Hrw: in Guinea è stata un’azione sistematica sfociata in crimine contro l’umanità

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Pubblicato un paio di giorni fa da Human Rights Watch (Hrw) il documento Bloody Monday: The September 28 Massacre and Rapes by Security Forces (si può scaricare da qui in versione elettronica; formato pdf, 160,5KB). Un lungo testo per ribadire a chiare lettere che i fatti accaduti tra il 28 e il 30 settembre scorsi (cronaca di Global Voices) in Guinea sono un crimine contro l’umanità. Scrive in proposito Peacereporter:

“Gli abusi perpetrati in Guinea non sono stati l’azione di alcuni gruppi fuori controllo, come sostiene il governo. Erano premeditati, e sicuramente i leader del Paese erano consapevoli di quello che si stava pianificando” ha dichiarato il responsabile di Hrw per le emergenze, Peter Bouckaert. Secondo l’associazione umanitaria, le violenze sono state commesse dalla Guardia personale del presidente Camara, che avrebbe anche provveduto a nascondere i cadaveri delle vittime e bruciarli in diverse fosse comuni. Il rapporto descrive anche le fasi più cruente della repressione nello stadio della capitale Conakry, dove i militari della giunta hanno sparato sulla folla. Durante le indagini, Human Rights Watch ha intervistato più di 240 persone, stilando un bilancio di morti compreso tra le 150 e le 200 persone.

Somalia: i profughi in Kenya visti da Human Rights Watch

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Adotta una crisi dimenticataPer tornare alle crisi dimenticate. Si intitola From Horror to Hopelessness: Kenya’s Forgotten Somali Refugee Crisis (file pdf) ed è datato 30 marzo 2009 il rapporto con cui l’ONG Human Rights Watch fa il punto sulla situazione della popolazione civile in Somalia e sulla fuga dei profughi verso il confinante stato dell’Africa orientale. Lo segnala Peacereporter appena sotto una serie di aggiornamenti dall’Aquila.

Venendo al documento sulla Somalia, si tratta di una serie di interviste fatte nei campi dei rifugiati a Dadaab (dove la popolazione accolta aumenta del 15 per cento all’anno circa), nel nord est del Kenya, con l’ausilio di interpreti, operatori sociali e di organizzazioni non governative del luogo e internazionali. Vi si fa poi un punto sui flussi dei profughi (260 mila solo lungo le linee di confine), che danno luogo a estese emergenze umanitarie, sulle richieste di asilo politico (80 mila dal gennaio 2007, quando il Kenya ha chiuso le frontiere) e sui conflitti che nascono nel momento in cui si tenta di entrare nel paese (dall’inizio dell’anno a oggi ci sono stati vari conflitti a fuoco con la polizia keniota, senza contare le infami condizioni di detenzione per chi viene accusato di immigrazione illegale). Malgrado la lontananza geografica da queste aree, fa notare Peacereporter per quanto riguarda l’Italia:

È stato pubblicato nei giorni scorsi dal Unhcr un report sulle richieste di asilo politico in cui si nota che nel 2008 i richiedenti […] sono più che raddoppiati rispetto all’anno precendente. Un altro dato che emerge […] è che i somali sono al secondo posto […], secondi solo agli iracheni. Circa il 75 per cento delle persone che attraversano il Mediterraneo e arrivano sulle coste italiane chiedono l’asilo politico. La vigente normativa europea prevede che il primo paese raggiunto dal richiedente di asilo ne assuma la responsabilità.

Per ulteriori informazioni si veda ciò che pubblica su CrisiDimenticate.it di Medici senza frontiere e i vari aggiornamenti sul sito istituzionale.