Passa parole: storie di migranti a Milano in un blog

Standard

Passa parolePassa parole, storie di migranti a Milano:

Sono particolarmente visibili nelle questioni politiche e vengono accuratemente utilizzati per manipolare la paura e implementare l’ansia collettiva, ma come individui sono invisibili, la loro identità è cancellata dall’indifferenza. Le parole che abbiamo qui raccolto vengono raccontate con la speranza che verranno passate ad altri, sono state estrapolate da lunghe interviste e conversazioni, rielaborate e pubblicate qui con il permesso e l‘approvazione di coloro che le hanno rilasciate. Le storie sono disponibili anche in pdf e le potete scaricare, stampare e distribuire per la città.

Inoltre i testi, oltre a essere infilati nei quotidiani gratuiti lasciati in metropolitana, sono rilasciati con licenza Creative Commons.

(Via Nazione Indiana)

Delitto Campanile: a giugno il processo d’appello e un libro

Standard

La primula neraSegnala Elio Cadoppi a proposito di Alceste Campanile che il prossimo 3 giugno, si aprirà il processo d’appello per il suo omicidio (un delitto per il quale è stata esclusa la premeditazione e dunque andato prescritto). Intanto, a proposito di colui che è stato condannato in primo grado, per Aliberti è uscito il libro La primula nera. Paolo Bellini, il protagonista occulto di trent’anni di misteri italiani, di cui si legge nella presentazione:

Può un uomo solo entrare da protagonista in trent’anni di vicende criminali di un Paese, modificando il proprio ruolo e i propri referenti in modo da trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto? Paolo Bellini è stato questo: una varietà di maschere usate per inserirsi e uscire da molti fra i capitoli più ambigui della vita italiana. Conosciuto come la primula nera, il killer reggiano è riuscito a eludere a lungo l’attenzione del grande pubblico. È sfuggito alla cattura innumerevoli volte, e le cronache nazionali non sono mai riuscite a inquadrarlo sino in fondo. Fra il 1970 e il 1999, Bellini è stato esponente di Avanguardia nazionale e latitante sotto falso nome in Brasile, pilota di aerei e ladro di mobili d’arte, indagato per la strage alla stazione di Bologna e amico di giudici. Ha trattato con la mafia per conto dello Stato con un ruolo controverso, nei mesi in cui a Palermo morivano Falcone e Borsellino. Nel 1999 è stato arrestato, ammettendo più di dieci omicidi compiuti a sangue freddo, nel momento di massima violenza di una guerra di ‘ndrangheta, in corso fra l’Emilia Romagna e la Calabria. Scegliendo di pentirsi, Bellini ha confessato anche un delitto politico di oltre trent’anni fa: l’uccisione del militante di Lotta continua Alceste Campanile. Il libro racconta come un estremista di destra sia riuscito ad agire in libertà per un trentennio, sino a diventare un protagonista di quattro diversi cruciali momenti di crisi democratica del nostro Paese.

Il libro porta la firma del giornalista reggiano Giovanni Vignali e prefazione, nota dell’autore e introduzione sono stati pubblicati su Antimafia Duemila.
Continue reading

Afghanistan: una terra in guerra raccontata tra fotografie e fumetto

Standard

The PhotographerFotografia e fumetto, una accanto all’altro, per raccontare la guerra. Accade nel volume uscito in questi giorni per i tipi di First Second Books dal titolo The Photographer: Into war-torn Afghanistan with Doctors Without Borders. Realizzato con le illustrazioni di Emmanuel Guibert su ispirazione delle fotografie di Didier Lefèvre, il volume viene presentato con queste parole:

Nel 1986 il fotoreporter francese accompagnò un gruppo di Medici Senza Frontiere (MSF) in un viaggio nell’Afghanistan della guerra contro l’Unione Sovietica. [Lefèvre] era al suo primo incarico e documentò con i suoi scatti il loro percorso da Peshawar, in Pakistan, attraverso la catena montuosa dell’Hindu Kush. La carovana si componeva di centoventi muli, venti cavalli e quaranta guardie armate. Un mulo cadde nel ghiaccio e venne salvato; uno stalliere fu più sfortunato e si perse durante una marcia notturna. Quando arrivarono a destinazione, nella valle di Yaftal, nell’Afghanistan settentrionale, MSF insediò qui un ospedale con un porticato antistante che serviva come moschea e pronto soccorso. Il primo paziente fu un ragazzino con un’ustione al piede causata dal forno per il pane con cui lavorava, una ferita comune in Afghanistan.

Online è possibile trovare un estratto di sedici pagine del libro mentre qui il sito ufficiale del reportage (in francese) e qui invece l’evento realizzato con la collaborazione di Medici Senza Frontiere.

Un’intelligenza collettiva che costruisca un mondo di pace

Standard

Collective IntelligenceSi acquista ma si scarica anche (o si legge online), il libro Collective Intelligence: Creating a Prosperous World at Peace, curato da Mark Tovey e pubblicato da Carleton University Press. Segnalato dal blog di CreativeCommons.org (il volume è rilasciato con una attribution-non commercial), si presenta in questi termini:

Come possiamo costruire il mondo che vogliamo velomente, il più inclusivo possibile e che generi pace e prosperità? Cambiare il mondo è complicato anche quando al problema si applicano molte menti. La tecnologia e la cultura globale hanno posto questioni mai affrontate prima, ma posso offrire anche rimedi senza precedenti.

Intelligenza civica, comunità elettroniche, privacy e apertura, reti di informazione, giochi globali ed economie locali sono solo alcuni degli argomenti che vengono affrontati dai diversi autori che hanno offerto il proprio contributo.

Giorgiana Masi: 32 anni di memoria senza giustizia

Standard

Accadeva esattamente 32 anni fa, durante una manifestazione per il terzo anniversario della vittoria del no al referendum sul divorzio. La manifestazione era stata indetta malgrado il divieto romano imposto dopo i fatti del precedente il 21 aprile, quando in scontri di piazza era rimasto uccido l’agente Settimio Passamonti.

Il 12 maggio successivo a rimanere sull’asfalto a causa di un colpo d’arma da fuoco fu Giorgiana Masi e c’è chi, anche a molti anni di distanza, ha continuato a buttare fumo con il risultato che non si sa chi sparò. Alessandro Gilioli la chiama memoria senza giustizia, segnalando la manifestazione radicale che si è svolta questa mattina a Ponte Garibaldi, nella capitale. Per capire cosa accadde ancora oggi il libro bianco Cronaca di una strage rimane una delle poche voci che quel fumo tenta di diradarlo. Sul sito di Radio Radicale il video della manifestazione commemorativa di questa mattina.

Il Nobel (anche) per i migranti rispediti in Libia? Ma facciano il piacere

Standard

Giustamente – scrive il blog Giustizia e Libertà di Sassari – alla faccia dei premi Nobel per la pace con la costituzione di comitati ad hoc (peralto esperienza non nuova). E lo scrive riportando il comunicato di Amnesty International dopo i nuovi respingimenti di migranti verso la Libia sottolineando che:

È più che mai urgente che l’Italia si rimetta in linea con il diritto internazionale sui diritti umani, a partire dal rispetto del principio di non refoulement (non respingimento) contenuto nella Convenzione di Ginevra del 1951, che vieta di rinviare “in qualsiasi modo” gli esseri umani verso territori in cui sarebbero a rischio di persecuzione.

Prendere una decisione prima che una qualsiasi procedura di accertamento dello status individuale abbia luogo è una prassi che mette a rischio i richiedenti asilo e si pone in netto contrasto con questo principio. Le centinaia di persone ricondotte in Libia dall’Italia vanno incontro a una sorte incerta e le poche informazioni disponibili sulla loro identità, età e condizioni di salute non fanno che accrescere l’allarme.

De Vuono, “l’Anello”, il caso Moro e il sequestro Saronio

Standard

Giustino De VuonoÈ un caso che questo post venga scritto oggi, nell’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro (e di Peppino Impastato, assassinati entrambi nel 1978). Ma è un caso azzeccato che prende spunto da un aggiornamento su un personaggio di cui si parla in Pentiti di niente, trovato nel libro di Stefania Limiti, L’anello della repubblica (Chiarelettere, 2009). L’aggiornamento riguarda Giustino De Vuono, coinvolto come appartenente all'”ala” della criminalità comune nel sequestro e nell’omicidio di Carlo Saronio, avvenuti tra il 14 e il 15 aprile 1975 a Milano.

In questa vicenda si inizia a parlare di De Vuono, ex legionario che si dà alla malavita al rientro in Italia, come dello “scotennato”: coinvolto in traffici vari, si aggrega alla banda che rapirà l’ingegnere lombardo e sarà colui che terrà i collegamenti con la famiglia. Nel libro di Stefania Limiti lo si ritrova invece quando si parla del ruolo nella ‘ndrangheta nel sequestro Moro. Scrive l’autrice partendo da un articolo del Corriere della Sera del 1978 (pagina 188 e seguenti):

L'anello della repubblica

«Delinquente di prima grandezza […] evaso dal carcere poco prima dell’operazione Moro […], De Vuono viene riconosciuto da due testimoni [presenti in via Fani, N.d.B.] tra le venti foto pubblicate dall’Ucigos», ma i pur numerosi elementi che indicano la sua presenza non sono valsi a far scattare indagini più accurate. Di De Vuono parlò anche Ernesto Viglione, giornalista che abita in via Fani e che per questa vicenda sarà condannato a tre anni e sei mesi in primo grado e poi assolto in appello: Viglione disse «di essere entrato in contatto con il terrorista dissidente “Francesco”, che gli aveva proposto un’intervista con Moro nel “carcere del popolo”. Era maggio. Moro fu ucciso prima che Viglione potesse verificare le proposte di “Francesco”, un uomo dal forte accento lucano o calabrese, che Viglione riteneva fosse Giustino De Vuono.

Continue reading

“Voi scrivete con le parole, loro con tv, stragi e cemento”

Standard

Giorgo Vasta, Giuseppe Genna e Ascanio Celestiniracconta quest’ultimo – partono per il Belgio dove sono invitati a presentare un’antologia che raccoglie racconti sull’Italia del futuro. Ma nel corso dell’evento l’argomento vira e l’Italia del presente o del suo recentissimo passato – tra P2, premier ex piduisti, controllo dell’informazione e dei media – finisce per diventare tema di discussione. Un reportage in forma di breve monologo, di narrazione sorpresa e ironica, come spesso accade quando a parlare o a scrivere è Celestini. Che aggiunge nelle sue righe:

Me lo spiega un signore che in Belgio ci vive dalla fine degli anni ’70, che il futuro del nostro paese di allora se l’è vissuto tutto all’estero. “Gli scrittori scrivono con le parole, mentre loro hanno scritto coi giornali e la televisione, con le stragi e il cemento. Voi immaginate il futuro, loro lo costruiscono”. Prendo il taxi e torno all’aeroporto. “Sei italiano” mi dice il barbuto guidatore. Se n’è accorto e non ho manco aperto bocca. Forse se n’è accorto proprio per quello. Forse anche noi siamo come le compagnie aeree, ce l’abbiamo scritto sulla coda da dove veniamo, a chi apparteniamo.

Per scrivere la carta dei diritti degli autori sugli editori

Standard

Carta dei diritti degli autori sugli editoriSul blog Isotype – Information design & commons viene pubblicato un annuncio particolare: la nascita prossima ventura della Carta dei diritti degli autori sugli editori. Che chiama a raccolta “musicisti, scrittori e autori di testi, giornalisti, illustratori, grafici, registi, sceneggiatori” affinché collaborino entro un paio di mesi a stenderl, questo documento. Per poter discutere del progetto è stata creata una pagina wiki su FrontiereDigitali (realtà promotrice insieme a Free Hardware Foundation, Sportello Liberius e lo stesso Isotype). E un passaggio in particolare può forse interessare chi ha a cuore le questioni legate alla libertà di cultura:

Il diritto degli autori al pieno controllo sulla cessione in licenza della loro proprietà creativa. Questo diritto permetterebbe agli autori di imporre all’editore di pubblicare l’opera sotto una licenza che conceda maggiori libertà ai fruitori (licenze con alcuni diritti riservati, come le Creative Commons) rispetto a quelle garantite dalla tutela di default di tutti i diritti d’autore (tutti i diritti riservati).