Davide Cervia: il ministero della Difesa condannato per aver negato il diritto alla verità

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Davide Cervia

Ancora una volta, dobbiamo tornare molto indietro nel tempo per raccontare la storia di Davide Cervia. Era il 12 settembre 1990, intorno alle 17, quando l’uomo uscì dal lavoro presso la Enertecnel Sud di Ariccia, provincia di Roma salutò un collega, e si mise in macchina, una Volkswagen Golf bianca, per scomparire per sempre.

A casa, una villetta alla periferia di Velletri, ad attenderlo c’erano la moglie, Marisa Gentile, e i due figli, Erika, 6 anni, e Daniele, 4. Soprattutto Erika lo aspettava con particolare ansia perché proprio quel giorno aveva imparato ad andare in bicicletta senza le rotelle e non vedeva l’ora di dimostrarlo a suo padre.

Ma di Davide Cervia nessuna traccia. Non negli ospedali, a casa di amici e colleghi e nemmeno altrove. E allora, fin dal giorno successivo, dopo l’arrivo di una telefonata muta verso l’ora di pranzo e un’altra, identica, il 14 settembre 1990, ecco che iniziarono a essere visti sotto un’altra luce episodi verificatisi nei mesi precedenti. Non vere e proprie intimidazioni. Ma Davide Cervia, ex sergente della marina militare, aveva manifestato l’intenzione di acquistare un fucile adducendo ragioni di sicurezza personale e familiare, dato che abitavano in una zona di campagna isolata.
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Ustica: le motivazioni della sentenza di Palermo che dispone 100 milioni di euro di risarcimento ai familiari

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UsticaA proposito della sentenza della terza sezione civile del tribunale di Palermo (quella che, in primo grado, assegna ai familiari della strage di Ustica del 27 giugno 1980 un rimborso di 100 milioni di euro), ecco le motivazioni, che si possono scaricare da Stragi80.it (in formato pdf) ai link che seguono:

Sempre sullo stesso sito, si veda anche l’intervista a Rosario Priore, il giudice istruttore che firmò nel 1999 la sentenza-ordinanza in cui ricostruiva lo scenario di guerra confermato dal tribunale di Palermo, realizzata dal giornalista Fabrizio Colarieti.

Il Fatto Quotidiano: Ustica, condanna record per i ministeri. “Cento milioni ai familiari delle vittime”

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UsticaLo scrive un tribunale, la terza sezione civile di Palermo: i ministeri della difesa e dei trasporti si macchiarono di “omissioni e negligenze” e, dopo la sciagura, operarono in modo tale per cui ai familiari delle vittime fosse negato il diritto alla verità. Per questo i dicasteri dovranno rifondere un risarcimento record – 100 milioni di euro, più interessi e oneri accessori – ai parenti delle persone che morirono nella strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980. Risarcimento che costituisce un caso più unico che raro nella giurisprudenza italiana.

I ministeri non prevennero il disastro e poi impedirono l’accertamento dei fatti. La sentenza storica è stata pronunciata questa mattina dal giudice siciliano Paola Proto Pisani e, dopo la sentenza-ordinanza di Rosario Priore del 31 agosto 1999, costituisce uno dei riconoscimenti più rilevanti alle istanze di chi, nel corso dei 31 anni trascorsi dal disastro, ha sempre sostenuto che ci furono apparati dello Stato che impedirono l’accertamento dei fatti dopo non aver fatto nulla per prevenirlo.

Per arrivare al pronunciamento di oggi, nel 2007 il team legale – composto dagli avvocati Daniele Osnato, Alfredo Galasso e Vanessa Fallica che rappresentano 81 parenti delle vittime per una cinquantina di famiglie – aveva riversato al tribunale civile di Palermo un migliaio di documenti, tra cui i risultati del lavoro del giudice Priore e materiale proveniente dai processi di primo e secondo grado celebrati davanti alla corte d’Assise di Roma contro l’aeronautica militare, accusata di aver depistato le indagini (i dibattimenti iniziarono rispettivamente il 28 settembre 2000 e il 3 novembre 2005).

Continua sul Fatto Quotidiano.

Uranio impoverito: l’amministrazione deve risarcire anche il danno biologico

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Dalla newsletter di Cassazione.net, si legge che l’amministrazione [viene] condannata a risarcire anche il danno biologico ai militari colpiti dal cancro dopo l’esposizione all’uranio impoverito:

Il militare colpito da un tumore dopo essere stato esposto all’uranio impoverito durante missioni all’estero deve essere risarcito dalla pubblica amministrazione anche del danno biologico. Lo ha deciso il Tar della Campania che, con la sentenza 17232 depositata il 5 agosto scorso, ha accolto la domanda di risarcimento di un militare.

Se ne parla più diffusamente qui e qui.