Valle dell’Uso, un pezzo di paesaggio depredato in Romagna

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È un territorio che è stato depredato in passato dall’estrazione di calcare e di sabbia, ma anche dalle speculazioni edilizie. Eppure dal 1990 la Valle dell’Uso, spicchio di Appennino tra Rimini e Cesena con il mare all’orizzonte e i castelli malatestiani sui picchi attorno, è diventata anche ricettore di rifiuti, prima solido-urbani e poi speciali.

Non c’è solo la Val di Susa con la sua battaglia contro l’alta velocità, i comitati che difendono la loro terra dall’ampliamento dell’aeroporto di Fiumicino, i NoMuos di Niscemi, i genitori dei bambini oncologici della Terra dei fuochi. Andando a spasso per la penisola ci sono tante altre storie contro la depredazione del territorio che meritano di essere raccontate. Come quella della romagnola Valle dell’Uso che si batte (anche) contro la G4.

La G4 è la discarica Ginestreto 4 che potrebbe mangiarsi un pezzo di paesaggio sotto tutela dove sorge l’Osservatorio naturalistico con il Museo della tessitura. E potrebbe mangiarsi anche la salute dei cittadini che proprio dal 1990, anno dell’avvio dello smaltimento, non è più stata sottoposta a screening, nonostante le tre preesistenti discariche.

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“Il Sole dell’Avvenire”: nel nuovo romanzo di Evangelisti storie di braccianti di Romagna e di un’Italia di fine Ottocento

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Il Sole dell'AvvenireSì, ho un debole per Valerio Evangelisti e, dopo aver segnalato a fine settembre l’uscita del suo saggio Storia del Partito Socialista Rivoluzionario (Odoya), ora è la volta del libro Il Sole dell’Avvenire (Mondadori), disponibile a partire dai primi di dicembre:

Valerio Evangelisti, distaccandosi dai temi narrativi che lo hanno reso noto come scrittore, racconta in questo romanzo […] le vicende di alcune famiglie di braccianti e contadini romagnoli, dall’epoca post-risorgimentale alle soglie del 1900. Sono storie minute, in cui si intrecciano momenti ora drammatici ora briosi. Assieme disegnano un quadro ben più grande, esteso a tutta l’Emilia Romagna e all’Italia. La trasformazione agricola di una regione, la bonifica di territori malsani, l’affermarsi del movimento cooperativo e di quello socialista, con le sue varie anime spesso conflittuali, la lenta e sanguinosa conquista della democrazia […].

Nel comporre forse il più ambizioso dei suoi romanzi, inizio di una trilogia estesa per un settantennio, Evangelisti si è tenuto lontano dalle opere, letterarie e cinematografiche, che hanno trattato lo stesso tema. Nessuna retorica, nessun miserabilismo, nessuna esaltazione della civiltà rurale. Solo la cronaca, secca e a volte spiazzante, di piccola gente partecipe di un’impresa immensa. Un’epopea, sì, ma narrata rifiutando gli stereotipi dell’epica a sfondo sociale.

(Via Fabrizio Lorusso)

Il Fatto Quotidiano: l’esercito in Campania, la finanza al nord. Gli affari di “capastorta” Zagaria in Emilia

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Arresto di Michele ZagariaAnche in Emilia Romagna viene considerato il “re del mattone” essendo considerato qui, dalla Dda di Bologna e dai più recenti rapporti di Dia e Dna, un raìs del ciclo del cemento. Ampia la fetta della regione in cui Michele Zagaria, direttamente o per interposta persona, si è mosso. E questa fetta comprende la Romagna per arrivare fino a Modena a Parma. Qui, per esempio, ci si ricorda ancora di quella volta che Capastorta, il soprannome del boss della camorra, doveva acquistare un immobile e, allo scadere dell’orario di apertura delle banche, riuscì a mettere insieme mezzo milione di euro sull’unghia.

Con la città ducale, aveva quasi finito per “uscire a parenti” tanto che il fratello di Michele Zagaria, Pasquale, aveva sposato la figliastra di Sergio Bazzini, un imprenditore emiliano attivo, oltre che nella provincia di Parma, anche in quelle di Milano e Cremona. Condannato a 3 anni e quattro mesi per associazione a delinquere di stampo camorristico (facendo registrare un record: uno dei primi settentrionali a finire nelle maglie della giustizia per 416 bis), era stato ritenuto una testa di ponte in loco. Compito suo sarebbe stato quello curare gli interessi del clan in due regioni strategiche del nord, Emilia Romagna e Lombardia. In particolare si ritiene che qui fossero stati reinvestiti i milioni di euro, frutto di attività illegali come il narcotraffico, le estorsioni e gli appalti.

La vicenda giudiziaria di Bazzini, nata dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Nicola Cangiano, è stata di recente rispolverata dalle cronache dei giornali. È accaduto solo una settimana fa scarsa, il 1 dicembre, quando Michele e il terzo rampollo della famiglia Zagaria, Carmine, entrambi già in carcere, sono stati raggiunti da una nuova ordinanza di custodia cautelare notificata anche al cugino Pasquale Fontana e l’attuale reggente del gruppo, Michele Fontana.

Continua sul Fatto Quotidiano Emilia Romagna dove è stato pubblicato anche Così i soldi da Forlì finivano alla camorra. I pm: “Sapevano bene chi favorivano”.