Il video è di Afp e racconta di come il bunker del maresciallo Tito contro eventuali attacchi nucleari alla Jugoslavia sia stato trasformato oggi in un museo di arte moderna. I tempi della realizzazione del rifugio sono quelli della guerra fredda e della sua seconda vita se ne parla più diffusamente in un articolo di The Raw Story.
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Extraordinary rendition a stelle e strisce: online il report del gruppo Physicians for Human Rights
StandardÈ stato pubblicato qualche giorno fa da Physicians for Human Rights (Phr, che dal 1986 ha seguito inchieste in una quarantina di nazioni differenti, dall’Afghanistan al Congo, dalla ex Jugoslavia agli Stati Uniti fino al Rwanda) un report sulle extraordinary rendition aggiornato al 2011. Nella sua presentazione si legge che:
Phr è preoccupato soprattutto dal trattamento che subiscono coloro che vengono trasferiti in altri Paesi per essere interrogati estorcendo loro confessioni. Questo trattamento, infatti, equivale a torture e a soprusi crudeli, disumani e degradanti, sia durante i voli che all’interno delle strutture di detenzione […]. Assente qualsiasi forma di giusto processo e di assistenza legale o diplomatica mentre i detenuti di rado vengono informati delle accuse contro di loro anche nel caso di periodi di carcerazione lunghi.
Il report, in formato pdf (574KB), può essere scaricato da qui.
Peacereporter: la moglie di Tito, una storia jugoslava
StandardUna storia jugoslava: è la prima parte, la pubblica Peacereporter e si concentra sulla vicenda della moglie del Maresciallo Tito, tra intrighi e miserie. Scritto da Francesca Rolandi, il testo esordisce raccontando che:
Alcuni giorni fa i riflettori dei media serbi si sono riaccesi sulla figura di Jovanka Broz, vedova 85enne del presidente jugoslavo Tito. Le dichiarazioni di Ivica Dačiċ e Rasim Ljajiċ, rispettivamente ministri serbi degli Interni e del Lavoro e delle Politiche Sociali, secondo le quali alla signora Broz starebbe per essere consegnato un passaporto, hanno riportato agli onori della cronaca la controversa vicenda della ex first lady jugoslava, che nei giorni successivi ha rilasciato una delle sue rarissime interviste al quotidiano belgradese Politika.
Qui la seconda parte.
Jasmina Tesanovic: nazione, nazionalità e nazionalismo nei Balcani
StandardSi intitola Three halves ed è l’intervento che Jasmina Tesanovic (qui il suo blog, in serbo) ha tenuto poco tempo fa alla LIFT Asia Conference. L’ha pubblicato Luigi Milani sul suo blog, False Percezioni, un lungo racconto (in inglese, questa volta) sul concetto di nazionalità, nazione e nazionalismo nella ex Jugoslavia e in particolare in Serbia. E scrive l’autrice e attivista belgradese:
The bigger entity of whatever nationality always battered the smaller entity of whatever identity. The majority would always bully and oppress the minority, no matter who the minority was. That smaller entity would batter the yet smaller entity within different identity inside it’s own territorial claims. Somebody was always in a minority, so somebody was always being victimized. Nobody ever felt whole and safe in the Balkans — there was always some leftover part, a third half, that was being painfully crushed. So war crimes were committed. The biggest crimes were committed by the biggest group, because the biggest groups had the best resources. If there had been more guns and money in the war, there would have been more crimes, but Yugoslavia was not rich and the war exhausted it and destroyed its wealth. Now the globalization of Balkanization is happening on vast scale.