Notte criminale: quelli della Magliana e gli affari della banda mai interrotti

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Il blog Notte criminale pubblica un reportage datato 10 dicembre 2007 pubblicato dall’Unità:

È una storia degli anni Settanta. Un gruppo di ragazzi che teneva in mano la Capitale. Affamati di sangue, soldi, potere. In una foto piena di morti (uccisi da bande rivali, morti in conflitti a fuoco con la polizia) c’è rimasto un ragazzo vivo. Ormai adulto, è Antonio Mancini, «accattone», e sconta la pena ai domiciliari.

A firmare il reportage è Salvatore Maria Righi e in un box, con anni di anticipo rispetto a successivi e recenti approfondimenti, già si diceva: «Macché finita, la banda è viva e continua a fare affari coi prestanome». Qualcuno che potrebbe aver continuato diceva di sé che due papi gli hanno voluto bene.

E rimasero impuniti: trasparenza sul futuro e foschia sul passato

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E rimasero impunitiIl processo di primo grado contro gli imputati dell’omicidio Calvi, dopo novanta udienze succedutesi nell’arco di due anni e al termine di una giornata di camera di consiglio, non è stato in grado di chiarire una serie di punti. Primo tra tutti, il nome di mandanti ed esecutori. Se sembra provato – come è scritto nelle motivazioni – che «l’uccisione di Roberto Calvi è stata deliberata dalla mafia per punirlo e per evitare che rendesse pubblica la sua attività di riciclaggio e rivelasse i suoi rapporti con le persone che fungevano da canale di collegamento con l’organizzazione criminale», non si è andati oltre un’idea verosimile degli ultimi giorni di vita del banchiere.

Ma non l’esatta ricostruzione di quanto accaduto. E nemmeno è stata data una descrizione di quanto Roberto Calvi minacciava di rivelare proprio alla vigilia della sua morte attraverso una ridda di lettere e di colloqui con il suo fido braccio destro di allora, Flavio Carboni. A tanti anni di distanza, in attesa delle sentenze d’appello e di Cassazione, quello del banchiere di Dio continua a essere uno dei fantasmi più frequenti, misteriosi e forse comodi della recente storia italiana.

Il presidente del Banco Ambrosiano è infatti ancora una presenza concreta nella vita italiana. Si pensi che non sono trascorsi che alcuni mesi da quando si discuteva dell’inclusione di Roberto Calvi e di Michele Sindona nel dizionario biografico degli imprenditori della Treccani, almeno nell’opera generale (poi però la crisi dell’editoria e quella più in generale dell’economia hanno fatto mettere in discussione la vita stessa del dizionario, sotto lo spauracchio di un drastico taglio del suo budget). E – nota a margine – nessuno gli ha mai revocato l’onorificenza di cavaliere del lavoro e medaglia d’oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell’arte.
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