“Assalto alla diaz”: una poliziotta racconta la notte del 21 luglio 2001

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Simona l’aveva detto e l’ha fatto. Così, a metà del mese prossimo uscirà questo libro, Assalto alla Diaz. Polizia e G8 – L’irruzione del 2001 ricostruita attraverso le voci del processo di Genova. L’argomento è ben chiaro da titolo e sottotitolo, ma la particolarità di questo lavoro è che Simona di professione è assistente capo della PdS, dunque ha deciso di rievocare quei fatti da persona che da vent’anni veste una divisa. Ma che la sua posizione andasse oltre l’accesa critica verso l’irruzione nella scuola genovese lo aveva già dimostrato con il racconto Diaz, inserito all’interno dell’antologia La legge dei figli (Meridiano Zero, 2007). Questi i contenuti di questo nuovo libro, la cui prefazione è firmata da Carlo Bonini, giornalista in forza a Repubblica e autore di Acab:

Questo libro parla con le voci di chi si trovava dentro la scuola Diaz di Genova la notte del 21 luglio 2001: manifestanti e poliziotti. Voci che hanno scandito mesi di udienze in un’aula di giustizia, raccontando la stessa vicenda da più punti di vista, da fronti opposti, con versioni discordanti. Ma voci che ricostruiscono, al di là della sentenza finale, l’esplosione di una “macelleria messicana” spacciandola per una “colluttazione unilaterale”.

La presentazione in anteprima ci sarà il prossimo 15 maggio a Torino. Inoltre il libro sarà rilasciato con licenza Creative Commons e aderisce alla campagna Non pago di leggere.

Yoani Sánchez: “Cuba libre”, vivere e scrivere all’Avana

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Cuba LibreYoani Sánchez, blogger di cui si era parlato già in passato per il suo Mi Cuba e per le battaglie portata avanti con Generacion Y, torna in questi giorni in libreria con un nuovo libro, Cuba libre (Rizzoli), tradotto e curato da un conoscitore di quell’angolo dei Caraibi, Gordiano Lupi. Che scrive di questo testo:

Yoani si scaglia contro il doppio sistema monetario e narra la realtà del mercato nero, unica fonte di sostentamento, perché la maggioranza dei cubani vive di ciò che i venditori informali portano nelle loro case. L’informazione di regime è un altro bersaglio da colpire, perché non è vero che tutto è sotto controllo e che i problemi vengono sempre superati da una rivoluzione solida e forte. Il libro – blog di Yoani Sánchez è uno spaccato di vita che rappresenta con realismo la Cuba contemporanea, lontano da condizionamenti ideologici, ma dalla parte del cittadino che giorno dopo giorno è costretto a inventare il modo per sopravvivere.

La blogger cubana qualche problema per la sua costante informazione ce l’ha avuto. Si veda per esempio qui e qui. E si veda anche cosa il Time scriveva di lei a fine 2008.

Il programma di Licio Gelli: bibliografia e sitografia

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Il programma di Licio GelliDi seguito, l’elenco del materiale consultato per scrivere Il programma di Licio Gelli – Una profezia avverata?. I siti sono elencati nell’ordine utilizzato per la costruzione del testo.

Bibliografia

  • Barbacetto, Gianni, B. Tutte le carte del Presidente, Net, Milano, 2006
  • Barbacetto, Gianni, Gomez, Peter, Travaglio Marco, Mani pulite. La vera storia. Da Mario Chiesa a Silvio Berlusconi, Editori Riuniti, Roma, 2002
  • Barbacetto, Gianni, Gomez, Peter, Travaglio Marco, Mani sporche, Chiarelettere, Milano, 2007
  • Canosa, Romano, Storia della magistratura in Italia da Piazza Fontana a mani pulite, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 1996
  • Flamigni, Sergio (a cura di), Dossier P2, Kaos Edizioni, Milano, 2008
  • Flamigni, Sergio, Dossier Pecorelli, Kaos Edizioni, Milano, 2005
  • Flamigni, Sergio, Trame atlantiche. Storia della loggia massonica segreta P2, Kaos Edizioni, Milano, 2005
  • De Gregorio, Concita, Cicchitto e i banditi, La Repubblica, 20 settembre 2003
  • Galli, Giorgio, Affari di Stato. L’Italia sotterranea 1943-1990, Kaos Edizioni, Milano, 1991
  • Galli, Giorgio, La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli e della P2, Lindau, Torino, 2007
  • Gambino, Michele, Il cavaliere B. Chi è e che cosa vuole l’uomo che sogna di cambiare l’Italia, Manni, San Cesario, 2001
  • Gambino, Michele, I furbetti del quartierino. Dalla razza padrona alla razza mattona, Editori Riuniti, Roma, 2005
  • Gomez Peter, Travaglio, Marco, Inciucio, Bur, Milano, 2005
  • Guarino, Mario, Raugei, Fedora, Gli anni del disonore, Edizioni Dedalo, Bari, 2006
  • Lodato, Savero, Trent’anni di mafia. Storia di una guerra infinita, Bur, Milano, 2008
  • Pellicanò, Daniela, Uno sparo in caserma. Il caso Lombardo, Città del Sole Edizioni, Reggio Calabria, 2006
  • Pinotti, Ferruccio, Fratelli d’Italia, Bur, Milano, 2007
  • Travaglio, Marco, La scomparsa dei fatti. Si prega di abolire le notizie per non disturbare le opinioni, Il Saggiatore, Milano, 2006

Sitografia
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Il programma di Gelli: dalla spaccatura dei sindacati alla conclusione

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Il programma di Licio Gelli

Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria è fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioè le linee già esistenti dei gruppi minoritari della cisl e maggioritari della uil, per poi agevolare la fusione con gli autonomi in una libera confederazione, oppure, senza toccare gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entità i più disponibili fra gli attuali confederali allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all’interno dell’attuale trimurti.
(Piano di rinascita democratica, procedimenti, articolo 3)

Le cronache degli ultimi mesi del 2008 hanno mostrato poi un aspetto di particolare evidenza nella vita politica del paese: la spaccatura del fronte sindacale. È accaduto in settembre per il caso Alitalia durante le trattative per cedere la “good company” alla Cai (Compagnia Aerea Italiana): da un lato ci sono la Cgil di Guglielmo Epifani e i sindacati autonomi, dall’altro la Cisl di Raffaele Bonanni e la Uil di Luigi Angeletti. A scindere in due le maestranze è in quest’occasione l’accordo sui lavoratori della compagnia aerea. Il mese successivo accade qualcosa di molto simile per i tagli alla scuola pubblica e in novembre sui modelli contrattuali e sul pacchetto anticrisi da attuare per sorreggere economia reale, imprese e famiglie di fronte al crollo di mercati valutari, istituti finanziari e colossi assicurativi.

E questo nonostante Epifani stesso abbia voluto assumersi un ruolo propositivo inviando al ministro dell’economia Giulio Tremonti una piattaforma di lavoro che però, agli occhi dell’esecutivo, contiene un peccato originale insormontabile: se si applicassero anche solo alcuni dei punti contenuti, come la detassazione delle tredicesime, si minerebbe la triennale legge finanziaria che l’esecutivo ha varato. Intanto Bonanni e Angeletti partecipano a meeting riservati a esponenti del governo e di Confindustria, prendono le distanze da scioperi e manifestazioni di piazza e sperano, forse, si vedersi attribuire il merito di qualche riforma andata in porto.

La strategia ad excludendum del fronte sindacale, nemmeno questa, però, è un fatto nuovo. Se si fa un balzo indietro al 2002, ci si imbatte in una situazione analoga, anche se forse allora era più esacerbata di quanto non sia al momento la spaccatura del 2008 (ma, come per la giustizia, anche l’affaire sindacato è ancora in evoluzione). Ai tempi infatti erano due gli scontri in corso: quello sul “patto per l’Italia” e l’altro sulla proposta di revisionare l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
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Processo 7 aprile: un libro a trent’anni di distanza

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Processo 7 aprileA distanza di trent’anni dall’inizio dei fatti, dal 3 al 7 aprile prossimi ci sarà a Padova una serie incontri per raccontare quello che fu il processo 7 aprile, giustamente definito da Emilio Vesce il “prototipo dell’emergenza” giudiziaria. Per il dettaglio degli eventi, si veda quanto pubblicato da Radio Sherwood, ma qui invece ci si vuole soffermare sul libro collettivo attorno a cui ruota la tre giorni veneta, pubblicato dal Manifesto Libri e in uscita proprio nel giorno del trentesimo anniversario: si tratta di Padova trent’anni dopo: processo 7 aprile, voci della città degna nella cui prefazione si legge:

La piccola sperimentazione che abbiamo condotto per produrre questo testo […] ci dice che il tempo è relativo rispetto a principi basilari, fondati su un’idea di mondo che, allora come ora, non coincide per niente con quella che ci viene imposta. Non troverete capitoli titolati in questo testo, ma tanti nomi di persone. I loro nomi, il loro racconto orale trascritto o lo scambio epistolare, sono la forma che abbiamo scelto. Sono i nomi di uomini e donne che, in forme diverse, sono stati attraversati, segnati profondamente, nel corpo e nella mente, da quegli avvenimenti. Sfidando il tempo e la storia ve li consegnamo trasformandoli da imputati, accusati, arrestati, toccati a vario titolo, in testimoni d’accusa contro la rimozione e la falsificazione delle tante storie che ci appartengono. Le loro voci compongono il tessuto di una “città degna” che esiste, oggi come ieri.

“Il Mattino di Padova” a libro ed eventi ha dedicato un articolo ripreso da Global Project. Inoltre all’interno del volume ci sono le testimonianze di e su alcuni dei (loro malgrado) protagonisti di questa lunghissima vicenda giudiziaria, per la quale si mobilitò nei primi anni ottanta anche Amnesty International e non una sola volta. Altra fonte su questa storia è il lavoro di Luca Barbieri che viene pubblicato a puntate a Carmilla, “I giornali a processo: il caso 7 aprile”, e riunito all’interno della sezione Controinformazione. Ciò che accadde prima, a partire dal 1975, dopo il sequestro di Carlo Saronio – involontaria scintilla che contribuirà a innescare anni più tardi il processo 7 aprile attraverso false accuse contro gli ex militanti di Potere Operaio – viene invece narrato in Pentiti di niente (qui per il download del libro).

Ius sanguinis: la Calabria delle donne raccontata da Paola Bottero

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Ius SanguinisCittà del sole è una casa editrice che mi piace perché è coraggiosa. È coraggiosa perché è piccola, perché pubblica libri di denuncia (come questo e questo) e perché lo fa in una terra non facile, la Calabria. Lo dimostra ancora una volta con un nuovo volume, Ius Sanguinis di Paola Bottero il cui sottotitolo, “rabbia, impotenza e speranza nella punta dello stivale”, aggiunge già qualche elemento ulteriore sui suoi contenuti. Va detto poi che questo libro è un corpus che si compone di quattro vicende di donne che, per versi differenti, finiscono per impattare contro una mentalità e una realtà scandite da sessismo e omertà. Infatti:

Alice è una sedicenne di Reggio Calabria costretta a confrontarsi con la violenza cieca e ignorante del suo ex fidanzato. Roberta è la sorella di Gianluca Congiusta, imprenditore trantaduenne ucciso dalla ‘ndrangheta a Siderno, nella Locride. Federica Monteleone è la ragazzina ricoverata nell’ospedale di Vibo Valentia per una banale operazione di appendicite e morta per anossia cerebrale. Lisa rappresenta le domande, le risposte, la rassegnazione. O forse la scelta consapevole del baratto: il silenzio in cambio di piccoli privilegi. Un romanzo al femminile, immerso in una cultura maschile e maschilista. Un romanzo della rabbia e della speranza, ritratto di una Calabria folle e sanguigna, ma animata ancora dalla forza di chi ha imparato a non arrendersi.

Accanto al libro sono stati creati anche un sito e un blog dove l’autrice ha iniziato a tenere traccia delle reazioni e delle osservazioni dei lettori.

Il programma di Licio Gelli: la magistratura, quel grande nemico

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Il programma di Licio Gelli

Ordinamento giudiziario: le modifiche più urgenti investono:
– la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati;
– il divieto di nominare sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari;
– la normativa per l’accesso in carriera (esami psico-attitudinali preliminari);
– la modifica delle norme in tema di facoltà di libertà provvisoria in presenza dei reati di eversione – anche tentata – nei confronti dello Stato e della Costituzione, nonché di violazione delle norme sull’ordine pubblico, di rapina a mano armata, si sequestro di persona e di violenza in generale.
(Piano di rinascita democratica, programmi, articolo a1)

La storia dell’impero editoriale raccontata in precedenza non è stata lineare né tranquilla. Di questioni aperte ce ne sono moltissime: lodo Mondadori, affaire Rete4, processo imi-sir con le condanne a Cesare Previti, indagini antimafia su Vittorio Mangano e Marcello Dell’Utri. Oltre all'”uso criminoso” della televisione pubblica che, ripete a pie’ sospinto il premier, sarebbe in mano alla sinistra, c’è anche la magistratura.

Berlusconi ha di recente ribadito tutto il suo disprezzo per la categoria proprio come fecero diversi suoi predecessori. Nel luglio 1981, per esempio, Bettino Craxi commenta il suicidio del tenente colonnello delle fiamme gialle Luciano Rossi, fresco di interrogatorio perché un suo rapporto su Licio Gelli non aveva seguito l’iter previsto in caso di indagine giudiziaria, ma era stato ritrovato nel corso della perquisizioni dell’81 di Villa Wanda, la residenza aretina del venerabile. La storia andò in sostanza così: nel 1974 erano diversi gli uffici investigativi che volevano vederci chiaro sul patrimonio di Gelli e sulle sponde politiche di cui poteva godere. Così il colonnello Salvatore Florio, comandante dell’Ufficio I della guardia di finanza, incaricò Rossi e altri ufficiali di dare un’occhiata, incurante dei dissidi che si sarebbero creati con i suoi superiori, i già citati generale Raffaele Giudice e colonnello Donato Lo Prete, che lo avevano peraltro invitato a iscriversi alla loggia (Florio rifiuterà e morirà nel luglio 1978 in un incidente stradale in Veneto dalla dinamica mai del tutto accertata).

Quando il ritrovamento del rapporto Rossi diventa di pubblico dominio, nella tarda primavera del 1981, l’ufficiale si spara con la pistola d’ordinanza mentre si trova nel suo ufficio presso il nucleo centrale di polizia tributaria. Nonostante i dubbi su questa versione avanzati a più riprese da Massimo Teodori, membro della commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2, la tesi del suicidio rimane quella più accreditata e Craxi accusa in una seduta a Montecitorio quelle “azioni giudiziarie che presentano aspetti scriteriati [e] generale furia accusatoria [che] ha fatto delle vittime, coinvolgendo persone che io continuo a considerare in buona fede, spingendo molti alla disperazione”.
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Trilogia Creative Commons alla vigilia della festa del pirata

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Altra segnalazione che arriva su una trilogia rilasciata con licenza Creative Commons. È Apotheosis – La chiave dei desideri di Massimo Civita di cui questa è la sinossi:

Un viaggio nel passato, un’avventura di tre ragazzi venuti in possesso di un manufatto di Atlantide anacronistico. Un romanzo con un background fantascientifico, un pretesto per parlare della natura umana e delle sue origini. Gadiro l’ultimo Re della città perduta, guida i passi dei protagonisti e
ordina loro di ritrovare una creatura figlia della sua carne, custode della morte di un Re suo pari. Gadiro promette di ritornare sulla terra e di cancellare gli orrori dell’umanità.

Da qui si può scaricare il file pdf (1.6 MB, 162 pagine). Blog e forum sono a disposizione per continuare a leggerne e discuterne, di questa saga, e qui invece un’intervista rilasciata dall’autore alla Gazzetta del Pirata. E a proposito di pirati, sabato prossimo a Roma c’è la loro festa. La festa cioè di chi viene etichettato come tale e che invece si batte per la libera condivisione della conoscenza in rete. Di questo scrive Arturo di Corinto su Punto Informatico:

Questo è il popolo dei “pirati”. Persone che non credono più al mito dell’artista affamato che sarebbe danneggiato dal download illegale di musica – 140 artisti inglesi si sono appena dichiarati a favore del libero download musicale – che hanno dimostrato che il peer to peer può essere applicato al mondo dei commerci online, e che smette di comprare film perché è più divertente farseli da soli. Dice L@@p a Punto Informatico: “E poi la rete è piena di cose autoprodotte che è assolutamente lecito scaricare e condividere. Non è solo software libero, ma musica libera, film liberi e libri no-copyright. Perché non dovremmo?”

Il programma di Licio Gelli: decenni di mani sulla stampa

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Il programma di Licio Gelli

Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l’impiego degli strumenti finanziari non può, in questa fase, essere previsto nominatim. Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell’altro. L’azione dovrà essere condotta a macchia d’olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4 elementi che conoscono l’ambiente. Ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di “simpatizzare” per gli esponenti politici.
(Piano di rinascita democratica, procedimenti, articolo 2)

Enzo Biagi, decano del giornalismo italiano scomparso a Milano nel novembre 2007, è diventato per tutti il paladino dell’informazione libera dopo la sua morte. Paladino anche di chi – e anche questo è un esercizio lieve di memoria – lo aveva ostracizzato dopo l’editto bulgaro del 2002. A quei tempi, Biagi conduceva da nove anni ormai una striscia televisiva, “Il fatto”, che andava in onda dopo il Tg1 e, unica nella storia recentissima del piccolo schermo, era una potente concorrente in termini di share dell’inscalfibile “Striscia la notizia” di Antonio Ricci, campione di ascolti fin dal suo debutto, nel novembre 1988. La breve trasmissione di Biagi si era guadagnata lustro sul campo, ma che i suoi contenuti iniziassero a non piacere lo si era annusato già dal 2001 a causa di due interviste che fece a Indro Montanelli e a Roberto Benigni. Il primo intervistato, altro giornalista di lungo corso, disse senza troppi giri di parole che il candidato della Casa delle Libertà era simile a un virus e che avrebbe instaurato una “dittatura morbida”; il secondo, l’attore che nel 1997 vinse l’Oscar con il film “La vita è bella”, si allargò troppo nella sua gag satirica che prendeva di mira i toni della campagna elettorale del centro-destra, compresi temi scomodi come il conflitto d’interessi e il contratto con gli italiani firmato unilateralmente dal candidato premier di fronte a una telecamera. Faziosità, fu l’accusa mossa dallo schieramento politico guidato dal cavaliere a poche settimane dalle elezioni politiche che avrebbero comunque portato al secondo governo Berlusconi.

Malgrado il risultato favorevole delle urne, i sodali di Silvio Berlusconi se la legarono al dito e il primo ad augurarsi il licenziamento di Biagi fu Maurizio Gasparri, esponente di Alleanza Nazionale e prossimo a diventare ministro delle comunicazioni nelle cui vesti firmò una legge controversa sul riassetto radiotelevisivo. Ne seguì un’indagine del garante per violazione della par condicio che però diede ragione all’anziano giornalista, ma da palazzo Chigi si chiedeva comunque la testa del conduttore. Così, il 18 aprile 2002, mentre Silvio Berlusconi era in visita ufficiale a Sofia, rilasciò all’Ansa una dichiarazione passata agli annali come “editto bulgaro” in cui si invocava il pugno di ferro contro “un uso criminoso della televisione pubblica”. Biagi non era il solo destinatario degli strali del premier – che se la prese anche con il giornalista Michele Santoro e con il comico Daniele Luttazzi – ma forte della sua professionalità rispose a sua volta con una dichiarazione che merita di essere riportata per ampi stralci:
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Il programma di Gelli: più o meno sono tutti uomini di un presidente

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A proposito dell’ultimo libro, Luigi Milani, dopo quello di Pentiti di niente, ha realizzato il booktrailer di Il programma di Licio Gelli (qui la scheda del volume). Grazie, Luigi!

Nelle esperienze a capo dell’esecutivo, l’ex costruttore milanese si porta dietro conoscenze che risalgono a molto tempo prima. L’attuale sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, per esempio, ex direttore del quotidiano “Il Tempo” negli anni in cui era di proprietà di Renato Angiolillo, in rapporti – attraverso il salotto della moglie Maria – con Bruno Tassan Din, amministratore delegato della Rizzoli ai tempi della P2. In particolare, a mettere in relazione la signora Angiolillo e l’uomo della loggia di Gelli c’è una casuale intercettazione telefonica fatta da un radioamatore emiliano che poi vende la registrazione a un giornale. Ma questa si inabissa nei fascicoli scoperti dalla guardia di finanza durante l’ispezione del marzo 1981 degli uffici di Gelli, a Castiglion Fibocchi: Tassan Din le parla in quell’occasione dei guai finanziari di Calvi e le raccomanda di metterlo in contatto con ambienti politici e giudiziari che lo possano aiutare. Sempre durante la direzione Letta del quotidiano romano, un giornalista, Franco Salomone, fa a Licio Gelli un’intervista che esce nell’aprile 1981: Gelli, in quell’articolo, nega in termini drastici il coinvolgimento dei ministri Adolfo Sarti, Franco Foschi ed Enrico Manca e dei capi dei servizi Giulio Grassini, Giuseppe Santovito e Walter Pelosi e manda a dire a un intimidito Arnaldo Forlani, allora capo del governo, di non rivelare i nomi contenuti nella lista appena ritrovata.

Poi c’è Publio Fiori (tessera numero 1878, fascicolo 0646) che è stato vicepresidente della Camera dei deputati, sottosegretario al ministero delle poste e telecomunicazioni (1992, governo Amato), sottosegretario alla sanità (1993, governo Ciampi) e ministro dei trasporti e della navigazione (1994, primo governo Berlusconi). Democristiano ai tempi della Prima Repubblica e poi confluito in Alleanza Nazionale – contribuendone alla fondazione – dopo lo scivolamento della corrente Dc di Mino Martinazzoli verso le posizioni riformiste del Partito Democratico della Sinistra post-comunista, rompe con Gianfranco Fini nel 2005 a causa di questioni ritenute troppo laiche, come quelle relative alla fecondazione assistita. Così, al motto di “il vero centro siamo noi”, prima collabora alla creazione della Democrazia Cristiana per le Autonomie con Gianfranco Rotondi, ministro per l’attuazione del programma nel quarto governo Berlusconi e artefice di un ennesimo motto (“colpire un PM per educarne altri cento” nella campagna anti-magistratura), e poi si alterna in alleanze varie (Udeur di Clemente Mastella, Nuova Democrazia Cristiana e Federazione Democristiana) senza che la saga partitica appaia, al momento in cui si scrive, ancora finita.
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