Il true crime e il racconto delle vittime: conservare la memoria e la vita

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In cold BloodForse la famiglia Clutter non dice di per sé molto, se ci si limita al nome. Se invece si cita A sangue freddo di Truman Capote, allora il riferimento diventa più chiaro. Questo libro, uscito per la prima volta nel 1966 con il titolo originale di In Cold Blood, racconta la storia di quella famiglia e dei loro assassini, Richard Eugene Hickock e Perry Edward Smith, partendo in anticipo sul delitto e arrivando a vari anni dopo, in attesa dell’esecuzione della sentenza capitale. Fu con questo libro che il genere del true crime, già nato ma ancora non così diffuso, arrivò ad affermarsi nel mondo letterario.

(Ri)parlarne ora trova ragione in un prossimo anniversario di cui scrive Marek Fuchs su In Cold Blog: il delitto della famiglia Clutter avvenne cinquant’anni fa, il 15 novembre 1959 per la precisione. E si chiede l’autore del post: «libri [come A sangue freddo] hanno un qualche valore salvifico?» Non ne sembra convinto, Fuchs, che sottolinea un fatto: nei cinque decenni trascorsi dal massacro del Kansas e nonostante gli sforzi di Capote di penetrare nella mente dei due assassini, non c’è stata alcuna diminuzione nel tasso degli omicidi né si è mai avuta notizia di qualcuno che ha tralasciato i suoi propositi criminali per aver letto quel testo. Ma prosegue:

Pochi libri […] sono stati [come questo] un progetto di ingegneria sociale che ci riporta, come sempre con i libri, sugli aspetti personali. In termini abbastanza appropriati, è lì che inizia e finisce A sangue freddo: ai Clutter. C’erano una mamma, un papà, i loro figli […], tutti intrappolati in una fattoria bianca quella terribile notte […]. Dopo tutti questi anni, forse, anche i loro amici non ne conservano che vaghi ricordi. Ma c’è un luogo in cui l’immagine dei Clutter non si è dissipata, dove le loro lotte e i loro dolori non si sono persi, dove il calore, la grazia e le ambizioni di quella famiglia sono più vivi che mai. È quel libro, un libro ispirato dalla brutalità che pose fine alla loro esistenza.

Dunque, secondo Marek Fuchs, il true crime non ha alcuna funzione di redenzione, non tiene lontani dal crimine e alla violenza, non strappa ragazzi sbandati a un futuro da galera (e come potrebbe farlo, del resto).

A sangue freddo [invece] riporta in vita i Clutter […], anche se solo sulla pagina e solo per fugaci momenti, mentre lo si sta leggendo. Certo, non è perfetto, ma è l’unica vita che hanno.

Personalmente ne sono convinta e per questo le storie di crimini reali sono quelle che provo a raccontare.

Benedetta Tobagi e il libro dedicato a suo padre, “Come mi batte forte il tuo cuore”

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Come mi batte forte il tuo cuorePer Einaudi, si diceva solo qualche giorno fa, è uscita da poco la nuova edizione del libro Piazza Fontana del giornalista Giorgio Boatti. Con l’inizio di questo mese è poi la volta di un nuovo testo sempre in tema di terrorismo. Lo ha scritto Benedetta Tobagi e si intitola Come mi batte forte il tuo cuore – Storia di mio padre, inserito all’interno della collana Frontiere. L’autrice è la figlia del giornalista Walter Tobagi, assassinato il 28 maggio 1980 da terroristi appartenenti alla Brigata XXVIII Marzo. Questa la presentazione del libro, di cui ha scritto oggi anche Roberto Saviano:

Era una delle firme più prestigiose del «Corriere della Sera». Aveva trentatré anni. La figlia Benedetta aveva tre anni. Era lì. Oggi Benedetta vuole capire. Con forza, con delicatezza, ricostruisce la figura pubblica e privata del padre in un racconto che intreccia spietate vibrazioni intime ad analisi storiche lucide e rigorose. Cercando di comprendere cos’erano gli anni Settanta.

Infine, per chi frequenta Facebook, segnalo il gruppo In memoria di tutte le vittime di terrorismo e stragi curato da Giorgio Bazzega, figlio di Sergio Bazzega.

(Via Booksblog)

Aggiornamento: una parte in anteprima sul Corriere della Sera.

Sguardi 2009-2010: riparte il viaggio di “Storie nell’ombra”

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Sguardi 2009-2010Per il secondo anno, la collaborazione con Riccardo Marchesini e Giostra Film (che già aveva portato all’edizione 2008 di Bo-noir) riparte il prossimo 6 dicembre per il nuovo ciclo di Storie nell’ombra – Viaggio negli enigmi bolognesi. Anche stavolta siamo ospiti della Sala Teatro “Biagi D’Antona” di Castelmaggiore (Bologna), all’interno della stagione teatrale Sguardi 2009/2010 (qui il pdf, 580 KB), sotto la direzione artistica di Francesca Mazza. Ecco intanto di seguito gli appuntamenti di quest’anno:

  • 6 dicembre 2009: “6 dicembre 1990, un aereo militare sulla Scuola Salvemini”
  • 24 gennaio 2010: “Il caso Nigrisoli: la clinica della paura”
  • 21 febbraio 2010: “Da Mamma Ebe a Vanna Marchi: gli imbrogli dell’occulto”
  • 28 marzo 2010: “Paura a Bologna: storia di cinque rapimenti”

Qui ciò che è accaduto nel corso della stagione precedente mentre, per avere maggiori informazioni su tutta la rassegna (e dunque anche su Storie nell’Ombra), questi sono riferimenti: Città di Castel Maggiore – Servizio Giovani e Promozione Culturale (tel. 051.63.86.812 – cultura[at]comune.castel-maggiore.bo.it), URP (tel. 051.63.86.781/782/784 – urp[at]comune.castel-maggiore.bo.it) e ufficio stampa e comunicazione (tel. 051.63.86.738 – info[at]comune.castel-maggiore.bo.it).

E il cielo cadde sulla terra: “Dirigi il velivolo su zona disabitata. Mi senti?”

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Strage dell'Istituto Salvemini - Casalecchio di Reno6 dicembre 1990, missione 356 dell’Aermacchi MB 326, pilota Bruno Viviani.

Ore 8.40.13 (ora di Greenwich)
Viviani: torre da Alfa 356.
Villafranca (centro radar di Verona Villafranca): Alfa, 356 Villa. Buongiorno.
Viviani: una buona giornata a voi. Mike Charlie della squadriglia in rullaggio.

Ore 8.45.50
Villafranca
: 356… Allineato e autorizzato al decollo.

Ore 8.47.14
Viviani
: decollo, 356.

Ore 8.55.33
Villafranca
: ok, abbiamo… oh… un aeroplano che non si capisce bene se è in emergenza o no.

Ore 9.17.20
(Il pilota del velivolo parla di sé in terza persona)
Viviani: è a nord di Ferrara, piantato motore 150 nodi, 4500 piedi, 356.
Padova (centro radar militare): ricevuto. Intenzioni?
Viviani: emergenza.
Padova: ricevuto.
Viviani: se ci arriva dirige direttamente sul campo di Ferrara.
Padova: ricevuto.

Ore 9.18.54
Padova
: la 356 intende effettuare un atterraggio di emergenza sulla pista di Ferrara?
Viviani: si è forse riacceso, comunque non fa più del 72%, con 150 nodi. Provo ad andare a Bologna.

Ora 9.19.45
Padova
: pronto… Pronto…
Poggio Renatico (ente difesa di Poggio Renatico): ascolta: che… ti ha dichiarato emergenza per quale motivo?
Padova: piantata motore.
Poggio Renatico: oh cazzo.
Padova: io comunque… Io comunque l’ho sentito tranquillo, eh… non mi sembra che avesse…
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ManifestiPolitici.it: una banca dati dal Novecento a oggi

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Manifesti PoliticiNon è proprio una novità in rete, ma è comunque una risorsa da tenere a mente. Si chiama ManifestiPolitici.it ed è una “banca dati sul manifesto politico e sociale contemporaneo”. Questa la sua presentazione:

Manifestipolitici.it è un progetto promosso dalla Fondazione Istituto Gramsci Emilia-Romagna e realizzato da Manifesta. Avviato nel 2000, consiste oggi in una grande banca dati online che conta più di 10.000 manifesti politici e sociali provenienti da diverse raccolte, datati dai primi anni del Novecento fino ai giorni nostri; recentemente si è avviata l’immissione anche di cartoline, sempre a carattere politico e sociale […]. La banca dati offre una vasta esemplificazione della produzione nazionale ed internazionale di comunicazione politica e sociale su carta: dai manifesti storici della propaganda elettorale alla libertà creativa dei movimenti di inizio millennio, dalla comunicazione degli enti locali alle testimonianze dell’America latina e di molti paesi europei, dai lavori di alcuni dei maggiori studi grafici a livello internazionale alle autoproduzioni dei movimenti giovanili.

Per consultare via internet la banca dati si veda qui mentre, con le elezioni politiche del 2006, è partito anche il progetto foto di strada. Per partecipare si dia un’occhiata anche qui.

Manifesti Politici

Pasquale Juliano: né martire né superuomo, ma entusiasta. Dialogo con Christian Diemoz

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Attentato imminenteDialogo con Christian Diemoz a proposito di Pasquale Juliano, l’entusiasta:

Ci sono libri che lasciano un gran dolore addosso. Sono i primi da leggere, perché un organismo non può sviluppare anticorpi in assenza di esposizione al male. “Attentato Imminente”, in libreria a novembre per i tipi di “Stampa Alternativa” è tra questi. Le vicende […] sono poco note ai più, ma costituiscono i semi dai quali germoglieranno alcune delle pagine più macabre degli “anni di piombo” italici. Siamo infatti nel nord-est di fine anni sessanta, quando una bomba ai danni del rettore Opocher apre una stagione i cui protagonisti principali assurgeranno, mesi dopo, alla ribalta della cronaca per l’attentato che “fece perdere l’innocenza” al Paese: piazza Fontana. Un poliziotto, alla Questura di Padova, era arrivato a un passo dal Sancta Sanctorum del neofascismo di quella zona. Messo dai superiori, quasi per caso, ad indagare su alcuni atti violenti, senza una vera preparazione “politica”, sfiorò il successo che a funzionari con molta più esperienza (vuoi per imperizia, vuoi per una serie di coincidenze inquietanti) non apparve nemmeno lontanamente raggiungibile. Pasquale Juliano, giovane Commissario della Polizia di Stato, era a pochi giorni dalle manette a Franco Freda e Giovanni Ventura (anche perché aveva intuito e messo nero su bianco il rischio di attentati di vaste proporzioni a breve termine), quando il meccanismo che gli aveva consentito di arrivare sin lì (una rete di informatori) gli si ritorce contro. Da inseguitore, il poliziotto si ritrova braccato. Dalle accuse tra le più infamanti per un uomo in divisa, lanciate da chi, fino al giorno prima, gli aveva riferito movimenti di armi e progetti di quanti fungevano da braccio armato delle “spinte centrifughe” che avrebbero tenuto tristemente compagnia all’Italia per lunghi anni ancora. Il procedimento penale a carico di Juliano durerà una decade. Al termine, verrà completamente scagionato. Un eroe borghese? Indubbiamente. Un superuomo? No. Un martire? Nemmeno. Soprattutto, però, un entusiasta.

Il post completo.

Newsweek: la storia del controllo delle nascite per immagini

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Estelle Griswold e Ernest Jahncke

L’evoluzione del controllo delle nascite: è una galleria di quindici immagini e brevi testi che pubblica Newsweek. Si parte del XV secolo e si arriva fino ai sistemi adottati negli USA tra il 2000 e il 2002. Nello specifico della fotografia riportata sopra (archivio Bettman-Corbis):

Nella causa Grisworld v. Connecticut (1965), la Corte Suprema degli Stati Uniti abolì la legge del Connecticut che proibiva il ricorso a contraccettivi. Il caso stabilì il “diritto dalla privacy” delle coppie sposate nella gestione della propria vita intima e familiare. Questa fotografia raffigura Estelle Griswold, consulente medico e direttrice esecutiva della clinica Planned Parenthood di New Haven, ed Ernest Jahncke, presidentessa della Parenthood League del Connecticut, che festeggiano la decisione della corte.

Per sapere qualche dettaglio in più di quella causa, si veda qui. Qui invece un articolo di American Progress che racconta la storia (anche successiva) di Estelle Griswold mentre di entrambe si parla nel libro The judicial branch of federal government: people, process, and politics di Charles L. Zelden disponibile in anteprima su Google Books.

Sinistra e destra sotto forma di mappa concettuale (made by anglo-saxon people)

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Left vs Right political spectrum

Valori, convinzioni, religione, forme di governo sotto forma di una mappa concettuale che rappresenti lo spettro politico (inteso come raggio, non come ectoplasma, anche se forse si può iniziare a pensarlo anche in termini oltretombali). A lavorarci sono stati lo scrittore e designer londinese David McCandless e l’artista di origine statunitense Stefanie Posavec partendo da un libro prossimo all’uscita, The Visual Miscellaneum, dello stesso McCandless. Scopo? Capire se determinati concetti sono davvero riconducibili a una specifica parte politica. E soprattutto se in essa ci si riconosce. Avvertenza: lo schema rappresenta le opinioni dei due autori così come si sono sedimentate in loro e non parla di affari tricolori, ispirandosi a percezioni diffuse nei paesi anglossassoni.

12 dicembre 1969: il giorno dell’innocenza perduta, nuova edizione per Giorgio Boatti

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Piazza FontanaPer chi non l’avesse ancora letto (ma anche per chi ha letto le edizioni precedenti), c’è un libro da consigliare sulle vicende della Banca Nazionale dell’Agricoltura: la nuova versione di Piazza Fontana – 12 dicembre 1969: il giorno dell’innocenza perduta Nuova edizione aggiornata di Giorgio Boatti. Pubblicato una prima volta nel 1993 per i tipi di Feltrinelli, si era guadagnato gli strali del neofascista veneto Massimiliano Fachini che si era visto descrivere da Boatti in questi termini:

[Ebbe] un ruolo di primo piano nella cruenta stagione delle bombe nere […], un guerriero nero coinvolto in una concatenazione di indagini che coprono tutto l’arco storico dello stragismo nero, tornato […] alle sue consuete attività. [Era] un “colonnello” dello stato maggiore nero nel quale naviga con la sua consueta, mimetizzata riservatezza […] saldando [per anni] cellule neonaziste, spezzoni della guerriglia nera a ramificazioni più o meno istituzionali della guerra non ortodossa.

Per queste parole nel 1994 Giorgio Boatti si è visto piombare addosso una querela per diffamazione aggravata. Alla fine, cinque (5) anni più tardi, il 29 marzo 1999, il giornalista è stato assolto dai giudici della quinta sezione penale del tribunale di Milano e al suo libro è stata riconosciuta validità di fonte storica, per quanto sia un testo divulgativo.

A valle dell’assoluzione, Einaudi ha ripubblicato il libro una prima volta nel 1999, inserendolo nella collana Gli struzzi. Infine l’edizione di questi giorni, per la collana ET Saggi, aggiornata e ampliata rispetto alle precedenti con i processi di Milano conclusosi con la sentenza-vergogna della Cassazione del 2005 (quella, per intenderci, che manda assolti tutti, dice che i veri responsabili sono già stati assolti quasi vent’anni prima e non possono più essere processati per quella strage e che carica le spese legali sulle spalle dei familiari delle vittime). Questa la presentazione del nuovo libro di Boatti:

Venerdí 12 dicembre 1969: a Milano scoppia una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Diciassette morti e decine di feriti: una strage. È la fine di un sogno, quello nato nel ’68. È il cruento avvio della strategia della tensione. Giorgio Boatti delinea con meticolosa attenzione una vicenda che cambia la storia del Paese: non solo una strage, ma una guerra combattuta in tempo di pace, sotterranea, condotta da un potere nascosto e brutale che non rispetta gli innocenti e – attraverso omertà e connivenze – impone di fatto l’impunità per gli esecutori di questa e delle successive azioni terroristiche. Indagine giudiziaria e ricerca storica, Piazza Fontana ripercorre tutte le fasi della vicenda, dalle prime accuse all’anarchico Pietro Valpreda alla misteriosa morte di Giuseppe Pinelli, ai collegamenti tra la cellula neonazista padovana di Freda e Ventura e gli strateghi sponsorizzati dall’intelligence statunitense, alle miserabili faide tra gli stati maggiori dell’Esercito e della Difesa, fino ai contrastati passi dell’indagine che, dopo aver fatto degli anarchici il capro espiatorio, imbocca a Padova, a Treviso, a Milano la pista nera sfociando a Catanzaro nel primo di molti processi, dove i volti di pietra del potere politico frappongono oblio e amnesie a un passato che li assedia.