La mostra Chi è Stato? La strategia della tensione e le stragi impunite (1969-1984) di cui già si era parlato approda a Bologna presso il dipartimento discipline storiche dell’università, nel chiosco di piazza San Giovanni in Monte 2. Qui ci sarà l’inaugurazione, in programma per lunedì prossimo, 7 novembre, alle 15 (l’esposizione resterà aperta fino a venerdì prossimo), con una performance teatrale curata da Corrado Gambi della compagnia teatrale della Luna Crescente a cui prenderanno parte anche gli studenti del laboratorio Lapsus (organizzatori della mostra e del convegno omonimo dello scorso aprile). Alle 15.30, invece, nell’aula grande è previsto il dibattito “Stragi impunite: la storia e la memoria” con Paolo Bolognesi (presidente Associazione familiari 2 agosto 1980), Daria Bonfietti (presidente Associazione familiari della strage di Ustica del 27 giugno 1980) e Mirco Dondi (direttore del master di comunicazione storica di Bologna).
strategia della tensione
Online gli interventi del convegno “Chi è Stato? La strategia della tensione in Europa (1969-1974)”
StandardSono online gli interventi del convegno Chi è Stato? La strategia della tensione in Europa (1969-1974) che si è tenuto lo scorso 7 aprile a Milano, organizzato dal laboratorio Lapsus (che ha realizzato anche il video pubblicato sopra). Questo l’elenco:
- introduzione a cura del laboratorio Lapsus
- Onorio Rosati, segretario della Camera del lavoro di Milano
- Aldo Giannuli, “Lo scenario internazionale tra consolidamento e rotture”
- Dimitri Deliolanes, corrispondente della TV greca ERT, “L’attività eversiva del regime dei colonnelli in Italia e a Cipro”
- Mirco Dondi, ricercatore, “L’Italia e la democrazia anomala”
E qui si può dare un’occhiata all’omonima mostra con relative foto dell’inaugurazione.
L’omicidio di Valerio Verbano: Carlo Bonini racconta la vicenda e anticipa le novità
StandardCarlo Bonini racconta su Repubblica Radio Tv la vicenda di Valerio Verbano e le novità che si profilano a proposito del suo omicidio, avvenuto il 22 febbraio 1980.
E il 12 dicembre 1969 arrivò l’attentato imminente intuito mesi prima da Pasquale Juliano
StandardSi era ancora innocenti, all’ora di pranzo del 12 dicembre 1969, quando il telegiornale delle 13.30 aveva raccontato agli italiani che la Grecia dei colonnelli si era ritirata dal consiglio d’Europa dove si discuteva della sua sospensione. E aveva raccontato anche che la vertenza sindacale dei lavoratori dell’editoria sembrava mettersi al bene mentre nulla cambiava per i metalmeccanici, che restavano in stato di agitazione. Intanto – proseguiva la catena delle notizie – a Palermo non si arrestavano le indagini per la strage di viale Lazio, uno dei momenti più feroci della prima guerra di mafia. Ma in mezzo a tutti quegli scorci di vita e fatti, l’edizione del notiziario si concludeva con un soffio dell’innocenza tramontante degli anni Sessanta.
Lucio Battisti, snobbato dalla sinistra perché poco o per nulla impegnato, un fascistoide per qualcuno, come tutti quelli che non si schieravano, continuava a respirare a pieni polmoni la consacrazione del suo successo dopo ostacoli e delusioni. Era stato un anno fortunato, per lui, il migliore di tutti, iniziato in febbraio con il successo al festival di Sanremo dove aveva cantato Un’avventura e proseguito in estate con Acqua azzurra, acqua chiara, pezzo del trionfo al Festivalbar e al Cantagiro. Con una cadenza burina a rivendicare la sua estrazione sabina, e mentre confessava con una punta di imbarazzo al microfono di Lello Bersani che non aveva mai studiato musica, mescolava la timidezza dello sguardo alla caparbietà del suo percorso artistico.
«Intanto io canto le canzoni che mi vanno veramente a genio, insomma, quelle che sento. E di solito, in partenza, sono sempre quelle un po’ più difficili, che agli altri non piacciono, che gli altri trovano azzardoso interpretare, ecco».
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“Il cuore occulto del potere”: la vera storia dell’Ufficio Affari Riservati
StandardL’Ufficio Affari Riservati, struttura dipendente dal ministero dell’Interno, è stato a lungo un enigma. Si sapeva della sua esistenza e si sapeva che colui che ne fu a lungo al vertice, Federico Umberto D’Amato, c’entrasse con alcune delle vicende meno chiare ascrivibili al periodo della strategia della tensione. Ma mancava una ricostruzione che ne tracciasse la storia dall’inizio e cioè da quando, nel 1919, Francesco Saverio Nitti volle ristrutturare i servizi segreti del Viminale creando il Dagr, la divisione affari generali e riservati.
Le fonti che Giacomo Pacini, ricercatore dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea di Grosseto, ha consultato per il suo libro “Il cuore occulto del potere. Storia dell’ufficio affari riservati del Viminale – 1919-1984” (Nutrimenti, 2010, 256 pagine) sono molteplici. Ci sono le carte del giudice istruttore di Venezia, Carlo Mastelloni, ma anche i documenti saltati fuori all’improvviso negli anni Novanta dai faldoni del Viminale. Si incontrano gli atti acquisiti a processo per le stragi di Piazza Fontana e di Piazza della Loggia. Ma c’è anche parecchio materiale che deriva da appunti, in formative e rapporti dello stesso Ufficio affari riservati. Materiale che ha consentito di ricostruire una fittissima rete di informatori, provenienti tanto da destra quanto da sinistra, dall’extraparlamentarismo degli anni Settanta e dalle formazioni politiche ufficiali.
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