I Siciliani Giovani: voto di scambio, dall’origine dell’articolo 416 ter alle discrasie attuali con il 416 bis

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I siciliani giovani

Il voto di scambio è una pratica le cui origini vanno rintracciate andando indietro nel tempo. Tanto indietro da tornare almeno agli anni Cinquanta quando, in vista di appuntamenti elettorali, venivano distribuite “ratealmente” alla povera gente metà banconota o una scarpa prima della votazione e l’altra metà o l’altra scarpa dopo, a risultato ottenuto. Ma per comprendere l’attuale iter del testo che è rimbalzato tra le due Camere del Parlamento per la modifica dell’articolo 416 ter del codice penale occorre avvicinarsi nei decenni e andare in Calabria.

Il racconto di come è nato – ed è stato deformato – quel testo per come è stato in vigore prima della recentissima revisione è contenuto fra l’altro in un’audizione della Commissione Antimafia, presieduta ai tempi da Luciano Violante. A essere ascoltato è un magistrato, Agostino Cordova, allora a capo della Procura di Palmi, che alla vigilia delle elezioni politiche del 1992 aveva avviato un’inchiesta disponendo 180 perquisizioni che portarono a 136 indagati. Perquisizioni a cui se ne aggiunsero contestualmente altre 120 da parte della procura di Locri che era stata informata da Cordova della sua iniziativa. A seguito di esse venne trovato materiale elettorale di numerosi candidati appartenenti a svariati partiti nella disponibilità di soggetti indicati quali presunti affiliati a organizzazioni della criminalità organizzata.

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Pentiti di niente: eppure proprio la vittima l’aveva aiutato

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Carlo SaronioIntanto però siamo ancora nella prima metà degli anni Settanta, Fioroni in cambio della sua collaborazione schiva l’arresto e quindi si presenta spontaneamente al giudice istruttore Ciro De Vincenzo insieme al suo avvocato difensore, per rispondere della carta d’identità falsa intestata a Lorenzo Maggi, l’unico reato fino a quel momento contestatogli. Ma come già accaduto qualche mese prima quando viene sentito dal pubblico ministero Antonio Bevere, dice poco. Si limita ad aggiungere qualche particolare che però viene valutato “deviante e mendace”: in sostanza dice di avere solo incarichi contabili per Potere Operaio e che nel 1971 aveva sostenuto la linea di avvicinamento al gruppo del Manifesto di Luigi Pintor e Rossana Rossanda, ma una volta naufragato l’affratellamento si era allontanato sempre di più da POTOP fino all’esplicita dissidenza. Non sa però identificare chi gli ha fornito i documenti intestati a Lorenzo Maggi e la lettera per Osvaldo scritta da Saetta gliel’ha data una giovane extraparlamentare perché la consegnasse a un uomo che si sarebbe materializzato al momento opportuno. Infine non gli risulta che elementi di Potere Operaio abbiano avuto a che fare con Feltrinelli.

Basta così, è sufficiente. Carlo Fioroni se la cava un’altra volta e rimane a piede libero fino al 24 giugno 1974, quando viene convocato di nuovo per rispondere stavolta di associazione sovversiva. In questo frangente si proclama militante rivoluzionario e ammette di aver avuto nel 1971 contatti con un tale che si faceva chiamare Osvaldo, aggiungendo però di non aver mai saputo di chi si trattasse in realtà, se non dopo le notizie relative al traliccio di Segrate. Inoltre tra Fioroni e Feltrinelli pare – sempre secondo le sue parole – che si fosse creata subito un’intesa politica e che Osvaldo gli avesse proposto di occuparsi della creazione di strutture che potessero consentire una risposta militare alla minaccia fascista che, secondo l’editore, era ormai incombente e pronta a esplodere.
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