“Mi Cuba”: racconto caraibico per testi e immagini

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Mi CubaGordiano Lupi della più nota tra le isole dell’arcipelago caraibico settentrionale ha scritto e tradotto diversi testi (per esempio questo). E ora, per le Edizioni Mediane e con il contributo fotografico di Stefano Pacini, esce Mi Cuba, volume recensito un paio di giorni fa TellusFolio.it:

Cuba non è solo una bella mulatta che dimena i fianchi al Tropicana, come non è solo Fidel Castro e i ricordi d’una rivoluzione. Cuba è l’insieme della sua gente, un crogiolo di razze e culture che ha prodotto un modo di pensare e di vivere che caratterizza un popolo. Il libro si apre con un prologo poetico, una sorta di nostalgico saluto alla patria lontana che il poeta Julio San Francisco, esule a Madrid, compie con la lirica L’esiliato (El desterrado). Nei capitoli successivi troviamo una breve storia di Cuba, musica e cultura cubana, santeria e religiosità cubana, Cuba nelle pagine dei narratori, il racconto dell’Avana di Alejo Carpentier, Cuba nel cinema di Andy Garcia, la cucina cubana, un reportage narrativo lungo le strade della Cuba quotidiana e la storia di quarantonove anni al potere di Fidel Castro. Non poteva mancare un capitolo su Yoani Sánchez, eroica blogger cubana.

Il blog di Yoani Sánchez è Generación Y e qui si può scaricare il pdf con le prime sedici pagine del libro di Gordiano.

Biondani sull’Espresso ricostruisce la storia dei “cattivi maestri neri”

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Paolo Biondani racconta sul settimanale L’Espresso la storia dei cattivi maestri neri:

Sull’onda nera si allungano vecchie ombre di cattivi maestri. Da anni in Italia sta crescendo una nuova generazione di estremisti di destra. Dal Lazio alla Lombardia, dal Sud al Nord-est, centinaia di giovanissimi scoprono la politica attraverso gruppi e movimenti che ostentano ideologie sempre più violente e razziste. Ora le dimensioni del fenomeno cominciano a preoccupare gli inquirenti dell’antiterrorismo, che stanno indagando in diverse città per scoprire i veri capi delle singole organizzazioni, svelarne i canali di finanziamento, chiarire i collegamenti interni ed esteri.

Il viaggio di Biondani inizia a Milano con un incendio, si sposta verso Varese per allargarsi sul Veneto e sul Piemonte e ridiscendere in direzione di Lazio e Campania incontrando, accanto a realtà recenti, nomi e organizzazioni che hanno segnato (spesso tragicamente) la storia d’Italia.

Shooting War: graphic novel sull’Iraq tradotta in italiano

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Shooting WarQualche mese fa si era parlato dell’uscita negli Stati Uniti del romanzo a fumetti Shooting War, nato in rete (guadagnandosi in questa veste una nomination all’Eisner Award) dalla penna di Anthony Lappé e Dan Goldman e diventato un libro per i tipi della Grand Central Publishing.

Poche settimane più tardi (in ottobre), nella traduzione di Massimo Gardella, la graphic novel è diventata anche un volume in italiano edito da ISBN Edizioni. Qui la scheda del libro, che racconta di conflitti, estremismi su tutti i fronti in lotta e web:

Agosto 2011, Stati Uniti: l’America di McCain è sotto assedio, gli attacchi terroristici si moltiplicano, la guerra in Iraq non accenna a finire. I media sono assetati di sangue, la caccia all’esclusiva è sempre più brutale. Un blogger di sinistra viene arruolato da un’emittente tv e diventa corrispondente embedded a Bagdhad, dove sta emergendo una nuova formazione terroristica riformista: anticapitalista, antiamericana ma anche contraria al terrorismo islamico tradizionale, considerato “reazionario”. Un suo filmato di una spietata esecuzione di una donna inerme finirà su youtube e cambierà il corso della storia americana. La guerra ti risucchia, la morte ti insegue e non capisci più se sei tu a cercare la notizia o è lei a perseguitarti. Un reportage a fumetti dal prossimissimo futuro che non vorremmo mai vedere.

Efficace nelle immagini (che mescolano illustrazioni con scatti fotografici), incalzante nel ritmo, è sicuramente una lettura che aiuta a guardare da un’ulteriore prospettiva gli scontri armati che si consumano in Medio Oriente e le conseguenti manipolazioni delle informazioni.

Fit Watch: “Loro riprendono noi e noi facciamo lo stesso”

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Se si parla della Cina, come fa Rebecca MacKinnon su RConversation a proposito della censura, in qualche modo ce lo si aspetta. Forse meno atteso è invece il discorso sulla Gran Bretagna e sulle relative norme antiterrorismo. Si veda per esempio cosa riportava poche settimane fa Indymedia UK a proposito degli emendamenti contenuti nel Counter Terrorism Bill o il racconto che viene fatto dal blog Fit Watch, creato da un gruppo di persone che tiene d’occhio le novità riguardanti il Forward Intelligence Team. Che, ancora per esempio, di recente ha ammesso l’esistenza di un database che scheda gli attivisti politici che hanno preso parte a proteste pubbliche. Il lavoro svolto da Fit Watch (riprendere e immortalare gli agenti che fanno parte del FIT come questi fanno con i cittadini) è pubblico: oltre al blog, su Flickr vengono pubblicati gli scatti fotografici del gruppo e si incoraggiano con un semplice vademecum di sei punti i cittadini a scendere per strada con la propria attrezzatura di ripresa.

Come fu che Felt divenne “Gola Profonda” nel racconto di Woodward

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Mark FeltIeri è passato a miglior vita l’ex vicedirettore dell’FBI, Mark Felt. Che a lungo per tutti fu solo un dirigente dell’ufficio investigativo federale dimessosi nel 1973 dopo aver lavorato con J. Edgar Hoover, ma che nel 2005 ammise: era lui la Deep Throat (gola profonda) che anonimamente passò le informazioni sullo scandalo Watergate ai giornalisti del Washington Post Carl Bernstein e Bob Woodward. Il quotidiano americano, ricordato ancora oggi come la testata giornalistica che ha fatto scuola in tema di giornalismo investigativo, pubblica uno speciale dedicato alla sua talpa d’oro dentro gli uffici di Quantico. Per leggerlo, occorre registrarsi e la registrazione è gratuita, ma è accessibile pubblicamente un articolo ben più interessante dello stesso Woodward, How Mark Felt Became ‘Deep Throat’, uscito nel giugno 2005 quando l’ex agente federale rivelò al mondo intero di essere stato lui a passare le informazioni che nel 1974 portarono alle dimissioni del presidente Richard Nixon.

Dunque, come fu che Felt si trasformò in Gola Profonda? Era il 1970 quando Bob Woodward fece la conoscenza della sua futura fonte: ai tempi (quelli della guerra in Vietnam) era un ufficiale della marina militare e gli capitava di vedersi passare tra le mani documenti governativi nel periodo che trascorse a Washington. Ma era anche alla ricerca di uno sbocco differente e iniziò a frequentare Felt di cui ignorava il ruolo, all’inizio. Nel frattempo Woodward lasciò la vita militare, iniziò ad avvicinarsi senza successo al Washington Post, ma dovette ripiegare per una testata meno prestigiosa facendo venire un colpo al padre, quando gli disse che rinunciava a una carriera forense per fare il giornalista pagato una fame. Di qui prosegue un racconto sulla scalata professionale di Woodward: i primi contatti con le fonti istituzionali, le attività di controllo della vita privata dei cittadini ritenuti un pericolo interno e la scoperta dei piani “evidentemente illegali” di Nixon. Felt, dal canto suo, riteneva che il gruppo del presidente fosse composto da nazistoidi e dopo aver annunciato la morte del suo capo, Hoover, nel maggio 1972, vide insediarsi ai vertici del bureau uomini di provata fede nixoniana, come L. Patrick Gray III. Decise così che era ora di far trapelare determinate notizie. Comprese, a un certo punto, quelle che riguardavano i cinque individui arrestati nella notte del 17 giugno 1972 al Watergate Hotel di Washington, quartier generale democratico.
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Neuroscienze e giustizia: uno studio della Vanderbilt University

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NeuronCome funzionano i processi decisionali degli operatori della giustizia? Se nei ranghi politici tricolori non s’è saputo fare di meglio che ricorrere in più occasioni al disprezzo frammisto a superate teorie lombrosiane (ma in quel caso lo studio della mente umana non rientrava nel discorso), alla facoltà di psicologia della Vanderbilt University di Nashville se lo sono chiesti davvero e i meccanismi li hanno cercati nelle neuroscienze. Tanto che il 10 dicembre scorso è stato presentato uno saggio ad hoc, intitolato The Neural Correlates of Third-Party Punishment e ripreso dalla rivista Science News. I ricercatori statunitensi, avvalendosi di immagini biomediche ottenute attraverso la risonanza magnetica funzionale, hanno potuto evidenziare quali aree del cervello vengono attivate da parte di chi deve prendere decisioni giudiziarie partendo da posizioni di imparzialità. E si è dimostrato che, malgrado la freddezza delle aule di giustizia, le zone che presiedono alle emozioni entrano in gioco, in questi casi, insieme a quelle che gestiscono il pensiero razionale per valutare se un soggetto è colpevole o meno e per determinare la severità della pena. Ma la ricerca non si ferma qui, proseguirà in futuro per arrivare a ottenere nuove informazioni in materia. Infatti:

Identifying the brain regions involved in legal decision making is a first step in learning how such decisions are made. The new study doesn’t address the details of thought processes that go into making a complex legal decision, Jones says. “There’s a big distinction between brain scanning and mind reading,” he says. Further research will tease out how the different areas of the brain involved in legal decision making communicate with each other and whether judges and other legal professionals make decisions of guilt and punishment in the same way other people do.

Inchiesta su “terapie riabilitative”, omosessualità e pratiche religiose

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Nazione Indiana segnala il documentario Guarire si deve: chiesa ed omosessualità realizzato da Saverio Tommasi e Ornella De Zordo all’interno di un ciclo intitolato L’altrainchiesta – 10 brutte storie italiane. Questa videoinchiesta, però, come si potrà già capire dal titolo, appare per toni e contenuti particolarmente delicata: Tommasi, infatti, ricorrendo a un registro simile a quello delle Iene, si infiltra in un gruppo religioso guidato da un esorcista che – a proprio dire – sarebbe in grado di aiutare chi vuole “smettere” con le pratiche sodomitiche attraverso le cosiddette terapie riparative. E lo fa o per meglio dire tenta di farlo – lo si vede dalle immagini e lo si sente dai dialoghi – a suon di discriminazioni sessuali, esaltazione della maschilità, condanne per personaggi famosi come Pier Paolo Pasolini e rimaneggiamenti delle sacre scritture. Come si può immaginare, il video ha destato diversi problemi e infatti Youtube, che ospitava inizialmente il filmato, lo ha rimosso accampando una presunta violazione della privacy.

La vicenda, ripresa dall’Arcigay, è diventata quindi oggetto di un’interrogazione parlamentare di Anna Paola Concia (Partito democratico) che chiede ai ministri del lavoro, della salute e delle politiche sociali, dell’interno e delle pari opportunità:

quali iniziative intenda adottare il Governo perché vengano rispettati i codici deontologici anche da quei medici e da quegli psicologi che sottopongono i propri pazienti omosessuali a improbabili tentativi di guarigione; quali provvedimenti intenda adottare il Governo per porre fine alla diffusione di false notizie in ordine alla possibilità di guarire dalla omosessualità, che possono abusare della credulità popolare, inducendo i cittadini a credere che l’omosessualità [sia una malattia].

In attesa di conoscere la risposta dell’esecutivo, il video completo dell’inchiesta è disponibile sul sito di Arcoiris e di Saverio Tommasi mentre dal suo blog si possono seguire le novità in proposito.

Vania Lucia Gaito: i privilegi dello Stato nello Stato

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In periodo di grande magra, c’è chi sa tirare bene acqua al suo mulino. Lo spiega efficacemente il blog Viaggio nel silenzio della psicologa Vania Lucia Gaito nel dettagliato post Uno Stato nello Stato a proposito dei finanziamenti alle scuole cattoliche con il bipartigiano beneplacito di maggioranza e opposizione. Si legge infatti che:

Nel 2004, il Ministero della Pubblica Istruzione istituì il concorso di immissione in ruolo per circa 15.000 insegnanti di religione, che sono entrati a tutti gli effetti nell’organico scolastico. Creando immediatamente un problema, legato alla possibilità di passaggio da una cattedra all’altra: in pratica, un insegnante di religione laureato, ad esempio, in filosofia, una volta entrato in ruolo poteva anche “passare” all’insegnamento della filosofia, per esempio, scavalcando tutti gli altri colleghi che, per acquisire punti in graduatoria, avevano accettato incarichi di supplenza anche in condizioni di grave disagio (a grande distanza dalla loro residenza, per esempio, affrontando costi e spese che le retribuzioni ricevute spesso non riuscivano neppure a coprire). Attualmente, la nomina degli insegnanti di religione compete, per il 70%, all’Ufficio Scolastico Regionale (per i docenti che hanno superato il concorso), e per il 30% dalla Curia Diocesana (per i docenti che non hanno superato il concorso). L’autorità diocesana si riserva comunque di revocare l’idoneità dell’insegnante per alcuni gravi motivi, come incapacità didattica o pedagogica, o condotta morale non coerente con l’insegnamento. In questo caso, se si tratta di un insegnante di ruolo, questi passa all’insegnamento di altre materie scolastiche, se invece si tratta di un insegnante non di ruolo semplicemente torna ad ingrossare le file dei disoccupati.

Un altro po’ di informazioni si può trovare qui, sul blog fratello di Chiarelettere.

Articolo 31: l’acqua è un diritto (e la musica deve essere libera)

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Article 31 - Water is a right, not a privilegeAggiungere un articolo ai trenta già esistenti nella dichiarazione universale dei diritti umani (qui la voce su Wikipedia), approvata il 10 dicembre 1948. È la petizione intitolata per l’appunto Articolo 31 che esordisce dicendo:

Oggi, sessant’anni dopo, è risaputo che più di miliardo di persone in tutto il pianeta ha un accesso insufficiente all’acqua pulita e potabile. Di conseguenza sono in milioni a morire ogni anno ed è diventato un imperativo aggiungere a questa dichiarazione storica il Diritto all’Acqua.

Cambiando argomento, per gli appassionati di musica libera (in senso Creative Commons related), GNUFunk ha pubblicato il secondo podcast dedicato all’argomento in cui si parla tra l’altro di Cricket Studios, LionsTracs, Indamixx portable studio e di diversi musicisti sparsi per l’Europa. La prima puntata del podcast è qui.

Il caso Spampinato diventa un libro di Carlo Ruta

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Segreto di mafiaUn articolo di Giovanna Corradini viene ripreso su LSDI per segnalare l’uscita del libro di Carlo Ruta intitolato Segreto di mafia. Il delitto Spampinato e i coni d’ombra di Cosa Nostra (Edizione Rapporti, Siracusa, 2008). La vicenda viene sommariamente ricostruita nella biografia di Giovanni Spampinato presente su Wikipedia mentre il Corsera di recente ha pubblicato un testo più esteso. Nel merito del libro, invece, Corradini dice nella presentazione:

Sin dal febbraio 1972, quando venne ritrovato in una lontana contrada ragusana il cadavere di un noto palazzinaro, è stata una girandola di depistaggi, di mancati adempimenti, di silenzi irriducibili. Su tale uccisione Spampinato si trovò subito a investigare. E per tale suo impegno, nell’ottobre del medesimo anno venne ucciso. Gli esiti lungo i decenni sono stati emblematici. La morte del costruttore, rimasta insoluta sul piano giudiziario, viene evocata dalle cronache come un delitto misterioso, forse per rapina, forse per donne, forse per una controversia nel mondo dell’antiquariato. La morte del giornalista è stata raccontata nei tribunali come un delitto di provincia, compiuto dal figlio di un alto magistrato roso dal rancore. In realtà, come viene argomentato in questo rapporto di Carlo Ruta, i due delitti costituirono un affare complesso, che assunse un preciso rilievo nella vita siciliana, nel clima fosco e accidentato degli anni settanta.

Da sottolineare infine che l’autore del libro è lo stesso giornalista condannato nel maggio 2008 per stampa clandestina: la sua “colpa” era di avere un sito di informazione che si chiamava Accade in Sicilia non registrato come testata giornalistica. Oggi Carlo Ruta ha aperto Le Inchieste, sito di documentazione storica e sociale dove c’è una sezione dedicata al caso Spampinato.