Fear, uncertainty and doubt

Standard
Spread the love

Negli Anni Settanta erano i treni. Oggi, in un mondo globalizzato, sono gli aerei a essere gli strumenti per diffondere ciò che in alcuni ambienti viene bollato come FUD, paura, incertezza e dubbio. Partendo da un articolo dell’autore di American Nightmare, Sbancor, pubblicato su Information Guerrilla, Un tranquillo week end di terrore, ne discendono alcune rapide considerazioni.

Intanto i giornali di questi ultimi giorni non hanno detto nulla di concreto: piani, tipologia degli esplosivi, modalità di attacco sono solo sensazionalizzati, non descritti. Di certo la prosa non è mancata, ma di attendibili resoconti «scientifici» non se ne solo letti. Bloccare gli aeroporti, poi, è stato un ottimo stratagemma tutto volto ad esaltare da un lato l’immagine dei terroristi infidi e dall’altro l’efficienza dell’intelligence, che tutto vede e tutti protegge. Inoltre, il messaggio che passa è che «i terrostisti sono tra noi». Parole che 18 anni fa sono state messe in bocca a un morto per dare – forse – più pathos al suo strano suicidio. E che oggi tornano per indicare i «diversi», anche quando sono i vicini di casa, magari con la cittadinanza del paese in cui vivono, ma di etnia e religione differenti.

Del resto, che la linea d’azione politica sia quella della paura, dell’incertezza e del dubbio è abbastanza chiaro. E si può aggiungere all’acronimo di cui sopra anche repressione, naturale conseguenza dei primi tre concetti. Lo si vede in un momento in cui le giunte di sinistra costruiscono, come a Padova, muri – pardon, recinzioni – per «scongiurare» lo spaccio della droga. O in cui dopo giorni muore un detenuto nel CPT di Bologna, il quarto in pochi mesi. E via di cronaca a sfondo etnico (si noti peraltro che, orologio alla mano, nei telegiornali la lotta al terrorismo dentro gli aeroporti occidentali fa precipitare al quindicesimo minuto i reportage dalla guerra nel Vicino e Medio Oriente).

Un tempo, a infiammare le pagine dei quotidiani nelle settimane dei grandi esodi, c’erano misteriosi omicidi a volte rimasti irrisolti. Molto più recentemente, la criminalità finanziaria di qualche furbetto. E oggi, invece, solo FUD che glissa su molti fatti e spaccia in modo stolto e ascritico paura e predica repressione. Anche questo sarebbe attualmente il lavoro delle istituzioni. Ma la stampa? Una volta, ai tempi degli omicidi estivi, i giornalisti erano pagati non solo per scrivere, ma anche – e soprattutto – per porre e porsi domande. Oggi si trascrivono invece comunicati stampa e dichiarazioni ufficiali.

7 thoughts on “Fear, uncertainty and doubt

  1. Che sia una strategia è fuor di dubbio, ed è anche fuor di dubbio che il “giornalismo” stia vivendo uno dei suoi momenti più infelici. Che però questa strategia stia funzionando ho i miei dubbi, non supportati ahimè da nessuna ricerca sociale, già ma chi la finanzierebbe? ma solo dalla voglia di parlarne che ho trovato nelle persone. Siamo adattabili e ci siamo adattati, nessuno ormai prova più paura, forse incertezza e dubbio, ma paura no. E poi i giornali vendono sempre meno, la TV viene vista sempre meno, questi signori non riescono a manipolare con altrettanta maestria l’internet e mi sa che li dobbiamo aiutare in qualche modo se no si ritroveranno da qui a pochi anni a dover fare di nuovo i giornalisti (ma te lo immagini, che ne so Riotta, che dice una cosa plausibile? naaa!)

  2. Antonella

    Ok sul calo delle vendite dei giornali, ma credo che la TV non stia perdendo molte posizioni: è un sistema facile da fruire e come tale ha ancora un forte appeal. Venendo invece alla paura, hai letto questo articolo, La Fabbrica della Paura? Datato, ma ancora attuale. Su Riotta, infine, che nostalgia dei tempi di Milano Italia :)

  3. Daniele

    Due piccoli appunti:
    1. Per quanto sia convinto che qualcuno ci “marci sopra” per fare bella figura, il terrorismo è una realtà. Vi ricordate i treni di Madrid e la metropolitana di Londra?
    2. Nei telegiornali un attentato mancato può durare solo pochi giorni, a differenza di una campagna militare in grande stile. Infatti, il Libano è già tornato al primo minuto. Ora poi che Prodi gongola all’idea di ritrovarsi comandante in capo…

  4. Antonella

    Hai sicuramente ragione sul fatto che il terrorismo sia una realtà che si è manifestata in drammatici episodi passati. Ma continuo a pensare che la paura del terrorismo sia una “fabbrica” potente e che sia in piena attività. Sulla “gioia” per la guida dell’intervento armato in Libano, poi, su cui sembra ruotare almeno metà della ripresa dell’immagine italiana, come dichiarava ai giornali il governo nei giorni scorsi, vabbe’, ci sarebbe molto da dire…

  5. Thory

    Il giornalismo televisivo? Sta morendo piano piano. Basti guardare “Studio Aperto”….ma sekondo voi è un telegiornale?????
    Eppure lo spacciano per tale. Poi ci sono telegiornali di parte (UNO in partikolare, e non faccio il nome perkè è facilmente inquadrabile). Ormai i giornalisti kredo ke siano komici quali Luttazzi (kacciato per aver fatto sapere ciò ke Travaglio voleva far sapere), Guzzanti, Grillo…..forse è kosì o forse sto sbagliando, ma quando vedo un servizio su kome Bush ha abilmente bombardato uno stato all’insegna della pace e finirla lì o su kome ha passato l’estate un VIP, un po mi inkazzo!

Comments are closed.