Su “Polits” una retrospettiva dalla Francia sulle Brigate Rosse e sul rapimento Moro

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Politis

Per chi mastica il francese, segnalo l’articolo Années des plomb: entre tabou et refoulement (pdf, 360 KB), pubblicato sul settimanale d’oltrealpe Politis. Si tratta di un’intervista allo storico Enzo Traverso, docente presso la facoltà di scienze politiche all’università Picardie di Amiens, realizzata alla vigilia dell’uscita in Francia del libro Brigate rosse. Una storia italiana, scritto da Mario Moretti, Carla Mosca e Rossana Rossanda (disponibile a partire dal 16 settembre per i tipi di Editions Amsterdam, qui la scheda del volume francese).

Pentiti di niente. Lugano, 16 maggio 1975: una valigia piena di denaro

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Carlo SaronioDue giovani, un uomo e una donna, si avvicinano a un’ausiliaria della polizia comunale di Lugano, Lucia Bernasconi, che sta pattugliando piazza Battaglini. Sono circa le quattro di un venerdì pomeriggio, le banche sono già chiuse e lo rimarranno fino al lunedì successivo e la coppia – due italiani che all’apparenza non sembrano avere nulla di particolare – chiede alla vigilessa dove può trovare un ufficio cambi. Lei li indirizza all’istituto Parini, poco lontano, in via Funicolare.

Morta lì, sembra, sul momento. E invece non passa mezz’ora che l’agente svizzera viene avvicinata da una giovane donna, Maria Balestra, che ha assistito a una scena strana o quanto meno curiosa: pochi minuti prima, mentre passeggiava insieme al marito sul lungolago a poca distanza dell’ufficio cambi, ha notato due giovani, gli stessi due di prima, che tenevano una ventiquattrore aperta sulle gambe e la valigetta era zeppa di banconote di grosso taglio. L’agente prende nota dei fatti e delle generalità della donna e si dirige verso il parco dopo aver avvertito la centrale operativa perché le mandi una pattuglia di rinforzo in via Parini.

Sulla stessa panchina indicata da Maria Balestra si trovano ancora i due italiani e all’ausiliaria sembra sospetto che abbiano cambiato il denaro con tanta rapidità. A questo punto vengono fermati e portati negli uffici della polizia comunale. Generalità e documenti. Così risulta che la ragazza si chiama Maria Cristina Cazzaniga e il giovane che l’accompagna è Pierluigi Bordoli. La valigetta che custodiscono è effettivamente piena di denaro, ma non solo svizzero: le banconote sono di nazionalità diverse e in totale si tratta di poco più di 65 milioni di lire.
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Senza finzione: “Armi in pugno – La storia del Nord Est tra politica, terrorismo e criminalità” di Pino Casamassima

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Armi in pugno di Pino CasamassimaIl volume sarà disponibile a partire dall’inizio di settembre, ma è appena stato inserito tra le anteprime di Stampa Alternativa il nuovo libro della collana Senza finzione, coordinata insieme a Simona Mammano. Si tratta del libro Armi in pugno – La storia del Nord Est tra politica, terrorismo e criminalità scritto dal giornalista Pino Casamassima:

Le Brigate Rosse, la prima volta che uccisero, lo fecero a Padova, la città che assisteva alla nascita dell’Autonomia organizzata e ai teoremi giudiziari che portarono al processo 7 aprile. Ma il Veneto fu anche la culla dell’eversione neofascista, quella di Ordine Nuovo, che metteva le bombe sui treni e che inaugurò gli anni di piombo con la strage di piazza Fontana. E sempre nel Nord Est nacquero e si svilupparono fenomeni criminali autoctoni, come la mafia del Brenta di Felice Maniero. Un’area, quella raccontata in questo libro, che passò dalla miseria e dall’emigrazione alla prosperità economica coltivando alcuni dei fenomeni che hanno fatto la storia dell’intera nazione.

E così, con il lavoro di Pino, fanno sette volumi all’interno della collana inaugurata nel febbraio 2009.

Aldo Balzanelli, Repubblica Bologna: pesi mediatici diversi a seconda del tipo di terrorismo

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Ha radione Aldo Balzanelli, alla guida di Repubblica Bologna, quando nota che vari fatti stragisti sono attribuiti al terrorismo di sinistra mentre la matrice sta altrove. E chiedendosi quali siano le ragioni, prova a dare una risposta:

Oggi si scopre che i ragazzi pensano che anche la strage di piazza Fontana, come già quella di Bologna, sia opera delle Brigate Rosse. Mi sono chiesto perchè per i giovani tutto il terrorismo sia stato rosso e una spiegazione, forse, l’ho trovata. Il terrorismo rosso ha avuto una vasta copertura mediatica: servizi, interviste, approfondimenti, inchieste, ricordi, film, persino sceneggiati televisivi. Quello nero molto, molto meno. La ragione è che il terrorismo di destra ha galleggiato molto più di quello di sinistra in un pentolone affollato di servizi segreti, pezzi dello Stato. È sempre stato contaminato da rapporti oscuri con il potere “ufficiale”, con la criminalità organizzata, la massoneria. È sempre stato scomodo, insomma, parlarne, imbarazzante, e in molti dunque hanno preferito tacere, dimenticare, rimuovere. E così i ragazzi, a forza di sentir parlare solo di Brigate Rosse, si son fatti l’idea che anche a mettere le bombe nelle banche, sui treni e nelle stazioni siano stati i nipotini di Renato Curcio.

Per quanto riguarda i fatti del 2 agosto 1980, si veda questo servizio realizzato pochi mesi fa.