavventure legate non solo alle violenze dei contrabbandieri che gestiscono il viaggio verso il Mediterraneo, ma anche e soprattutto alle sopraffazioni e alle violenze subite dalla polizia libica, responsabile di indiscriminati arresti e disumane deportazioni.

Qui il trailer del documentario mentre qui il calendario delle proiezioni. Peacereporter ne ha pubblicato una recensione.

A Ravenna torna Giallo Luna Nero Notte

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Giallo Luna Nero NotteÈ partita a Ravenna l’edizione 2008 di Giallo Luna Nero Notte, rassegna dedicata alla letteratura di genere sulla quale si scrive sulla home del sito dedicato a essa dedicato:

in questo particolare momento storico, sta occupandosi fortemente anche della realtà contemporanea, senza con questo rinunciare a un proprio scopo specifico, “divertire” il lettore. Analogamente dovrebbero fare le manifestazioni e i festival dedicati a questa parte della produzione narrativa.

Tema letterario che fa da sottofondo ai vari eventi in programma sarà il disagio psichiatrico (ci sarà tra gli ospiti per esempio lo psichiatra scrittore Enrico Baraldi, autore di Psicofarmaci agli psichiatri) e il trentennale della legge Basaglia. Per seguire l’evolversi della rassegna, che si chiuderà il prossimo 5 ottobre, è stato aperto un blog apposito e la direzione artistica è sempre quella di Nevio Galeati.

“Pauline” per raccontare il rifiuto della diversità

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PaulineGiovanni De Martis stava lavorando a questo progetto già da diverso tempo e un primo risultato della collaborazione che era nata era stato Miserabili – Io e Margaret Thatcher per il quale aveva fatto da consulente storico. Il lavoro di questa volta, ideato con lo psicopedagogista Mario Paolini e portato in scena dal celebre attore e autore Marco Paolini, si chiama Pauline. Dalla scheda di presentazione dello spettacolo:

Pauline Kneissler, infermiera, classe 1900 non rappresentò la banalità del male di un burocrate dello sterminio seduto dietro il suo tavolo. Pauline fu il male convinta di essere – fino in fondo – il bene. Dal filo della vita di Pauline si dipana una storia che ha al centro la vicenda dello sterminio di decine di migliaia di uomini, donne e bambini disabili nella Germania nazista. Una tragedia che non ha nulla di irripetibile perché il tema del nostro rapporto di normodotati con la diversità dei disabili è tutto da sciogliere. Tra l’estremo atto di crudeltà nazista e il nostro disagio di fronte alla disabilità dell’altro sta una differenza enorme ma anche la possibilità di rifiutare e il rifiuto è il primo atto che nega l’esistenza dell’altro. Si tratta di un monologo in forma di riflessione su quanto accadde e sui meccanismi che fanno sì che l’intolleranza divenga un atteggiamento socialmente accettabile e per questo scusabile se non apertamente condivisibile da una società che per non riconoscersi malata si accanisce sui più deboli.

Le prime due date sono previste per il 7 ottobre a Trieste, presso il teatro all’interno dell’ex ospedale psichiatrico, e il 9 ottobre a Milano, all’ex ospedale psichiatrico Pini.

Andrea Spinelli, un reportage fotografico dal Kosovo

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Click on the road

Click on the road – Prima parte, il reportage fotografico di Andrea Spinelli:

Un reportage sul Kosovo, tante le città viste: da Pristina a Djakova, Pritzren, Klina, Urosevac, Letnica etc… Questa prima raccolta di scatti fatti in strada, da qui il titolo, vuole trasmettere a chi osserva una panoramica sulla vita di questo paese, a poche centinaia di chilometri da noi, ma forse se ne parla troppo poco e diventa in realta, lontano.

E ancora sui Balcani da Peacereporter: Massacro di Srebrenica: trovata nuova fossa comune. I fatti risalgono al 1995.

A24 Media: piattaforma per videogiornalisti indipendenti africani

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A24 MediaWorldChanging racconta la storia della nascita di A24 Media, piattaforma a disposizione di giornalisti, produttori video e organizzazioni non governative africani. L’idea è di Salim Amin, figlio di un celebre fotogiornalista keniota, Mohamed Amin, morto nel novembre 1996 a 53 anni durante il dirottamento dell’aereo etiope si cui viaggiava. Proprio la passione del padre per il racconto per immagini – con cui aveva immortalato alcuni drammatici momenti della storia del suo continente – ha convinto Salim Amin a fornire uno strumento che consentisse ad altri giornalisti di estendere le possibilità di pubblicazione e di promozione dei propri lavori. Nell’articolo che spiega la sua esperienza si legge:

A24 is using a model similar to Public Radio Exchange, a project founded by my Berkman Center colleague Jake Shapiro. PRX showcases audio material from independent producers, making it possible for public radio stations to audition and buy content. A24 does the same thing with video, featuring stories that can be plugged into other station’s newscasts, or the raw material necessary for a network to produce a story with their own talent: the video and script necessary to produce a segment in English or French. A24 hopes to feature material from independent producers and NGOs as well as from broadcast networks – the system is designed so that a Kenyan broadcaster could post content, and a Ghanaian broadcaster could purchase it and run it locally.

Il “Lance Armstrong Livestrong Challenge” e alcune delle sue storie

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Lance Armstrong Livestrong ChallengeUna segnalazione va scritta per lo speciale che il Time ha pubblicato intitolandolo Cancer Survivors’ Inspirational Stories: si tratta di dodici schede con altrettante immagini di persone che hanno partecipato al Lance Armstrong Livestrong Challenge di Philadelphia, che si è tenuto lo scorso 14 agosto. Con uno scopo preciso:

The Lance Armstrong Foundation hosts cycling, running and walking events in cities across America to raise money for cancer prevention and research and support the Foundation’s mission to inspire and empower people affected with the disease.

Srebrenica: novanta minuti per ricostruire un crimine di massa

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A proposito di ciò che accadde a Srebrenica nel 1995 alla popolazione di religione musulmana, passata per le armi da militari e paramilitari serbo-bosniaci giudicati poi in quello che è diventato un libro intitolato Processo agli Scorpioni di Jasmina Tesanovic, Thirteen/Wnet New York ha realizzato un documentario. Si intitola Srebrenica: a cry from the grave (il video sopra è solo la prima parte), dura novanta minuti e racconta che:

In July 1995, the world’s first UN Safe Area became the site of Europe’s worst massacre since World War II. That month, the Bosnian Serb army staged a brutal takeover of the village of Srebrenica and its surrounding region, while a Dutch peacekeeping battalion of United Nations forces helplessly looked on. In the course of the destruction, Bosnian Serb soldiers separated Muslim families and systematically slaughtered more than 7,000 Muslim men in the fields and factories around the town.

As investigators continue to exhume the bodies from mass graves and the details of the tragedy continue to unfold, the killings lead us to urgent, fundamental questions. How can genocide occur, despite the presence of multiple diplomatic agencies intended to prevent such barbarity? How should the international justice system deal with this brutality? Can the horror of these despicable crimes ever be healed?