“Manuale di intelligence”: tra mancate previsioni e sicurezza nazionale

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Manuale di intelligence di Antonella Colonna VilasiUn libro che nasce dalla volontà di sfatare qualche miti. Ma anche di attualizzare il concetto di “sicurezza dello Stato” al contesto nazionale, ormai divenuto imprescindibile. Sono queste alcune delle mosse da cui prende vita Manuale di intelligence della criminologa e saggista Antonella Colonna Vilasi, pubblicato da poco per la casa editrice reggina Città del Sole. Perché scrivere un libro del genere, il cui approccio tiene conto anche del neofita, di colui che non ha alcuna nozione in materia?

Lo spiega la stessa autrice, secondo la quale “fare a meno dell’intelligence non si può, in un mondo in cui persino gli Stati faticano a sopravvivere alle nuove minacce che li incalzano. Quindi la cosa migliore è conoscere i servizi per quello che sono e rappresentano. Quando un paese è solido, fondato su un governo legittimo e su un Parlamento in grado di controllarne l’operato, l’intelligence ritrova tutto il suo fascino. Ed è altrettanto affascinante capire come funziona e a cosa serve”. Per cui si inizia a raccontare cos’è una raccolta di informazioni, come avviene e a quali elaborazioni successive viene sottoposta dagli analisti. E il manuale vorrebbe un po’ anche sfatare il concetto in base al quale gli apparati di sicurezza devono muoversi oltre i confini della legalità. Questo però avviene, come hanno dimostrato molteplici inchieste giudiziarie, fin da tempi ampiamente in anticipo rispetto agli anni della strategia della tensione per arrivare a vicende ben più vicine, come i dossieraggi Pompa-Pollari.
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Affaire Pollari-Pompa: magistrati, giornalisti e attivisti si costituiscono parte civile

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Ancora a proposito dei dossieraggi illegali fatti dal tandem spionistico Nicolò Pollari-Pio Pompa, Andrea Cinquegrani, codirettore del mensile La voce delle voci, di ritorno dalle aule di giustizia umbre, ha scritto un testo che viene riportato sotto in forma integrale. Si intitola Il gup di Perugia: la consulta dichiari che non spetta a Berlusconi porre il segreto sul peculato di Pompa e Pollari. Ecco dunque le considerazioni di Andrea.

Non c’è alcun motivo per cui l’ex direttore del Sismi Nicolò Pollari e il suo braccio destro Pio Pompa, imputati per peculato nel processo davanti al gup di Perugia, possano invocare il segreto di Stato. È quanto, in sostanza, sostiene il gup Carla Giangamboni la quale, dopo aver ammesso la costituzione di parte civile per 7 parti lese (magistrati, avvocati, politici, giornalisti, più l’associazione internazionale Medel), ha sollevato conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato investendo la Consulta. «Si chiede a codesta Corte – conclude il giudice – di volere dichiarare che non spetta al Presidente del Consiglio dei Ministri secretare, mediante conferma dell’opposizione del segreto da altri opposto, modi e forme dirette e indirette di finanziamento per la gestione del servizio da parte di Pio Pompa della sede di Sismi di via Nazionale a Roma, allorché il Servizio era retto da Nicolò Pollari».

Secondo i capi d’imputazione, nell’arco di ben cinque anni (dal 2001 al 2005) Pompa, su input di Pollari, avrebbe svolto una minuziosa attività di dossieraggio su una molteplicità di soggetti, accusati di voler delegittimare, con la loro azione, l’attività del premier, allora – come ora – Silvio Berlusconi. Monitorati giuristi (una trentina) facenti capo a Medel; magistrati di punta, come Libero Mancuso (7 procedimenti davanti al Csm in quel periodo), politici scomodi (come Elio Veltri e Cesare Salvi), giornalisti ficcanaso (radunati intorno al gruppo de La Voce delle Voci-La Voce della Campania, descritta da Pompa come una sorta di “Al Quaeda dell’informazione”).
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Intercettazioni: mai una parola su quelle illegali. Le considerazioni di Andrea Cinquegrani

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Nel dibattito attuale sulle intercettazioni e sui limiti che a esse si vorrebbe porre, manca sempre un aspetto. Un aspetto che riguarda gli ascolti non autorizzati secondo le attuali procedure investigative. Per questo riporto per esteso un testo scritto da Andrea Cinquegrani, direttore insieme a Rita Pennarola del mensile La voce delle voci. Entrambi sono stati “attenzionati” (e per questo si sono costituiti parte civile al processo di Perugia) nel periodo della centrale d’ascolto di via Nazionale, quella voluta dall’intelligence italiana e affidata da Nicolò Pollari a Pio Pompa. Se ne parlava qui. Tornando al testo di Andrea, si intitola Intercettazioni? Ok, purché a farle siano solo gli 007 del Cavaliere. Nel silenzio dell’opposizione (si fa per dire) parlamentare.

Intercettazioni maledette. All’indice. Da abolire senza se e senza ma. Violano la privacy dei cittadini e mettono a repentaglio le libertà individuali. Su questo Berlusconi e il suo governo ci mettono, ci sbattono la faccia, anche a costo di crisi istituzionali e di mandare a gambe all’aria un paese ormai quasi grecizzato. Riescono nell’ardua impresa di “riunire” il mondo dei media carta-tivvu’ che da sempre prosegue in ordine sparso (e quasi sempre genuflesso). Miracoli del Cavaliere. Peccato che, qualche anno fa, precisamente dal 2001, e fino al 2005, il Berlusconi-pensiero e, soprattutto, opera, fosse diametralmente diverso. Privacy?

Chissenefrega. Diritti di chi opera nel settore dell’informazione? Vaffanculo? Rispetto per chi non la pensa come te? Fottiti. Sì, perché per un bel quinquennio i Servizi capeggiati da Nicolò Pollari (al servizio, evidentemente, dell’esecutivo berlusconiano di allora) eseguirono alla perfezione il compito assegnato: attenzionare i media di opposizione, controllare le voci contro, usare tutti i mezzi – dalle intercettazioni fino al dossieraggio e chissà a quanto altro ancora – per monitorare chi osasse pensare o scrivere in maniera non allineata.

Ad essere controllati – lo ha accertato la magistratura di Roma e poi di Perugia – sono state decine e decine di persone, tra giornalisti, magistrati, attivisti, tutti passati regolarmente ai raggi x per la bellezza di cinque anni, da un’equipe di spioni pagati con i soldi dello Stato e coordinati da Pio Pompa, l’ex braccio destro di Pollari. Tra i super indagati noi della Voce, al vertice – sono le carte di Pollari, Pompa e C. a documentarlo seguendo farneticanti percorsi investigativi – di una piramide che avrebbe compreso di tutto e di più: da Michele Santoro e la sua band, a Giulietto Chiesa e Beppe Giulietti, dal corrispondente di Liberation per l’Italia Eric Jozsef, ai referenti di Reporter sans Frontieres, e poi uno stuolo di magistrati, avvocati e giuristi (nazionali e internazionali), tutti uniti – secondo gli 007 made in Pollari – nella volontà di delegittimare la coalizione alla guida del paese in quegli anni.
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Giornalisti spiati, magistratura muta, segreto di stato che seppellisce le indagini

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Domani di Maurizio ChiericiQuesta volta i personaggi di cui si parla lavoravano in coppia. Erano Niccolò Pollari, ex capo del Sismi, e Pio Pompa, il quale, dai suoi uffici capitolini di via Nazionale, aveva confezionato dossier su una serie di persone: magistrati, giornalisti, editori, intellettuali che, a detta loro, si sarebbero distinti per ostilità antigovernative. Per ricostruire questa vicenda, invece di avvalersi di atti giudiziari e documenti, stavolta si cambia ottica e ci si affida alle parole di Andrea Cinquegrani, direttore – insieme a Rita Pennarola – del mensile La Voce delle Voci, conosciuto come La Voce della Campania prima che la testata cambiasse (di poco) nome e diventasse nazionale. Cinquegrani, Pennarola e i loro collaboratori storici sono stati tra gli obiettivi delle osservazioni ravvicinate del servizio segreto militare.

Quando avete saputo di essere stati oggetti di “attenzioni” particolari da parte del Sismi?

L’abbiamo letto su Repubblica il 5 luglio 2007, quando uscirono due pagine sul “Sismigate”. Si raccontava che erano stati attenzionati oltre 200 magistrati, molti giornalisti e politici. In queste due pagine, a firma di Carlo Bonini, c’era anche un organigramma, una sorta di galassia eversivo-terroristica, che comprendeva anche la Voce della Campania, allora ci chiamavamo ancora così. A noi nello specifico era dedicato un paragrafo, “Quella voce da spegnere”, in cui si diceva che eravamo tra i protagonisti di attività anti-Berlusconi e che nostri collaboratori erano legati ad ambienti particolari, dell’eversione. Si parlava non poco di Percy Allum: in quanto docente all’Orientale di Napoli, si insinuava che fosse in contatto anche con cellule del terrorismo islamico. Inoltre, in quanto inglese, sarebbe stato in collegamento con numerosi corrispondenti della stampa estera, in particolare britannica ma non solo, e quindi in grado di influenzare i giornali stranieri. Noi dunque eravamo al centro e fra i protagonisti di questa inesistente cospirazione.
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Bizzarri “Valori” che avvicinano cappucci e compagni

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P2 walk this wayRoberto Vignoli, collaboratore di Micromega online e ancor prima mente di InformationGuerrilla.org (mente così pungente da “aggiudicarsi” prima gli strali di Edward Luttwak e poi la schedatura del Sismi ai tempi di Pio Pompa, insieme ad alcune altre realtà dell’informazione italiana, come Nuovi Mondi Media e La Voce delle Voci), non perde il vizio di segnalare fattacci della politica italiana. Come questo, rapido resoconto dell’amicizia tra Oliviero Diliberto e Giancarlo Elia Valori, che è corretto – seppur riduttivo – definire piduista (si dia un po’ un’occhiata a questo articolo prima che diventi illegale e/o che l’oblio sia imposto per legge).

I distesi rapporti tra i due erano fatto noto già da un po’ di tempo, almeno fin dall’esplusione di Marco Rizzo dal suo partito, decretata ufficialmente per aver tenuto “comportamenti ostili” all’interno del Pdci in favore dell’Italia dei Valori. Di fatto, Rizzo aveva anche fatto altro. Come indire una conferenza stampa in cui diceva (in pdf) chiaro che qualche piduista era tra loro. E se in questo fatto non ci sarebbe oggi nulla di penalmente rilevante (anche perché Luigi De Magistris non da potuto finire con Why Not e dunque nemmeno con Valori), sta di fatto che l’etica in politica non è – o non dovrebbe essere – argomento che riguarda sempre e solo gli altri. Si veda infatti un ritratto del personaggio di cui sopra, L’ultimo potere forte, tracciato da Gianni Barbacetto nel 2000 per il Diario della Settimana e riproposto da Società Civile.