Su Slate.com il reportage fotografico A Day in the Life of the Ku Klux Klan, Uncensored. I testi sono di David Rosenberg mentre le immagini di Anthony S. Karen.
(Via Alessandro Zanini)
Su Slate.com il reportage fotografico A Day in the Life of the Ku Klux Klan, Uncensored. I testi sono di David Rosenberg mentre le immagini di Anthony S. Karen.
(Via Alessandro Zanini)
The program, quello (top secret) che dopo l’11 settemre 2001 la National Security Agency ha attuato per rafforzare la sorveglianza elettronica all’interno degli Stati Uniti. Il documentario è filmato da Laura Poitras e il racconto è di William Binney, per 32 anni alla Nsa e una delle mente matematiche e tecnologiche che hanno contribuito a fare del “program” una realtà.
(Via New York Times)
A due decenni di distanza, si vive con lo spettro della guerra e la morsa della speculazione finanziaria e immobiliare. È il documentario Whatever will be. Sarajevo vent’anni dopo, girato da Ugo Leo, lo studente del master in giornalismo dell’università di Torino che ha vinto il Premio Conflitti.
(Via Reporters)
Taliban and Army in Swat era uno dei reportage di Syed Saleem Shahzad, capo della redazione pachistana di Asia Times e corrispondente di Adnkronos Internazional. Qui viene raccontato ciò che gli è accaduto.
Dossier Afghanistan, uno speciale di Peacereporter sul conflitto in Asia centrale.
Bocca, occhi, orecchie. Un viaggio nelle Alpi albanesi è un documentario prodotto da Osservatorio Balcani (grazie anche al sostegno della regione autonoma del Trentino-Alto Adige) e girato da Micol Cossali e Davide Sighele:
Michael studia l’indoeuropeo, Gianni è arbëresh e insegna albanese presso l’Università della Calabria, Monica è stata la prima in Italia a ottenere un dottorato in albanologia. Un gruppo di linguisti e un viaggio in Albania tra parole, cime maestose e luoghi ai margini. Seguendo una ricerca sulle culture minoritarie dell’Europa allargata, “Bocca, occhi, orecchie” traccia un ritratto unico di un mestiere inconsueto e apre uno sguardo molto particolare sull’Albania di oggi, la sua cultura, il suo paesaggio.
Dura 33 minuti ed è corredato da un reportage realizzato con le fotografie Andrea Pandini. Qui invece per vedere il trailer del documentario.
Fotografia e fumetto, una accanto all’altro, per raccontare la guerra. Accade nel volume uscito in questi giorni per i tipi di First Second Books dal titolo The Photographer: Into war-torn Afghanistan with Doctors Without Borders. Realizzato con le illustrazioni di Emmanuel Guibert su ispirazione delle fotografie di Didier Lefèvre, il volume viene presentato con queste parole:
Nel 1986 il fotoreporter francese accompagnò un gruppo di Medici Senza Frontiere (MSF) in un viaggio nell’Afghanistan della guerra contro l’Unione Sovietica. [Lefèvre] era al suo primo incarico e documentò con i suoi scatti il loro percorso da Peshawar, in Pakistan, attraverso la catena montuosa dell’Hindu Kush. La carovana si componeva di centoventi muli, venti cavalli e quaranta guardie armate. Un mulo cadde nel ghiaccio e venne salvato; uno stalliere fu più sfortunato e si perse durante una marcia notturna. Quando arrivarono a destinazione, nella valle di Yaftal, nell’Afghanistan settentrionale, MSF insediò qui un ospedale con un porticato antistante che serviva come moschea e pronto soccorso. Il primo paziente fu un ragazzino con un’ustione al piede causata dal forno per il pane con cui lavorava, una ferita comune in Afghanistan.
Online è possibile trovare un estratto di sedici pagine del libro mentre qui il sito ufficiale del reportage (in francese) e qui invece l’evento realizzato con la collaborazione di Medici Senza Frontiere.