“Assalto alla diaz”: una poliziotta racconta la notte del 21 luglio 2001

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Simona l’aveva detto e l’ha fatto. Così, a metà del mese prossimo uscirà questo libro, Assalto alla Diaz. Polizia e G8 – L’irruzione del 2001 ricostruita attraverso le voci del processo di Genova. L’argomento è ben chiaro da titolo e sottotitolo, ma la particolarità di questo lavoro è che Simona di professione è assistente capo della PdS, dunque ha deciso di rievocare quei fatti da persona che da vent’anni veste una divisa. Ma che la sua posizione andasse oltre l’accesa critica verso l’irruzione nella scuola genovese lo aveva già dimostrato con il racconto Diaz, inserito all’interno dell’antologia La legge dei figli (Meridiano Zero, 2007). Questi i contenuti di questo nuovo libro, la cui prefazione è firmata da Carlo Bonini, giornalista in forza a Repubblica e autore di Acab:

Questo libro parla con le voci di chi si trovava dentro la scuola Diaz di Genova la notte del 21 luglio 2001: manifestanti e poliziotti. Voci che hanno scandito mesi di udienze in un’aula di giustizia, raccontando la stessa vicenda da più punti di vista, da fronti opposti, con versioni discordanti. Ma voci che ricostruiscono, al di là della sentenza finale, l’esplosione di una “macelleria messicana” spacciandola per una “colluttazione unilaterale”.

La presentazione in anteprima ci sarà il prossimo 15 maggio a Torino. Inoltre il libro sarà rilasciato con licenza Creative Commons e aderisce alla campagna Non pago di leggere.

Nuovi venti “bulgari” su chi fa informazione

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Dopo Annozero, Report, scrive Agoravox raccontando di ipotetici editti bulgari che si profilano all’orizzonte. Infatti:

Report citata a giudizio per la puntata su Catania, dall’editore Ciancio, che porterà la trasmissione ad un lungo processo civile. E non è finita qui per Report. La puntata sulla Social card non è piaciuta a Tremonti, che tramite il suo consigliere Angelo Maria Petroni (nominato dal tesoro), ha chiesto di visionare la cassetta e “inviato al giudizio del Comitato etico dell’azienda“.

Da notare che, come accade spesso, quando qualcuno si sente diffamato, passa alle vie civili, saltando quelle penali, per avere soddisfazione. Perché, in questo caso, la soddisfazione – almeno economica – arriva prima. Un po’ come racconta Sabina Guzzanti nel video a fianco che chiudeva la puntata di ieri sera della trasmissione di Santoro. In quelle parole, affidate alla satira, c’è un pozzo di verità verso chi fa informazione, a prescindere dallo strumento che si usa.

Le censure di Stato “ispirate da una visione apocalittica della rete”

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Di utopie tradite e censure di Stato parla Bernardo Parrella sul suo blog e su Alias, l’inserto del Manifesto, dell’11 aprile scorso (scaricabile in pdf da qui). E si domanda Bernardo:

È emersa la pratica dei singoli governi di implementare tecniche per controllare le comunicazioni via Internet provenienti dall’esterno, affermando così le proprie leggi tramite la loro imposizione all’interno dei confini nazionali. E sempre più tale tendenza va sforando anche nelle democrazie contemporanee… Superata giustamente la fase della cyber-euforia, stiamo forse cedendo alla tentazione opposta, quella del controllo diffuso? E cosa ne sarà della sbandierata salvaguardia della Rete come bene pubblico?

Nello stesso pdf si può leggere un articolo di Raffaele Mastrolonardo (disponibile su web anche qui) in cui l’autore fa il punto delle tre proposte di Pdl e Udc per la rete tricolore. Sono l’emendamento D’Alia, la proposta di legge di Gabriella Carlucci (tanto se n’è parlato nelle scorse settimane) e un’altra firmata da Luca Barbareschi. Partendo dal prossimo futuro e presentando la situazione in cui si potrebbero trovare tre navigatori immaginari, dice Mastrolonardo:

Queste situazioni sono iscritte in una serie di proposte normative presentate negli ultimi mesi in Italia, ispirate da una visione apocalittica della rete considerata un maligno brodo di coltura per pedofilia, criminalità e “pirateria”.

OpenSecrets.org: 200 milioni di dati sui finanziamenti alla politica USA

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OpenSecrets.orgVent’anni di dati sui finanziamenti alla politica statunitense. Informazioni che possono essere scaricate, che vengono fornite gratuitamente e sulle quali è applicata una licenza Creative Commons Attribution-Noncommercial-Share Alike 3.0. Per accertarsene si veda OpenSecrets.org Goes OpenData in cui, dopo una partenza che prometteva bene un paio d’anni fa, oggi si avvertono politici e lobbisti: attenzione che il gruppo di ricerca apartitico noto come Center for Responsive Politics sta rilasciando qualcosa come 200 milioni di dati “direttamente nelle mani di cittadini, attivisti, giornalisti e chiunque sia interessato a seguire il flusso di denaro nella politica americana”. La suddivisione viene effettuata in base a finanziamento a campagne o a individui, attività di lobbying e organizzazioni – sono 527, per la precisione – che si occupano di raccogliere fondi da aziende, associazioni di categoria e singoli.

Per attingere e utilizzare questi dati, è possibile interfacciarsi via web a specifiche API o più semplicemente servirsi dei widget messi a disposizione del progetto. Per avere accesso a queste informazione, infine, ci si registri su MyOpenSecrets per scaricare i file in formato CSV. Sempre qui si potrà avere a disposizione una sorta di dizionario e una guida all’uso (quest’ultimo link punta a un file in formato .doc).

(Via BoingBoing)

Yoani Sánchez: “Cuba libre”, vivere e scrivere all’Avana

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Cuba LibreYoani Sánchez, blogger di cui si era parlato già in passato per il suo Mi Cuba e per le battaglie portata avanti con Generacion Y, torna in questi giorni in libreria con un nuovo libro, Cuba libre (Rizzoli), tradotto e curato da un conoscitore di quell’angolo dei Caraibi, Gordiano Lupi. Che scrive di questo testo:

Yoani si scaglia contro il doppio sistema monetario e narra la realtà del mercato nero, unica fonte di sostentamento, perché la maggioranza dei cubani vive di ciò che i venditori informali portano nelle loro case. L’informazione di regime è un altro bersaglio da colpire, perché non è vero che tutto è sotto controllo e che i problemi vengono sempre superati da una rivoluzione solida e forte. Il libro – blog di Yoani Sánchez è uno spaccato di vita che rappresenta con realismo la Cuba contemporanea, lontano da condizionamenti ideologici, ma dalla parte del cittadino che giorno dopo giorno è costretto a inventare il modo per sopravvivere.

La blogger cubana qualche problema per la sua costante informazione ce l’ha avuto. Si veda per esempio qui e qui. E si veda anche cosa il Time scriveva di lei a fine 2008.

Purgatori su “Fortapàsc”: un film su Siani, non su Jouakim

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A proposito di Fortapàsc, il film diretto da Marco Risi sul giornalista Giancarlo Siani ammazzato dalla camorra il 23 settembre 1985, e della richiesta dell’ex capo-redattore del Mattino Mino Jouakim che chiede il sequestro della pellicola, AgoraVox pubblica una doppia intervista: da un lato Jouakim, che fu il capo di Siani e che oggi si ritiene danneggiato dal film, e dall’altro Andrea Purgatori, la cui firma si trova su opere come Il muro di gomma, Segreto di stato e Il giudice ragazzino, solo per citarne alcuni (qui la sua filmografia completa). E se il giornalista napoletano non sembra retrocedere dalle sue posizioni, Andrea invece afferma:

Abbiamo modificato i nomi di tutti ad eccezione dei camorristi e di Giancarlo per creare, come spesso accade nella cultura cinematografica, delle sintesi e degli opposti che ci potessero raccontare meglio la storia. Questo è stato fatto nella piena libertà creativa che ci si prende quando si fa un film e non un documentario. Nessuno si può riconoscere in quel giornalista perché quel giornalista non esiste. Adesso lui si sente, come ho letto, diffamato e vedremo cosa dirà il giudice. Nel “Divo” di Sorrentino, Andreotti si è guardato bene dal chiedere il ritiro del film e non l’ho ha fatto nemmeno Cirino Pomicino che in una scena fa una scivolata nel Transatlantico, col suo nome e cognome e non con un altro. Io penso che ci vorrebbe più elasticità nell’affrontare queste cose e nel pensare che abbiamo affrontato la storia di Giancarlo Siani e non quella di Jouakim. Che dire di fronte a queste cose? Ci sono abiutato, io non scrivo “Vacanze di Natale”… Per il “Muro di Gomma” mi hanno chiesto 100 miliardi, per “Il Giudice Ragazzino” si sono incazzati. Non mi stupisce, quindi. Mi stupisce il fatto che ci sia qualcuno che non si rende conto che stiamo facendo un film.

Il programma di Licio Gelli: bibliografia e sitografia

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Il programma di Licio GelliDi seguito, l’elenco del materiale consultato per scrivere Il programma di Licio Gelli – Una profezia avverata?. I siti sono elencati nell’ordine utilizzato per la costruzione del testo.

Bibliografia

  • Barbacetto, Gianni, B. Tutte le carte del Presidente, Net, Milano, 2006
  • Barbacetto, Gianni, Gomez, Peter, Travaglio Marco, Mani pulite. La vera storia. Da Mario Chiesa a Silvio Berlusconi, Editori Riuniti, Roma, 2002
  • Barbacetto, Gianni, Gomez, Peter, Travaglio Marco, Mani sporche, Chiarelettere, Milano, 2007
  • Canosa, Romano, Storia della magistratura in Italia da Piazza Fontana a mani pulite, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 1996
  • Flamigni, Sergio (a cura di), Dossier P2, Kaos Edizioni, Milano, 2008
  • Flamigni, Sergio, Dossier Pecorelli, Kaos Edizioni, Milano, 2005
  • Flamigni, Sergio, Trame atlantiche. Storia della loggia massonica segreta P2, Kaos Edizioni, Milano, 2005
  • De Gregorio, Concita, Cicchitto e i banditi, La Repubblica, 20 settembre 2003
  • Galli, Giorgio, Affari di Stato. L’Italia sotterranea 1943-1990, Kaos Edizioni, Milano, 1991
  • Galli, Giorgio, La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli e della P2, Lindau, Torino, 2007
  • Gambino, Michele, Il cavaliere B. Chi è e che cosa vuole l’uomo che sogna di cambiare l’Italia, Manni, San Cesario, 2001
  • Gambino, Michele, I furbetti del quartierino. Dalla razza padrona alla razza mattona, Editori Riuniti, Roma, 2005
  • Gomez Peter, Travaglio, Marco, Inciucio, Bur, Milano, 2005
  • Guarino, Mario, Raugei, Fedora, Gli anni del disonore, Edizioni Dedalo, Bari, 2006
  • Lodato, Savero, Trent’anni di mafia. Storia di una guerra infinita, Bur, Milano, 2008
  • Pellicanò, Daniela, Uno sparo in caserma. Il caso Lombardo, Città del Sole Edizioni, Reggio Calabria, 2006
  • Pinotti, Ferruccio, Fratelli d’Italia, Bur, Milano, 2007
  • Travaglio, Marco, La scomparsa dei fatti. Si prega di abolire le notizie per non disturbare le opinioni, Il Saggiatore, Milano, 2006

Sitografia
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Pougala: “L’odio del governo verso gli stranieri non ha limiti”

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Lettera aperta a Silvio BerlusconiIl testo che segue è stato scritto da Jean Paul Pougala, autore del libro uscito per Einaudi con il titolo In Fuga dalle tenebre, una denuncia sia delle condizioni sociali in Africa che di quelle di immigrato in Italia (lo scrittore di origine camerunense ha infine acquisito la cittadinanza l’estate scorsa). È una lettera aperta che, datata 2 aprile 2009, Pougala indirizza da Moncalieri al presidente del consiglio e che viene pubblicata il giorno successivo sul sito di Peacelink per affermare che “passano i giorni e l’odio del Suo governo verso gli stranieri dimostra di non avere limiti”. Non si può che riportarla integralmente.

Presidente Berlusconi,

Una settimana dopo l’insediamento del Suo governo, il ministro dell’Interno dichiarava ad una trasmissione televisiva, con una ingenuità sconcertante, che tutti potevano constatare che da quando il Suo governo era ritornato al potere, non c’erano più sbarchi dei migranti sulle coste meridionali del Paese. Egli contrapponeva il presunto lassismo del precedente governo della sinistra al nuovo pugno duro della destra al potere. Soltanto che non aveva consultato la meteorologia per accorgersi che in quei giorni il mare era mosso e impediva a quei morti di fame di mettersi in viaggio.

Qualcuno è veramente convinto che esista uno solo dei migranti che prima di mettersi in viaggio si preoccupa di una qualche legge restrittiva fatta in Italia o altrove? Lei pensa che il famoso “Libretto Rosso”, che bollava i migranti italiani in America negli anni 20 come “analfabeti” e li costringeva alla “quarantena”, li scoraggiasse veramente a sbarcare nel “nuovo mondo”?

Presidente, da che mondo è mondo, i poveri che vivacchiano qui è là alla ricerca di una vita felice non hanno mai goduto di alcuna libertà.

Hanno sempre subìto. Oggi i paesi poveri si vantano del fatto che i soldi loro mandati a casa dai loro emigrati nei paesi ricchi sono il doppio dei soldi dei vari prestiti che ricevono dal sistema finanziario internazionale, anche se nel paese di arrivo sono trattati peggio dei topi da schiacciare.
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Processo 7 aprile: il bilancio di Toni Negri trent’anni dopo

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Ancora sull’argomento di cui si parlava ieri. Circa 300 anni di carcerazione preventiva nel complesso, la demolizione di un pugno di intellettuali che puntavano su un “modello di ‘insegnamento partecipato'”, lo smantellamento dell’asse studenti-professori-operai nel portare avanti istanze di lotta sociale. Di questo e di molto altro ha scritto lo scorso 25 febbraio Toni Negri a proposito del processo 7 aprile. Il tutto riportato integralmente sul blog BlankReg.Net all’interno di Via 8 febbraio? No: “via 7 aprile”.

Somalia: i profughi in Kenya visti da Human Rights Watch

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Adotta una crisi dimenticataPer tornare alle crisi dimenticate. Si intitola From Horror to Hopelessness: Kenya’s Forgotten Somali Refugee Crisis (file pdf) ed è datato 30 marzo 2009 il rapporto con cui l’ONG Human Rights Watch fa il punto sulla situazione della popolazione civile in Somalia e sulla fuga dei profughi verso il confinante stato dell’Africa orientale. Lo segnala Peacereporter appena sotto una serie di aggiornamenti dall’Aquila.

Venendo al documento sulla Somalia, si tratta di una serie di interviste fatte nei campi dei rifugiati a Dadaab (dove la popolazione accolta aumenta del 15 per cento all’anno circa), nel nord est del Kenya, con l’ausilio di interpreti, operatori sociali e di organizzazioni non governative del luogo e internazionali. Vi si fa poi un punto sui flussi dei profughi (260 mila solo lungo le linee di confine), che danno luogo a estese emergenze umanitarie, sulle richieste di asilo politico (80 mila dal gennaio 2007, quando il Kenya ha chiuso le frontiere) e sui conflitti che nascono nel momento in cui si tenta di entrare nel paese (dall’inizio dell’anno a oggi ci sono stati vari conflitti a fuoco con la polizia keniota, senza contare le infami condizioni di detenzione per chi viene accusato di immigrazione illegale). Malgrado la lontananza geografica da queste aree, fa notare Peacereporter per quanto riguarda l’Italia:

È stato pubblicato nei giorni scorsi dal Unhcr un report sulle richieste di asilo politico in cui si nota che nel 2008 i richiedenti […] sono più che raddoppiati rispetto all’anno precendente. Un altro dato che emerge […] è che i somali sono al secondo posto […], secondi solo agli iracheni. Circa il 75 per cento delle persone che attraversano il Mediterraneo e arrivano sulle coste italiane chiedono l’asilo politico. La vigente normativa europea prevede che il primo paese raggiunto dal richiedente di asilo ne assuma la responsabilità.

Per ulteriori informazioni si veda ciò che pubblica su CrisiDimenticate.it di Medici senza frontiere e i vari aggiornamenti sul sito istituzionale.