Davide Cervia: il ministero della Difesa condannato per aver negato il diritto alla verità

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Davide Cervia

Ancora una volta, dobbiamo tornare molto indietro nel tempo per raccontare la storia di Davide Cervia. Era il 12 settembre 1990, intorno alle 17, quando l’uomo uscì dal lavoro presso la Enertecnel Sud di Ariccia, provincia di Roma salutò un collega, e si mise in macchina, una Volkswagen Golf bianca, per scomparire per sempre.

A casa, una villetta alla periferia di Velletri, ad attenderlo c’erano la moglie, Marisa Gentile, e i due figli, Erika, 6 anni, e Daniele, 4. Soprattutto Erika lo aspettava con particolare ansia perché proprio quel giorno aveva imparato ad andare in bicicletta senza le rotelle e non vedeva l’ora di dimostrarlo a suo padre.

Ma di Davide Cervia nessuna traccia. Non negli ospedali, a casa di amici e colleghi e nemmeno altrove. E allora, fin dal giorno successivo, dopo l’arrivo di una telefonata muta verso l’ora di pranzo e un’altra, identica, il 14 settembre 1990, ecco che iniziarono a essere visti sotto un’altra luce episodi verificatisi nei mesi precedenti. Non vere e proprie intimidazioni. Ma Davide Cervia, ex sergente della marina militare, aveva manifestato l’intenzione di acquistare un fucile adducendo ragioni di sicurezza personale e familiare, dato che abitavano in una zona di campagna isolata.
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Ustica, Itavia contro i ministeri: già nel 2003 in una sentenza venivano spiegati i motivi delle colpe istituzionali

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Qui, su Stragi80.it, la sentenza della terza sezione civile della Suprema Corte di Cassazione depositata il 22 ottobre 2013, quella in cui si parla esplicitamente di depistaggi.

E poi una sentenza del 25 luglio 2003, Aerolinee Itavia Spa contro ministeri della Difesa, dei Trasporti e dell’Interno. Già allora la sezione stralcio sesta bis del tribunale di Roma spiegava bene perché le responsabilità istituzionali nella strage di Ustica erano concrete. Ora giunge il nuovo suggello della Cassazione.

Licio Gelli alla trasmissione “La zanzara” (Radio24): la massoneria “oggi non conta più niente”

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Licio Gelli e la massoneria “che oggi non conta più niente”:

La massoneria di oggi non conta più nulla perché non è ascoltata più da nessuno mentre la P2 l’ascoltavano. C’erano 6 ministri e tutti i capi di tutte le istituzioni. Bene un generale alla difesa. Speriamo sia un generale duro.

Dichiarazione rilasciala alla trasmissione di Radio 24 La zanzara e ripresa dal Fatto Quotidiano.

È arrivato il nuovo esercito europeo, gendarmi

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La voce delle vociIl ministero della Difesa ha da poco festeggiato il successo della “mini-naja”, nome spicciolo per identificare il progetto “Vivi le Forze Armate. Militare per tre settimane” aperto a milleduecento cittadini italiani tra i 18 e i 30 anni per un costo, nel triennio di attuazione 2010-2012, di quasi 20 milioni di euro, metà dei quali derivanti dai fondi destinati alle scuole e al servizio civile. Ma in tema divise e uniformi esiste anche altro da raccontare. Un “altro” che finora ha trovato poco spazio sulla stampa e che anche in questo caso, per quanto la sua origine sia databile ormai di qualche anno, trova riscontri ufficiali recenti.

Si sta parlando di quanto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 134, quella che reca la data dell’11 giugno di quest’anno e che contiene il testo della legge 84 approvata il 14 maggio 2010. Riferimenti, questi, per dire che è stata ratificata e resa esecutiva una dichiarazione d’intenti tra i ministeri della Difesa di Italia, Francia, Olanda, Portogallo e Spagna. Oggetto? La creazione di una gendarmeria europea che prende il nome di “Eurogendfor” (European Gendarmerie Force) e che sul fronte italiano chiama direttamente in causa l’Arma dei carabinieri. Su quello estero, invece, oltre agli altri Paesi firmatari, a fine 2008 l’accordo è stato esteso anche alla Romania mentre tra i partner figurano la Polonia e la Lituana. Tra gli osservatori c’è la Turchia.

A Vicenza la sede della gendarmeria europea

In pratica si tratta della creazione di “forze di polizia a statuto militare, in base a principi di reciprocità e ripartizione dei costi”, si legge nei documenti che accompagnano Eurogendfor, per una spesa ufficiale, dal punto di vista italiano, di 191.200 euro annui. Fondi che vengono presi da quelli stanziati per legge nel 1997, ai tempi della ratifica di una convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione e alla siccità, soprattutto nel continente africano.
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Uranio impoverito: nuova battaglia a favore delle vittime

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Sul blog VittimeUranio.com viene annunciata, dopo la prima sentenza di undici mesi fa, una nuova condanna per il ministero della difesa:

A meno di un anno dalla storica sentenza di Firenze un altro tribunale, quello civile di Roma, condanna il Ministero della Difesa a risarcire i familiari di un militare vittima da possibile contaminazione da uranio impoverito. Questa volta la cifra stabilita dal giudice è di un milione e quattrocentomila euro per il danno non patrimoniale subito. La sentenza del Tribunale toscano, del dicembre 2008, aveva invece condannato il Ministero a risarcire con 545mila euro il paracadutista Gianbattista Marica, scomparso un mese dopo. Si tratta sicuramente di un altro passo avanti sulla strada della verità e della giustizia, almeno sul fronte civile.

Intanto, mentre procede la vicenda giudiziaria legata alla questione, per avere maggiori informazioni si può scaricare il libro scritto da Falco Accame (qui il link diretto al pdf, 444KB).