“La sentenza”, il nuovo libro di Valerio Varesi. La Resistenza raccontata da un anti-Pansa

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La sentenza di Valerio VaresiNon stupisce che Valerio Varesi abbia messo in pausa il più noto dei suoi personaggi, il commissario Soneri. Lo aveva già fatto in passato, per esempio, con “Il paese di Saimir” (Verdenero, 2009) per raccontare la storia di un ragazzino albanese finito sotto il crollo di un edificio in un cantiere edile in cui non avrebbe dovuto esserci. Almeno non così, in nero. Ed era accaduto anche con “Le ombre di Montelupo” (Sperling & Kupfer, 2008), vicenda di un’impresa alimentare che cresce fino al punto di trasformarsi in uno scandalo finanziario e che richiama senza troppi veli il crac Parmalat, consumatosi nella terra d’origine dello scrittore, quella “piccola Parigi” nel cuore dell’Emilia finita tante volte sulle pagine di cronaca dei giornali.

Varesi è così, racconta storie prima che queste vengano classificare a seconda dei generi narrativi. E dunque, si diceva, non stupisce che la Parma che rievoca nel libro appena uscito, La sentenza (Frassinelli), sposti l’asse del tempo per assestarla sull’anno del Signore 1944. Seconda guerra mondiale, dunque, e soprattutto lotta di Liberazione, in piena occupazione tedesca che, nella realtà geograficamente poco distante da lì significava gli eccidi di Monte Sole con i fatti di Marzabotto che seguivano a ruota la lucchese strage di Sant’Anna di Stazzema.

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Federazione italiana associazioni partigiane, un convegno per parlare di un archivio per la Resistenza e per la storia

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Domani, 20 ottobre, presso la sede milanese della Fiap – Federazione Italiana Associazioni Partigiane (Saletta Incontri – via De Amicis 17) a partire dalle 17.30 si parlerà di Un archivio per la Resistenza e per la storia. Questo il programma:

  • Giovanni Scirocco – L’uso pubblico della storia tra memoria e politica
  • Andrea Torre – Gli archivi della Resistenza: tipologie documentarie e accessibilita alle fonti
  • Fiorella Imprenti – La storia e gli archivi della EIAR: un contributo per la memoria della Resistenza
  • Federica Artali – La memoria costruisce il futuro: nuovi percorsi per una nuova cittadinanza

(Via Circolo “Giustizia e Libertà” di Sassari)

“La mia Bandiera. La Resistenza al femminile”: documentario di Bugani e Lucchese sulle donne della Liberazione

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Si intitola La mia Bandiera. La Resistenza al femminile il film documentario di Giuliano Bugani e Salvo Lucchese che sarà presentato lunedì prossimo, 17 ottobre, nella sala Mastroianni del bolognese Cinema Lumière (la proiezione è programmata per le 18). Si tratta della ricostruzione del ruolo che le donne ebbero durante la Liberazione. Scrivono gli autori:

Dalle testimonianze delle partigiane, uniche protagoniste del documentario, si ha uno spaccato inedito delle loro esperienze di lotta e di vita quotidiana come rivoluzionarie, attraverso le quali viene messo in evidenza il ruolo essenziale che le donne hanno avuto per la sopravvivenza e la vittoria della Resistenza stessa. Il progetto, nato da un’idea di Giuliano Bugani, operaio e giornalista, realizzato con Salvo Lucchese […], con Alessandra Cesari, presidente dell’associazione Elenfant Film e responsabile sviluppo progetti, e con Roberta Bononi, ex collaboratrice della Cineteca di Bologna, ha inizio nel 2009 ed è una raccolta di interviste a partigiane dell’Emilia-Romagna, da Piacenza a Rimini.

Questo il sito di Elenfant Film, la realtà che ha curato la produzione. Il progetto ha poi avuto il contributo della fondazione Carisbo e dell’Anpi di Bologna, Reggio Emilia, Modena, Forlì, Ravenna, Rimini, Castelfranco Emilia, Parma e Piacenza. Tra gli enti che lo hanno patrocinato compaiono il Comune di Bologna, l’Istituto storico Parri, Isrebo, l’Istituto per gli studi della storia contemporanea e della Resistenza di Ravenna e provincia e l’Istituto storico della Resistenza di Alfonsine. Le musiche originali, inoltre, sono state composte da Gianluca Nuti e il brano di coda, “Partisan’s Bella Ciao”, è dei Modena City Ramblers.

Infine la coppia Bugani-Lucchese aveva già lavorato insieme. Era accaduto con un altro documentario, Anno 2018: verrà la morte, sulle morti per amianto, di cui si era parlato qui.

Stéphane Hessel: “Indignatevi!”. Un breve libro per dare vita a un'”insurrezione pacifica” che faccia rete

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Indignez-vous di Stéphane HesselPer sapere chi sia Stéphan Hessel si dia un’occhiata alla voce che parla di lui su Wikipedia.fr. Lo scorso ottobre è uscito il suo libro Indignez vous! (pubblicato dalle Indigène Editions di Montpellier) che così si presenta:

«Novantatré anni. La fine non è lontana. Che fortuna poter approfittarne per ricordare ciò che innescò il mio impegno politico: il programma elaborato settant’anni fa dal Consiglio Nazionale della Resistenza». Che fortuna potervi nutrire dell’esperienza di questo grande resistente, consolidatosi dopo le esperienze nei campi di Buchenwald e di Dora, co-redattore della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nel 1948, diventato ambasciatore di Francia e della medaglia della Legion d’onore. Per Stéphan Hessel, il «motivo di base della Resistenza era l’indignazione». Certo, le ragioni di indignarsi nel mondo complesso di oggi possono sembrare meno nette rispetto a quelle dei tempi del nazismo. Ma «cercare e troverete»: la disuguaglianza crescente tra ricchissimi e poverissimi, lo stato del pianeta, il trattamento riservato agli irregolari, agli immigrati, ai rom, la corsa per avere sempre di più, alla competizione, la dittatura dei mercati finanziari fino alla svendita delle conquiste della Resistenza, le pensioni, la sicurezza sociale… Per essere efficace occorre, oggi come ieri, agire mettendosi in rete: Attac, Amnesty, la Federazione internazionale dei diritti dell’uomo… ne sono la dimostrazione. Dunque si può credere a Stéphan Hessel e incrociare il suo cammino quando chiama a una «insurrezione pacifica» (Sylvie Crossman).

E di come questo breve libro (trentadue le pagine) si sia trasformato in un fenomeno (650 mila le copie vendute) lo si può leggere sul Fatto Quotidiano nell’articolo da Parigi di Alessandro Verani intitolato Indignatevi! E il libretto di un 93enne partigiano francese diventa un caso editoriale:

Hessel un rivoluzionario? Non proprio. E non lo è mai stato. Oggi vicino a Martine Aubry, segretario generale del Partito socialista, Hessel, un anziano monsieur pacato e sorridente, è sempre stato un intellettuale dall’animo libero, di sinistra certo, ma senza «eccessi» […]. Sì, è diventato l’idolo di tanti giovani. E si prende una sorta di rivincita personale. «Ha provocato il risveglio di un popolo, finora molto passivo», ha sottolineato il filosofo Edgar Morin, suo amico. «Ha ricordato alla sinistra che deve essere ribelle, umana e ottimista», ha sottolineato Harlem Désir, numero due del Partito socialista. Che, nel frattempo, si sta dividendo sulla candidatura delle prossime presidenziali, previste nel 2012. E appare così terribilmente lontano dalla sua base. La sinistra francese sarà capace di sfruttare l’effetto Hessel?

Il sangue dei vincitori: crimini fascisti e i processi del dopoguerra

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Il sangue dei vincitoriVerrà presentato domani alle 16.30 presso la Fondazione Istituto Gramsci Emilia-Romagna (Sala dell’Aquila, via Galliera 26, Bologna) il libro Il sangue dei vincitori – Saggio sui crimini fascisti e i processi del dopoguerra (1945-46) scritto da Massimo Storchi e pubblicato dalla casa editrice reggiana Aliberti. Di questo parla il volume:

Rastrellamenti, deportazioni, fucilazioni. Torture. I venti mesi di sangue della Repubblica di Salò lasciarono una striscia di dolore e rancore che trovò come primo drammatico esito la giustizia sommaria dei giorni della Liberazione e poi i processi istruiti a carico dei maggiori criminali fascisti. Utilizzando per la prima volta gli atti della Corte di Assise Straordinaria di Reggio Emilia si ripercorrono i drammatici giorni della feroce repressione antipartigiana e il tentativo fallito di dare giustizia alle centinaia di vittime della repressione dei corpi armati di Salò, al servizio dell’occupante tedesco. Una ricerca che vuole essere un piccolo contributo per ricordare come la mancanza di una giustizia “vera” per i crimini fascisti abbia rappresentato un deficit etico e politico nella costruzione di una comune identità repubblicana, un’identità che non riesce tuttora a trovare, in un passato così difficile e tormentato, radici abbastanza forti per affrontare le nuove sfide della nostra contemporaneità.

In periodi in cui di nuovo vengono discusse proposte di legge equiparanti, quella di Storchi può essere una lettura utile e che qualche conseguenza all’autore l’ha portata. Qui il pdf con le informazioni complete sulla presentazione di domani.