Dati e infografica a servizio del giornalismo: il Guardian racconta così tre anni e mezzo di crisi e di dolore in Europa

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Eurozone crisis: three-and-a-half years of pain

E dopo i dati sui cronisti minacciati usati per rappresentare la loro condizione in Italia attraverso il progetto Ma chi me lo fa fare, ecco un altro esempio di come fare informazione in questo senso è quella del Guardian con l’infografica sulle condizioni economiche dei Paesi europei: si tratta di Eurozone crisis: three-and-a-half years of pain, che racconta gli accadimenti prendendo in considerazione banche e proteste, austerità e mercati, politiche nazionali e piani di salvataggio.

Verve Photo: istantanea dall’Ucraina, una delle nazioni più ferocemente colpite dalla crisi mondiale

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Foto di Misha Friedman

Su Verve Photo c’è uno scatto dall’Ucraina che sembra saltare nel tempo e restituire un’immagine della Londra vittoriana e del suo sottoproletariato. Invece cristallizza un momento attuale in una delle nazioni dell’Est europeo più colpite dal punto di vista economico e sociale dalle crisi degli ultimi anni. Lo scatto è opera della fotografa moldava Misha Friedman, già collaboratrice di Medici Senza Frontiere. E qui invece tre istanti (uno, due e tre) che risalgono al luglio 2009 nel sud dell’Ucraina.

Domani: “Debtocracy”, un documentario greco cerca le ragioni della crisi e punta contro le omissioni di governi e media

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Debtocracy

Per la prima volta in Grecia un documentario prodotto dal pubblico. ‘Debtocracy’ va alla ricerca delle cause che hanno generato la crisi legata al debito e propone le soluzioni, nascoste dal governo e dai media dominanti. Il documentario viene distribuito liberamente dalla fine di marzo senza ricorrere a diritti d’uso e verrà diffuso e sottotitolato almeno in tre lingue.

Di fatto, a oggi, Debtocracy, rilasciato con licenza Creative Commons, è già disponibile in ben più di tre lingue (oltre all’originaria greca, ci sono anche inglese, francese, tedesca, italiana, spagnola e portoghese). E vuole raccontare una storia molto raccontata – quella dell’incubo del crack pubblico che dalla penisola illenica si è diffuso per tutto il continente – da un punto di vista diverso rispetto a quello letto e riletto un po’ ovunque. Perché – sostengono coloro che lo hanno realizzato – c’è un’altra versione, taciuta ai cittadini, che merita di essere quanto più sviscerata.

Domani di Maurizio ChiericiL’idea della produzione del basso (che ha un suo corrispettivo anche italiano) ha poi funzionato per coprire i costi, anche se si chiede a chi visionerà il documentario una donazione. Ha funzionato così bene che si avverte sul sito del progetto video si legge:

A causa dell’ampia partecipazione, siamo alle prese con qualche difficoltà nell’elaborazione della lista finale dei produttori che desiderano veder pubblicato il loro nome. Vogliamo essere quanto più possibile accusati ben consapevoli che una pubblicazione sbagliata potrebbe causare problemi. La lista sarà presto disponibile e ovviamente verrà inserita nei titoli del documentario.

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