C’era una volta l’intercettazione: la giustizia e le bufale della politica

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C'era una volta l'intercettazioneDopo i primi tre libri (di cui si era parlato qui e qui: Disonora il padre e la madre di Alessandro Chiarelli, Le tigri di Telecom di Andrea Pompili e Assalto alla Diaz di Simona Mammano), siamo a quota quattro. Esce infatti in questi giorni per Senza Finzione, la collana che curo insieme a Simona per Stampa Alternativa, il volume C’era una volta l’intercettazione – La giustizia e le bufale della politica, firmato dal procuratore aggiunto siciliano Antonio Ingroia con prefazione di Marco Travaglio:

Le intercettazioni sono nate e si sono evolute di pari passo con le tecnologie e i cambiamenti sociali. Il loro utilizzo è stato sottoposto a precise regole, la più importante delle quali è la richiesta da parte del pubblico ministero seguita dall’autorizzazione di un giudice per le indagini preliminari. Tutto questo mentre la politica sta insinuando l’idea di un mondo costantemente controllato. Nelle pagine di questo libro si va alla ricerca di fatti che dimostrino quanto il pericolo tanto gridato sia inesistente, rifacendosi alle intercettazioni per i reati di mafia e al valore che hanno in fase processuale.

La prefazione di Travaglio si può leggere qui e in ultimo, but not least, questo come gli altri libri sono rilasciati con licenza Creative Commons.

Paura del buio: il meno peggio e la sua illustrazione

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Paura del buioIl testo che segue è contenuto nell’antologia Paura del buio, raccolta di trenta cartoline staccabili ognuna delle quali contiene un racconto e la relativa illustrazione. Distribuito in libreria e nelle fumetterie attraverso Nicola Pesce Editore, l’antologia è una produzione dal basso di Collane di Ruggine e paura.anche.no ed è rilasciata con licenza Creative Commons. L’illustrazione riportata sotto, a fianco del racconto, è opera di Carlo Labieni.

“Morti i tre scalatori scomparsi. Nuova tragedia della montagna”.
“Stroncati da un mix di alcol e droga i due ragazzi del rave”.
C’è a chi va peggio, pensa Chiara mentre sfila il giornale radio. Sta parcheggiando nel garage sotterraneo e quasi la consolano quelle notizie. Intanto ripassa la sua giornata, meno terribile se confrontata alla sorte di quei poveracci. Un avvio a razzo con la telefonata del suo ex che non rispetta gli accordi sull’affidamento del bambino: neanche oggi gliel’ha riportato.
Illustrazione di Carlo Labieni“Domani chiamo i carabinieri”.
Poi il suo ultimo giorno nella fabbrica che chiude sotto debiti e banche.
“Pazienza, lunedì sarò nel laboratorio nuovo”.
A nero è meglio che niente.
Infine al supermercato la carta di credito disattivata.
“Prenda questo”. Chiara allunga il bancomat. Avrebbe preferito caricare quella spesa il mese successivo, ma tant’è.
Torna al presente. Quando spegne i fanali, si accorge che l’illuminazione del garage è guasta. Ultimo regalo della giornata.
“Merda”.
Stavolta non è un pensiero, è una parola a voce alta.
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Stasera “on the web” la prima puntata di “Scala di grigio – Ritratti di storie in ombra”

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Questa sera, alle 21, GNUFunk Radio manda on the net la prima puntata di Scala di grigio – Ritratti di storie in ombra (in replica venerdì 16 ottobre alle 16 e su Archive.org quando si vuole). Argomento: la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. E, come si diceva qualche post fa, questo lavoro è rilasciato con licenza Creative Commons BY-SA. Per le licenze specifiche dei singoli brani usati, si veda qui. E buon ascolto.

La musica ribelle ai tempi di Internet

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>Il software libero in Italia

Amo la radio perché arriva dalla gente
entra nelle case e ci parla direttamente
e se una radio è libera, ma libera veramente
mi piace ancor di più, perché libera la mente

Eugenio Finardi, La Radio, 1976

Il periodo in cui nacquero e si diffusero le radio libere inizia nel 1976: fu l’anno della liberalizzazione dell’etere [1] e ne seguì un’esplosione di libertà senza precedenti [2]. I ragazzi mangiavano musica ed entusiasmo, si procuravano attrezzature rudimentali per la diffusione delle loro trasmissione, ciò che mancava loro veniva improvvisato fruttando una risorse tutt’altro che scarsa – la creatività – e per il resto largo alla voglia di raccontare.

Raccontare di tutto: dai fenomeni musicali che si andavano consolidando a quelli emergenti, dalle tensioni politiche che da anni percorrevano il paese alla libertà sessuale che passava attraverso la consapevolezza del corpo e l’educazione a comportamenti responsabili. Fino alla denuncia sociale. Una denuncia per la quale, per esempio, Peppino Impastato pagò con la vita: da Radio Aut, le sue cronache su Mafiopoli [3] non erano più tollerabili per gli uomini della cosa nostra di Cinisi. Oppure nel 1977 la bolognese Radio Alice diede in diretta notizia dell’irruzione della polizia nei suoi studi con lo scopo di zittirla: era di marzo, il giorno 12 per la precisione, in piena contestazione, e di lì a pochissimo sarebbe morto per mano di un carabiniere lo studente di medicina Francesco Lorusso.

Ma accanto a queste emittenti ricordate ancora oggi per gli aspetti più drammatici delle contestazioni della fine degli anni Settanta, ce ne sono altre che hanno proseguito e che rappresentano un riferimento per l’informazione al di fuori dei grandi network. Tra queste la milanese Radio Popolare, diventata con il tempo un circuito nazionale. La padovana Radio Sherwood, nata negli ambienti dell’Autonomia Operata veneta e che ha visto il suo direttore, Emilio Vesce, finire nel tornado del processo “7 aprile”, inchiesta giudiziaria costruita sulle dichiarazioni di presunti pentiti del terrorismo che accusarono lui e un altro centinaio di persone (compreso Antonio Negri, docente all’università patavina) di aver tramato contro lo Stato coordinando i mille rivoli dell’eversione di estrema sinistra. Era falso e il processo lo dimostrò. Altro esempio è la romana Radio Onda Rossa, tutt’oggi esistente e che nel 2001 ha partecipato Network Radio Gap per raccontare i fatti del G8 di Genova.
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GNUFunk Radio: da mercoledì sera “Scala di grigio – Ritratti di storie in ombra”

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Bologna non dimentica - Scala di grigioGNUFunk Radio parte mercoledì sera trasmettendo la prima puntata di Scala di grigio – Ritratti di storie in ombra, trasmissione rilasciata con licenza Creative Commons (da qui si potrà scaricare l’mp3 completo) che inizia ricostruendo i fatti legati alla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e dedicata alla vittime.

Si tratta di un ciclo di otto puntate che avranno cadenza mensile e che, a seguire, affronteranno questi temi:

  • la banda della Uno bianca: una scia di terrore lunga sette anni
  • un normale eroe in divisa: Pasquale Juliano e piazza Fontana
  • Alceste Campanile: delitto politico a Reggio Emilia
  • i delitti del DAMS: quando si parlò del serial killer all’università
  • Ilaria Alpi: la Somalia, la guerra e i traffici dall’occidente
  • Fausto e Iaio: una calibro 32 per due giovani del Leoncavallo
  • la saponificatrice di Correggio: amiche fatte di sapone

Ed ecco le doverose citazioni per il materiale utilizzato nella costruzione di questa prima puntata.

Fonti audio e brani musicali

Credits

Un ringraziamento a MSound.org e GNUFunk Radio per il supporto tecnico.

Hai paura del buio: un cofanetto prodotto dal basso

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Un racconto per paura del buioUn po’ di tempo fa, si era parlato della paura del buio, concorso letterario sotto Creative Commons lanciato qualche settimana addietro e che ora porta a un cofanetto di trenta cartoline su cui si trovano racconti e illustrazioni. Si tratta di un’idea nata e lanciata tra Collane di ruggine e paura.anche.no che ormai è realtà. Ma è anche una coproduzione che nasce dal basso e che chiama a raccolta i lettori:

Coproduci e distribuisci le cartoline del Babau! Ordina almeno cinque copie e distribuiscile tra amici e conoscenti, falle vedere al vicino, proponile al tuo gruppo d’acquisto. Diffondi il Babau per non aver più paura!

Quando sei bambino il Babau è il mostro che vive nell’armadio della tua stanza. È quell’essere immaginario a cui credi, pensi davvero che se non ti addormenti presto lui esce, e ti ruba i sogni, ti porta via con lui nel suo mondo, nelle lande popolate da altri mostri orribili, dai peggiori incubi di ogni bambino. Tuttavia esiste un Babau molto più reale. Non vive più negli armadi, non ruba i sogni dei bambini. Vive in ogni angolo di strada. In casa del vicino, in ogni volto diverso dal tuo, in ogni cultura distante, in ogni vicolo buio in cui potresti imbatterti.

È una presenza reale, tangibile. Indossa l’abito della sicurezza a ogni costo, fa leva sulla tua paura primordiale. Il Babau ha mille facce e mille anime, è onnipotente, onnipresente respiri la sua consistenza per strada ogni giorno e non puoi fare a meno di accorgerti della sua presenza, dei suoi mille occhi, delle sue mille armi, della sua capacità di plasmare il mondo che ti circonda. In una situazione sociale che tende a esplodere, il controllo diventa un meccanismo disperato per cercare di mantenere in vita un sistema che si contorce su se stesso in maniera scomposta.

Il Babau è l’incarnazione di un’arma, la paura. Non se ne può parlare senza considerare perché viene usata. Abbiamo provato a raccontarvi queste sue facce, con l’opera di più di 30 autori di fumetti, con una mostra itinerante che sta attraversando l’Italia da quasi un anno, e ora ha cominciato a metter radici all’estero. Un progetto destinato a crescere giorno per giorno con l’arrivo di nuovi autori e nuove visioni del volto del Babau. Abbiamo poi pescato nel fiume delle parole per regalarvi altrettanti racconti che possano accompagnare le vostre giornate e vi facciano addormentare dissacrando il mostro nell’armadio.

In questo volume abbiamo raccolto il frutto del nostro lavoro, un progetto incrociato di Collane di Ruggine e paura.anche.no. Avete tra le mani solo una parte di quel che vogliamo raccontarvi, il resto dell’anima del Babau lo trovate su paura.anche.no. Noi non abbiamo paura di saltellare tra le rovine di questa civiltà, di sorridere delle sue ceneri. E voi?

Per chi vuole poi promuovere sul proprio sito questa produzione del basso, ecco come fare:

usa il widget per promuovere il progetto incollando nel template la riga che segue: <script type=’text/javascript’ src=”http://www.produzionidalbasso.com/qry.php?pro=370″></script>

“Attentato imminente”: a un passo dalla tipografia

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Attentato imminenteCi manca ancora un po’ all’uscita, prevista per il 20 novembre (per quella data sarà online anche la versione elettronica del libro, rilasciato con licenza Creative Commons e pubblicato da Stampa Alternativa), però intanto i giochi sono fatti e con la copertina ormai si è a un passo dalla tipografia. Il libro, intitolato “Attentato imminente”, racconta la storia di Pasquale Juliano (qualche accenno lo si può trovare nella cronologia curata dalla Fondazione Cipriani), consumatasi alcuni mesi prima della strage di piazza Fontana (per questo l’altro giorno se ne accennava) ed è scritto a quattro mani con Simona Mammano. Daniele Biacchessi ha firmato la prefazione mentre la postfazione è opera di Antonio Juliano, il figlio del commissario che indagò a Padova. Questa la presentazione del testo:

Nella primavera del 1969 l’ennesima azione terroristica all’università di Padova fa partire una nuova indagine. A coordinarla è un commissario di polizia, Pasquale Juliano, il capo della squadra mobile, che arriva a individuare un nucleo di estremisti neri che traffica in armi ed esplosivi. Ma i neofascisti gli preparano una trappola: Juliano si vedrà così scippare l’inchiesta, che verrà insabbiata, e finirà sotto processo perché accusato di aver costruito le prove contro i terroristi. Gli occorreranno dieci anni per dimostrare la sua innocenza, ma nel 1979, quando sarà assolto da tutti i capi d’imputazione, la stagione delle bombe avrà ormai quasi concluso il suo corso.

“Scrivi la città”: antologia libera nata sotto l’ala di Arcireport

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Scrivi la cittàArcireport, il settimanale dell’Arci, aveva annunciato un po’ di tempo fa Scrivi la città, il concorso letterario che aveva lanciato insieme alla casa editrice Stampa Alternativa. Come già accaduto per Creative Commons in noir, uscita nell’ottobre 2008, anche questa iniziativa editoriale muoveva da un punto preciso: oltre al tema del concorso, i partecipanti dovevano essere consapevoli che il libro, diventato un Millelire da poco in circolazione, sarebbe stato rilasciato con una licenza Creative Commons, questa nello specifico. Così, mentre è in corso l’organizzazione della cerimonia di premiazione dei quindici vincitori, ecco che sia su carta che in rete sono disponibili i testi che sono stati selezionati dalla giuria. Di seguito ecco le parole che introducono questa nuova antologia:

ArcireportLa città è un incrocio di vie e persone. La città è palazzi e tetti e storie che si toccano e intrecciano o che si sfiorano senza mai incontrarsi. La città è solitudine e incontro. Paura e solidarietà. Memoria e oblio. Passato e futuro. La città sono megalopoli immense abitate da estranei o piccoli centri di provincia dove tutti si conoscono. “Città” è questo e mille altre cose ancora.

Per questo, quando la redazione di Arcireport ha deciso di indire un concorso per racconti brevi in Creative Commons, ha scelto come titolo “Scrivi la città”. Perché, attraverso le narrazioni che ci sarebbero giunte, volevamo provare ad allacciare le maglie delle metropoli, immaginarie e reali, nelle quali viviamo la nostra contemporaneità. Quello che ci è arrivato, attraverso gli oltre sessanta racconti che trovate interamente pubblicati sul nostro blog e in parte in questa selezione scelta dai nostri giurati, è un caleidoscopio del quale è impossibile dare una definizione univoca, ma che vi invitiamo a leggere e interpretare, convinti che ci troverete anche voi quella ricchezza di vite, idee e sensazioni che noi vi abbiamo scorto.

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Vosotros, The Years: musica libera per un pomeriggio duro

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Vosotros presents: The YearsNel tentativo di continuare a lavorare in un pomeriggio in cui occorre sopravvivere un po’ a tutto, ho trovato un album musicale che coadiuvasse la lotta. Si intitola The Years, è rilasciato con una licenza Creative Commons (dunque si può scaricare e riprodurre, nel caso specifico, per scopi non commerciali mantenendo la stessa licenza; oppure si può acquistare) ed è una raccolta di brani ispirata alle sonorità degli Anni Cinquanta con accenni di elettronica. L’etichetta che sta dietro a questo album si chiama Vosotros – il cui sito funziona un po’ anche da blog sul mondo della musica libera – e prende questo nome perché i due ideatori si sono conosciuti a lezione di spagnolo. Anche se la loro storia non è ancora lunga (nascono infatti come etichetta nel 2006), stanno poi sfruttando bene il mondo della rete per promuovere le proprio produzioni.

Una lunga intervista a John Gillilan, uno dei fondatori di Vosotros, è stata pubblicata sul blog di CreativeCommons.org. Infine un tour su altri lavori si può fare su Last.fm.

Libertà di cultura e partecipazione: un fine giugno denso di eventi

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Ci si è quasi all’incontro pubblico annunciato un po’ di tempo fa, Giornalismo e media partecipativi: voci, strumenti, prospettive, organizzato da Citizen Media e in programma il prossimo 23 giugno a Roma, presso Sala Walter Tobagi della Federazione Nazionale della Stampa (Corso Vittorio Emanuele II n. 349, 2). Il programma è stato messo a punto (da qui si può scaricare anche in formato pdf) e dieci sono le realtà attive a livello nazionale: Global Voices Italiano, Yurait Social Blog, Agoravox Italia, Fai Notizia, Parallelo 41, You Reporter, CafèBabel, PeaceReporter, CrossingTv e The Populi. Dell’evento se ne parla anche su Lsdi – Libertà di stampa. Diritto all’informazione, che è tra le realtà che hanno collaborato, insieme alla Federazione nazionale della stampa italiana, con le menti ideatrici e organizzatrici dell’incontro: Bernardo Parrella, Eleonora Pantò e Antonio Rossano.

E sempre in tema di eventi, ce n’è un altro terzetto di interessante in questo periodo: nello stesso giorno dell’incontro romano, a Torino ci sarà il 3rd Creative Commons Technology Summit di cui si parla anche sul sito di CreativeCommons.it. Identica città ma qualche giorno prima (il 21 giugno) per torinOpen, iniziativa dell’Arci Torino per la diffusione delle licenze Creative Commons in ambito musicale. Infine di nuovo il 26 giugno, ma stavolta a Prato, per il barcamp Condividere X (fare) Cultura, che si terrà al teatro Magnolfi e che vede tra le sue anime l’instancabile Flavia Marzano.