“Misteri della fede”: l’inchiesta di David Yallop sulle colpe vaticane negli abusi infantili

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Misteri della fede di David YallopDavid Yallop è un giornalista autore di libri che hanno fatto scuola, come In nome di Dio. La morte di papa Luciani, ma anche la sua continuazione, Habemus Papam. Il potere e la gloria: dalla morte di papa Luciani all’ascesa di Ratzinger. Adesso, per i tipi di Nuovi Mondi, esce Misteri della fede – Lo scandalo dei preti pedofili e la copertura della Chiesa:

“Lasciate che i bambini vengano a me” diceva Gesù, ma oggi solo pochi genitori sarebbero disposti ad affidare a cuor leggero i propri figli a uno dei suoi rappresentanti in terra. Lo scandalo degli abusi infantili commessi dal clero ha portato alla luce casi di violenze vecchi e nuovi, e tuttavia solo di recente Papa Benedetto XVI ha cominciato a riconoscere le colpe della Chiesa. Colpe che Papa Giovanni Paolo II aveva sistematicamente negato e insabbiato, nel tentativo di mettere a tacere le vittime […].

Non si tratta di poche mele marce. Quando un’istituzione millenaria come la Chiesa mobilita tutte le risorse a sua disposizione per occultare la verità, quando sceglie di ignorare le proprie responsabilità nei confronti delle vittime, allora l’intero albero è marcio. Le gerarchie vaticane difendevano i responsabili degli abusi, si limitavano a redarguirli, li trasferivano in altre sedi lasciandoli liberi di commettere nuovi crimini. Perché di crimini si tratta, nonostante la Chiesa finora abbia preferito ridurre il problema alla più familiare dinamica di “peccato ed espiazione”, scegliendo di ignorare le leggi terrene e affidarsi al giudizio di Dio.

E qui si può leggere la prefazione dell’autore.

“Karol Wojtyla, il grande oscurantista”: Giovanni Paolo II secondo Micromega

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Karol Wojtyla - Il grande oscurantistaMicromega annuncia la pubblicazione per domani di un suo numero speciale fuori abbonamento. Si intitola Karol Wojtyla – Il grande oscurantista ed esce alla vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo II, prevista per il prossimo 1 maggio. Questi alcuni degli interventi in elenco:

  • Hans Küng – Santo subito? Il caso Maciel e altre ombre
    La titubanza nell’intervenire sugli abusi sessuali, il pieno sostegno ai Legionari di Cristo del ‘discusso’ Maciel, la crociata sul celibato ecclesiastico, la carenza di miracoli e l’inflazione di santificazioni dal grande valore mediatico. Uno dei teologi messi all’indice da Wojtyla ricorda i motivi per cui Giovanni Paolo II non è un santo.
  • A cura di Valerio Gigante – Grandezza e miseria di un pontificato
    Dalla sua elezione, il 16 ottobre 1978, alla sua morte, il 2 aprile 2005, sono passati 27 anni. Un pontificato lunghissimo che ha segnato in modo profondo i destini della Chiesa. Fra incontestabili luci (prima fra tutte il ruolo giocato nel crollo dei regimi comunisti) e numerosissime ombre (dalla repressione teologica all’occultamento degli scandali pedofilia), Giovanni Paolo II ha lasciato un’orma indelebile nella sua epoca. Ripercorriamo anno per anno, data per data, la sua storia.
  • Paolo Flores d’Arcais – La santa alleanza contro la modernità
    Wojtyla ha dichiarato guerra alla guerra, e con questo messaggio di intransigente pacifismo ha conquistato molti consensi in settori molto lontani dalla Chiesa. Ma in realtà ha dichiarato guerra alla modernità e al suo fondamento: lo spirito critico del pensiero laico. E in questa battaglia non si è trovato affatto solo, potendo contare sull’appoggio degli altri fondamentalismi religiosi e di troppi ‘orfani del marxismo’.
  • Lina Pavanelli – La dolce morte di Karol Wojtyla
    Un’attenta analisi delle condizioni di salute di Giovanni Paolo II nelle ultime settimane della sua esistenza dimostra che non gli sono state praticate alcune cure che avrebbero potuto tenerlo in vita ancora a lungo. Il vecchio papa le ha rifiutate perché le considerava troppo gravose. Lui diventerà santo, a Piergiorgio Welby sono stati rifiutati persino i funerali.

La lista completa di articoli e approfondimenti è disponibile qui.

E rimasero impuniti: “In questo disgraziato Paese la politica si mescola alla criminalità”

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E rimasero impunitiTornando alle lettere, riportate nella sentenza di assoluzione del giugno 2007 per il delitto dei Frati Neri, occorre fare una premessa. Lo scrivente – avvertono i giudici – descrive se stesso come una vittima della cupidigia altrui, un esecutore di volontà che gli erano superiori. Si sa che ciò non è vero, ma lo scenario ricostruito è stato ritenuto autentico, in sede giudiziaria. Scrive dunque Calvi il 30 maggio 1982 al cardinale Pietro Palazzini:

Eminenza Reverendissima, sento il dovere di rivolgermi ancora una volta alla Sua illuminata e degnissima persona per informarLa degli ultimi spaventosi sviluppi delle mie vicissitudini con lo IOR che stanno pericolosamente conducendo i miei interessi e quelli ben più importanti della Chiesa verso un sicuro disastro. Vani si sono dimostrati sino a oggi tutti i tentativi di trovare un’equa soluzione alla vertenza della quale Le ho parlato tempo fa durante l’incontro da Lei benevolmente concessomi. Monsignor Marcinkus e il dottor Mennini [Luigi Mennini, ai tempi amministratore delegato dello IOR, N.D.A.] continuano a rifiutarmi ogni possibile contatto […] manifestando così una inconcepibile insensibilità ai reali interessi della Chiesa stessa.

[…] La credibilità morale ed economica del Vaticano è già gravemente compromessa; come mai nessuno vuole intervenire? Ma a cosa mirano costoro? Del resto molti finanziamenti e tangenti concessi dal Banco Ambrosiano a partiti e uomini politici hanno avuto origine su indicazione [di personalità interne alla Santa Sede stessa]. Eppure costoro sanno che io so! Non è quindi possibile spiegare l’atteggiamento che hanno verso di me e il mio gruppo bancario, unicamente in termini di sleale comportamento e di ottusità mentale […]. In siffatte condizioni cosa posso sperare io, responsabile come sono di aver svolto un’opera di banchiere nell’interesse della politica vaticana in tutta l’America Latina, in Polonia e in altri Paesi dell’Est?

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Ali Ağca, i suoi segreti per due milioni di euro

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Domani di Maurizio ChiericiSembra un periodo intenso, quello che ci si appresta a vivere a ridosso del quarantesimo anniversario di Piazza Fontana. Mentre la procura di Milano potrebbe aprire un nuovo fascicolo contro ignoti per i fatti del 12 dicembre 1969 grazie al ritrovamento di un’agenda di Giovanni Ventura, il neofascista trevisano che negli anni di piombo fu l’utile spalla (e forse qualcosa di più) dell’avvocato ordinovista Franco Freda, altre vicende legate ai misteri italiani si affacciano.

È infatti notizia di questi giorni una prossima scarcerazione eccellente. Quella di Mehmet Ali Ağca che – si apprende da fonti d’agenzia – tornerà (o dovrebbe tornare) libero il prossimo 18 gennaio. Probabilmente risulta superfluo ricordare che l’uomo, di origine turca, sparò il 13 maggio 1981 a Giovanni Paolo II e che per questo ha scontato un lungo periodo di detenzione prima di ottenere la grazia nel 2000 dall’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Ma il tempo passa e il terrorista, che oggi è alla soglia dei 52 anni, ha la possibilità di rifarsi una vita. Occorre pensare al futuro, deve aver pensato quando, dal carcere di Ankara, ha chiesto 2 milioni di euro per concedere l’esclusiva della prima intervista da uomo libero. E per tornare a vivere in Italia, dove forse avrà modo (sempre «per mercede?») di aggiungere fumo alle parole – raramente riscontrate da fatti – pronunciate in quasi tre decenni.

Vediamo dunque chi è e cosa ha detto Ağca in tutto questo arco di tempo per capire chi nei prossimi mesi camminerà forse in mezzo a noi. Condannato all’ergastolo (ma poi la pena verrà via via decurtata fino all’estinzione e all’estradizione in Turchia) per il tentato omicidio del pontefice dopo aver già ucciso in patria, il «lupo grigio» (soprannome derivato dall’organizzazione terroristica a cui apparteneva) si pone velocemente al centro di un complotto internazionale. Di certo il panorama che descrive è suggestivo: difeso d’ufficio dall’avvocato Marina Magistrelli, due volte senatrice per il centro-sinistra nel 2001 e nel 2006, secondo il racconto che il turco fa dei fatti, di mezzo ci sarebbero i servizi segreti bulgari (snocciola il nome del committente dell’omicidio, il militare Zilo Vassilev, di stanza nella capitale italiana) e complici mai confermati che avrebbero dovuti attivarsi nel caso di fallimento di Ağca. Fino ad addentrarsi in alcune delle vicende più impenetrabili della storia recente.
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