Wikileaks: Blackwater, business nel Corno d’Africa per contrastare la pirateria dei mari

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La voce delle vociSono datati dicembre 2009 alcuni cablogrammi partiti dall’ambasciata statunitense di Gibuti a proposito della situazione somala. I documenti, classificati come confidenziali e inseriti nella mole di materiale diffuso da Wikileaks alla fine di novembre 2010, citano una società americana comparsa più volte nelle pagine di questo giornale. Si tratta Blackwater Worldwide, multinazionale della sicurezza privata finita nel mirino ancora nel 2007 quando suoi uomini furono coinvolti in una sparatoria a Baghdad che fece diciassette vittime. Questa volta la si ritrova in Somalia, stando ai cablogrammi di Wikileaks, dove opererebbe dal marzo 2010 con l’autorizzazione del governo di Gibuti per contrastare la pirateria.

La dotazione che ha portato con sé comprenderebbe trentatré cittadini americani a cui sono state affidate funzioni varie e che verranno sostituiti ogni sessanta giorni. Diciotto di questi “operatori”, come sono definiti dagli osservatori statunitensi, sono suddivisi in tre squadre armate che a turno sarebbero incaricate della sicurezza dei trasporti navali. La marina di Gibuti, inoltre, garantirebbe alla Blackwater forniture di armi (tra cui cinquanta mitragliatrici calibro .50) e lo scopo, sempre stando ai cablogrammi americani, non sarebbe tanto quello di supportare le forze di polizia nella cattura dei pirati, ma di usare «forze letali contro [di loro], se necessario». Insomma, il messaggio è che non si fanno prigionieri, a differenza per esempio dei francesi, che hanno allestito aree di detenzione per i pirati nella regione nord-orientale del Puntland.
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A due anni dall’operazione Piombo Fuso, le conseguenze dei metalli pesanti presenti nelle armi utilizzate

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Il 27 dicembre di due anni fa iniziava l’operazione Piombo Fuso nella striscia di Gaza. Nei giorni scorsi PeaceReporter ha raccontato che il New Weapons Research Group scopre metalli tossici nei tessuti della popolazione:

Uno studio del New Weapons Research Group ha rivelato che la presenza di metalli tossici nei tessuti è prova dell’utilizzo di armi sconosciute nelle offensive israeliane nella Striscia. La presenza di metalli in ordigni che non lasciano frammenti era stata ipotizzata, ma mai provata prima. Oltre a identificare i metalli presenti nelle armi amputanti, anche le bruciature da fosforo bianco contengono metalli in quantità elevate. La presenza di metalli in tutte queste armi implica anche la loro diffusione nell’ambiente in quantità e in un’area di dimensioni a noi ignote, variabili secondo il tipo di arma. Un nuovo atto d’accusa contro la ferocia degli israeliani nell’operazione Piombo Fuso, lanciata nel dicembre 2008 e costata la vita a 1.300 palestinesi.

Di più se ne può leggere nell’approfondimento Gaza, le armi proibite.

Desaparecidos: Cile e Argentina, tra luoghi della memoria cancellati e menti del terrore

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Nuestra memoria no olvida - Foto di Xanti Revueltas

A proposito di desaparecidos, due notizie da Peacereporter:

  • Cile, la legge contro la memoria
    “Gruppi di pressione affini alle precedenti amministrazioni”. Definendole così, il governo del Cile, il primo di destra dalla fine della dittatura di Augusto Pinochet (1990), ha proposto la soppressione dei finanziamenti diretti a tutte quelle istituzioni impegnate nella difesa dei diritti umani e della memoria, per non dimenticare i desaparecidos e i decenni bui del Cile di Pinochet. Riducendole al rango di “istituzioni collaboratrici con lo Stato”, ha pensato bene di proporre una valutazione specifica per ogni singolo progetto che sarà dunque giudicato meritevoli o meno di soldi pubblici. Se approvata, la Ley de Presupuesto (Finanziaria 2011) metterebbe in serio pericolo la sopravvivenza di luoghi della memoria quali il Parco per la pace “Villa Grimaldi” e Londres 38.
  • Massera ha vissuto trent’anni nel ripudio internazionale
    Massera è stato il cervello politico della giunta di Videla, colui che voleva guadagnarci dallo schema del terrore, è per quello che l’Esma, la più grande macchina di morte, era sotto la sua diretta responsabilità. A differenza degli altri personaggi chiave della dittatura, che erano tutti fedeli alla loro folle causa, fedeli ai loro folli ideali, Massera è stato un politico cinico che ha tentato persino contatti con Montoneros per assicurarsi il futuro politico. Quindi era anche il più pericoloso. L’ideologo del terrore. Dei vari comandanti è stato colui che ha avuto la responsabilità più diretta, anche se tutti erano ben consapevoli di quanto stesse accadendo. Ma sotto il suo direttissimo controllo, sono scomparse più di cinquemila persone. Massera è colui che voleva far diventare il genocidio una politica.

È arrivato il nuovo esercito europeo, gendarmi

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La voce delle vociIl ministero della Difesa ha da poco festeggiato il successo della “mini-naja”, nome spicciolo per identificare il progetto “Vivi le Forze Armate. Militare per tre settimane” aperto a milleduecento cittadini italiani tra i 18 e i 30 anni per un costo, nel triennio di attuazione 2010-2012, di quasi 20 milioni di euro, metà dei quali derivanti dai fondi destinati alle scuole e al servizio civile. Ma in tema divise e uniformi esiste anche altro da raccontare. Un “altro” che finora ha trovato poco spazio sulla stampa e che anche in questo caso, per quanto la sua origine sia databile ormai di qualche anno, trova riscontri ufficiali recenti.

Si sta parlando di quanto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 134, quella che reca la data dell’11 giugno di quest’anno e che contiene il testo della legge 84 approvata il 14 maggio 2010. Riferimenti, questi, per dire che è stata ratificata e resa esecutiva una dichiarazione d’intenti tra i ministeri della Difesa di Italia, Francia, Olanda, Portogallo e Spagna. Oggetto? La creazione di una gendarmeria europea che prende il nome di “Eurogendfor” (European Gendarmerie Force) e che sul fronte italiano chiama direttamente in causa l’Arma dei carabinieri. Su quello estero, invece, oltre agli altri Paesi firmatari, a fine 2008 l’accordo è stato esteso anche alla Romania mentre tra i partner figurano la Polonia e la Lituana. Tra gli osservatori c’è la Turchia.

A Vicenza la sede della gendarmeria europea

In pratica si tratta della creazione di “forze di polizia a statuto militare, in base a principi di reciprocità e ripartizione dei costi”, si legge nei documenti che accompagnano Eurogendfor, per una spesa ufficiale, dal punto di vista italiano, di 191.200 euro annui. Fondi che vengono presi da quelli stanziati per legge nel 1997, ai tempi della ratifica di una convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione e alla siccità, soprattutto nel continente africano.
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Veterani Usa: Peacereporter racconta come c’è chi ha fatto la cresta sui caduti in guerra

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Su Peacereporter Antonio Marafioti racconta dagli Stati Uniti della truffa assicurativa sui caduti in guerra: sei milioni di danneggiati. Dicendo che:

“Fino a oggi ho creduto che le famiglie dei nostri eroi morti in guerra ricevessero un assegno che coprisse l’ammontare totale delle indennità di servizio”. Anche il Segretario della Difesa Robert Gates sembra non riuscire a credere al fatto che la Prudential Financial Inc., la seconda compagnia assicurativa più potente degli Stati Uniti, quegli assegni non li emette dal 1999. E non lo fa in virtù di un accordo verbale, raggiunto con il Dipartimento degli Affari dei Veterani (Dav), che di fatto consente al colosso assicurativo di Newark, New Jersey, di trattenere vincolato nel conto societario generale il denaro destinato alle famiglie dei soldati morti in guerra.

Qualche approfondimento si può trovare sul sito Veterans for common sense oppure leggerne qui e qui.

The empty house: documentario di Peacereporter sugli scomparsi della guerra in Kosovo

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The empty house

The empty house è un documentario prodotto da Peacereporter che racconta delle persone scomparse durante la guerra in Kosovo del 1999. Annunciato qui, viene descritto con queste parole:

The Empty House, che qui presentiamo nella versione web, racconta la storia di un’assenza, senza privilegiare la nazionalità di alcune vittime rispetto ad altre. Questo lavoro vuole essere una riflessione sull’assenza, sul vuoto doloroso che la scomparsa di una persona cara lascia nelle vite di chi lo ha amato. I protagonisti potrebbero essere di qualsiasi Paese del mondo che ha conosciuto il dramma delle persone scomparse.

Sul sito del documentario si possono trovare alcuni materiali già pubblicati da Peacereporter, le vittime di cui si parla del film e quanto dicono gli ufficiali che erano di stanza in Kosovo.

Bosnia: le donne di Srebrenica contro Carla Del Ponte per la distruzione della memoria del 1995

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Ancora su argomento già trattato varie volte da queste parti. Riprendendo questa volta una notizia di Peacereporter, Bosnia, le Donne di Srebrenica contro Carla Del Ponte:

Le Donne di Srebrenica hanno avviato una raccolta di firme per mettere sotto accusa Carla Del Ponte, il magistrato svizzero ex procuratore capo del Tribunale penale dell’Aja (Tpi), che avrebbe autorizzato la distruzione di documenti ed effetti personali appartenenti alle vittime del massacro di Srebrenica compiuto nel luglio del 1995 ad opera dei militari guidati da Ratko Mladic e Radovan Karadzic. Secondo quanto riferito dai media a Sarajevo, Carla Del Ponte avrebbe firmato un decreto che autorizzava la distruzione di più di mille documenti e oggetti personali delle vittime di Srebrenica. Con un comunicato ufficiale le Donne di Srebrenica hanno annunciato l’iniziativa affinché Del Ponte venga messa alla sbarra: “Hanno distrutto i nostri ricordi e la nostra memoria, e Carla Del Ponte deve rispondere per questo”, si legge nel comunicato rilanciato dai media di Sarajevo e di Belgrado.

Peacereporter ricorda anche dell’ex procuratore capo del Tpi si era parlato anche di recente.

Bill Millin, addio a colui che suonò la cornamusa durante lo sbarco in Normandia

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Peacereporter ricorda la storia dell’uomo che le aveva suonate ai nazisti: muore il cornamusiere del D-day:

Era l’uomo della cornamusa, quello che suonava imperterrito tra proiettili ed esplosioni. È morto a 88 anni Bill Millin, leggendario “piper Bill” che con il suo strumento accompagnò lo sbarco delle truppe britanniche in Normandia, durante le sanguinose ore del D-day. Millin, scozzese, era una leggenda tra i reduci e gli appassionati di Seconda guerra mondiale: mentre i suoi commilitoni tentavano di stabilire una testa di ponte sulla Sword Beach, lui suonava tra le cannonate e le pallottole, armato solo di un pugnale infilato nel calzino. Viveva da tempo in una casa di riposo, ed è morto in un ospedale di Torbay in Devon. Il 6 giugno del 1944 suonò la sua cornamusa circondato dalla battaglia, su ordine del comandante della 1st Commando Brigade, Lord Lovat.

Per chi volesse qualche informazione ulteriorei su Bill Millin, può dare una prima occhiata qui. Inoltre a lui è stato dedicato un blog in francese.