Museo Martinitt e Stelline: la multimedialità per raccontare la storia di orfani e filantropia nella Milano tra ‘800 e ‘900

Standard

Museo Martinitt e Stelline

Sul blog del master di comunicazione storica si racconta di come la storia di Milano tra Ottocento e Novecento sia narrata attraverso le vite degli orfani attraverso il patrimonio archivistico del museo Martinitt e Stelline, creati rispettivamente all’inizio e a metà del Cinquecento. L’origine dell’esposizione permanente invece viene ricostruita qui:

La scelta di istituire un museo multimediale nasce dall’esigenza di pubblicare il maggior numero possibile di documenti all’interno di uno spazio esiguo […]. Al comitato scientifico va il merito di aver posto in luce […] tutti gli aspetti della vita degli orfani, riuscendo a evidenziare come gli istituti Martinitt e Stelline siano un esempio di filantropia illuminata […]. L’attività primaria che [la struttura] intende promuovere è la ricerca e lo sviluppo del tema storico legato al fenomeno dell’assistenzialismo nell’Ottocento, con la conseguente comunicazione degli esiti alla comunità scientifica e generica.

“Il Sole dell’Avvenire”: nel nuovo romanzo di Evangelisti storie di braccianti di Romagna e di un’Italia di fine Ottocento

Standard

Il Sole dell'AvvenireSì, ho un debole per Valerio Evangelisti e, dopo aver segnalato a fine settembre l’uscita del suo saggio Storia del Partito Socialista Rivoluzionario (Odoya), ora è la volta del libro Il Sole dell’Avvenire (Mondadori), disponibile a partire dai primi di dicembre:

Valerio Evangelisti, distaccandosi dai temi narrativi che lo hanno reso noto come scrittore, racconta in questo romanzo […] le vicende di alcune famiglie di braccianti e contadini romagnoli, dall’epoca post-risorgimentale alle soglie del 1900. Sono storie minute, in cui si intrecciano momenti ora drammatici ora briosi. Assieme disegnano un quadro ben più grande, esteso a tutta l’Emilia Romagna e all’Italia. La trasformazione agricola di una regione, la bonifica di territori malsani, l’affermarsi del movimento cooperativo e di quello socialista, con le sue varie anime spesso conflittuali, la lenta e sanguinosa conquista della democrazia […].

Nel comporre forse il più ambizioso dei suoi romanzi, inizio di una trilogia estesa per un settantennio, Evangelisti si è tenuto lontano dalle opere, letterarie e cinematografiche, che hanno trattato lo stesso tema. Nessuna retorica, nessun miserabilismo, nessuna esaltazione della civiltà rurale. Solo la cronaca, secca e a volte spiazzante, di piccola gente partecipe di un’impresa immensa. Un’epopea, sì, ma narrata rifiutando gli stereotipi dell’epica a sfondo sociale.

(Via Fabrizio Lorusso)