Centoundici colpi: «Gli infedeli dell’Arma»

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Immagine di Pensiero rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.0I giornalisti che seguono la storia di Bagnara di Romagna (i cinque carabinieri morti il 16 novembre 1988 per colpi d’arma da fuoco all’interno della caserma presso cui prestano servizio), nel giro di pochi mesi, mettono in fila una serie di episodi che finisce per abbracciare una zona che da Bologna va alla costa romagnola. Un’efficace ricostruzione di ciò che accadde la fa Aldo Balzanelli di Repubblica in un articolo che esce il primo dicembre 1988 a pagina V della cronaca di Bologna. Lo ripropongo integralmente perché risulta particolarmente utile nel comprendere i fatti che si susseguono in quel periodo. Successivamente gli episodi qui citati saranno oggetto di uno specifico approfondimento in modo che tutti gli eventi possano essere meglio sviscerati.

«Gli infedeli dell’Arma» di Aldo Balzanelli – Repubblica – Cronaca di Bologna (1 dicembre 1988)

Alfonsine, 21 aprile 1987, un carabiniere di leva di 21 anni viene rapito ad Alfonsine. È di stanza a Bosco Mesola, nel ferrarese, ma quella sera è in licenza ed è uscito con la fidanzata. Dopo averla riaccompagnata a casa scompare nel nulla. La sua auto, una Golf rossa, verrà ritrovata a poche centinaia di metri dalla piazza principale del paese, regolarmente chiusa, senza segni di violenza.

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Storia delle narrazioni di invenzione

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Trattato sull'origine dei romanziDa Fronte della Comunicazione di Stampa Alternativa.

Efficace combinazione di pubblico dominio e informazioni liberamente disponibili. Su Vibrisse, contenitore telematico curato da Giulio Mozzi, è stata pubblicata l’edizione completa del Trattato sull’origine dei romanzi di Pierre-Daniel Huet, vescovo di Avanche. Apparsa per la prima volta nel 1670 come prefazione al romanzo Zayde di Madame Lafayette (alla quale l’autore si rivolge in forma epistolare con lo pseudonimo di Monsieur de Segrais), rappresenta «la prima vera storia delle narrazioni di invenzione», come si legge nell’introduzione dello stesso Mozzi. Il testo in italiano è stato reperito su una pubblicazione del XVIII secolo non meglio identificata e per redarre la sezione introduttiva con notazioni storiche e letterarie, le informazioni sono state trovate sull’edizione francofona di Wikipedia.

Per scaricare il testo dal sito Vibrisse:

Libri futuribili

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Immagine di Pensiero rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.0Da Fronte della Comunicazione di Stampa Alternativa.

Testi digitalizzati: sembra la tendenza del momento. Nelle ultime settimane, infatti, sono state molteplici le iniziative in questo senso. La più celebre è probabilmente il Progetto Biblioteche, noto a livello internazionale come Google Books Library Project, che ha avviato da qualche giorno il servizio di scaricamento dei classici in formato pdf, dopo aver stretto accordi con università straniere (soprattutto americane come Harvard, Michighan, Oxford, Stanford) e italiane (la Cattolica). Ma non è l’unica. La Jamia Millia Islamia University di New Delhi, per esempio, sta digitalizzando e rendendo liberamente consultabili volumi e manoscritti per un totale di oltre quattromila file che vanno dal XVI al XIX secolo.

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Centundici colpi: i giorni immediatamente successivi

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Immagine di Pensiero rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.0Riprendendo il discorso sulla strage dei carabinieri di Bagnara di Romagna per aggiungere un nuovo tassello, innanzitutto va ripetuto che dal 22 novembre 1988, della vicenda si inizia a parlare sempre meno. Almeno per quanto riguarda il fatto in sé. Se ne riaccenna solamente un paio di giorni dopo quando a Lisbona, in Portogallo, un caporale del centro di addestramento della guardia repubblicana spara sui cadetti e ne uccide quattro.

Il 24 novembre di quell’anno, Antonio Saraiva Antunes, 28 anni, si apposta sulla terrazza della caserma Ajuda mentre è in corso un’ispezione ai cadetti da parte del tenente colonnello Jorge Duarte. Il caporale si mette a fare il tiro al bersaglio: centra sedici obiettivi, tre dei quali muoiono sul colpo. La sparatoria dura venti minuti poi Antunes fugge e su un prato vicino si suicida con la pistola d’ordinanza. Nella ricostruzione della personalità del militare, emerge un quadro positivo: un ottimo soldato che aveva fatto il paracadutista senza mai manifestare squilibri. A questo proposito il generale Lemos Couto parla di una qualche forma di «follia» che si è scatenata nella caserma vicino al palazzo presidenziale. Ma il Portogallo è lontano, guidato in quegli anni dall’economista di matrice socialista Aníbal António Cavaco Silva, in carica dal 1985 al 1995 per diventare nel 2006 presidente della repubblica iberica. A parte le ovvie concidenze che i giornali rilevano tra le due storie – le forze armate, la furia imprevedibile, le schede di servizio positive dei due militari -, tutto si chiude qui.

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Emergenza stagionale

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Immagine di Eus rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.0Da Fronte della Comunicazione di Stampa Alternativa.

Emergenze, informazione, realtà dei fatti. Su questo tema si legge un interessante post sul blog collettivo Nazione Indiana, Dov’è l’emergenza, a firma di Stefano Savella, incentrato principalmente sulla questione immigrazione, sugli sbarchi e su recenti fatti di cronaca nera in cui l’attenzione – più che sul fatto in sé – è stata concentrata sui presunti autori. E mentre gli studi legali consigliano di togliere inchieste scottanti dai siti che denunciano il FUD della lotta al terrorismo, c’è chi dal summit della scienza mondiale tenutosi recentemente a Erice, in provincia di Trapani, annuncia che un’epidemia virale minaccerà la Terra. Ma saranno stati davvero a ritenerlo gli scienziati o chi ha riportato la notizia?

Centoundici colpi: la storia di Bagnara di Romagna

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Immagine di Pensiero rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.0Tempo addietro, mentre mi stavo occupando di una storia che sfiorava in qualche punto quella della Uno Bianca, mi sono per caso imbattuta in una vicenda che risale al novembre del 1988 e di cui stranamente si è persa quasi completamente memoria. Si tratta della strage dei carabinieri di Bagnara di Romagna, comune al di là del fiume Santerno di 1.800 persone in provincia di Ravenna. Guidato in quegli anni da una giunta composta da PCI e PSI, è nella cittadina vicina a questo piccolo centro di provincia – Forlì – che il 16 aprile 1988 viene assassinato dalla Brigate Rossa Roberto Ruffilli, consigliere per i problemi istituzionali dell’allora presidente del consiglio Ciriaco De Mita.

Ed è per questo che la strage dei carabinieri fa pensare in un primo momento al terrorismo. Tuttavia questa pista viene scartata quasi subito a favore di quella malavitosa, altrettanto velocemente abbandonata. Ma che accadde a Bagnara di Romagna il 16 novembre 1988? Alle 12.20 di quel giorno, alla stazione dei carabinieri di Lugo di Romagna giunge la telefonata di un civile: nella caserma di Bagnara qualcuno sta sparando. Dieci minuti dopo i militari del vicino comune sono sul posto e alle 12.40 giunge l’ambulanza mentre in zona si portano elicotteri, pattuglie e ufficiali che arrivano da Faenza, Ravenna e Bologna.

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Orti grandi e orti piccoli

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In risposta al post di Gian Paolo Serino sul blog Satisfiction.

È mia convinzione che, sostanzialmente, dal 1998 in poi, iniziando con il DMCA e il Sony Bono Copyright Act negli States, il copyright si sia trasformato in un’ipertutela a tutto discapito dell’autore. Il concetto ambiguo che viene spacciato come fondamento giuridico, quello della “proprietà intellettuale”, inventato in sede di accordi TRIPS e non dal diritto internazionale, è diventato strumento per coltivare orti attorno a cui non si mette solo filo spinato, ma anche corrente elettrica: il messaggio che si vuole passare è in sostanza che chi tocca muore. Questo concetto, voluto da e per le major, gli oligopolisti, i grandi editori, viene adottato generalmente per grandi orti, che si annaffiano a livello globale. Ma viene utilizzato anche difendere orti più piccoli, come quello per il quale ti si chiede di cambiare nome al blog.

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Giornalismo e professioni editoriali, «garantita massima visibilità»

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Ogni tanto mi avventuro in un giretto per siti che pubblicano annunci di lavoro per giornalisti e professionisti nell’ambito editoriale. E il risultato è spesso desolante. Chi vuole scrivere – o scrive già – può leggere spesso la frase «la collaborazione si intende a titolo gratuito. Garantita massima visibilità». Quando va bene, poi, si assicura l’accesso alla pratica per l’iscrizione all’ordine dei giornalisti. Più in generale, tra i requisiti, c’è chi indica lo «spirito di sacrificio», «disponibilità propria di strumenti» come computer e software (spesso proprietario e dunque con notevoli costi di licenza) a fronte di compensi commisurati con l’esperienza (senza che mai si faccia riferimento a tariffari ufficiali o si indichi che vuol dire «comprovata esperienza»).

Del resto, se qualcuno avesse in mente di iniziare la professione del giornalista, a meno di non vantare santi in paradiso, è bene che rifletta seriamente sul suo avvenire. Nell’inchiesta Giornalisti ieri, oggi. E domani? realizzata da Ugo Degli Innocenti, vengono riportati numeri che sono davvero poco incoraggianti. La percentuale di disoccupati, freelance e precari, secondo l’Inpgi (l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti), comprende al 31 dicembre del 2005 il 26 per cento degli operatori del settore. E sul blog Giornalisti Disoccupati si legge di come la disoccupazione tout court sia del 12,5 per cento.

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